VIII capitolo
«Credo di essermi innamorato di te, rossa.»
«Oh, che fortuna.»
«Non potrei essere più serio, Lily...»
Si svegliò di soprassalto, accaldata e con i battiti del cuore a mille. Solo quando si rese conto di essere nel suo letto, nella sua stanza, con Christina che dormiva placidamente nel baldacchino accanto al suo, Lily riuscì a rilassarsi quanto bastava per ripercorrere il filo dei suoi pensieri.
No, non era stata una premonizione. Solo un sogno. Un incubo, per l'esattezza. Un incubo dove Scorpius Malfoy tra le risate dichiarava di amarla, per poi guardarla come nessuno aveva mai fatto. Come se fosse l'unica. Come diamine le veniva in mente di sognare cose così stupide?
Lily si passò distrattamente una mano sulla fronte, raccogliendo minuscole gocce di sudore. Un'impresa degna di nota, quella di svegliarsi nel bel mezzo di una notte di metà novembre come se fosse ferragosto. Impossibile come essere amata da Scorpius Malfoy, avrebbe detto fino a poche ore prima.
La ragazza si raggomitolò sotto al piumone scarlatto, affranta. Erano passate due settimane dal giorno di Halloween, eppure non riusciva a togliersi dalla testa l'assurda premonizione che aveva come protagonisti lei e quel dannato biondo da strapazzo.
Era stato solo un cortocircuito legato al loro rapporto conflittuale, non c'erano altre spiegazioni. Lo odiava così tanto che per punizione la sua mente le aveva giocato un brutto scherzo.
Si rigirò nervosamente tra le coperte, pensierosa. Più provava a convincersi di aver visto male, di aver mal interpretato qualcosa, più la consapevolezza di quanto quelle teorie fossero assurde la pervadeva.
In realtà aveva più di un motivo per sentirsi più serena: aveva finalmente messo al corrente i suoi genitori riguardo alle bizze dei suoi poteri, ricevendo in cambio solo amore e comprensione. Non sapeva se James li avesse messi al corrente del suo sfogo ma, in ogni caso, si erano nuovamente dimostrati i fantastici genitori che Lily era sempre stata orgogliosa di avere. Inoltre aveva chiesto un appuntamento alla professoressa McGranitt, che avrebbe visto l'indomani pomeriggio.
Effettivamente, si disse, mentre cercava una posizione comoda per dormire, Malfoy non era il suo problema principale al momento.
***
La preside era rimasta impassibile durante tutto il suo racconto. Lily le aveva spiegato come le sue visioni fossero diventate più vivide e particolareggiate. Riusciva persino a canalizzarle, a volte, per vedere quello che desiderava. Non erano più solo un flusso incontrollato di immagini e parole.
Ma la cosa che aveva suscitato più interesse nell'anziana donna era stata la capacità di percepire le emozioni di chi le stava intorno. Amore, odio, frustrazione, rabbia, risentimento, felicità, paura, tristezza... Ormai quando era in mezzo alla gente non riusciva più a capire se le emozioni che sentiva erano le sue oppure semplicemente quelle che di riflesso percepiva dagli altri. Non riusciva a stabilire un confine netto, e questo la spaventava.
«Penso sia normale, signorina Potter – l'aveva tranquillizzata la McGranitt, una volta terminato il suo racconto – Avevo già avvertito i suoi genitori della possibilità di un notevole sviluppo dei suoi poteri prima della fine del suo percorso scolastico. La buona notizia è che ora siamo certi dell'origine delle sue visioni: lei è al cento per cento un'empatica, anche se particolare.»
«Cosa intende per particolare?»
«Di solito chi è dotato di poteri empatici ha una grande affinità con le emozioni altrui, ma questo non implica un diretto collegamento con la Vista. Sembrerebbe che il lei sia confluita una notevole quantità di magia, che le abbia permesso di sviluppare ben due doni molto rari nella comunità magica.»
