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capitolo 16 affogare nel passato.

Alle prime luci dell'alba, il gruppo di amici deve salutare José e Al e il loro branco per continuare il viaggio appena iniziato.

"Sai che sarai sempre la benvenuta qui Cali, qualsiasi cosa accadrà potrai sempre contare su di noi."

Gli sussurra José, posando la sua fronte su quella della lupa, sotto lo sguardo lucido di tutti.
Non c'è malizia in quel gesto, ma solo tanto affetto e un sentimento quasi fraterno.

Cosa ci sia tra loro due, Tristano non lo sa.
Ma si ripromette di scoprirlo, poiché chiunque abbia un legame con la lupa deve essere speciale.

"Lo so José e sai quanto ci tengo a voi.
Ma non è questa la mia casa."

Sorride, salutandolo con un lieve bacio sulla guancia, promettendosi di non piangere.

Si lancia su Al, abbracciando forte anche lui, malinconica di doverli lasciare.
Ma entrambi sanno che lei e i suoi amici hanno una missione.

"Quando avrai bisogno manda un messaggero e noi correremo in tuo aiuto."

Calipso annuisce, sciogliendo l'abbraccio e allontanandosi di qualche passo.
E ora di andare.

"E stato un piacere conoscervi, tutti voi.
Siete un branco a dir poco strano, ma forse è proprio per questo che mi piacete."

Scoppia a ridere José, osservando il gruppo già pronto a ripartire.
Un branco di lupi, vampiri, streghe, elfi e sirene.
Una strana famiglia che non si vede sicuramente tutti i giorni.

"Anche noi vi porteremo sempre nel cuore e vi chiediamo ancora scusa per l'incidente dell'acqua."

Sorride Cora, affiancata dalla gemella, riconoscente a José per non averle punite.
Infondo in altre circostanze se lo sarebbero meritate.

"Non dire sciocchezze mia cara, era una questione di vita e di morte.
Anzi sono felice che la mia terra sia stata forma di salvezza per voi."

Risponde Al, abbracciando a se il suo compagno.
Sentendo dentro di lui la malinconia di questo addio.

Il branco dei bastardi, più gentilmente chiamato degli emarginati, riparte sotto lo sguardo lucido di José.

"Forse avremo dovuto fare di più.
Dargli qualche uomo oppure più provviste.
Mi sembra di non averli aiutati per nulla verso la missione che devo compiere."

Si rammarica José, osservando i suoi nuovi amici allontanarsi sempre di più dalle loro terre.

I due alfa danno la missione che essi devono compiere, ascoltata dalle labbra di calipso molte sere prima del loro arrivo.
Una missione audace e tanto generosa percorsa da chi si reputa debole e inutile.
Forse è questo a dargli più valore.

"Calipso non ha bisogno di più uomini, te l'ha già spiegato, devono essere un gruppo piccolo per passar inosservati.
Credo volesse solo salutarci prima di iniziare il viaggio."

Lo rassicura il compagno, stringendolo ancora a se.
Mentre mentalmente prega la luna di vegliare su quel gruppo tanto strano quanto potente.

Il territorio del branco dei lunet lentamente sativa ai suoi margini.
E il gruppo trattiene il respiro mentre oltrepassa il sottile confine.
Ritrovandosi ancora una volta in terre selvagge e pericolose.

In prima fila Tristano e Calipso a fare da scudo a vic che trasporta una rilassata Ester.
Sulla destra caleb mentre le sirene coprono la sinistra.

Si, alla fine le due sirene si sono unite alla missione suicida.
Sia per ringraziare e saldare il loro debito con Calipso che le ha salvate, sia per tentare di ritrovare le loro sirene.

Ma il motivo è anche un'altro.
Dove sarebbero potute andare?
Hanno ormai perso la propria casa e il branco di José e Al non poteva essere il loro.
Sentendosi più legate a un branco strano quanto loro.

Comunque a chiudere le file ci sono Deb e Elia, che come sempre non si rivolgono nemmeno la parola.
Anche se l'elfo di domande epr la sirena ne ha molte, ma non ora dargli sospiro.

