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1- Hayley Henderson

La sveglia impostata sul cellulare cominciò a far tremare il comodino, oltre a diffondere nella stanza le dolci note di "Afire Love".
Con riluttanza uscii dal groviglio di cuscini, in cui mi ero riuscita ad incastrare quella notte e, con altrettanta lentezza, feci scorrere il dito sullo schermo di quell'aggeggio tecnologico per spegnere la musica, che man mano diventava sempre più alta, secondo il mio udito, per nulla mattiniero e quindi molto sensibile.
Andai in bagno, mi feci una doccia e mi vestii con gli abiti da lavoro: una gonna a tubino verde pino ed una camicia in chiffon bianca. Mi truccai, o meglio, misi un filo di mascara e mi diressi all'entrata, per ultimare la mia routine.

Avevo un mio appartamento, in affitto, che riuscivo a mantenere grazie al mio super lavoro al "Club Cinque Torri".
Non mi dispiaceva come impiego, d'altronde dovevo assicurarmi che le persone altolocate che passavano il loro tempo lì stessero bene e avessero tutti i confort possibili. Nulla di impegnativo, almeno così credevo all'inizio, prima di conoscere le famigerate mogli ricche, viziate e molto esigenti.
Nulla che non potessi gestire, naturalmente.

Presi la mia borsa, mi diedi un ultima sistemata ai capelli, scuri e mossi, prima di aprire la porta ed uscire.
Per fortuna le strade di Adelaide erano sgombre a quell'ora della mattina quindi riuscii persino a fermarmi a comprare dei dolcetti per la mia collega.
Era il suo compleanno e dato che oltre a lavorare insieme a me era una mia cara amica, volevo festeggiare facendole una dolce sorpresa.
Appena arrivai al Club timbrai il cartellino con il mio nome ed andai nelle cucine dove ci ritrovavamo qualche volta tra colleghi per la colazione, ma dato che quello era un giorno speciale ci sarebbe stata sicuramente più gente del solito.

<< Auguri mio splendido fiore >> dissi facendo la mia clamorosa entrata in cucina con i deliziosi cupcakes appena comprati.
Mi diressi verso Gabrielle, la festeggiata, seduta a fianco a Max, l'aiuto cuoco, nonché nostro caro amico.

<< Grazie Hayley>> disse. <<Oh cielo li hai comprati!>> aggiunse entusiasta.
<< Sapevo che avresti apprezzato>> dissi aprendo la scatola in centro al tavolo, al servizio di tutti i colleghi.

<< Non si saluta più raggio di sole?>> sentì dire dietro di me. Un giovane uomo alto muscoloso con gli occhi e i capelli scuri mi sorrideva a braccia incrociate.

<< Buongiorno anche a te Max>> gli dissi sorridente prima di sedermi fra Rose, la donna che stava alla reception e Renato, il capocuoco.

<< Oggi sei raggiante bambina>> commentò Renato con il suo accento Italiano.
Ero la più giovane al club, avevo appena ventitre anni, quando la maggior parte delle persone presenti in quella stanza andavano per i quaranta, a parte Gabrielle e Max che erano comunque più grandi di me di qualche anno anno.

<< Grazie Renato, penso sia stata la camomilla che mi hai consigliato qualche giorno fa>> risposi prima di addentare un cupcake al cioccolato.

<<Il vecchio Renato ha sempre ragione bambina>> disse facendomi l'occhiolino.

Sorrisi e tornai alla mia colazione.
Mi guardai attorno e inarcai le sopracciglia notando che non ero l'unica a "splendere" quel giorno, oltre a me c'erano anche la maggior parte delle mie colleghe. Avevano indossato bracciali, orecchini lucenti, oltre ad aver abbondato di trucco, soprattutto Gabrielle che quel giorno aveva tenuto sciolti i suoi meravigliosi e lucenti capelli biondi e con un filo di eyeliner era riuscita a rendere ancora più azzurri i suoi occhi.

