Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

I

La lunga rampa di scale scavate nella roccia, che conduceva in piazza Roma, sembrava essere interminabile. I larghi gradoni permettevano che la salita non fosse poi così ripida, ma il prezzo da pagare per una simile comodità era che si arrivasse completamente stremati alla sommità della stessa, qualora non si fosse abituati a percorrerla. Questa era una delle tante caratteristiche che contraddistinguevano gli originari del luogo dai semplici turisti occasionali e, nonostante Alessandro Bottani, per gli amici Botta, appartenesse alla prima categoria, faceva ancora una certa fatica a guadagnarsi la cima senza avere il respiro affannato. Ovviamente, ciò non aveva nulla a che vedere con il quotidiano pacchetto di sigarette fumato regolarmente, ma era più una questione legata al suo rapporto burrascoso con la città stessa. Lui piaceva a lei, quanto lei piacesse a lui, ovvero proprio un cazzo.

Dopo aver finalmente scavalcato l'ultimo gradone, Alessandro giunse in piazza alle quattro come era ormai solito fare da anni, in cerca dei suoi amici di sempre. Bastò gettare un paio di occhiate tutto intorno per trovarli svaccati sulla panchina posta sul lato corto della piazza, proprio sotto la balconata di quello che si ostinavano ancora a chiamare il "loro" liceo, nonostante alcuni di loro lo avessero abbandonato ormai da un pezzo. Quando li ebbe raggiunti, li salutò uno ad uno singolarmente, prima a mano aperta e poi con il pugno chiuso, e si mise a sedere anche lui.

– Questa città mi sta veramente sulle palle: non c'è mai un cazzo da fare. –

A rompere per primo il silenzio fu Mattia, un ragazzo sulla ventina, robusto di costituzione, con i capelli rasati ai lati e più folti in cima. La prima cosa che balzava all'occhio della sua figura era un enorme tatuaggio posto sull'avambraccio destro, sbiadito e dai contorni irregolari, recante la scritta "no pain, no gain".

– Io un'idea ce l'avrei –, disse Marco, un ragazzo magrolino con una folta cascata di capelli ricci e dallo sguardo vispo. – Andiamo a svaligiare la mensa della scuola; passando dalle cantine ci vuole giusto un attimo prima di arrivare alle celle frigorifere. L'ultima volta è stato divertente. –

– Buona idea, ma c'è solo un piccolissimo problema: non so se ti ricordi ma la settimana scorsa io e Fava siamo stati beccati dal preside, e il coglione ha deciso di sbarrare la porta del corridoio. Quindi nada, da lì non si può più passare –, confidò agli amici Alessandro, accompagnando la frase con un occhiolino di intesa rivolto a Fabio Favini, in arte Fava, il quale sedeva immediatamente alla sua sinistra.

– Sapevo foste stati beccati –, intervenne Mattia, – ma che fosse anche stata sbarrata la porta mi è nuova. –

– Eh già, purtroppo va così –, rispose Alessandro, alzando le spalle in segno di rassegnazione.

– Lasciatelo dire Ale: tu e Fabio siete proprio una coppia di finocchi. Come cazzo avete fatto a farvi sgamare, si può sapere? –, brontolò Marco, evidentemente scocciato dal fatto che la sua idea fosse morta sul nascere, ancora prima di essere stata presa in considerazione dal gruppo.

– Ma vedi di non starmi addosso, siamo stati beccati e basta, il come non lo so. So solo che il pomeriggio del giorno dopo, quando siamo tornati lì sotto, c'erano due lucchetti e una di quelle catene talmente spesse che non la spezzi manco pregando il padreterno. –

– Rimane il fatto che siete due scemi, sia tu che il tuo amico lì vicino che non parla e che fa finta di niente. –

– Marco, posso dirti una cosa? –, chiese con tono ironico Alessandro, visibilmente infastidito dal comportamento infantile dell'amico.

– Dimmi –

– Vaffanculo –

– Vaffanculo tu, spastico che non sei altro. –

– Ragazzi basta, abbiamo capito il concetto, sembrate due ragazzette isteriche. Ecco, so io cosa ci vuole per distendere un po' i nervi e farci stare tutti belli tranquilli. Dai, prendiamoci bene –, e così dicendo, Mattia si tolse una scarpa; dopo averne staccato la suola, estrasse una pallina avvolta dalla carta trasparente. Prese una cartina lunga, chiese a Fabio di strappare un pezzo di carta dal biglietto dell'autobus per fare il filtro e, dopo aver tritato come meglio poteva l'erba, e aver tolto i vari rametti che puntualmente rimanevano nella cima, sfilò una sigaretta dal pacchetto per tirare su una canna fatta a regola d'arte. Era davvero difficile trovare qualcuno che sapesse rollare meglio di Mattia, conosciuto da tutti come Mad, poiché di cognome faceva Madini. Rollava delle canne non troppo larghe, davvero ben bilanciate, sia come quantitativo d'erba che come simmetria della stessa. Vederlo tirare su era un piacere per gli occhi, ma soprattutto dava ancora più soddisfazione fumarne una subito dopo che l'avesse girata.

