XVI capitolo
A una settimana dal suo arrivo Lily aveva iniziato a tirare le somme a proposito della sua nuova scuola. Durmstrang non era così orribile come immaginava. Effettivamente, era anche peggio. C'erano talmente tante cose che non le piacevano di quel posto, che a doverne fare un elenco non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Innanzitutto il castello, minuscolo per gli standard a cui era abituata. Bastava dire che lei, che aveva in comune con suo zio Ron l'assoluta mancanza di senso dell'orientamento, non era riuscita a perdersi nemmeno una volta per quei miseri tre piani.
Con quel poco spazio a disposizione, ancora si stupiva di come quasi tutti gli studenti avessero, come lei, una camera singola. Durmstrang non aveva la divisione in case e nemmeno delle sale comuni, cosa che aveva lasciato Lily alquanto delusa e turbata. Sembrava che tra quelle mura socializzare fosse sconsigliato, non solo con i nuovi arrivati.
Si era sentita isolata fin dal principio, additata come l'inglese o la Potter , cosa che doveva ammettere, le ricordava tantissimo Scorpius Malfoy. Se durante i primi due giorni aveva sofferto per quella distanza con tutti, aveva presto capito che erano ben pochi gli studenti che amavano trascorrere il proprio tempo libero in compagnia.
Seri e perennemente imbronciati, i ragazzi e le ragazze di Durmstrang sembravano non conoscere il termine divertirsi, perciò non le dispiaceva troppo essere lasciata in pace. Inoltre spesso sentiva i ragazzi discutere tra loro utilizzando la lingua locale, una specie di variante orribile del tedesco. A Durmstrang infatti la lingua ufficiale per le lezioni era l'inglese, dato che la scuola raccoglieva giovani maghi e professori provenienti da tutto il Nord Europa. Tuttavia la maggioranza degli studenti era originaria della vicina Germania, quindi veniva loro naturale utilizzare la propria lingua natale.
L'unica persona che sembrava essere fuori posto almeno quanto lei era la professoressa Black, meglio conosciuta come Charis, che la giovane ex Grifondoro aveva scoperto avere ventisette anni e poca familiarità con i tradizionali metodi d'insegnamento. Non si arrabbiava particolarmente per compiti non svolti o assenze ingiustificate e infarciva le lezioni con un sacco di aneddoti bizzarri e preoccupanti a proposito dei poteri occulti, come la telepatia, la telecinesi o l'empatia.
Una volta aveva centrato due ore di lezione sulla prima guerra magica inglese, quella in cui avevano perso la vita i genitori di suo padre. Quando Voldemort era al potere si divertiva a scuoiare vivi i maghi che possedevano dei poteri occulti, per tentare di capire in che modo assorbire i poteri. La lezione aveva suscitato commenti e fischi di ammirazione e Lily avrebbe potuto giure di aver sentito sussurrare dal suo vicino di banco se becco un empatico potrei provarci.
Lily era forse l'unica ad essere rimasta orripilata da tanta crudeltà, tanto che nella settimanale lettera ai genitori aveva chiesto a margine informazioni sugli abitanti di quel gelido castello. Erano parenti di noti maghi oscuri? Perché sembravano così divertiti dalle imprese che i grandi tiranni della storia avevano messo in atto?
La risposta del pluridecorato capo auror Harry, celere piuttosto evasiva, citava testualmente:
Tesoro, non ti preoccupare, è tutto sotto controllo.
Non corri nessun rischio.
Papà
***
Albus entrò nel dormitorio serpeverde come una furia, sbattendosi la porta alle spalle.
«Al diavolo» esclamò, buttandosi a peso morto sul letto.
Scorpius lo guardò accigliato, trattenendosi a stento dal lanciargli una delle sue solite frecciatine. Era passata una sola settimana dal loro ritorno ad Hogwarts, e le cose erano tutto fuorché nella normalità.
In effetti, senza Lily Potter niente era come prima. Tutti sentivano la mancanza della ragazza, non solo a grifondoro. Persino il dormitorio serpeverde sembrava più spento senza Lily e le sue trovate.
«Problemi?» chiese gentilmente Derek.
Scorpius spostò la sua attenzione su di lui. Forse, dopo la famiglia, era quello che risentiva di più della partenza della ragazza. Anche se cercava di non darlo a vedere, Scorpius l'aveva più volte trovato intento a fissare il vuoto, senza il solito sorriso strafottente che da sempre gli aveva visto in volto.
«Sì, maledizione! – sbottò Albus, la voce soffocata dal cuscino – Da quando Lily è partita Christina passa un sacco di tempo con Cassandra. Troppo tempo. Non riesco più nemmeno a stare con la mia ragazza, perché la sorellina è sempre lì a piagnucolare che le manca la sua migliore amica.»
Derek si scambiò un'occhiata tra il divertito e l'esasperato con Scorpius. Entrambi avrebbero voluto sottolineare come anche lui passasse molto tempo con loro a inveire contro Durmstrang, ma sapevano che quello non era il momento migliore per fare dell'ironia.
«Vedrai che le passerà. Potresti chiedere l'aiuto di tuo fratello. Potrebbe distrarla un po' e permetterti di passare un po' di tempo con la tua serpe-»
Albus e Dereck si voltarono stupiti verso Scorpius, che aveva esposto quello che secondo lui era un ragionamento acuto e impeccabile.
«Scorp, ti senti bene? Hai la febbre?» chiese Al, fingendo un moto di eccessiva preoccupazione.
«Sto divinamente, grazie.»
«Sicuro? Perché forse è il discorso più altruista che ti abbiamo sentito fare in sette anni e la cosa inizia ad essere preoccupante» rincarò la dose Derek, reprimendo un sorrisino e ricevendo in cambio una piccola e innocente fattura orcovolante.
Sì, decisamente Lilian Luna Potter mancava a tutti, anche a chi non voleva ammetterlo.
***
«Allora Lilian, come ti trovi?»
Al suono di quella voce squillante, in netto contrasto con il silenzio che da ore regnava intorno a lei, per poco Lily non cadde dalla sedia.
«Prof- Charis. Mi sono spaventata!» esclamò infine, una volta alzati gli occhi dal libro che stava leggendo.
Pur di non trascorrere tutto il suo tempo nella sua stanza, che aveva preso ad assomigliare ad una cella per lei, aveva preso l'abitudine di rifugiarsi in biblioteca. Evitava di pensare troppo al suo nuovo hobby, così poco da lei ma che avrebbe sicuramente reso orgogliosa Rose.
«Mi dispiace averti distolta dallo studio - si scusò la donna, sedendosi accanto a lei - Cosa leggi?»
«Ehm, un libro sull'empatia – mormorò la ragazza evasiva - Dopo la sua ultima lezione, volevo saperne qualcosa di più.»
Effettivamente il suo trascorrere tanto tempo in biblioteca non era dato da un improvviso interesse per lo studio: a Durmstrang i testi che ad Hogwarts erano stati bollati come proibiti erano in realtà fondamentali per la corretta preparazione degli studenti. Poteri occulti, magia non verbale, legitttimanzia e occlumanzia erano roba da quinto anno.
Dato il tipo di insegnamenti proposti a Durmstrang, come Poteri Occulti, Magia non verbale, Ligittimanzia e Occlumanzia, era molto più facile trovare dei testi per lei interessanti, dedicati al suo potere, rispetto a Hogwarts.
«Se ti serve aiuto per lo studio, sono qui per aiutarti. Immagino che non sia facile per te; Hogwarts ha tutto un altro tipo di preparazione.»
«Infatti» annuì Lily, grata di aver trovato un'ottima scusa per la sua curiosità letteraria.
«Mi chiedo come mai tu abbia voluto trasferirti qui. Il Preside non è stato molto esaustivo con noi docenti, ma mi sembra insolito che un mago inglese finisca qui, soprattutto se di cognome fa Potter.»
Lily sorrise titubante «Albus non è l'unica pecora nera della famiglia.»
Pensava di confonderla, ma rimase molto delusa nello scoprire che Charis sapeva benissimo di cosa stesse parlando «Ah, il fratello serpeverde. Non siete tutti eroi in famiglia.»
«A quanto pare no - annuì Lily, continuando con la menzogna che si era ripetuta fino alla nausea - Soprattutto se causi un brutto incidente alla tua unica compagna di stanza e per non far clamore ti esiliano qui.»
Charis Black parve sorpresa da quella rivelazione e Lily sperò che per lei fosse abbastanza. Non era abituata a mentire e, anche se sapeva di avere le spalle coperte, aveva paura di tradirsi con maggiori informazioni. Fortunatamente alla professoressa sembrò bastare come scusa, perché si congedò in fretta con la scusa di un'imminente riunione.
Rimasta sola Lily tirò un sospiro di sollievo: anche se avesse voluto verificare, la McGranitt e i Nott avrebbero confermato la sua versione. Christina aveva scherzato spesso durante le vacanze natalizie su come Lily avrebbe potuto effettivamente attentare alla sua vita e di come i suoi genitori avessero subito acconsentito ad aiutare i Potter. Dopo tutti quegli anni, Theodore Nott era ancora alla ricerca della sua redenzione.
***
«Ti manca Lily.»
Scorpius ne aveva decisamente le tasche piene di fissare Derek, che a sua volta fissava il soffitto.
Un pomeriggio così noioso non gli capitava da molto tempo. Albus, dopo mezz'ora di borbottii e mezze parole, aveva preso il coraggio a quattro mani e aveva deciso di sfrattare Christina dalla camera della sorella, in modo da poter trascorrere un po' di tempo insieme a Cassandra.
Così era rimasto solo con Derek, immobile ormai da venti minuti. Scorpius si era più volte chiesto come mai non fosse in compagnia Weasley, con cui era uscito spesso prima delle vacanze di Natale. Evidentemente la dipartita di Lily lo aveva segnato più profondamente di quanto dava a vedere.
«Sai, è strano sentirti chiamarla per nome. Di solito per te è la Potter» aveva replicato Derek, evitando così di rispondere.
«Di solito» concordò Scorpius, assente.
«Manca anche a te.»
«No.»
«Non era una domanda» replicò Derek, con mezzo sorriso stampato in faccia.
***
«Non mi fiderei troppo di Charis Lestrange, se fossi in te.»
Per la seconda volta in poche ore, Lily sobbalzò all'udire una voce sconosciuta così pericolosamente vicina alle sue orecchie.
Voltandosi di scatto, mise a fuoco un ragazzo moro, dai tratti severi, che la scrutava impassibile.
«Prego?» chiese educatamente, chiudendo definitivamente il libro che aveva tra le mani.
Si ricordava vagamente di aver già visto quel ragazzo a lezione con lei, una volta o l'altra, ma sinceramente non ci aveva mai fatto troppo caso.
«Charis Lestrange, o come si fa chiamare qui, Charis Black. Ho visto che è venuta a parlarti, non ti fidare troppo.»
«Scusa, non capisco cosa tu voglia da me» replicò Lily, guardinga.
Si fidava più di una professoressa che di uno qualsiasi degli studenti e aspiranti omicidi di empatici di Durmstrang, anche se il cognome Lestrange aveva attirato la sua attenzione.
«Justin Fennel, figlio di Maximus Fennel e Susan Bones – si presentò, tendendole la mano - Non so se lo sai, ma mia madre e tuo padre erano dello stesso anno, a Hogwarts. E in quel periodo la madre della cara professoressa Black ha fatto fuori la mia prozia, insieme ad un sacco di altra gente. Per questo ora usa il cognome da nubile della madre.»
Lily osservò il ragazzo, incredula, osservando la sua mano ancora tesa, senza tuttavia osare stringerla «Non capisco perché tu mi stia dicendo questo.»
Per tutta risposta Justin si fece più vicino, abbassando al contempo il tono della voce «Vieni con me, ti spiegherò tutto. Qui non possiamo parlare a lungo, non è prudente.»
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