<< Cos'è tutta questa eleganza signore?>> chiesi comunque, d'altronde potevo scusare solo la festeggiata per aver osato con il rossetto ed il profumo.

<< Ma come Hayley non ricordi? Oggi c'è la rimpatriata di tutti i pezzi grossi per il torneo di golf >> mi rispose Tiffany, una donna che aveva il mio stesso impiego.
Ci riflettei un momento, e capii che "rimpatriata dei pezzi grossi" significava anche "arrivano i pezzi grossi con i figli super ricchi".
Sbuffai. << Davvero? Andiamo volete infatuarvi di palloni gonfiati figli di papà?>> dissi scioccata.
Renato scoppiò a ridere e Max mi applaudì in segno di supporto, mentre le altre mi guardarono come se fossi un fiore appassito che rovina il bellissimo giardino reale.

<< Scusami piccola, ma se è bello e ricco io non ci penso su due volte>> rispose Tiffany sarcastica sistemandosi la collana dorata.

<< Anche se un po' di cervello non guasterebbe>> commentò Gabrielle, mentre Max la osservava di sottocchio.

<< Okay signorine ora basta, fuori dalla mia cucina che ho ben altro da fare >> annunciò Renato cominciando a pulire il tavolo. Tutti scoppiammo in una risata, ma non obiettammo, era ora di cominciare a lavorare.

Io e Gabrielle salutammo Max ed andammo agli spogliatoi dei dipendenti, per gli ultimi ritocchi. Dopo essermi messa una leggera passata di rossetto pesca, pettinata i capelli in una coda alta e dopo aver infilato i tacchi neri ci dirigemmo all'entrata pronte ad attendere i clienti.

Puntuale come sempre arrivarono Mr. Rasti e il Mr. Timbra con le rispettive mogli. Io e Gabrielle demmo loro il buongiorno e li accompagnammo alla reception, dove si sarebbero fatti il programma del giorno successivo, come ogni mattina.

<< Sai non sono tutti palloni gonfiati>> disse improvvisamente Gabrielle appena fummo tornate alla postazione da accoglienza.

<< Andiamo Gabrielle, sono ricchi sfondati, capricciosi e la maggior parte di loro, se non tutti, sono analfabeti di ritorno>> protestai. << E comunque ho i miei buoni motivi per poterlo affermare>>.

<< Che bassa stima che hai degli uomini Hayley, mi preoccupi>>.

<< Degli uomini ricchi, fiorellino, ricchi>> precisai. <<Buongiorno Mr. E Miss Undart posso accompagnarvi alla reception?>> chiesi sorridente, voltandomi verso i clienti che avevano appena varcato la porta.

<< Buongiorno Hayley, molto gentile come sempre, ma oggi andiamo direttamente alla piscina, mi faresti la cortesia di far portare qui il mio golfkart?>> mi chiese Mr. Undart.

<< Nessun problema si accomodi sulla terrazza che arriverà a breve>> risposi cordialmente.

I signori andarono ed io chiamai Jack, il dipendente che si occupava dei golfkart dei clienti.
<< Ciao Jack!>>.
<< Hayley buongiorno>> mi rispose.
<< Ci sono gli Undart, sai cosa fare>> dissi solo, ottenendo una piccola risata in risposta.
<< Agli ordini, ciao bambina>>.
Tutti in realtà mi chiamavano "bambina" o "bambolina", avevo provato inizialmente di dissuaderli dal farlo, ma più tentavo più loro mi tormentavano, finché mi arresi.

<< Continuando il discorso di prima, cos'hai contro i ricchi? Insomma ci lavori in mezzo a "loro">> insistette Gabrielle.

<< Proprio perché ci lavoro tutti i giorni! Senti Gabrielle sono falsi ed avidi, seppur posseggano tutto quel denaro e poi perché insisti così tanto?>> dissi speranzosa di cambiare argomento.

<< Solo perché ti voglio vedere innamorata e felice, insomma quanti ti vengono dietro qui dentro bambolina?>> continuò lei spostandosi la sua chioma bionda su una spalla.

