XXVI
La porta della stanza adibita ai colloqui con i visitatori si schiuse producendo un forte rumore metallico. Entrò dapprima una guardia, seguita a ruota da Mattia Madini.
Egli, non appena vide il suo amico di sempre seduto al tavolo davanti a sé, scattò rapidamente nella sua direzione per abbracciarlo.
I due ragazzi rimasero in quella posizione per alcuni istanti poi, dopo aver riacquistato una certa compostezza, si sedettero uno di fronte all'altro, sempre sotto lo sguardo vigile del secondino che non aveva alcuna intenzione di abbandonare la stanza.
Alessandro fu il primo ad aprire bocca: - È passato solo un anno, ma mi è sembrato lungo una vita. Vorrei solo avere più tempo a disposizione per sapere come vanno le cose lì fuori. Non so nemmeno che domande farti per incominciare. -
- Io partirei dal come te la stai passando rinchiuso qua dentro: questo posto, visto da fuori, sembra un carcere di massima sicurezza, manco l'avessi ammazzato quel figlio di puttana! -, rispose Mad, accennando un flebile sorriso.
- Non farti intimorire dalla struttura esterna. È tutta scena, credimi. Qua dentro non succede niente di niente, dalla mattina alla sera. L'istituto non ha nulla a che vedere con un carcere vero e proprio. La vita tra queste mura è sempre uguale, tutti i giorni: ci si sveglia, si va a scuola, due tiri a pallone, e poi tutti a dormire. Fine. E, come se non bastasse, il poco tempo libero che ho, devo impiegarlo a leggere un fottuto libro assegnatomi dal direttore, con annessa relazione del cazzo da presentare prima della scarcerazione. -
- Beh, se le cose stanno così, non è poi così male come pensavo. -
- In parte hai ragione, ma in parte ti sbagli. Ci tengono sedati, ma ovviamente non nel senso letterale del termine; diciamo...secondo un senso più generale, ecco. -
- Non sto capendo, spiegati meglio. -
- Siamo intrappolati in una routine devastante, che non fa altro che ripetersi con le stesse identiche modalità giorno dopo giorno. Questo fa sì che ogni ragazzo rinchiuso qui dentro alla fine non si trovi poi così male e ciò porta, come diretta conseguenza, che nessuno abbia intenzione di migliorare la propria condizione, né tantomeno di peggiorarla. -
- Fammi capire bene: avresti preferito essere rinchiuso in un buco di culo sperduto, circondato da assassini e stupratori, per caso? Questo forse ti avrebbe reso più felice? Perché volendo sei ancora in tempo per chiedere il trasferimento, visto che a dicembre dell'anno passato hai finalmente raggiunto la maggiore età -, fece notare Mattia all'amico, non preoccupandosi minimamente di poter risultare indelicato. Questa era una sua caratteristica tipica e Alessandro fu contento che l'amico non l'avesse persa durante la sua assenza.
- Mi stai fraintendendo, Mad. Quello che sto cercando di dire è che, o accetti passivamente la tua condizione, come fa la maggior parte dei ragazzi qua dentro, oppure ti rendi conto che tutto il tempo passato tra queste mura ti sta venendo sottratto per sempre, senza che ci sia alcuna possibilità che qualcuno te lo possa restituire. Ed è proprio questo pensiero che lentamente mi sta logorando l'anima. Tutti i giorni, le settimane e i mesi passati qua dentro non mi torneranno più indietro e, mentre là fuori la vita va avanti, cambia e si trasforma, qui si rimane sempre intrappolati in giornate che di diverso hanno solo la loro collocazione all'interno della settimana. Che sia il cinque di dicembre, o il ventiquattro di marzo, non fa alcuna differenza per me, capisci? -
- Frena, Botta, che se fai deprimere anche me non riesco a riferirti le brutte notizie. - Mattia interruppe bruscamente l'amico, dopo essere divenuto scuro in volto.
- Brutte notizie? Raccontami tutto -, rispose Alessandro, corrugando le sopracciglia.
- Io non sono bravo a parlare come te, né a fare grandi giri di parole, quindi te la faccio breve e semplice. Partiamo da tua mamma: dopo il tuo ingresso in questa struttura, ho trovato rapidamente tutti i soldi necessari a pagare gli arretrati e, quando sono arrivato a casa tua per annunciare la bella notizia, l'ho trovata distesa sul pavimento, priva di sensi. -
Nonostante Alessandro fosse in rapporti tutt'altro che idilliaci con sua madre, all'udire quelle parole ebbe un sussulto istintivo e si affrettò a chiedere: - È accaduto quello che penso? -
- No, affatto. E che cazzo, Ale, fammi finire di parlare che già faccio fatica di mio senza che ti ci metti di mezzo anche tu -, esclamò Mad con tono scocciato.
Alessandro si affrettò a scusarsi per l'impazienza dimostrata e fece cenno all'amico di proseguire nel racconto: - È ricoverata in ospedale da quando ce l'ho portata io, ovvero da almeno un anno. Sono andato più volte a parlare con i medici e questi dicono che non si sa ancora se si riprenderà o meno. Da quanto sono riuscito a capire, l'abuso di alcolici, unito all'effetto di alcuni farmaci che Maria assumeva, le ha provocato l'interruzione delle funzioni celebrali, e questa sorta di coma al momento pare essere irreversibile. -
- Ma chi paga le cure? Mia madre sul conto corrente non ha mai avuto un soldo -, chiese Alessandro, più incuriosito che preoccupato.
- Sono riuscito a scoprire, tramite le voci che girano in quartiere, che se ne è fatta carico una parrocchia del quartiere, dopo che una suora è venuta a conoscenza per puro caso della vostra situazione. Sai, una madre alcolizzata costretta sul letto di un ospedale, abbandonata dal marito e dal primogenito e, per giunta, con il figlio minore in carcere, alla fine fa una bella scena se inserita nel "curriculum delle opere caritatevoli" perpetrate dalla chiesa. Ho provato più volte a mettermi in contatto con te per spiegarti tutta la faccenda, ma mi hanno detto che il regolamento ti proibiva ogni possibile contatto con il mondo esterno, se effettuato prima di un anno dalla tua entrata nell'istituto. -
- Sì, esatto. Su questo punto ti hanno informato bene. Fa sempre parte del programma di recupero ideato dal direttore, del quale ti ho parlato poco fa. Riguardo a mia madre, credo invece che quello che le è capitato rappresenti un ottimo esempio della legge del contrappasso. Proprio lei, l'anti-cattolica per eccellenza, se mai un giorno si dovesse riprendere, dovrebbe ringraziare proprio chi ha sempre odiato, ovvero la Chiesa. Tutto sommato, potrebbe essere una concezione piuttosto veritiera dell'inferno. -
I due ragazzi si presero una breve pausa dalle cattive notizie riferite da Mad, per non appesantire troppo l'aria, già abbastanza carica di tensione.
Scherzarono sugli argomenti più vari, proprio come erano soliti fare un tempo, e a più riprese Mattia si rivolse alla guardia che li sorvegliava, dicendo che il suo lavoro non lo sapeva fare poi così bene, dal momento che era pronto a cacare sul tavolo dei colloqui, uno stronzo fatto interamente di cocaina, come regalo per Alessandro.
Quando entrambi furono più rilassati, Mattia riprese a raccontare cosa ne era stato di Fabio: - L'altro fatto di cui volevo parlarti riguarda Fabio. Per caso ti ricordi di quella puttana che aveva messo incinta? -
- Certo, e stavo appunto per chiederti come è andata a finire. Spero che abbia seguito il mio consiglio: l'aborto era l'unica soluzione ragionevole -, disse Alessandro, aggrottando la fronte, come se cercasse di riportare alla mente eventi lontani.
- Purtroppo non è andata affatto così, anzi, l'ultima volta che l'ho visto parlava di un piano per riuscire a convincere Jarrod a lasciarli in pace. Non so proprio cosa sia successo dopo perché poi Fava è sparito nel nulla. Ho provato a chiamarlo per settimane, senza tuttavia riuscire a rintracciarlo. Così sono andato a casa sua e lì ho trovato la sorella maggiore, la quale mi ha detto che, dopo aver avuto un crollo psicologico molto grave, si è vista costretta a rinchiudere il fratello in una clinica psichiatrica. Ha inoltre aggiunto che, dopo essere rientrato a casa una sera come tante, Fabio si è svegliato di soprassalto nel cuore della notte e ha iniziato a fare a pezzi la casa, urlando e agitandosi come un assatanato. Pensa che durante il suo delirio, Fabio sosteneva che gli fossero stati rubati trentamila euro in contanti, denaro che ovviamente lui non ha mai avuto e che, pertanto, non avrebbe mai potuto denunciare; quindi da lì all'internamento il passo è stato breve. Inizialmente non volevo crederci, così sono andato personalmente alla clinica per provare a incontrarlo, così da verificare il tutto con i miei occhi. L'infermiera che era di turno non ha voluto farmi entrare, poiché sosteneva non solo che Fabio rappresentasse un pericolo per sé stesso e per gli altri, ma anche che non avrebbe potuto avere alcun contatto con l'esterno fino a quando non avesse completato il suo ciclo di cure. Ora che ci penso, vive una situazione non molto dissimile dalla tua e, inoltre, credo che tutta questa storia abbia a che fare con la puttana di cui ci ha parlato. -
Dopo aver finito di ascoltare la storia di Fabio, Alessandro si abbandonò sulla sedia con le braccia penzolanti. Quell'accadimento l'aveva sconvolto molto più di quanto non avesse fatto il sapere che sua madre si trovava ricoverata in ospedale. Sentiva il cuore battergli in petto senza sosta e tentò in qualsiasi modo di non apparire troppo turbato. La prima cosa che gli venne in mente da domandare fu: - Sei davvero sicuro che Fabio sia rinchiuso lì dentro? -
- Ma che cazzo di domande fai, Botta: è ovvio che è rinchiuso in quella clinica di merda! Ho perfino sbirciato il suo nome sul registro dei presenti. -
- Scusa, Mad, hai ragione, è solo che mi sembra tutto così assurdo che faccio molta fatica a credere che sia vero -, rispose sconsolato il ragazzo.
La guardia alle spalle di Mattia interruppe bruscamente i loro discorsi grugnendo: - Mancano cinque minuti! -, chiaro segno del fatto che il tempo a loro disposizione stava per giungere al termine.
Alessandro si affrettò a domandare come se la stessero passando lui e Marco, ma quest'ultimo liquidò in fretta l'argomento rispondendo che conducevano la solita vita di sempre, e che quindi in merito c'era ben poco da dire. Aggiunse, però, un paio di parole su Marta dicendo che non lavorava più al chioschetto sulla spiaggia e che non si faceva vedere in giro da un bel po' di tempo.
- Sai per caso dove possa essere andata? -, chiese Alessandro simulando disinteresse.
- Anche in questo caso non ne ho la più pallida idea. -
- Non hai nemmeno un'ipotesi al riguardo? -
- Scusami, ma perché ti interessa tanto? Avevi detto che non era né più e né meno di una scopata -, rispose Mad piuttosto sorpreso dalla domanda dell'amico.
-Si, infatti la mia era semplice curiosità. -
Alessandro riuscì a malapena a concludere la frase che la guardia si avvicinò a Mattia per accompagnarlo verso l'uscita. I due amici si salutarono frettolosamente, dopodiché il ragazzo fu riaccompagnato nella sua stanza.
Così come gli era capitato durante le notti precedenti alla sua entrata nell'istituto carcerario, quella sera Alessandro non riuscì a prendere sonno.
Per la prima volta, era sollevato all'idea di avere qualcosa da leggere.
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