23. Voci nella mente
Siamo usciti frettolosamente dal mio hotel prima che arrivassero i giornalisti a bloccarci tutte le uscite.
Per quanto mia madre abbia insistito nel volerci fare andare in macchina con lei e la sua scorta mi sono rifiutata categoricamente.
Stare tutti nella stessa auto mi avrebbe resa più pazza di quanto io non mi senta di mio.
Alex ha insistito a venire con me promettendo di stare in silenzio e di non disturbarmi mentre cerco di mettere chiarezza nella mia mente fatta solo di un ammasso di parole e flesh che si presentano davanti ai miei occhi come se stessi rivivendo la stessa scena a ripetizione.
Alexander sfreccia sull'autostrada senza una meta ben precisa mentre io perdo il mio sguardo per le luci della città, quella che ho sempre ritenuto essere la mia sola ed unica città in realtà non e altro che una madre adottiva.
La Russia e la mia madre patria, abbandonata prima ancora di poter essere in grado di poter pensare o anche solo parlare.
E pensare che la Russia e stata una delle prime nazioni con cui ho avuto a che fare da quando ho messo piede nella casa bianca.
-Entra nei parcheggi e spegni la macchina.-
Ho la voce piatta, non guardo neanche Alex in faccia, ma so già che farà quello che gli ho detto.
Ho bisogno da fare silenzio nella mia mente e in questo momento conosco solo un modo.
Mi volto verso Alex il quale non mi toglie gli occhi da dosso neanche per un istante.
Senza dargli il tempo di ragionare mi alzo la gonna che indosso per sedermi a cavalcioni su di lui.
Cerco di sbottonare i suoi pantaloni mentre lui cerca di fermarmi le mani.
-Katerina non credo che sia il caso.-
Lo guardo come se il mio solo sguardo lo potesse fulminare.
-O scopi con me, oppure scendo da questa macchina e mi cerco il primo disposto a farlo.-
La mia voce non permette alcuna risposta da parte sua.
Sento la sua mano destra arrivare alle mie mutandine per poi sentire un suo dito dentro di me.
Lo sento esplorarmi in modo sapienti, il mio corpo trema mentre cerca di tirare fuori il suo fallo dai box.
Vorrei fare le cose per bene come passarci sopra la mia lingua e succhiarlo in modo tale da farlo impazzire come lui sta facendo con le sue mani sapienti.
Ma tutto che sento di volere in questo momento e il suo cazzo dentro di me.
Continuando a prendere l'iniziativa allontana la sua mano dalla mia figa per poi prendere il suo cazzo e farlo entrare dentro di me in modo così brusco da portarlo a imprecare.
Non stiamo facendo l'amore, ci stiamo scopando a vicenda senza mai staccare gli occhi l'uno dall'altra.
Non ci sono baci e carezze, solo le sue mani sul mio culo per guidare i miei movimenti mentre vado su e giù senza fermarmi, sempre più veloce.
Lo sento arrivare e pronto ad esplodere lasciando che lo faccia dentro di me e questo mi eccita così tanto da continua a pomparlo velocemente con rabbia e desiderio.
Abbiamo il respiro pesante, sono ancora su di lui con il suo cazzo dentro di me che mi fa desiderare di scoparmelo di nuovo.
-Sai che cosa vorrei in questo momento?-
Gli parlo dopo minuti interminabili.
-Cosa?-
-Portarti nei sedili posteriori e scoparti di nuovo.-
Lo sento ridere alle mie parole mentre continuano ad accarezzarmi i capelli.
-Mi fai quasi sentire una puttana.-
Alzo lo sguardo per puntarlo su di lui.
- Perché voi uomini potete trattare le donne come puttane mentre noi no?-
Lo vedo ridere di nuovo prima di baciarmi la fronte.
-Puoi trattarmi da puttana tutte le volte che vuoi.-
Ora come ora non ho altro da aggiungere per questo mi sollevo, sistemo il vestito e dopo che anche lui si è dato una sistemata partiamo diretti alla casa bianca.
Nel momento esatto in cui varchiamo la porta della casa bianca vedo tutti in fermento nel vederci dopo aver saputo della sparatoria.