Lily sgranò gli occhi, sorpresa «Mi sta dicendo che non ci sono persone come me? Che lei non conosce nessuno con i miei poteri? Professoressa io sto uscendo di testa, vorrei qualcuno con cui confrontarmi, qualcuno che mi faccia capire come gestire questa cosa senza creare danni.»
La McGranitt sembrò intenerita da quella confessione, tuttavia la risposta fu chiara e decisa «Mi dispiace, Potter, ma anche se conoscessi qualcuno come lei, non posso violare gli accordi di riservatezza. Chi è empatico di solito cerca di tenere un basso profilo, almeno finché non ha la certezza di dominare i suoi poteri. Però posso dirle che non è raro che in una famiglia l'empatia sia un dono trasmesso nelle generazioni. Non è la regola, e lei lo conferma, ma solitamente succede così. Ora, non conosce nessuno che abbia un parente empatico?»
Lily guardò la McGranitt confusa, prima di sgranare gli occhi, sorpresa: sì, lei una persona così la conosceva.
«Grazie, professoressa.»
E con un rapido cenno di saluto, corse fuori dall'ufficio della preside diretta ai dormitori di serpeverde. Non era insolito per lei girare per i sotterranei, quasi sempre alla ricerca di Albus. Tuttavia tutti i presenti si stupirono quando la videro entrare al seguito di un atterrito ragazzino del terzo anno, chiedendo a gran voce di vedere Derek Zabini.
Scorpius, che stava leggendo la Gazzetta comodamente sdraiato su uno dei divani della sala comune, era quasi caduto per terra dalla sorpresa. Dopotutto erano settimane che tentava di estorcere qualche informazione alla Potter in merito alla sua visone di Halloween e allo strambo comportamento che ne era seguito, ma lei lo evitava come la peste.
Non aveva fatto in tempo a pensare a una frase intrisa di sarcasmo in merito alla sua richiesta che Derek era comparso dal corridoio che portava ai dormitori.
Dopo un attimo di smarrimento iniziale, con uno sguardo che sapeva di scuse rivolto ad Albus, aveva preso per un polso Lily e aveva percorso il corridoio in senso opposto.
«Ehi!» aveva protestato flebilmente Albus, frastornato, guardandoli dirigersi a passo svelto verso la porta della loro stanza.
«Tranquillo fratellone, dobbiamo solo parlare» aveva risposto Lily conciliante, già lontana.
Ad Albus non era rimasto altro da fare che guardare stralunato Scorpius, che aveva ricambiato l'amico con un'occhiata altrettanto vacua.
***
«Tu hai il dono dell'empatia, come tua zia.»
Lily lo aveva detto piano, tranquilla come non lo era da tempo, sedendosi sul letto di Derek. Sapeva che la situazione poteva sembrare equivoca, ma non avrebbe mai appoggiato il sedere né sul letto di suo fratello, vista la sua vivace relazione con Cassandra, né su quello di Scorpius, per ovvi e manifesti motivi.
Per tutta risposta Derek l'aveva scrutata in silenzio, appoggiandosi al muro davanti a lei, in attesa che proseguisse.
«Perché non me lo hai detto?»
«Perché non me lo hai mai chiesto» aveva risposto, stringendosi nelle spalle.
«Tu- tu... - Lily aveva preso a balbettare e piangere, perdendo la compostezza di poco prima – TU LO SAPEVI! E non mi hai detto niente.»
L'espressione impassibile del ragazzo venne tradita da un fremito. Sentiva
quanto stava male. Quanto si sentiva sola.
«Non avrei potuto aiutarti più di quanto non ho fatto – le confidò infine, sedendosi accanto a lei – Io non posso insegnarti come controllarti, i tuoi poteri sono molto più forti e ingestibili dei miei. Posso solo spronarti a concentrarti.»
«Puoi raccontarmi di te.» aveva pigolato lei, con un'espressione così smarrita da suscitare il suo istinto di protezione.
Derek sbuffò sconfitto, buttandosi all'indietro sul letto.
