13. Qui comando io
Si allontana abbastanza da permettermi di vederlo intrecciare le nostre dita.
-Ti ricordi quando stavamo insieme? Facevamo impazzire la scorta mettendoli alla prova sulla loro efficacia e gli davamo una valutazione, c'era chi voleva reclutare sia me che Adam per testare gli agenti della NSA. -
Sorrido a quei ricordi, alla mia vita prima che lui andasse via e prima che mia madre diventasse presidente del mondo libero.
-Mia madre venne pregata dal capo della NSA in persona affinché noi mettessimo alla prova i più bravi ma non vi è stato verso di convincerla. -
Non capisco perché in realtà si sta impegnando così tanto a farmi ricordare quei momenti con lui.
Momenti che mai nessuno ci potrà portare via.
-Potremmo tornare ad essere di nuovo solo io e te. -
Stringe ancora di più le nostre mani intrecciate mentre lo guardo con la chiara richiesta di spiegarsi.
-Quando la minaccia sulla tua vita sarà scongiurata mi hanno proposto di lavorare al pentagono come ammiraglio.- Lo guardo incredula e completamente a bocca aperta.
-Possiamo stare insieme davvero questa volta. -
Respiro lentamente con la bocca perché ho la chiara sensazione che potrebbe venirmi un attacco di cuore.
-Adam. -
-Lo so che è tutto improvviso ma io non ho mai smesso di amarti. -
Lo guardo e vorrei tanto ricambiare il suo amore ma mi sento confusa.
Il mio cuore ha perdonato Alex per il suo comportamento e dopo stasera ho capito di volergli dare una possibilità.
Ma Adam, lui è quello che qualunque ragazza della mia età vorrebbe, peccato che io non sia mai stata come le altre donne.
Se avessi un amica con quale confidarmi sicuramente mi prenderebbe per folle. L'universo mi ha messo davanti un uomo come Adam pronto a fare di tutto per me, un uomo buono gentile, senza traumi senza drammi. Una relazione normale.
Ed io invece vado in cerca sempre del casino, delle cose più difficili come se incasinarmi la vita mi piaccia.
Adam sembra capire i miei pensieri e per questo allontana la sua mano dalla mia abbassando la testa afflitto dalla risposta non data ma che ha compreso ugualmente.
Pongo le mie mani ai lati del suo volto e lo alzo affinché possa incrociare di nuovo i nostri occhi.
-Dormi con me questanotte.-
Annuisce prima di spostare le coperte togliere le scarpe ed entrare all'interno in modo che io possa accoccolarmi a lui.
-Non voglio rinunciare a te Katerina, non lo farò una seconda volta. -
Un gesso e una spalla ferita non cambia quello che sono, una stronza che mette il suo volere prima di quello degli altri.
Ed io sono sempre più convinta che quelle come me si meritano di farsi incasinate l'esistenza da un'altro altrettanto stronzo.
Il giorno dopo arriva lento e fastidioso con la gamba che inizia a prudermi. Al mio fianco non c'è nessuno e neanche seduto sulla poltrona, immagino che stia dietro la porta come tutte le mattine.
Sempre a causa del gesso indosso un abito azzurro che non copre il gesso ma mi fa stare comoda sulla sedia a rotelle.
Ad attendermi c'è Adam che appena mi vede sorride e mi porta a fare colazione insieme alla mia famiglia.
Da quando mi è stato espressamente vietato di occuparmi di politica io e la mia famiglia ci vediamo di meno, più o meno solo a inizio e fine giornata.
Ieri notte nonostante la vicinanza di Adam non sono riuscita a prendere molto sonno così mi sono ritrovata a pensare ad una soluzione per la situazione di Alex e forse credo di averla trovata.
Arrivo in ufficio alle nove in punto, sono tutti in fibrillazione come sempre ma non so per quale motivo sento che oggi accadrà qualcosa.
Di Alex non c'è nessuna traccia e la cosa mi fa strano lui che è un maniaco dell'orario esattamente come lo sono io.
Una voce dentro di me lo ringrazia visto come mi sento incasinata la testa dopo aver ricevuto due proposte diverse ma altrettanto importante alla quale non so cosa rispondere.
Ricontrollo tutti i documenti che ho preparato per presentarli ad Alex, oggi ho avuto la conferma dai suoi legali che le mie idee per risolvere tutta la situazione potrebbero andare in porto.
