Forse dire che fosse agitata era un eufemismo. Gran parte della sua famiglia era già stata uccisa dai seguaci di Lord Voldemort, Mangiamorte, così si facevano chiamare.

Susan camminando per i corridoi, ripercorse brevemente gli accadimenti di quell'ultimo mese.

Quasi tutti i suoi cari non c'erano più. Anche Amelia Bones era stata uccisa. Susan non avrebbe voluto tornare ad Hogwarts, ma doveva. Quell'anno era stato imposto a tutti i ragazzi dotati di poteri magici di frequentare la scuola di magia. Se non l'avesse fatto, sarebbe morta di sicuro anche lei.
Neville e Ginny avevano avuto l'idea di fondare un nuovo Esercito di Silente, nel caso Hermione, Ron ed Harry si fossero fatti vivi. Ma ancora nessuno sapeva nulla dei tre. Nonostante ciò si incontravano in segreto nella stanza delle necessità, come due anni prima.

Susan svoltò l'angolo.

Si stava impegnando tantissimo, con l'Esercito. Voleva essere all'altezza di combattere, se ce ne fosse stato bisogno. Solo che non c'era niente di certo e questo la mandava in bestia.
Oramai la sua vita vacillava su di un baratro di ansia e terrore. Sapeva che presto sarebbe successo qualcosa, ma non sapeva né quando né come. L'unica cosa che sapeva era che nel frattempo avrebbe dovuto prepararsi al meglio.

Proseguì fino alla fine del corridoio per poi imboccare l'ultima rampa di scale.

Aveva paura. Era vero. Ma chi non ne avrebbe? Nonostante ciò non si dava pervinta. Proprio in quel momento stava tornando da un impegnativo incontro con l'Esercito. Stava rischiando tantissimo. Durante il quinto anno c'era solo la professoressa Umbridge che avrebbe potuto scoprirli. Quest'anno Hogwarts pullulava di Mangiamorte e maghi oscuri. Li avrebbero torturati nei peggiori modi esistenti, se li avessero trovato ad esercitarsi con la magia.

Finalmente era arrivata nella Torre di Astronomia. Quel posto la faceva stare bene. Era l'unico dove si sentisse protetta ed al sicuro. Ma si sentiva anche forte, invincibile, infinita. Così si mise a sedere sul freddo pavimento in pietra e stette semplicemente in silenzio. Quel posto suggestivo la incantava ogni volta.

Non le importava se avrebbe dovuto affrontare persone cattive e pericolose. Non le importavase avrebbe dovuto soffrire ancora. Lei sarebbe stata pronta.
Si sciolse la treccia rossa e lasciò che i suoi capelli fossero solleticato dal leggero vento di quella serata. Volse lo sguardo verso il cielo e lo vide pieno dei tante e luminosissime stelle.

Quella notte passò così. A metà tra un silenzio surreale ed il desiderio di essere una di quelle stelle perfette e lontane dagli orrori di questa terra.