"Allora lupetta, com'è che sei tanto legata a José?'

Tristano ha sicuramente molto meno pudore e appena può si libera dai mille dubbi che gli vorticano in testa.

"Insomma sappiamo tutti quanto ti stiamo sul culo gli alfa, fino a essere disgustata dal loro odore.
Mentre quei due li hai persino abbracciati."

Calipso sbuffa ritrovandosi davanti il sorrisino di Tristano, che cammina all'indietro per non perdere il contatto fisico.
E bisogna ammettere che anche gli altri sono curiosi, tranne d b che sa già tutto e le due sirene che non sonoscono ancora bene la lupa.
Non sanno nulla del suo scontro con Scott o delle innumerevoli volte che ha litigato con qualche alfa.
Ma quello che hanno visto è abbastanza per capire che la lupetta non è la solita omega.

"Prima o poi la tua curiosità ti metterà nei guai pipistrello.
Dovresti imparare a farti gli affari tuoi."

Ci prova Calipso a distrarlo o ad allontanarlo dalla domanda.
Ma il vampiro è testardo e, sorridendo con uno ghigno, le fa segno di parlare.
Sapendo che la lupetta sa che la torturerà finché non gli dirà la verità.

Alla fine Calipso si ritrova a sbuffare, pronta a raccontare cosa la lega a José.

"Quando sono scappata, sono finita nelle loro terre.
E loro mi hanno salvato e dato una casa finche non mi sono ripresa.
Dopodiché sono ripartita e ho incontro Deb.
Fine della storia."

In realtà è tutto vero, è proprio andata così.
Anche se Tristano si aspettava più dettagli e più emozioni.

Calipso mentre racconta in breve righe la sua storia, lo fa con un costante sguardo freddo e una voce piatta e empatica.
Senza mostrare quanto in realtà quei due alfa gli hanno salvato la vita, le hanno guarito molte ferite nella sua anima.
E quanto il fatto che fossero una inusuale coppia di alfa gay l'abbiano fatta sentire a casa e non un fenomeno da baraccone.
Forse è proprio la mancanza di pregiudizio che vive in quel branco ad aver risanato molte ferite e creato questo affetto.

Ma a voce alta non dice nulla di tutto ciò.
Continua a camminare sicura di sé, come se la cosa non la toccasse minimamente.

Tristano si ritrova a sbuffare mentalmente, aspettandosi qualcosa di più, ma non importa.
Nelle poche parole raccontate dalla lupa ci ha letto un pezzo di lei, soprattutto nei suoi occhi  durante il racconto, quelli non possono mostrarsi freddi nemmeno volendo.
Perciò si accontenta, tornando al fianco di lei per continuare la loro passeggiata.

"Tranquilla lupetta, il tuo segreto è al sicuro con me."

Sussurra avvicinandosi al suo orecchio, richiamando la sguardo della lupa su di se.

"Non dirò a nessuno che in realtà sei una lupetta coccolosa."

Scoppia a ridere quando Calipso gonfia le guance e mostra i suoi occhi blu tempesta.
Un po meno quando la ragazza gli tira una gomitata nello stomaco, superandolo di qualche passo.

Poco dietro di loro, Caleb non può non stringere i pugni con una leggera nota di gelosia.
Osserva il vampiro continuare a prenderla in giro e a rincorrerla e ha anche notato sulle labbra di lei un leggero sorriso.

Ciò che lo fa ancora più innervosire è che invece a lui non rivolge nemmeno lo sguardo.
Gli parla solo per dare ordini o per parlare di strategia, come se non fosse nulla per lei.

Sa di aver sbagliato in passato ma pensava che lei lo avesse perdonato o che almeno gli desse la possibilità di rifarsi.
Ma niente, l'indifferenza più totale, forse avrebbe preferito il suo odio e la sua rabbia.

Chi invece se ne frega e non da peso ai due che giocano, sono Elia e Deb.
In ultima fila tra i mille pensieri, a chiedersi quale tra questi mettere al primo posto.

Il silenzio tra i due è un macigno che spinge sulla gola, togliendo il respiro.
Elia non può più aspettare.