<< Ma cosa vuol dire? Non voglio avere un altro uomo ricco nella mia vita>> cercai di mettere in chiaro. << E comunque parla lei riguardo a persone qua dentro che vanno dietro ad altre persone..>> continuai sovra pensiero.

<< E adesso cosa centra?>> chiese.

<< Max è totalmente preso da te, dovresti dagli una chance povero ragazzo..>> dissi compiacendomi del volto completamente sorpreso della mia amica.

<< Cosa?>> scosse la testa. <<Insomma..credi?>> balbettò.

<< Ne sono certa Gab!>> le risposi seria.
Le feci assimilare la notizia e fui felice di scorgere un sorriso sul suo volto, forse ero riuscita a far nascere qualcosa e questo mise di buonumore anche me.

<< A che ora arriva la banda per il gran torneo?>> chiesi distrattamente.

<< Beh direi in questo preciso momento>> rispose ancora distratta.

Mi voltai a guardare fuori nel giardino d'entrata e notai come brulicasse di macchine sportive luccicanti, m uomini sorridenti sorprendentemente abbronzati, con la propria sacca per le mazze da golf alle spalle.
Altre quattro nostre colleghe dovettero aiutarci per riuscire ad accoglierli tutti.
Ovviamente fummo subito oggetto di sguardi per la maggior parte di loro, per non parlare dei figli che sembravano quasi "assetati" di donne giovani e sorridenti pronte a soddisfare ogni loro desiderio, o meglio, quasi tutti i loro desideri.
Impostai il mio viso quindi, nel mio finto sorriso cordiale, mentre dentro di me li stavo maledicendo tutti per come i loro occhi indugiassero sulle scollature e sulle gambe.

Li facemmo accomodare tutti sulla terrazza dato che c'erano dei ritardatari e gli offrimmo dei drink.
Con il vassoio colmo di bicchieri appena ritirato dal bar, andai in entrata ad accogliere i partecipanti al torneo che ancora dovevano arrivare.
Gabrielle mi lasciò da sola quando svuotò il suo vassoio, quindi rimasero solo i miei pensieri a farmi compagnia.

Dovevo fare la lavatrice, stirare quei pochi vestiti che avevo e certo, la mamma, quella sera avrei dovuto chiamarla, per farle sapere che stessi bene e magari chiederle come andava a casa.
Mi guardai il completo che avevo addosso, domani devo portarlo in lavanderia.
La spesa! Pensai, avevo bisogno di viveri, quella sarei andata a farla appena finito il turno, non avevo nulla in casa.

Il flusso dei miei pensieri venne interrotto dall'entrata di altri uomini.
<< Buongiorno Mr. Jefferson e Mr. Olaf, posso offrirvi un drink?>> chiesi.

<< Cara Hayley buongiorno anche a te, io lo accetto grazie>> rispose Mr. Olaf << sa dove dobbiamo andare per il torneo?>> chiese  anche.

<< Vi attendono sulla terrazza>> risposi.

<< Grazie mille, cara, oh i nostri figli sono subito dietro, sono rimasti indietro con le attrezzature, mandali da noi, okay zuccherino?>> disse Mr Jefferson.

<< Certamente Mr. Jefferson, buon torneo>>.

<< Grazie zuccherino>>.

<< Grazie Hayley>> dissero prima di sparire con i propri drink.

Feci un respiro profondo, zuccherino, sul serio? Mi costrinsi a mantenere la calma.
Ma dove cavolo era andata Gabrielle, a fabbricare i bicchieri?.

Appoggiai il vassoio al tavolino accanto a me per fare una pausa e provare a sciogliere la coda senza che nessuno mi notasse.
La porta d'entrata si spalancò improvvisamente, proprio mentre ripresi il vassoio e mi voltai verso i clienti.