Mentre la canna passava tra le mani dei ragazzi, dopo poco più di due tiri, Fabio si sistemò meglio sulla panchina e disse: – Ragazzi non ce la faccio più, vi devo parlare. Vi ricordate di Jania? –

– Io si, non è per caso quella puttana che ti sbattevi qualche mese fa giù al porto? –, rispose prontamente Alessandro, cercando di apparire un po' più sano di quanto in realtà non fosse.

– Esatto bello. Beh, è rimasta incinta. –

– Sai, a forza di trombare a destra e a manca, prima o poi può capitare. Io lo dico da sempre: la soluzione migliore è convincerla a ingoiare, così non ci si sbaglia mai. –, aggiunse distrattamente Mattia prima di ricadere con uno sguardo catatonico a fissare il vuoto davanti a sé, come se, in quel preciso istante, qualcosa di molto interessante gli si parasse davanti agli occhi.

– Guarda che il qui presente Fava non tromba mica a destra e a manca –, affermò perplesso Marco. Un attimo dopo fu Alessandro a parlare per chiarirgli il dubbio: – Infatti penso che Mad si riferisse a Jania. –

– Voi non avete afferrato bene il concetto, quindi ve lo ripropongo: Jania dice che l'ho messa incinta io e, in parole povere, bisogna trovare al più presto una soluzione. –

Intervenne prontamente Marco: – Quindi non ha ingoiato? –

– No, Cristo Santo! Non ha ingoiato, passiamo oltre per favore? Qualcuno mi dice come esco da questa situazione di merda? –, sbottò Fabio dopo essere diventato rosso paonazzo in faccia.

– Quanti soldi ti sono rimasti sul conto corrente? –, domandò Alessandro, dissimulando noncuranza.

– Se arrivo a cinquecento euro sono fortunato. Perché me lo chiedi? –

– Perché per un volo di sola andata per il Nicaragua non ti basteranno mai anche se, volendo proprio considerare il lato positivo della questione, almeno potrai pagarle l'aborto. –

– Io non voglio che abortisca. Penso davvero di provare qualcosa per lei. Certo, non tanto da volere un figlio, ma mi è sempre piaciuto pensare che un giorno o l'altro, quando fossi riuscito a guadagnare abbastanza da vivere in modo dignitoso, l'avrei fatta venire a vivere con me. Il punto è che il tizio che la sfrutta, un certo Jarrod, ha detto che se non risolviamo tutto questo casino al più presto, uno di questi giorni mi ammazza di botte. Per il momento nulla le impedisce di lavorare, ma è questione di tempo: tra un po' nessuno vorrà andare a letto con una donna incinta. –

– Invece è qui che ti sbagli, caro mio. Su internet è pieno di video di tizi che fanno sesso con donne incinte quindi, alla fine della fiera, se c'è un mercato per queste degenerazioni mentali da disadattati del cazzo, va a finire che al tipo gli hai fatto pure un favore. Potresti addirittura farti pagare e pretendere la percentuale. –

– Marco, vai a farti fottere, la percentuale al massimo la chiedo a tua madre. E comunque non voglio che qualcuno vada a letto con Jania mentre ha nella pancia mio figlio. Già facevo fatica a sopportarlo prima, figurati adesso come mi posso sentire. E poi, ammettendo anche il più remoto ed eventuale dei casi in cui possa arrivare ad accettarlo, cosa che comunque non si verificherà mai, chi mi dà la garanzia che a forza di prendere pisellate in testa non mi esca ritardato, o peggio, magari anche cieco da un occhio? –, e dopo aver pronunciato questa ultima frase, il corpo di Fabio ricadde molle sopra lo schienale della panchina.

Di lì a poco Mattia si riscosse dalla sua intensa meditazione, data dai fumi della marijuana, ed esclamò contento: – Trovato! –

– Hai la mia completa attenzione –, biascicò sconsolato Fabio.

– Futuro papà, che hai capito? Intendevo che ho ritrovato il fumo che avevo perso due sere fa. Pensavo mi fosse caduto in discoteca mentre ballavamo e invece...eccolo qua! –, e accompagnò la frase con un gesto teatrale volto a mostrare a tutti una piccola bustina trasparente che teneva stretta saldamente tra le sue dita. – Mi ero completamente dimenticato della tasca interna della giacca. Mentre cerchiamo una soluzione faccio su un'altra canna, così ragioniamo a mente più lucida –, e così Mad ricominciò daccapo la procedura precedente, con la sola eccezione che questa volta riscaldò l'hashish fino a renderlo più malleabile, per poi mischiarlo con il tabacco di una sigaretta spezzata a metà.