"E tu, cosa nascondi nel tuo fingere di essere una strega?"

Scoppia, non può evitarlo ne trattenersi oltre.
Deve sapere chi è la donna che ora lo guarda con freddezza apparente.

"Perché è chiaro che non sei una strega.
Quel canto non è magia, non è illusione.
Era parte di te."

Continua lui, dando voce hai suoi dubbi.
Chiedendosi però se ora cambierà qualcosa.
Se ora che sa che lei non è una strega, riuscirà ad accettarla come campagna.
Ma le parole di lei sono lame incandescenti nella gola.

"Sono sempre io.
La strega che odi anche se senza motivo."

Deb è davvero stanca del suo sguardo disgustato.
Di lui che cerca una qualsiasi spiegazione al loro legame, sperando che lei non sia una strega, rinnegando la natura di lei.
Ma lei è ciò che è, e sempre lo sarà.

Fa un passo in avanti, pronta ad abbandonarlo ai suoi pensieri.
Ma le sue parole hanno riaperto in lui ferite che ora sanguinano sulle mani di lei.

L'afferra dalla nuca, tirandola con prepotenza, facendola girare verso di sé, mantenendo la presa sulla nuca.
Mischinado i loro respiri che sono benzina nella gola di lei insieme allo sguardo di fuoco di lui.
Sta per darle fuoco senza pietà.

"Deridi il mio odio verso la tua razza, senza sapere cosa mi hanno fatto, cosa mi hanno tolto."

Parla tra i denti, mantenendo la presa su di lei, confuso tra il desiderio di baciarla e quello di ucciderla.
E per la seconda opzione basterebbe davvero poco, lei non sta nemmeno ponendo resistenza mentre le dita di lui pressano sulla sua nuca.

La vista combattere, ha visto il diavolo che questo corpo angelico nasconde.
Eppure ora, nelle sue mani, nelle mani del suo compagno, è fragile come foglia che perduta si lascia cadere tra le onde di una cascata.

Sente la consistenza dei suoi capelli di fuoco, la pelle morbida sotto le dita, le labbra socchiuse in un respiro.
Questa maledetta bocca è veleno per il senno e la ragione dell'elfo.

Che comunque resiste, stringendo tra i denti la realtà, come si stringe una fune di salvataggio.

"Ti mostrerò tutto il mio odio, tutto il sangue che quelle come te hanno versato, la ragione del perché non ti vorrò mai come mia compagna."

Deb trema nelle mani di lui, ma non per paura.
Sente le dita tra i propri capelli che premono sulla nuca imprigionandola a lui.
Soffoca nel suo odore, che diventa droga nelle narici, nella mente.
Affoga nello sguardodi lui, che la giudica e la condanna.

Eppure anche lui sta tremando, anche la sua mano libera trema per la voglia di toccarla.
Mentre la mano sulla nuca trema per la voglia di ucciderla.

Per la prima volta da quando si sono incontrati, Deb gli entra dentro, sentendo la confusione di lui come se fosse la propria.
Sente la guerra tra odio e attrazione che sta divorando l'anima dell'elfo.

E lui la sente, sente quegli occhi viola e lucidi, entrargli dentro senza permesso.
Spingendolo ad allontanarla da se, cencando di disintossicarsi dall'essenza che lei gli ha lasciato addosso.

Combatte contro se stesso per distogliere lo sguardo, tedendosi conto di essere al centro dell'attenzione.
L'intero gruppo è fermo ad osservarli, soprattutto Calipso con il suo sguardo blu, pronto a colpirlo al primo presentimento di pericolo per la strega.

Se non l'ha fino ad ora, e solo perché non ha avvertito pericolo nell'odore dell'amica.
Anzi tutt'altro.

Elia torna con lo sguardo sulla strega, trovandola immobile dove la lasciata.
Chiedendosi se riuscirebbe a piegarla, raccontandole la sua storia.

Ma, il destino gli fa lo sgambetto, facendo sorridere la dea luna.

Nel silenzio che si è creato, il cinguettio di un passero blu spezza l'aria, attirando completamente l'attenzione di Elia.

Ironica la sorte, notare dove i loro passi li hanno portati.
Chiedendosi se sia davvero una concidenza.