Tengo tutti alla larga con il mio sguardo di ghiaccio tutti tranne Adam che appena mi vede mi corre in contro per poi stringermi in un forte abbraccio davanti ad Alex che oltre stringere le mani in pugni non fa altro.
-Katerina stai bene? Ti sei fatta male?-
-Sono tutta intera Adam stai tranquillo ho solo bisogno di andare nella mia stanza.-
Lui non sembra molto convinto delle mie parole, non devo dimenticarmi che Adam come Alex mi conosce molto bene e sa quando mento.
Cerco di ignorare il suo sguardo e anche la sua presenza così lo sorpasso e mi dirigo verso il corridoio che porta alla mia stanza. Apro la porta e la lascio così, aperta tanto ormai so che i due uomini si trovano dietro di me e che mi seguiranno anche in Alaska in questo momento se decidessi di partire.
L'ultimo ad entrare e proprio Adam che chiude subito dopo la porta dietro di sé.
-Mi vorreste spiegare cos'è successo?-
Adam scalpita letteralmente nel voler essere informato dei fatti così guardo Alex come per chiederli di raccontare lui tutto quello che Adam deve sapere questa sera sono veramente troppo stanca per ripetere tutta la tiritera che orami e diventata la mia vita.
Che diamine il mio sogno era semplicemente quello di diventare presidente degli Stati Uniti non stavo mica chiedendo la luna con tutte le stelle.
-Kat che cosa intendi fare adesso?-
Mi sono persa completamente nel panorama che si può vedere fuori la mia stanza che non ho ascoltato Alex fare il resoconto delle ultime ore a Adam, udisco solo la sua domanda che mi pare scontata ma che nonostante ciò non so dare una vera risposta.
-Voglio vendetta devo solo capire quale il modo migliore.-
Non li guardo mi concentro sui giornalisti fuori il cancello che cercano di capire che cosa sta succedendo all'interno di queste mura. Vorrei saperlo anche io che cosa sta succedendo di sotto mentre io sono qui persa nel nulla più totale.
Non nego che la sveltina con Alex mi abbia aiutata a placare le voci nella mia mente per un po' ma ora devo affrontare tutto questo casino prima che mi sfugga completamente dalle mani.
Per la prima volta so cosa voglio ma non ho nessuna idea su come andare a prendermelo.
Guardo i due ragazzi davanti a me senza dire nulla, cerco di pensare a chi può darmi una mano di chi posso fidarmi al punto tale da affiancarlo a me in questa guerra personale della quale non voglio fare prigionieri.
Eppure c'è un tarlo nella mia mente che mi dice che la sparatoria di oggi non sia stata voluta da Victor, mai avrebbe permesso che Marta venisse uccisa, nonostante tutto quello che è successo credo che lui la ami ancora.
Guardo la porta che divide la mia stanza dalla cabina armadio ed allora comprendo che l'unico modo per vincere questa guerra e usando l'artiglieria pesante.
Quando mi sono trasferita alla Casa Bianca ho chiesto esplicitamente questa stanza, nessuno ha mai capito il perché se non Alex che quel particolare giorno mi guardo con uno sguardo indagatore come per chiedermi se conosco la storia.
Si dice che nella cabina armadio si trovi un passaggio segreto che conduce in dei sotterranei della casa, distanti da quelli in cui in queste ore mia madre si trova riunita con le alte cariche militari per poter scongiurare la Russia da farci qualche tipo di guerra e al contempo di convincere la Libia che mia madre nn c'entra nulla con il loro governo.
I ragazzi mi seguono senza dire nulla nel momento esatto in cui smetto di dare ad entrambi la mia attenzione ed entro nella stanza per poi dirigersi verso l'enorme specchio altezza umana che aprendosi si rivela essere una porta.
Per poter aprire la porta serve una combinazione di 10 numeri che e molto facile per me trovare.
Scendo le scale poco illuminate, velocemente mentre sento Adam continuare a chiedere cos'è questo posto e in quali casini ci stiamo andando a cacciare.
Non rispondo non e per queste cose che voglio sprecare il mio fiato in questo momento.
