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10 IMPERDIBILI CURIOSITÀ

Questa volta non ci sarà nessuna premessa lunga chilometri, quindi potete stare tranquilli. L'unico avvertimento doveroso è che all'interno delle curiosità ovviamente saranno presenti spoiler; pertanto, se non avete ancora letto/terminato il libro, dovete evitare queste righe come la peste!

Bene, ora possiamo iniziare.

1 In origine, il titolo del romanzo era "Nodo Scorsoio", ovvero il titolo del piccolo libro rosso che Alessandro legge in carcere, ma dal momento che il prologo e l'epilogo sono stati aggiunti solo a storia compiuta, quando ho scritto entrambe le frasi di chiusura, non avevo dubbi sul fatto che il nome del libro andasse cambiato in "Potrebbe Piovere".

2 Alessandro Bottani è il mio alter ego letterario, e ciò non è una vera e propria curiosità dal momento che è chiaro che non intercorre molta differenza tra il suo nome e il mio, (che per chi non lo sapesse è Alessio Bolognani).

Specificato ciò, facciamo un piccolo passo indietro. Sono passati mesi dalla pubblicazione del "Prologo" qui su Wattpad, quindi in molti non si ricorderanno cosa disse Alessandro a Carlos, durante il funerale della madre di quest'ultimo. Non preoccupatevi, vi rinfresco io la memoria. Egli affermò che il libro che aveva scritto era sprovvisto di "Prologo" e "Epilogo", ma che se il figlio avesse voluto darlo alle stampe, avrebbe potuto aggiungerli lui stesso. Pertanto, se "Potrebbe Piovere" è la storia che racconta alcune mie esperienze, l'inizio e la fine non sono, letterariamente parlando, opera mia, ma del nostro buon Carlos. E questo perché un giorno mi piacerebbe che mio figlio potesse pensare di me, ciò che Carlos pensa di Alessandro, che poi altro non è che quello che io ho sempre pensato di mio padre.

Olèè un po' più incasinato no?

Ah e, qualora ve lo stiate chiedendo, la risposta è no: non ho mai pensato che in futuro avrei chiamato mio figlio Carlos. Il nome l'ho scelto solo perché potesse essere riconoscibile, dato che il personaggio non ha avuto spazio all'interno del romanzo.

3 Mattia Madini nella vita reale si chiamava Bruno (censura del cognome per privacy). Non aveva solo un fratello, bensì quattro, dei quali due sono stati uccisi a causa dei traffici della sua famiglia. Bruno era, esattamente come Mad, un vero esperto in fatto di droghe, nonostante non ne abbia mai fatto un uso regolare. E questo perché preferiva venderle e farci un po' di soldi, così da mettere a frutto la sua incredibile abilità: fare la cresta sui grammi e far fruttare perfino il fumo di terza battitura. Mi rendo conto benissimo che quello di cui sto parlando è arabo per molti di voi, infatti non ho intenzione di entrare nei dettagli. Vi basti pensare a come ho descritto Mad e avrete la descrizione esatta di Bruno.

Che fine ha fatto dopo aver perso ben due fratelli e con il padre in carcere? Partecipa regolarmente alle aste giudiziarie e, da quello che so, ora sta bene e fa un sacco di soldi. Anche se non lo vedo più da almeno cinque anni, sono contento per lui perché, dopo quello che ha passato, se lo merita davvero.

4 Fabio Favini è in realtà Daniele (censura). Qui le cose sono andare un po' diversamente rispetto alla storia di Fava.

Quando io avevo 14 anni, e lui 17, lo accompagnavo sempre la sera a fare il giro di tutte le prostitute della città, perché gli servivo per fare da palo e per guardare la macchina. Una notte, di ritorno da uno dei nostri giri, mi confessò di aver messo incinta una prostituta e di essere intenzionato a tenere il bambino. Mi chiese consiglio su come fare per togliere di mezzo il suo protettore, e portare via la ragazza, anche lei della stessa idea di Daniele.

Risultato? Il ragazzo è finito in prognosi riservata per sei mesi, per aver cercato di introdursi nell'appartamento del pappone, e quando siamo andati a cercare la ragazza, non l'abbiamo più trovata.

Già a quell'età mi stava diventando chiara nella testa la frase che dice "La vita non è un letto di rose".

5 La città di Vedesta è Imperia, città nella quale ho vissuto per due anni e che mi ha permesso di fare le mie prime "esperienze". Ho imparato che la gentilezza viene scambiata per stupidità e che se non fossi stato disposto a sporcarmi le mani, tutti mi avrebbero trattato come una pezza per pulire per terra. Per carità, non sto dicendo mica di aver vissuto nel Bronx, ci mancherebbe, però quella è sicuramente una realtà diversa rispetto alla città in cui vivo ora, cioè Milano. Qui, checché se ne dica, i guai difficilmente ti vengono a cercare, a meno di non esagerare. Lì, invece, si litigava per le minime minchiate e c'era sempre il ragazzo più grande che cercava di approfittarsene. La prima volta ti suona come una campana perché non gli dai i soldi del pranzo, la seconda ti ruba lo zaino, la terza ti fa cadere dalle scale, ma alla quarta ne ha fatta una di troppo, quindi capisci che devi fare qualcosa se non vuoi finire male. Inizi a parlare con i tuoi amici, a fare e disfare, e senza rendertene conto ti ritrovi in piazza Roma, nel bel mezzo del Fight Club. Sì, perché piazza Roma esiste davvero ed è proprio attaccata alla mia vecchia scuola, mentre il "Cesare Beccaria" invece è il carcere minorile di Milano.

Ma mi sto dilungando troppo. Tutta sta pappardella serve solo a contestualizzare meglio l'ambientazione del romanzo.

Ora passiamo oltre.

6 A sedici anni iniziai a scrivere un libro sul Far West che parlava di un ragazzo a cui avevano ucciso il padre, il quale tentava di recuperarne il cadavere, per seppellirlo degnamente. A sto povero Cristo gliene succedevano di ogni, fino alle grandi rivelazioni finali. Il libro era quasi concluso, mancavano giusto un paio di capitoli, ma all'improvviso mi fermai e accantonai il progetto. Fino ad ora almeno. Eh già, perché ho ripreso molti personaggi di quel libro, tra i quali appunto anche il nostro caro Alex, per creare una sorta di libro in stile "Le origini del pistolero", che servisse al mio scopo.

La curiosità è che tutte le vicende di Alex si incastrano alla perfezione con quelle raccontate anche nell'altro libro! Ho mantenuto intatte le ambientazioni, i nomi delle città e molti personaggi.

7 "Potrebbe Piovere" nasce come libro su commissione. Per come è scritto e strutturato non è assolutamente nel mio stile, ovvio sempre parlando in relazione alle vicende dei 4 ragazzi, non a quelle del pistolero, tanto che a volte mi chiedo come ho fatto a scrivere un romanzo così estraneo alle mie corde.

A vent'anni, dopo aver superato le selezioni indette dai quotidiani "Repubblica" e "L'espresso", in collaborazione con "Feltrinelli", scrissi un racconto a tema libero che sarebbe dovuto essere pubblicato su una piattaforma ad hoc, ovviamente a pagamento. Questo racconto, del quale "Repubblica" acquistò i diritti per 25 miseri euro, ebbe un discreto successo, tanto da garantirmi l'iscrizione nell'albo dei collaboratori dei giornali sopracitati (carica di facciata, visto che non ho mai realmente "collaborato"). Il racconto venne anche pubblicato nell'e-book di natale di Feltrinelli, il quale venne acquistato da più di centomila persone. Ovviamente, da tutta questa operazione non ne ho ricavato manco un euro per il caffè o un "grazie, ragazzo" e ad oggi non detengo più i diritti sulla mia opera (ma io me ne sono fottuto uguale e l'ho pubblicata qui su wattpad).

Arriviamo dunque alla stesura del romanzo. Visti i risultati raggiunti con l'e-book, mi fu chiesto di scrivere un libro che potesse abbracciare un'ampia fascia di utenza. Loro si sarebbero fatti carico di tutte le spese di pubblicazione e di promozione, ma io sarei stato vincolato alle loro linee guida. Non vi dico che mail mi arrivarono dopo che ebbero letto e analizzato i primi capitoli. Mi fu chiesto di non parlare di alcol, droghe, prostitute e quant'altro, così presi la sofferta decisione di abbandonare l'ala protettrice di una CE così grande, per provare a scrivere quello in cui credevo veramente.