I suoi sensi si immergono nella natura che li circonda, nei suoni che ogni animale crea.

"Dobbiamo fare una deviazione."

Sussurra guardando con gli occhi chiusi il cielo, senza chiedere nulla.
La sua non è una richiesta.

Lentamente abbassa lo sguardo sulla strega, aprendo gli occhi e sorridendo quasi sadico.

"Così capirai."

L'elfo si porta come apri fila, facendo strada tra le terre che conosce come conosce la propria anima.

Calipso scambia un veloce sguardo con l'amica, cercando di capire se sta bene o se deve uccidere l'elfo.
Ma Deb si limita ad annuire, facendo segno di seguirlo.

Se finalmente potrà capire perché Elia gli riversa tanto odio addosso, ben venga.
E stanca di non sapere.

Pochi passi diventano centinaia, i minuti diventano ore e i corpi di tutti iniziano a risentire del viaggio.

Da quando sono partiti Elia non si è fermato un secondo, camminando a passo spedito vome se fosse tirato da un filo invisibile verso la destinazione.

Un passo veloce che non ha tempo di pause o pranzi, riducendo i suoi compagni di viaggio allo sfinimento.

"Fermati Elia cazzo, non possiamo continuare a questo passo."

Lo sgrida Tristano, notando la stanchezza nei compagni.

Tutti sono ormai esausti dal viaggio, soprattutto Vic e Calipso.
La prima perché ha viaggiato per molte ore trasportando Ester sulla schiena, tanto da accosentire a Tristano a trasportarla nell'ultima oretta passata.

Per quanto riguarda la lupetta, anche se non lo ammette, la sua resistenza è nato ridotta rispetto a quella degli altri.
Il suo lato omega subisce la stanchezza, mentre il suo animo da combattente spinge per cercare di nasconderlo.

Per quanto riguarda le sirene, non hanno problemi a sbuffare per la stanchezza.
Ringraziando la collana che Deb ha creato per loro, che gli permette di sopravvivere senza aver bisogno di emergersi, per molti giorni.
Un goccia di oceano che da loro l'energia di cui hanno bisogno.
Ma sono pur sempre fatte di carne.

Mentre Deb continua a camminare, spinta forse dall'energia che emana Elia.
Anche se questa energia pompa rabbia e vendetta nelle vene di lui.

"Siamo quasi arrivati.
E inutile fermarsi ora."

Niente da fare, Elia è un treno in corsa che non conosce freni.
Continua a camminare dritto e fiero e lo farà finché non raggiungerà la metà.

Pochi passi dopo, l'ambiente intorno a loro cambia drasticamente.
La natura viva e vegeta, lasciano posto a rovine e cenere.

"Ci siamo."

Sussurra Elia, calpestando la terra che un tempo fu la sua casa.
Osservando intorno a sé la propria città, ora essere massi di pietra ricoperti di edera, muschio e dolore.

Una arrivati al centro di ciò che un tempo doveva essere una piazza, si volta verso la strega.

Fregandose del suo sguardo spaventato e esausto, non vendendo gli altri ma solo lei.
Lasciandola affogare nel suo passato.

"Guarda cosa la tua razza ha fatto.
Senti il mio odio verso di te."

Deb trattiene il respiro, chiudendo di scatto gli occhi, non volendo sentire ne vedere nulla di ciò che urla intorno a lei.

Ma Elia si avvicina a lei, afferrandole il braccio e trascinandola al centro della piazza.

Si posiziona dietro di lei, afferrandole il mento tra le dita, costringendola ad alzare lo sguardo.

"Smettila, lasciala stare."

Ringhia Calipso, anche se troppo stanca e debole per intervenire, tanto da doversi aggrappare a Vic quando sente le gambe tremare per le troppe ore di camminata.

Ma Elia è sordo per la rabbia che gli pompa troppo veleno in corpo.
E stringe la presa sulla pelle della strega, fregandosene di poterla ferire, avvicinando le labbra all'orecchio di lei, parlando tra i denti.

"Guarda.
Senti il dolore che sento io."