<< Buongiorno e benvenuti al Club Cinque Torri, posso offrirvi un drink?>> chiesi rivolta ai due giovani uomini che mi ritrovai davanti.
Entrambi alti, entrambi ben piazzati e così dannatamente affascinanti. Ma furono quei due occhi cristallini a farmi perdere in un oceano di pensieri, per non parlare della massa disordinata di capelli neri che aveva in testa.
Notai come il ragazzo sembrasse normale, come non sbattesse in faccia al mondo la sua ricchezza, al contrario del suo amico biondo che aveva una postura eretta e mi guardava con riluttanza. Nemmeno nel secolo scorso i nobili guardavano la borghesia con così tanto disprezzo.

<< No grazie stiamo cercano i nostri padri>> disse quello dall'aspetto più curato nei dettagli, come i capelli biondi perfettamente tirati su con il gel.

<< Vi attendono sulla terrazza>> risposi.

<< Io in realtà vorrei un drink>> disse quello più sexy puntando quelle iridi chiare nelle mie.

<< Oh andiamo Logan, siamo in ritardo, non voglio perdere a causa tua>> commentò l'altro.
Logan, si chiama Logan, che bel nome, pensai.

<< Lo prendo e lo porto in terrazza è possibile signorina?>> chiese con un ampio sorriso.

<< E' consentito portare il proprio drink dove il cliente desidera>> risposi da manuale.

<< Prenditi quel dannato coso e seguimi>> disse il biondo incamminandosi.

<< Grazie e spero di rivederti presto tesoro>> disse facendomi l'occhiolino e guardandosi indietro prima di varcare la soglia della terrazza.
Solo quando sparì dal mio campo visivo mi resi conto che stavo trattenendo il respiro.

***

A metà mattina mi ritrovai a servire cocktail a bordo piscina alle signore che ovviamente non si erano unite al torneo. Le loro età variavano e anche di molto, c'erano le trentenni come le cinquantenni, le quali, con tutti i soldi che possedevano, ne dimostravano quaranta. Avevano tutte lo stesso aspetto: abbronzate, magre e dannatamente finte. Avrei scommesso il mio gatto che avessero tutte almeno un seno rifatto.

<< No Hayley, non voglio il martini con l'oliva, ma senza! Rifammelo>> squittì la donna sotto il suo ampio cappello in paglia.

<< Certamente Miss Konnore, torno subito>>.

<< Lo spero bene>> rispose la donna infilandosi gli enormi occhiali da sole.
Mi voltai esasperata, avrei giurato che ieri mi avesse rimproverata per non avercela messa.
Andai al bar da Kyle, il barista, e gliene ordinai un altro, sapendo che la donna avrebbe capito se avessi semplicemente tolto l'oliva.

<< E' che quella donna vuole farmi impazzire...oggi non la vuole, domani una non basta>> mi presi il viso fra le mani cercando di placare la mia rabbia.
Kyle mi sorrise divertito mentre asciugava dei cucchiaini. << Hayley respira, lo sai che è così, ascolta bevitelo quel Martini bambolina>> mi disse poi facendomi l'occhiolino.
Io gli sorrisi e accettai l'invito, poi lui sparì nel magazzino borbottando qualcosa sul ghiaccio.
Senza pensarci due volte presi il bicchiere, tolsi l'oliva e lo buttai giù tutto d'un sorso.

<< Non sapevo che il personale potesse bere durante le ore di lavoro>> sentì dire dietro di me. Mi voltai un po' preoccupata, ma mi rilassai subito quando vidi il ragazzo dai capelli neri di quella mattina.

<< A mali estremi, estremi rimedi>> risposi notando che Kyle non era ancora tornato.

<< Dev'essere proprio una brutta giornata per te>> rispose aggiungendoci un meraviglioso sorriso che gli illuminò il volto.
Indossava una polo bordeaux e dei pantaloni crema. In quel momento però aveva un aria da "pallone gonfiato figlio di papà", anche se quelle spalle muscolose sotto la polo e quei capelli neri come la pece scompigliati erano tremendamente attraenti.

<< Le serve qualcosa Mr..? Oh lei è il figlio di Mr Jefferson?>> domandai tentando di ricompormi e tornare professionale.

<< Sì sono io, abbiamo gli stessi capelli. Comunque sì in realtà stavo cercando proprio lei>> disse schietto e senza ombra di nervosismo o altro, un sorrisetto furbo gli comparì sul volto.

<< Cosa posso fare per lei Mr Jefferson?>> domandai quindi.
Intanto era tornato Kyle e stava finendo il drink che dovevo portare alla mia amicona preferita, ma notai come stesse guardando la scena curioso.

<< Oh per carità, sembro mio padre, mi chiami Logan>>.

<< Bambina ecco il drink>> Mi disse Kyle porgendomi il vassoio.
<< Grazie Kyle>> risposi sorridente.

<< Scusi Logan, devo consegnare questo cocktail, è urgente?>> domandai fingendo un sorriso.

<< No per niente, la seguo però>> disse incamminandosi dietro di me.

Alzai mentalmente le spalle e lo ignorai, ma ovviamente non potei farlo perché ricominciò a parlarmi. << Quindi "bambina" è il suo nome?>> mi chiese chiaramente curioso di sapere il mio nome.

<< Mi dia del tu Logan, se non le dispiace, mi fa sentire vecchia>> dissi senza voltarmi, lo sentii ridere dietro di me e non potei non sorridere.

<< Solo se me lo dai anche tu, ho solo venticinque anni per l'amor del cielo>> rispose.

<< Sarebbe controproducente>> dissi d'impulso.

<< E per quale ragione?>>.

Mi girai di scatto facendolo fermare a pochi centimetri da me.
<< Perché lei è il cliente ed è ad un livello superiore al mio>> risposi, non gli diedi il tempo di rispondere perché tornai da Miss Konnore che prese il drink e mi ignorò completamente, perché immersa in una discussione sugli ultimi gossip con le altre signore.

Appena mi voltai lo vidi appoggiato allo stipite della porta che mi osservava divertito, tentai di reprimere pensieri inadatti alla mia situazione e gli passai accanto senza degnarlo di uno sguardo. Mi strinsi il vassoio al petto e spostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio, ignorandolo completamente.

<< Non me ne importa nulla, voglio essere trattato come tuo pari>> continuò superandomi e fermandosi davanti a me.

<< Ma quello non è il mio lavoro>> puntualizzai sull'orlo dell'esasperazione.

<< Oh certo che lo è, insomma ti stai veramente rifiutando di acconsentire ad un desiderio di un cliente?>> chiese sbigottito. Mi morsi il labbro per trattenere la risata, ma non ce la feci e risi piano, portandomi una mano sulla guancia.

<< Come vuoi tu, Logan>> risposi. I suoi occhi si erano illuminati all'improvviso, come se qualcosa gli avessero distratti qualcosa di bello e una dolcissima fossetta lo ringiovanì improvvisamente.

<< Lo sai che hai una bellissima risata?>> mi disse sorridendo.
Le mie guance si colorarono, rivelando la Hayley timida che c'era in me.

<< Devo lavorare>> mi affrettai a dire superandolo e dirigendomi verso l'entrata.

<< E io ho perso il torneo e sono la vergogna di mio padre, ma che importa>> rispose tutto d'un fiato, risi di nuovo, ma non mi fermai e proseguii.

<< Sul serio>> affermai poco convinta.

<< Va bene, ti lascerò in pace solo ad una condizione>> rispose lui piantandosi di nuovo davanti a me con le braccia in alto, in segno di resa.

<< Sentiamo?>> mi arresi.

<< Esci con me? Che ne dici di sabato sera?>>.

Spalancai gli occhi esterrefatta, me lo aveva chiesto davvero? Ma sentitelo.
Non ero io quella che, questa mattina, aveva giudicato le proprie colleghe perché volevano ottenere proprio questo?.