– Fava, parlando seriamente per un attimo, come fa Jania ad essere sicura che il bambino sia proprio il tuo? Ha fatto qualche test, magari non di quelli comprati al supermarket per nove e novantanove? Scusa se te lo dico, ma con tutti gli uomini con i quali è andata a letto, probabilmente in tutta la città non ce n'è uno che non possa essere il padre del bambino. – Alessandro era l'unico che in quel momento aveva messo in moto i neuroni per cercare una spiegazione plausibile da proporre all'amico o, in mancanza, per tentare di rassicurarlo un po'.

– Anche se a questo non avevo proprio pensato, tieni presente che io e lei non abbiamo più da tempo il classico rapporto che intercorre tra la prostituta e il cliente. Non mi fa più nemmeno pagare perché dice che le piace venire a letto con me. Dovrò chiederle delle spiegazioni più dettagliate in ogni caso, anche se mi fido molto di lei. Se ha detto di essere incinta sarà sicuramente così, poiché non avrebbe alcun interesse a mentirmi. –

– E non appena ci avrai visto chiaro Fabio, ricorda sempre: d'ora in avanti, falla ingoiare. –

– Mad, ho capito, ricevuto, il messaggio è passato, ora fai girare la canna che mi devo ripigliare. Anzi, lascia stare, ne tiro su una io che le tue saranno anche bellissime da guardare, ma per i miei gusti sono troppo leggere. –

– Tutto è bene quello che, come al solito, non si risolve –, sentenziò Alessandro allargando le braccia e posizionandole sullo schienale della panchina, come per abbracciare simbolicamente tutti gli amici insieme. – Ora che sappiamo come si dovrà muovere Fava, parliamo di cose più importanti, del tipo: chi ci viene stasera alla festa giù al porto? –

– Io in linea di massima ci sono –, rispose Mattia mangiandosi tre delle sette parole pronunciate, visto che nel frattempo stava leccando la colla per chiudere la cartina.

– Anche io, ma arrivo tardi perché prima passo a trovare Jania. Vada come vada ci si vede lì. –

– Ottimo, e tu Marco? –

– Presente all'appello! – La voce squillante con cui rispose il giovane tradì subito il fatto che non aveva ascoltato una sola parola di quanto gli era appena stato detto, quindi si affrettò a rimediare: – Scusate ragazzi sono tutto fatto, che si fa stasera? Andiamo dove vi pare però ve lo chiedo per favore, evitiamo la festa al porto perché ci sarà anche Silvia. –

– Non le hai più parlato da quella volta che ti ha detto che era fidanzata? –, si interessò subito Fabio, il quale andava pazzo sia per intrighi amorosi, che per le storie d'amore non corrisposto.

– No, però in compenso mi ha scritto il suo ragazzo dicendo che, se la contatterò ancora, mi spezza le gambe. Credetemi, ragazzi, quando vi dico che delle volte la vita è davvero incredibile: un giorno ti ritrovi a comprare mezzo etto da un tipo che ti dice che, se gli affari continueranno in questo modo, c'è la possibilità che tu e lui diventiate migliori amici, e il giorno dopo quello stesso tizio minaccia di aprirti il cranio con una spranga di metallo. Non avrei mai creduto, neanche se me lo avessero raccontato, che un pusher si sarebbe rifiutato di darmi della roba e, più ci rifletto, più mi sembra fantascienza. –

– Allora è deciso, stasera tutti al porto. E Marco, se al tipo di Silvia venisse mai la brillante idea di fare lo splendido proprio stasera, tranquillo che ci pensa Mad. Tanto due settimane dentro se l'è già fatte; un giorno in più o un giorno in meno non penso che a lui cambi la vita. Dico male bello? –, concluse Alessandro, voltandosi a guardare l'amico.

– Frega un cazzo, Ale. –

– Ecco, appunto. A stasera ragazzi e, se riuscite, fate i bravi. – Così dicendo Alessandro si allontanò dagli amici, per poi bloccarsi dopo aver fatto solo qualche passo in avanti. Girò la testa sopra la spalla e chiese: – Ah, scusate, un'ultima cosa: chi passa a comprare stasera? –

– Vado io che tanto sono in zona, quanto ti serve? –

– Mad se riesci prendi un deca, giusto per la serata, tanto più tardi te li rendo. Poi domani andrò io a fare la spesa grossa. –

– No problem, Botta. Ci si vede dopo. – 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro