Un desiderio
La lavanderia della masion era un posto umido e buio, situato nelle cantine insieme a vecchi contatori e mobili rotti. Da qualche parte si sentiva anche il rumore di acqua che gocciolava e l'unica lampadina posta non faceva altro che ronzare, minacciando di fulminarsi da un momento all'altro.
Era un posto vagamente terrificante, ma niente al confronto di quello che avevo visto due piani più sopra.
Mia e Annie, la ragazza nuova presa da Jeff, stavano lavando vicino a me a mano le loro cose e quelle del loro "padrone", mentre io pensavo alle cose mie e di Jack. Il tutto prima di metterle in una delle grandi lavatrici vecchie, ma funzionanti.
Annie, che aveva solo quattordici anni, faceva molta fatica a lavare a causa della costola che Jeff le aveva incrinato una delle ultime volte in cui l'aveva stuprata ed il tutto era accaduto pochi giorni prima. Era con noi da solo una settimana eppure aveva già gli occhi spenti di una persona quasi più senza anima.
<<Vorrei avere anche io un ragazzo come il tuo>> disse lei rassegnata, guardando Jack pochi metri più dietro là fermo a vegliare.
<<Non è il mio ragazzo>> mi affrettai a dire.
<<È come se lo fosse. Ti protegge sempre e non ti toglie mai gli occhi di dosso>> rispose lei, con un sorriso amaro sul viso. Forse ripensando a qualche angheria da parte di Jeff.
Portai di nuovo lo sguardo su Eyeless Jack trovandolo in una posizione rilassata e tranquilla. I jeans fasciavano perfettamente le lunghe gambe e la felpa scura nascondeva il busto magro ma forte.
La sua maschera blu era accuratamente calata sul viso, ma immaginavo già il sorriso soddisfatto che doveva avere là sotto.
Stava sicuramente origliando la conversazione.
<<Annie, muoviti. Lo sai che se non torniamo di sopra entro dieci minuti lui si arrabbierà molto>> l'ammonì Mia, sfregando via con vigore le macchie di sangue dall'ultima felpa bianca del suo aguzzino.
La ragazzina trasalì solo nel sentirlo nominare e si affrettò a finire il suo lavoro, facendomi provare una gran pena.
Le due si prodigarono molto e riuscirono ad infilare i vestiti nella lavatrice nei tempi stabiliti, promettendosi di tornare entro un'ora a controllare.
Le abbracciai forte, cercando di non fare del male ad Annie, e le guardai salire le scale; pregando che quel mostro fosse abbastanza di buon umore da un importunarle.
Io, che ero scesa venti minuti dopo di loro, avevo ancora del lavoro da sbrigare e tornai a dedicarmi alla mia tinozza.
Sussultai leggermente quando percepii la presenza di Jack dietro di me e fui felice di sentire la sua testa poggiarsi sulla mia spalla.
Nel frattempo doveva anche essersi tolto la maschera, perché sentivo il bordo toccarmi la punta dell'orecchio.
<<Jackie>> dissi io.
<<Mh?>> chiese lui.
<<Abbracciami>> dissi, dando voce a quel mio piccolo desiderio.
Ultimamente era comune che succedesse ed io mi sentivo troppo protetta dalle sue braccia per rinunciarvi.
Lui accolse la mia richiesta e sentii le sue braccia stringermi poco sotto il seno.
<<Il tuo ragazzo, eh?>> domandò lui scherzosamente, riferendosi a quello che Annie stava dicendo poco prima.
<<Chiudi il becco>> lo ammonii io, sorridendo.
Era assurdo il rapporto che avevo instaurato con lui. I primi giorni avevo un po' paura di lui, ma poi con il tempo mi ero ammorbidita sempre di più fino ad aprirmi completamente. Anche Jack all'inizio era impacciato e non sapeva come comportarsi con me, ma con il passare dei giorni si era avvicinato sempre di più a me tempestandomi di attenzioni.
Mia continuava a parlare di sentimenti reciproci l'una nei confronti dell'altro, ma io avevo sempre negato. Nonostante non riuscissi a spiegarmi il cuore che batteva in modo diverso quando lui era accanto a me e il senso di protezione che mi davano le sue braccia.
Non avevo mai provato particolare interesse per nessun ragazzo, tranne qualche cottarella leggera ai tempi delle scuole medie, ma Jack era diverso. Non aveva occhi da guardare, ma compensava con il suo enorme cuore.
Per la società era solo un mostro, per me invece era un ragazzo sventurato con un triste passato che per anni aveva lottato senza successo con il demone che aveva dentro.