Se fallirò in questa impresa, voglio poter dire di aver fallito con un romanzo del quale sono soddisfatto e che è stato tutto interamente scritto ed aggiustato da me.

8 Recentemente, due ragazzi di Firenze mi hanno proposto di realizzare un web serie, ispirata alle vicende del romanzo, da presentare poi al Giffoni film festival. L'idea mi affascinava non poco, visto che questo libro lo vedrei bene sul grande/piccolo schermo, ma ho rifiutato per gli stessi motivi elencati nel punto 7. Loro volevano farne uscire una pellicola più riflessiva e introspettiva, io volevo che fosse uno spaccato di vita vissuta, non uno strumento commerciale per far scendere la lacrimuccia a chi ha, da sempre, mangiato ostriche e bevuto champagne.

9 La Marta del mio romanzo, in realtà si chiamava Amy ed era una vera bad girl. Mi invaghii di lei e, non riuscendoci mai a parlare perché era sempre circondata da ragazzi uno più grosso e incazzato dell'altro, mandai un amico di suo fratello a consegnarle una lettera. La ragazza, per tutta risposta, picchiò il messaggero, ma disse che ci saremmo potuti incontrare ai bagni 49 per fare due chiacchiere. Mi presentai all'appuntamento, a differenza sua, e mi trovai di fronte cinque allegri ragazzi che mi fecero capire con le buone che avrei dovuto stare lontano dalla ragazza (con le buone si intende che me la cavai solo con qualche livido e un occhio nero). Ovviamente accettai il prezioso consiglio e non mi feci più vedere.

Circa 7 anni dopo la rividi durante una serata a Milano. Lei non fu in grado di riconoscermi, ma io sì, così la avvicinai con la scusa di provarci, senza dirle chi ero. Dopo essere andato a letto con lei, le dissi la verità e la ragazza scoppiò in lacrime raccontandomi cose sentite migliaia di volte, della serie "era un periodo difficile", "mi sentivo sola" e altre cazzate del genere. Non persi tempo a spiegarle quanto le sue scuse fossero senza senso, dal momento che tutti vivevamo situazioni difficili, ma che nessuno si era mai permesso di giocare con i sentimenti delle altre persone come aveva fatto lei; così come non sprecai fiato inutile a spiegare quanto quell'evento mi avesse traumatizzato da ragazzo, impedendomi di girare tranquillo per le strade della mia città, per paura di vedere spuntare fuori da un angolo un energumeno pronto a darmele di santa ragione.

Tirai fuori venti euro dal portafoglio, glieli lanciai sul letto e me ne andai.

Ho voluto inserire Amy nel romanzo perché in realtà mi pento di aver reagito così quella notte, e questo è, in qualche maniera, l'unico modo che ho per chiederle scusa.

Nessuno dovrebbe essere un giudice così sicuro nel condannare i comportamenti degli altri.

Ma questo l'ho imparato anni dopo... a mie spese.

10 Ho voluto dare un'immagine diversa del carcere perché, nella seconda parte, volevo concentrarmi di più sulla vicenda di Alex che su quella di Alessandro. Nonostante possa sembrare irrealistica, questa visione si basa sul sistema rieducativo svedese (o comunque scandinavo in generale)! E devo dire che questo è stato perfetto per i miei scopi.

Bene, siamo giunti alla fine anche di queste curiosità. Ho inserito delle parti un pochino più autobiografiche perché la nostra cara gesalva, in un commento ai "ringraziamenti", mi ha fatto giustamente notare che non ho risposto alle numerose challenge che mi sono state lanciate. La verità è che purtroppo non avrei saputo chi taggare perché sulla piattaforma non conoscevo nessuno!

Quindi, anche se in ritardo, spero di aver soddisfatto la curiosità di chi l'aveva.

Per qualsiasi domanda o chiarimento, scrivetemi pure nei commenti qui sotto! Risponderò a qualsiasi quesito tranne "Sei mai stato in carcere?" perché lo ha imposto il mio avvocato.

Alex Ethios

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