Non si aspettava ciò che succede.
Deb spalanca gli occhi, illuminati di un viola pesante e soffocante, venendo investita da tutto ciò che la circonde.

Elia non si aspettava di poterle mostrare tutto fino a questo punto.
Ma un pizzico di soddisfazione gli sfiora le labbra piegate in un sorriso sadico e vendicativo.

La lascia li, ad affogare nel dolore che da anni è cresciuto dentro di lui.
Fregandosene di riversare la propria vendetta su chi non c'entra nulla.

Calipso non lo degna di uno sguardo mentre si allontana, preferendo avvicinarsi alla amica.
Per trascinarla via.

Ma Deb è persa nel passato ed esso crea una sfera su di lei impenetrabile.

E mentre gli amici urlano il suo nome e prendono a pugni lo scudo, le affoga nel sangue che è stato versato su queste terre.

Sente le urla delle gente, il fuoco incendiare le case e le terre intorno, le armi trafiggere corpi e anime.

Sente il proprio compagno combattere contro un gruppo di streghe.
Sente la magia oscura di quest'ultime macchiare e sporcare tutto ciò che è vivo intorno a loro.

Sente le lacrime di dolore, le grida disperate, la morte toccare innumerevoli famiglie.

È una lama nel petto che trafigge il cuore, sguarciandolo.
Creando una ferita aperta che fa da passaggio a tutto l'odio e dolore che c'è intorno a lei.

Cade in ginocchio, sotto il peso della rabbia che Elia gli ha iniettato nell'anima.
E urla, sentendo la ferita nel petto aprirsi sempre di più, come se non fosse solo nella sua mente, ma vivido sulla pelle.

Sente il compagno cadere in battaglia, trattenere il respiro mentre decine di incantesi gli bruciamo la pelle.
Fino ad arrendersi al fuoco che gli ha infettato anche l'anima.

Lo vede ringhiusi in una cella, subire le peggiori torture per piegare la sua volontà, venir chiuso in una rena a combattere come un'animale per l'ilarità di un pubblico senza scrupoli.

Quando il vortice di dolore finisce, Deb è esausta.
E si accascia a terra inerme, senza lo scudo intorno e appena un respiro in gola.
Devastata dall'odio che Elia gli ha trasmesso, chiedendosi se avrà mai il coraggio di incrociare gli occhi di lui dopo quello che ha visto.

Ora capisce perché tutto quellodio verso di lei, o meglio verso la sua razza.
E la certezza che mai lui potrà vedere altro in lei.

Calipso e gli altri provano finalmente ad avvicinarsi a lei.

"Fermi dove siete, non osare fare un passo."

Fermano il proprio passo, sentendo il rumore di armi e frecce che vengono caricate.

Tristano alza lo sguardo seguendo i suoi sensi, sono circondati da circa dieci o venti elfi ben armati.
Difficili da sconfiggere, soprattutto nello stato in cui sono.

Cinque elfi si palesano davanti a loro, mentre altri tre stano lanciando una rete su Deb, che la fa urlare per il dolore.
Deve essere impegnata di veleno per streghe.

Calipso fa un salto in avanti, pronta a salvare l'amica, se non fosse che riceve lo stesso trattamento.
Finendo in una rete di argento. Con Caleb che segue la stessa corte.

Anche Tristano non può nulla quando provandoci due catene gli afferrano i polsi, ustionando la pelle a contatto.

In pochi secondi sono tutti in ginocchio e legati, davanti a un elfo che non gli dà importanza o sguardo.
Concentrato più che mai sulla strega.

"Morirete tutti.
Ma tu maledetta strega, sarai l'ultima.
Guardandoli morire uno a uno."

Elia, poco lontano da loro, ferma i suoi passi quando sente un urlo disperato.
Un grido che chiede pietà, ma non per se stessa.

"TI PREGO, UCCIDI ME, MA LASCIA STARE LORO."

È la voce di Deb.
Ed Elia è combattuto tra il lasciarla morire o correre da lei per salvarla.
Una lotta tra cuore e rabbia.

Ma quando si è succubi della rabbia per troppo tempo, si ode ancora il proprio cuore?

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