Sono sulla sedia a rotelle pronta ad attraversare la porta dell'ufficio di Alex quando improvvisamente sento dei gemiti, di nuovo quei rumori che come la prima volta mi hanno destabilizzata.
Li sento ansimare, sento lei chiamarlo per nome ed incitarlo ad andare più veloce, ma sento anche lui imporgli di stare zitta.
Mi sembra quasi di sentire un animale che violenta la sua preda. Lei lo incita e lui non si fa problemi a dargli quello che vuole.
Come la prima volta mi volto e vado via per tornare nel mio ufficio. Non piango, non mi dico di essere stata una stupida per essermi fidata di nuovo. No, semplicemente ricontrollo tutto quello che ho preparato e aspetto che lui abbia finito affinché io possa consegnargli tutto e poi andare via da qui è il più lontano possibile da lui.
E ora di pranzo e sono diretta per la seconda volta verso l'ufficio di Alex busso e dopo il suo avanti entro.
All'interno e tutto in ordine nessuno direbbe che si è fatto una bella scopata con chi non saprei neanche.
-Katerina. -
Si alza pronunciando il mio nome come se nel suo ufficio stesse entrando il presidente degli Stati Uniti .
Entro fino ad avvicinarmi alla sua scrivania. Faccio di tutto pur di non toccare il legno, mi fa letteralmente schifo l'idea che ci sia stato steso il corpo di una delle tante donne che si porta a letto per sfogare le sue voglie.
Si perché e questo che fa lui, usa le donne per sfogare le sue voglie come se fosse un animale che non ha l'auto controllo del suo corpo.
-Ho parlato con i tuoi avvocati mi hanno presentato una documentazione in cui accettano che puoi denunciare i tuoi ex soci e farti ridare tutto con gli interessi. Per quanto riguarda quei capi che lavoravano per loro finiranno in galera. Ma quello che è più importante per te ora è che ritorni la tranquillità ho selezionato un elenco di sostituti ho già dato appuntamento loro per domani mattina, in modo che tu li possa valutare il prima possibile.-
Mentre parlo pongo sotto i suoi occhi i fascicoli che più o meno dicono quello che io gli ho riportato a parole. - Ho parlato anche con il procuratore affinché faccia delle ricerche in modo che non spuntino fuori altri scheletri.-
Alex sembra profondamente meravigliato dal mio operato e dal fatto che io mi sia sbrigata così velocemente a trovare quello che fa per lui.
-Rinnovo quello che ho detto, dovresti lavorare qui con me. -
Sorrido ma faccio due passi indietro muovendo le ruote della sedia a rotelle.
-E sentirti mentre ti scopi qualcuna sulla scrivania? No grazie. -
Alex mi guarda come se non fosse per niente sorpreso.
Come se non ci fosse pentimento, come se non cercasse neanche le parole per mettere in piedi qualche teatrini per chiedermi scusa e rinnovare le belle parole dette meno di dodici ore fa.
-Tu stanotte hai dormito abbracciata al tuo adorato Adam, eppure non mi sembra che io ti abbia rinfacciato qualcosa. -
Mi sento lo stomaco sotto sopra e la cosa mi infastidisce moltissimo.
-Chi te lo ha detto? -
Non so precisamente per quale motivo ma voglio sapere chi, finché poi non lo capisco da sola semplicemente guardandolo. E stato Adam stesso.
-E venuto qui intimandomi di starti lontano e poi mi ha dato la bella notizia. -
Le sue nocche diventano bianche per quanto stringe la mano in pugno.
-Fra noi non ce stato nulla, al contrario di te. -
Lo guardo sostenendo il suo sguardo, credo che la cosa che gli sia sempre piaciuto di me sia questo, il mio sostenere il suo sguardo senza mai dimostrarmi inferiore.
Riesco ad essere fredda e risoluta con tutti ma non con lui, solo lui riesce a mettere sempre in discussione ogni parte di me, ogni comportamento, ogni pensiero.
Alex lascia la sua scrivania e si avvicina a me.
-Finisco sempre nel farti del male. -
Sorrido guardo un punto indefinito e poi guardo lui, tirando fuori tutta la sicurezza che mi ha sempre accompagnato da quando ho iniziato ad aggirarmi tra le mure della casa bianca.
-Stai tranquillo questo è l'ultima volta.-
Gli do le spalle e vado via. E ora per me di tornare alla mia vita alla casa bianca e ora che io ritorni ad essere la vera me stessa. Ora basta fare la brava figlia che rispetta le volontà della madre di non occuparmi di politica finché non mi sarò ripresa completamente.