Vedevo che si odiava per tutto quello che aveva fatto e per tutto quello che sarebbe ancora stato costretto a fare, mostrando così il suo immenso lato umano.
Spesso quando tornava a casa dopo aver messo a tacere il lato malvagio custodito dentro di sé lo vedevo abbattuto più che mai e si allontanava da me, cercando di rifuggire da ogni mio contatto. In quei momenti provava davvero tanto disgusto per se stesso da temere di infettarmi con il peso dei suoi peccati. Me l'aveva confessato una notte di rientro da una delle sue uscite ed io lo avevo stretto a me, rassicurandolo fino alle prime luci dell'alba.
Lui non era un mostro, Jack Nichols non era un mostro. Lo era Chernobog, lo era Jenny e tutta la sua disgustosa setta, lo era Ticci Toby, lo era Jeff the Killer, ma non lui. Lui mai.
<<Mi chiedevo se ti andasse di uscire un po' con me dopo, certo solo qui in zona ma->> cercò di proporre lui, ma non gli lasciai neanche finire la frase che mi voltai balzandogli al collo e soffocandolo con il mio immenso moto di gioia a quella notizia.
<<Mi stai dicendo che potrò uscire da qui e respirare dell'aria che non sia quella di questa casa? È fantastico, Jackie>> dissi più che entusiasta di uscire finalmente da lì dopo quasi due mesi di reclusione.
<<Non potremmo uscire dall'area protetta dalla barriera, quindi ti parlo di un raggio di pochi chilometri ma penso vada comunque bene per te a giudicare dalla tua reazione. Lo Slenderman non si fa vedere mai, se non di rado dai suoi proxy per dargli qualche ordine, ma il patto è che lui ci lascia fare i nostri comodi con voi e noi vi teniamo a bada.>>
<<Perché lui vi permette di tenerci?>> domandai curiosa.
<<Questo nelle storie non credo ci sia scritto, ma lo Slenderman si nutre di energia negativa e voi siete una fantastica fonte per lui. Ogni singola tortura inflitta lo aiuta a mantenersi in forze per esercitare i propri poteri>> mi spiegò lui, dandomi ancora prova della sua enorme fiducia nei miei confronti.
<<Scappare è impossibile per uno di noi? Non fraintendermi, vorrei solo capire se ho una possibilità per Mia>> spiegai.
Jack sospirò combattuto e scosse leggermente la testa prima di parlare.
<<Come ti dissi già il primo giorno nessuno è mai riuscito ad andare via da qui. Intanto perché nessuno lascerebbe mai andare via una proprietà di propria iniziativa e secondo perché gli altri potrebbero divertirsi a corrergli dietro. Io ti manderei via anche adesso, non perché non ti voglia qui ma semplicemente perché non appartieni a questo posto e meriti di meglio. Ma dubito che andresti via senza la tua amica e soprattutto non riuscirei a tenere Jeff a bada, lo conosco quello che basta per sapere che verrebbe a cercarti fino in capo al mondo>> mi confessò lui, prendendomi il viso tra le mani. Solo una lacrima sfuggì al mio controllo e lui si affrettò a portarmela via, asciugandola col pollice.
Ogni mia speranza di portare Mia via da lì si sbriciolò e sentii il peso della consapevolezza assalirmi, tanto che le ginocchia persero la forza per qualche secondo rendendomi necessario aggrapparmi a Jack.
<<Io lo ucciderei per te. Ma è impossibile, uccidere una creepypasta arriva ai limiti dell'applicabile e addirittura alcuni di noi sono immortali. In secondo luogo ci sono delle regole ferree anche tra di noi ed una di questa vieta di ucciderci a vicenda, pena la morte o una vita di supplizi per entrambi. Per te sarei disposto a farlo, tanto la mia vita non vale assolutamente nulla, ma senza di me tu non avresti più nessuna protezione e sarebbe tutto inutile. Ti prego credimi.>>
Sentivo sincerità nella sua voce e vedevo con i miei occhi la sua espressione triste e atterrita.
La sua fronte era aggrottata e le labbra curvavano leggermente all'ingiù.
Jack era talmente vicino a me che il suo naso toccava il mio e mi persi a guardare quelle enormi pozzi nere, cercando di immaginarmi al loro posto quelli che dovevano essere stati due stupendi occhi blu cobalto.
<<Ti credo, Jackie. So che non mi mentiresti mai>> gli rivelai, provocando un piccolo sorriso su quelle sue labbra tanto belle.
TADAN
Solo due parole: ho sonno.
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