-Si racconta che uno dei presidenti che anno governato l'America, non si sa di preciso chi, abbia fatto costruire una stanza segreta che non appare sulla piantina della villa per poterci nascondere dei fascicoli top secret che solo tre persone al mondo potevano conoscere la loro esistenza.
Doveva essere tramandato da discendenza in discendenza e mai svelato ad estranei.-
Racconta con orgoglio Alex felice di sapere qualcosa in più in confronto al suo rivale in amore.
-E voi la conoscete per quale motivo?-
Chiede alternando lo sguardo da Alex a me.
-A me lo ha detto l'ex Presidente Gabriel Johnson.-
Guardo Alex sbigottita.
-Anche a me lo ha detto lui-
Lo guardo non capendo perché colui che ha prima di tutti ha visto in me la stoffa della presidente abbia rivelato tale segreto anche ad Alexander.
-A conoscerlo oltre i Johnson sono anche i Kennedy e gli Orlova unica famiglia russa.-
Continua Alex mentre ricominciamo tutti
a camminare nel tunnel ben illuminato.
-Scusatemi ma gli Orlova non si sono istinti? L'ultima rimasta in vita si sposò con un Waslavic.-
Le parole di Adam mi portano a fermarmi sul posto prima che io possa mettere una mano sulla maniglia della porta in legno che si trova di fronte a me.
-Che cosa?-
Alterno lo sguardo tra i due ragazzi e posso ben vedere anche la sorpresa nello sguardo di Alex.
-Sai ne parlato tanto e addirittura nei libri di storia credono alcuni che qualcuno abbia maledetto gli Orlova e che loro per cercare di ingannare la morte abbiano fatto di tutto per unirsi con una potente famiglia come gli Waslavic.-
Si può dire che la mia famiglia paterna non smette di stupirmi neanche quando credevo di averlo inquadrati un po' tutti.
Metto da parte nel mio cervello tale notizia ed apro la porta.
Inutile dire che è tutto pieno di polvere ma che nonostante tutto punto i miei occhi su l'unica cosa che c'è all'interno la stanza una cassaforte a combinazione.
Faccio segno al ragazzi di non seguirmi e mi avvicino alla cassaforte con aria sicura fino ad inserire il codice di lettere che mi viene richiesto.
Ebbene sì, lettere ma non quelle del tradizionale alfabeto che tutti conosciamo, no qui si usano le lettere dell'antico aramaico.
Non chiedetemi perché non lo so neanch'io.
Un click porta la sportella ad aprirsi e a mostrarmi al suo interno fascicoli, ordinatamente sistemato in ordine alfabetico.
Ci sono nomi che conosco e che mi fanno venire voglia di sbirciarne il contenuto ma non ho il tempo così mi concentro sul cognome di mio padre biologico.
Prendo il fascicolo e lo apro, so che i ragazzi dietro di me sono curioso di sapere quello che contiene il fascicolo tra le mie mani ma e un qualcosa che riguarda me e voglio che le notizie contenute qui dentro vengano viste prima dai miei occhi.
Nel momento in cui lo apro fotografie di donne e uomini e bambini uccisi sono la prima cosa che mi trovo a guardare.
Nessun foglio scritto, nessuna didascalie appuntata niente solo foto che mi scivolano dalle mani e che mi fanno venire il voltastomaco.
-Katerina.-
Adam chiama il mio nome mentre io barcollo sul posto mentre non riesco a togliere gli occhi da quelle foto.
-Lui.-
Non mi escono le parole, vorrei non essere chi sono vorrei sapere quello che so. Desidererei tornare indietro nel tempo a quando avevo 10 anni e dire ai miei genitori di lasciarmi con qualcuno e non portarmi alla Casa Bianca.
Mi allontano dai ragazzi velocemente salgo le scale, rientro nella stanza e poi giù verso il garage.
Alex e Adam cercano di seguirmi cercano di fermarmi ma sono più veloce.
Prendo le prime chiavi che mi capitano di conseguenza esco sfrecciando dalla casa bianca per dirigermi verso una meta ben definita.
Angolo Autrice
Nuovo capitolo nuovi sviluppi perché nelle mie storie non ci si annoia mai 🤣
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