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52. Ecco a voi il villaggio!

Erick era molto preoccupato. Perché Thomas non tornava? Perché il foro quadrato non si apriva di nuovo? Erano già venti minuti buoni che lui, Max, Lidia e Clara se ne stavano fuori dalle mura: che si fossero dimenticati di loro? Improbabile. Forse, delle complicazioni con Thomas? Nonostante non volesse ammetterlo, era qualcosa di abbastanza prevedibile.
Mentre pensava si accorse di Lidia. La ragazza se ne stava sulla barella a parlare con Clara, come se non fosse successo niente, come se non fosse infetta. Erick aveva paura specialmente di questo: non l'avrebbero ammessa, lo sapeva. Doveva trovare un modo per risolvere quella situazione. Si scoprì di nuovo a pregare che a Thomas non fosse successo nulla.
Max gli si avvicinò di soppiatto, camminando come se avesse paura di qualche telecamera o allarme nascosto. Il suo volto esprimeva solo preoccupazione.
<< Dici che sta bene? È così tanto che è lì dentro!>> sbottò in tono esasperato. Erick ebbe l'istinto di mentire al suo amico, come fanno gli adulti con i bambini quando si vuol nascondere loro la cruda realtà.
<< Sta bene sicuramente! Non gli farebbero mai del male!>> rispose. La paura annidata in fondo ai suoi occhi lucidi. Paura di essere scoperto mentre mentiva. Ma ci pensò Silvia a toglierlo dall'impiccio. Tutto d'un tratto, il foro quadrato si aprì, rivelando la donna bionda e il corridoio grigio dietro di lei. Li osservò, come se dovesse capire se erano letali o solo pericolosi.
<< È il vostro momento. Ho deciso di farvi entrare tutti insieme per risparmiare tempo. Forza, entrate! Ah, comunque, per evitare di creare dialoghi piuttosto imbarazzanti, io mi chiamo Silvia. I vostri nomi me li direte poi.>> disse lei. Erick notò che sul suo viso campeggiava un'espressione soddisfatta, quasi come se avesse concluso un ottimo affare.
<< Dov'è Thomas?>> chiese Lidia, sempre più preoccupata. Silvia le lanciò un'occhiata impertinente, ma subito dopo, essa sparì, lasciando il posto ad un sorriso rilassato.
<< Sta bene. I suoi test sono finiti. È un mutante. Ne siete a conoscenza?>> disse lei con fare misterioso. Fu Erick a risponderle.
<< No, non sapevamo niente.>> voleva mantenere un profilo basso, il più basso possibile.
La donna fece loro segno di entrare nel corridoio. Si voltò e sparì nel buio di quel luogo dedicato agli esami. I ragazzi non avevano altra scelta se non quella di seguirla. Anche loro si ritrovarono in quel luogo pieno di oggetti medici. La luce era poca e proveniva da delle lampade al neon sul soffitto. In fondo al corridoio si poteva scorgere una figura esile, con capelli scompigliati e testa china seduta su una sedia: Thomas. Lo stomaco annodato di Erick sembrò sciogliersi in un battibaleno quando scoprì che il suo migliore amico stava bene. Cercò di allungare il braccio e salutarlo, nonostante quel gesto fosse piuttosto stupido ed inappropriato in quel contesto. Il ragazzo biondo si limitò ad alzare leggermente il capo e guardarlo con una tristezza sconcertante per uno come lui. Erick rimase di stucco; fece ricadere il braccio che tornò a sfiorare il fianco. Cosa non andava nel suo amico? Cosa era successo? Ma soprattutto, cosa non sapeva?
Decise di lasciar perdere per un po' la faccenda. Si guardò intorno e scorse tutti i suoi amici: Max, Clara e Lidia, che aveva dovuto abbandonare la barella all'esterno, ed ora zoppicava vistosamente.
<< Bene. Che i vostri esami abbiano inizio.>> quando Silvia disse ciò, un altro dottore tirò una tendina viola, in modo che essa nascondesse Thomas. Erick scosse la testa confuso. Che stava succedendo?
La donna bionda fece sedere Max su di una poltrona, Clara su uno sgabello di plastica e Lidia sul lettino, dato che lei era quella in condizioni peggiori. Ad ognuno, dei dottori fecero un prelievo, un controllo degli occhi e della dentatura. Erick era su di una sedia pieghevole, ad aspettare che Silvia venisse a dirgli i risultati dei test, anche se sapeva già cosa gli avrebbe comunicato. Infatti, la donna gli disse che risultava essere un mutante. Lui fece finta di non saperne niente e lei spiegò. Effettivamente, alcune cose non le sapeva davvero. Come ad esempio, che non era neanche un portatore; o che quando il potere si risveglia rievoca un ricordo passato, per ognuno diverso; che la potenzialità di un mutante si evolve nel tempo; che queste persone geneticamente modificate venivano chiamate Diversi; che i mutanti erano solo il 2% della popolazione mondiale.
Quando Silvia se ne andò, Erick cadde nel silenzio morboso dello sconcerto. Non sapeva quasi niente di sé stesso. Non sapeva niente di Thomas. Una volta, l'uno sapeva tutto dell'altro, non c'erano segreti tra loro due. In quel momento, invece, si sentiva talmente sperduto che a volte la testa gli girava, lo faceva cadere in un vortice di dubbi ed incertezze. Il silenzio del suo subconscio non gli era mai piaciuto molto, perciò cercò di cogliere che cosa Silvia stava dicendo agli altri ragazzi.
<<...per tua fortuna, risulti essere Immune, ragazza.>> stava dicendo a Lidia. Per la seconda volta in un giorno soltanto, Erick sentì il suo animo alleggerirsi, come quando si libera la mongolfiera di una zavorra. Sentì, un sorriso affiorargli alle labbra, un intensa voglia di gridare a mezzo mondo la sua felicità. Ma si contenne comunque. Lidia era Immune! Era una notizia straordinaria, nessun Rinato avrebbe più potuto morderla pensando di farla diventare un'alleata.
Per Max sentì ciò che già sapeva: anche lui era un mutante. Solo le informazioni riguardanti Clara lo stupirono leggermente. Anche lei era un'Immune.
Il lato più grande e ingombrante di Erick era felice di essere circondato da amici nei cui corpi la malattia non avrebbe mai potuto attecchire; ma la sua parte più nascosta e strana, pensava che fosse strano e pericoloso. Strano perché era semplicemente troppo inusuale incontrare così tante persone Immuni. Pericoloso perché magari, lui ed i suoi compagni potevano essere utilizzati per stupidi esperimenti verso la cura, come cavie, come topi di un laboratorio.
Il suo flusso di pensieri scroscianti fu interrotto dalla solita Silvia. La donna si limitò ad osservarlo, neanche fosse un reperto archeologico appena dissotterrato. Ma si riscosse e gli comunicò: << È il momento che tu ed i tuoi amici entriate nel villaggio. Vi spieghero' dopo come funziona tutto il complesso. Intanto vieni con me>>. Erick si alzò dalla sedia e seguì Silvia che, fermandosi ad ogni postazione, raccolse ognuno dei ragazzi sparsi qua e là per il laboratorio. Una volta giunti in fondo al corridoio, la donna appoggiò la mano su di un pomello luccicante. Rotazione, scatto, porta aperta. Una luce abbaglio' il gruppetto.
<< Ragazzi, benvenuti al villaggio!>>.

Ciao a tutti! Commentate e votate! Secondo voi perché Thomas è così triste (cosa abbastanza ovvia)? Cosa potrebbe andare storto? Ma soprattutto, cosa ne farà Silvia dei mutanti?😏

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