Il mio posto e nella stanza ovale, no in azienda di armi con accanto un uomo che se glielo chiedo non sa neppure lui che cosa vuole dalla sua vita.
Passo il restante pomeriggio ad ignorare le telefonate di Alex e a concentrarmi su una questione che avevo messo da parte per troppo tempo, la mia sicurezza.
Devo trovare un modo per capire come sistemare le cose con la Russia e come fargli capire che io non sono a loro disposizione.
Guardo il mio gesso e per quanto io lo debba portare ancora per diversi mesi , né sono stanca.
Obbligo letteralmente la mia segretaria a chiamare il medico e farlo venire a casa con la chiara richiesta di togliermi il gesso.
Secondo lui è troppo presto ma io invece sono sicura di star bene alla fine non si è rotto nessun osso mi hanno solo sparato.
Sentire la gamba libera dal gesso e la cosa più bella della giornata.
Ci ho messo tre ore prima di tornare a camminare normalmente.
Cosa che ha completato lasciato senza parole il medico che stava già iniziando a parlarmi della riabilitazione.
Sembra che tutti si siano dimenticati di chi è veramente Katerina Lea Robinson.
Se io ordino alla mia gamba di dover ritornare a camminare come se nulla fosse successo, anche lei mi obbedisce senza fiatare.
Per quanto riguarda la spalla sfortunatamente devo ancora aspettare.
Guardo all'interno del guardaroba che cosa c'è di bello, questa sera vorrei veramente andare a ballare, abbastanza difficile con la spalla gessata ma saprò cavarmela.
Non so perché ma ogni abito che guardo non mi sembra adatto finché non ne noto uno che non ho mai indossato. Il brutto di avere chi acquista gli abiti per te e che tu stessa non sai che cosa hai nell'armadio.
Lo guardo e corto poco più su del ginocchio ed è a monospalla. Lo indosso velocemente dopo essermi fatta una bella doccia e dopo aver messo un intimo in pizzo che non usavo da un po'.
Tacchi vertiginosamente alti, neri coordinati alla giacca e alla borsa.
Nella testa ho la voce del dottore che mi vieta categoricamente qualsiasi forma di tacchi ma poverino non si fa convinto del fatto che farò sempre di testa mia.
Mi trucco in modo non troppo eccessivo, non ho intensione di assomigliare ad una di quelle che batte la strada, voglio solo andare a divertirmi.
Il problema e che questo le mie guardie del corpo non lo capiranno, meno di tutti Adam, che per giunta non mi ha scambiato neanche una parola da stamattina.
Lui sa che io sa e tanto basta.
Cammino avanti e indietro per la mia stanza, di certo non posso uscire dalla finestra, l'unico modo è uscire dalla porta e sperare che Adam stia a cena o da qualsiasi altra parte.
Mi avvicino alla porta e un pensiero mi sfiora la mente. Io non sono mai stata così buona, non mi sono mai preoccupata di cosa potrebbe succedere o a chi devo dare considerazioni, allora perché da un paio di mesi a questa parte mi preoccupo dei pensieri altrui?
Faccio un sospiro ricordo chi sono e do inizio alla festa.
Apro la porta uscendo per poi chiudere la porta alle mie spalle.
-Dove credi di andare Katerina. -
Adam e alla mia destra che guarda il modo in cui vado vestito.
I suoi occhi mi guardando come se volesse marchiare a fuoco ogni centimetro del mio corpo
-Ho deciso di andare a ballare. -
Percorro il lungo corridoio senza preoccuparmi di Adam che cerca di tenere il passo.
-Non puoi, lo sai. -
Quelle parole, non posso, mi fermano di colpo e mi costringono a voltarmi verso di lui.
-E finito il tempo in cui me ne sono stata buona, forse può sembrare strano ma se vuoi qualcosa solo facendo la stronza puoi ottenerla ed io ultimamente ho perso me stessa e non mi va bene. -
Adam mi guarda e non ribatte mente mi volto e vado via.
Ho intensione di uscire da questa casa e di certo lui non può impedirmelo.
Possibile che ancora nessuno abbia veramente capito che qui dentro quella che comanda sono io?
Angolo Autrice
Essere se stessi e la cosa più preziosa che abbiamo. Katerina non vuole perdersi più di quanto tutti quello che sta succedendo nella sua vita non stia facendo.
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