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49. SPECIALE: i ricordi possono aiutare

Thomas era stato il primo a sentire le urla: si era precipitato verso le due figure in movimento al centro della stanza. Aveva urlato a Max ed Erick di svegliarsi, di venirlo ad aiutare. Le urla riecheggiavano nel luogo ristretto e polveroso. I gemiti erano femminili. Di Lidia.
Erick si alzò subito e andò a combattere contro la piccola bambina zombie che stava mordendo la gamba della loro amica. Max, invece, se ne stava sdraiato, con la mano di Clara stretta nella sua. La sorellina era pietrificata dalla scena che le si svolgeva davanti, ed ogni tanto si massaggiava la cicatrice a forma di morso sullo stinco.
Max avrebbe voluto aiutare Lidia, ma qualcosa lo tratteneva; non riusciva a svegliarsi del tutto. Riusciva a vedere ciò che accadeva intorno a lui, ma era pietrificato completamente, non poteva muovere un muscolo. Era forse una paralisi del sonno?
Le immagini si riflettevano sbiadite nei suoi occhi, mentre Max scivolava nuovamente nel mondo degli incubi e dei sogni.
Aveva già visto la scena che gli si propinava davanti. Era in uno strano spazio bianco, senza forma. Galleggiava nel vuoto. All'inizio non udì vide niente di particolare...quando delle voci si infiltrarono nel suo sogno color del latte.
Max riusciva a cogliere solo sprazzi di quelle molteplici conversazioni, perché le parole riecheggiavano, sembravano attutite, come quando si ha del cotone nelle orecchie.
<<...servirebbe molto a fargli mettere in pratica un buon soccorso medico alla ferita...>>
<<...e se lo avesse ricordato comunque? Avremmo solo fatto un errore fatale!>>
<<...facciamolo e basta!>>
Appena le voci si interruppero, Max sentì che qualcosa era cambiato. Il bianco delle pareti che lo circondavano si sciolse e si accumulo' sul fondo della stanza, mentre il ragazzo scivolava insieme al colore. Urlò, ma il liquido che l'aveva imprigionato incominciò comunque a colare dentro uno strano tubo nero. Max sentì il vuoto sotto ai piedi, perciò cercò di aggrapparsi ai bordi della voragine oscura che lo stava per inghiottire, ma non afferrò niente e cadde.
Volteggio' per un tempo che a lui parve infinito, solo buio intorno a lui, il bianco sembrava svanito. Ad un tratto, però la sua caduta si arrestò di botto. Gli ci volle un attimo a mettere a fuoco il luogo in cui si trovava: l'ennesima stanza. Era solo grigia...di un grigio scuro che, verso il soffitto era tendente al nero.
Si alzò e scosse la testa. Davanti a lui c'era un enorme schermo la cui cornice era conficcata nel muro. Max non riusciva a capire cosa volesse dire, ma senza che potesse fare nient'altro una lucina rossa si mise a lampeggiare sul soffitto. Lo schermo si illuminò di un verde accecante, fastidioso. Sembrava proprio una proiezione cinematografica, come quelle di una volta. Ma il ragazzo non fece in tempo a mettersi a sedere (sul pavimento, dato che era l'unico posto su cui potersi riposare) che la sua mano incominciò a disgregarsi in varie particelle, successivamente risucchiate dallo schermo gigante. Max urlò, non tanto per il leggero dolore che provava, bensì per lo stupore. Ciò che stava vivendo non era un sogno. Era un incubo!
Alla fine, la stanza rimase vuota, il corpo del ragazzo si era dissolto in piccole briciole, mangiate dallo strano aggeggio somigliante ad un grande televisore. Fu in quel momento che su quello schermo si proiettò davvero qualcosa: Clara e suo fratello Max. Era un ricordo che non avrebbe dovuto riapparire, tornare a galla così in fretta. Invece eccolo , su quella strana superficie vetrosa, come uno stupido film. Se fosse stato davvero solo un film! Quella invece, era la realtà. La realtà in cui Clarabelle era stata morsa. Ma ormai sarebbe ricominciato. Max lo avrebbe vissuto di nuovo.
Lui e la sua sorellina erano appena scappati dalla loro vecchia città, ormai infettata del tutto. Stavano camminando su una lunga strada, il freddo li avvolgeva. C'era un silenzio inquietante quel giorno, perciò Max cercava di far ridere Clara con qualche boccaccia stupida. La piccola sorrideva e stringeva la mano al fratello. La loro vita era quella: si facevano forza a vicenda, l'uno non avrebbe saputo stare senza l'altra.