<< E' contro le regole>> mentii tentando di allontanarmi, ma lui si fermò di nuovo davanti a me.
Non si arrendeva.
<<Questa te la sei appena inventata!>> affermò anche.

<<E tu come lo sai?>> chiesi seria.

<< Beh, ho le mie fonti...>> rispose con lo sguardo perso per alcuni secondi, poi con un sorriso tornò a farmi perdere in quell'oceano di azzurro bellissimo. << Lo sai che potrei torturarti tutto il giorno?>> chiese ridendo.
Io sbuffai, mi guardai attorno, notando che ero sotto l'occhio acuto delle mie colleghe, Gabrielle mi fece persino l'occhiolino.
<<Dopo mi lascerai lavorare?>> chiesi.

<< Giuro>> disse serio.

<< Okay, qua finisco alle sette se ti interessa>> risposi alzando gli occhi al cielo.

<< Ottimo ti passo a prendere>> affermò sorridente.

<< Va bene, ora hai promesso!>> affermai e lui rialzò le mani e mi sorrise.
<< Ma non mi hai detto il tuo nome>> disse serio prendendomi la mano.

<< Hayley, mi chiamo Hayley>> risposi con un filo di voce.

<< Ti sta a pennello>> disse lui sorridendomi, poi per mia fortuna sparì.

*

<< Raggio di sole non ti credo>> dichiarò Max prima di mettere in bocca una forchettata di pasta al ragù, fatta da lui.

<< Credici Max, l'ho vista con i miei occhi>> rispose Gabrielle entusiasta.

<< Andiamo ragazzi mi ha praticamente costretta, non mi avrebbe lasciata in pace!>> risposi secca, allontanando il mio piatto.

<< Le tue guance erano rosse bambolina eri chiaramente interessata>>.

<< No>> urlai. << Te l'ho già detto come la penso, tutti cafoni>>.

<< Però ci esci sabato>> disse Max facendomi un sorriso compiaciuto.
Sbuffai.

<< Va bene, okay, ti ha costretta, ma cosa farai con lui dopo?>> mi chiese Gabrielle.

<< Ci esco poi basta, ah e sia chiaro non mi sfiora>> scandii bene le ultime parole provocando la risata dei miei amici.

<< Avanti bambolina siamo nel XXI secolo, sveglia!>> dichiarò Gabrielle.
<<Nemmeno un bacetto?>> insistette Max.

<< Ma andiamo, sono una romanticona, sapete quella che vive nel passato e crede ancora nel corteggiamento!>> li ammonii.

<< Come vuoi raggio di sole>> e così si concluse la discussione, per grazia mia.

Quella sera arrivai a casa distrutta, la storia del torneo ci aveva sfiniti tutti.
Più clienti da gestire e più arroganza da sopportare.
Mi infilai sotto una doccia calda.
Sabato sarebbe stato dopodomani, cosa avrei indossato? Non avevo idea di cosa avesse in mente per me.
Capii solo in quel momento che non avrei mai dovuto accettare, insomma non lo conoscevo, senza parlare della sua vita da super miliardario, al contrario io ero un'onesta lavoratrice che faticosamente si faceva strada in questa società corrotta.

Sospirai chiudendo gli occhi sotto il getto caldo. I miei nervi si rilassarono, io mi rilassai e contemplai quel momento di pace e benessere che mi avvolgevano insieme al vapore caldo.
Tutti i pensieri erano stati scacciati via, non era il momento di pensare a quello che avrei o non avrei potuto fare con Logan o nel corso della mia vita, quindi iniziai a canticchiare le parole di "Human".

Posso sopportare davvero tanto,
fin quando non sarà troppo.
Sono solo un essere umano.
Solo un piccolo essere umano.



Salve fiorellini

Eccoci con una nuova storia, Prejudices.
É soltanto il primo capitolo, quindi non arriviamo a conclusioni affrettate (tutti i riferimenti al titolo sono puramente casuali *faccina furbetta*).

Fatemi sapere comunque.
Un bacio,
Elly

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