«Ho scoperto di essere empatico a sei, forse sette anni – iniziò, ad occhi chiusi - Mia madre piangeva, era l'anniversario della morte di mia zia. Mi sono sentito triste e svuotato d'improvviso, senza sapere bene perché. Con gli anni questi episodi sono aumentati: prima con i miei genitori, poi gli amici. Riuscivo a sentire i loro stati d'animo quando erano in preda ad una forte emozione. Mi sono documentato, ho studiato e poi, quando ero ormai sicuro di cos'ero, ne ho parlato con la McGranitt. Lei mi ha confermato che avevo ereditato una piccola traccia del potere di mia zia, la gemella di mia madre. Tutto qui.»
«Sembra facile» mormorò Lily, mordendosi il labbro.
«Non lo è - la smentì lui, aprendo gli occhi e guardandola intensamente - A parte la McGranitt, nessuno lo sa. Nemmeno mia madre. Non penso sopporterebbe di vedere in me una parte di sua sorella.»
Lily studiò il suo volto, assorta. A prima vista sembrava così sicuro di sé, così bello con la sua espressione strafottente, che sembrava voler dimostrare al mondo che lui non aveva alcun problema.
«Non lo dirò a nessuno» gli disse, sdraiandosi accanto a lui, appoggiando delicatamente la testa sul suo petto.
«Lo so.»
Lily sospirò beata «Con te sento una grande pace, ma prima non riuscivo a capire perché.»
«Questa è la fortuna di avere un amico empatico: riesco a trattenere le mie emozioni, in modo che tu non riesca a sentirle. Imparerai, Lily.»
Rassicurata da quelle parole e cullata dal tocco delicato del ragazzo, che aveva preso ad accarezzarle i lunghi capelli vermigli, scivolò presto in un sonno senza sogni.
***
Serenamente addormentati e abbracciati. Così li avevano trovati Albus e Scorpius due ore dopo quando, insospettiti dalla loro lunga assenza, avevano deciso di fare irruzione nel dormitorio del settimo anno.
In realtà era stato Albus ad insistere, finendo per trascinarsi dietro uno Scorpius annoiato ed immusonito.
«Ma cosa...?» aveva mormorato il giovane Potter, guardando meravigliato la scena che gli si presentava davanti.
Era... insolito. Derek stringeva dolcemente la sua sorellina, come se volesse proteggerla. E lei sembrava così tranquilla in quell'abbraccio; non la vedeva così rilassata dall'inizio della scuola, quando avevano passato le ultime notti accampati nella stanza di James.
A differenza di suo fratello, non si fece però accecare dal sospetto. Conosceva abbastanza bene Derek da sapere che non si era mai comportato in quel modo con una ragazza e, soprattutto, che non aveva sfiorato Lily nemmeno con un dito. Ne erano una prova i vestiti, ancora ordinatamente addosso a entrambi, e persino il letto ordinato che li accoglieva.
Si erano semplicemente addormentati, come era accaduto tante volte anche a lui, quando ascoltava sua sorella sfogarsi.
Quella vista gli fece provare una fitta di malinconia. Irrazionalmente si trovò a pensare che forse Derek stesse prendendo il suo posto nel cuore di quel demonio dai capelli rossi che da sempre era parte della sua vita.
Non era abbastanza lui, come fratello?
Un brusco movimento di Scorpius, ancora accanto a lui, gli ricordò d'improvviso di non essere solo. Aprì la bocca per parlare, senza sapere nemmeno lui cosa dire, ma l'amico lo precedette:
«Ci vediamo domani» gli disse, uscendo dal dormitorio e chiudendosi piano la porta alle spalle.
Albus guardò la porta confuso, prima di voltarsi di nuovo verso Lily e Derek: anche se poteva sembrare un gesto altruista per lasciargli un po' di privacy nel chiarire la situazione, non gli era sfuggito il tono vibrante usato da Scorpius. Se si fosse trattato di qualcun altro, avrebbe detto senza ombra di dubbio che la vista di quei due insieme lo avesse turbato tanto quanto aveva turbato lui.
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