Erano sfiniti, distrutti, le loro provviste stavano per terminare. I loro zainetti erano troppo leggeri, brutto segno.
Ma quel giorno, la fortuna girava dalla loro parte: un distributore! Max non credeva ai suoi occhi. Prese la sorellina tra le braccia e la fece volteggiare, tra le risate generali.
I due si erano avvicinati al piccolo edificio. Ma il fratello più grande non si sentiva sicuro a far entrare anche Clara.
<< Ehi, senti, che ne dici se tu rimani sulla porta a fare la sentinella? Eh, ti va?>> disse lui sorridendo. Ma la piccola aveva aggrottato le sopracciglia confusa.
<< Perché? C'è qualcosa che non va? Di cosa hai paura?>>
<< No, io non ho paura per me...>>
<< Max, io...ti prometto che sarò coraggiosa.>>
<< Brava, piccola! Ecco, adesso io entro dentro e controllo che sia tutto a posto, poi prendo quello che potrebbe servirci e torno in un lampo. Okay?>>
<< Okay!>>
Max guidò Clara fino alla porta scardinata del piccolo negozio, le raccomandò di stare ferma ed immobile e di avvertirlo in caso fosse arrivato qualche Rinato. La bambina annuì, cosa che diede molta sicurezza al fratello. Il ragazzo inghiottì un grumo di saliva ed entrò nel minuscolo edificio. Una volta dentro, si voltò e nonostante la preoccupazione gli offuscasse la vista, sorrise a Clara e le mostrò un pollice puntato verso l'alto. Lei ricambiò, per poi salutarlo.
Gli occhi di Max si abituarono velocemente al buio che aleggiava in quella stanza piena di scaffali ancora in piedi, un po' come lui e la sorella: nonostante tutto, erano ancora vivi. Il ragazzo si diresse verso la cassa, dove sperava di trovare del cibo o delle armi. Una volta giunto davanti al bancone, vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere: un piede sporgeva da dietro il grande tavolo. Max sussulto' leggermente a quella vista, cosa che Clara sentì. La bambina sporse leggermente la testa oltre la porta e guardò il fratello con sguardo interrogativo. Il ragazzo fece appena in tempo a spostare con la scarpa il piede del cadavere, in modo che la sorella non lo vedesse.
<< Tutto a posto!>> disse lui, mostrando l'ennesimo pollice all'insù e l'ennesima spudorata bugia. Clara sembrò crederci e tornò a scrutare la strada deserta fuori dal negozio.
Max lasciò perdere la cassa appena si rese conto che non c'era niente di utile dentro. Si diresse allora verso gli scaffali in mezzo alla stanza. Erano quasi tutti vuoti, ma alcuni erano carichi di garze e medicinali, panini o succhi di frutta. Quello che era un colpo di fortuna!
******
Clara si annoiava. Non si era mai sentita così triste in tutta la sua vita, tranne quando Max le aveva detto di abbandonare insieme a lui l'orfanotrofio e con esso, la signorina Shandy. Per lei era stata come una seconda madre, ma l'avevano dovuta comunque lasciare in balia del suo destino. Max le aveva raccontato che la signorina Shandy si era ammalata. Che era pericolosa.
Clarabelle scosse la testa e delle gocce trasparenti colarono a terra, fino al suolo. Decise che per allontanarsi il più velocemente possibile dai brutti ricordi, avrebbe solo dovuto raggiungere il boschetto che costeggiava la strada e rilassarsi sotto l'ombra di un albero. , era talmente stanca.
Si asciugò quelle stupide lacrime che sembravano averle lasciato solchi indelebili sulle guance rosee ed infantili. Un passo dopo l'altro, facile! Il bosco era davanti a lei, il distributore lontano. Udì rumori strani, animali che ringhiavano, merli che trillavano nel nero vegetale. Trovò un albero grande e dall'aria sicura, cosa che in quel momento lei non era per nulla. Si mise a sedere, la schiena a contatto con la corteccia ruvida e spessa, gli occhi vigili. Si sarebbe rilassata solo per poco. Solo per poco.
******
Max mise tutto nel suo zaino, chiuse la zip. Fu in quel momento che udì uno strano ululato. Non sapeva quali animali si trovavano nei dintorni, ma aveva appreso per esperienza che non solo gli umani si possono infettare. Si avviò verso la porta.
******

Clara non fece in tempo a voltarsi. I rumori che aveva udito fino a quel momento...doveva ascoltarli, dargli retta! Invece, no, a lei non era importato. La bambina si guardò alle spalle, un'ombra le saltò addosso, artigli sfoderati. La ragazzina cadde a terra, in mezzo al fango, mentre il suo assalitore le sbavava sul volto già sporco.
******

Appena Max uscì dal negozio lo vide. La sorella si dibatteva impotente sotto i colpi d'artigli di un lupo Rinato. La scena era terribile. Il ragazzo corse verso l'animale impazzito, anche se non aveva armi. Doveva raggiungerlo prima che infettasse Clara, era una corsa contro il tempo. Per un attimo, tutto sembrò fermarsi. Sul viso della bambina bionda colavano lacrime di dolore e paura; le urla riecheggiavano per strada; dalla bocca del lupo uscivano gocce di sangue della sua vittima precedente.
Max corse e continuò a correre per secondi che sembrarono durare anni. Ma non ce la fece. Lo sconforto e lo shock lo attanagliarono non appena vide le fauci del Rinato che si chiudevano sulla gamba della sorellina. Un urlo disturbante fuoriuscì dalla gola di Clara. Per un attimo, Max non riuscì più a muoversi, l'incredulita' gli fece cedere le gambe,ma infine riprese a correre. Raggiunse il lupo zombie e la sua vittima, non ci pensò neanche un attimo: estrasse dalla tasca della camicia il pugnale che aveva trovato al distributore. Fece che la lama affondasse nel cranio della bestia, ma quello non accennò a diminuire la pressione del morso sullo stinco di Clara. In un primo momento, nulla sembrò cambiare: il lupo sembrava non aver subito danni. Ma poi, il pelo della testa si tinse di rosso vivo, acceso e zampillante; le fauci allentarono la presa sulla gamba della bambina; il corpo del Rinato stramazzo' a terra in un lago di sangue.
Max raccolse da terra Clarabelle sanguinante, la strinse a , cercando di non pensare al virus che molto probabilmente avrebbe divorato la sua sanità mentale. Raccolse il coltello, estraendolo velocemente dalla testa del Rinato.
<< Rimarrai con me, vero? Non mi abbandonerai come hai fatto con la signorina Shandy?>> Clara piangeva, ma riuscì comunque a dire quelle parole che distrussero Max.
<< Non ti lascerò mai>> la rassicurò lui.
*******

Max si svegliò di soprassalto. Il sogno era finito, come una bolla di sapone che si scoppia. Il ragazzo vide i suoi amici che lottavano contro la bambina Rinata, che in quel preciso momento stava mordendo le braccia di Thomas. Max si scosse lo strano sogno dalla testa e si alzò, raggiunse i suoi amici, sfoderò il coltello dalla tasca e ne conficcò la lama nel collo della ragazzina zombie che cadde supina vicino al suo orsacchiotto.
La T.E.N.E.B.R.E. non avrebbe mai permesso che Lidia, un'efficientissima cavia, morisse. Proprio per questo, aveva lasciato un sogno come promemoria per Max, in modo che lui si ricordasse come agire in situazioni simili. Thomas era stato morso, ma i mutanti sono immuni. E quanto a Lidia...be', era della stessa identica razza di Clara: era una Immune.

E finalmente ecco lo speciale! Che dire? Solo che ringrazio tantissimo iladel per l'idea e perché è sempre stata qui, a leggere le mie cavolate. Grazie mille per il sostegno oltre che per l'idea!😘
Bye bye!
ILTSASID7🌈

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