Punto fermo
La notte nella masion era terribile, ancora peggiore del giorno.
Si faticava a dormire a causa di tutti i gemiti, le urla e le suppliche che arrivavano da ogni direzione. Le pareti erano sottili e spesso mi toccava subire tutte le vicende della camera affianco, che avevo scoperto essere occupata da Ticci Toby. Lo detestavo ed era uno dei più crudeli là dentro.
Solo due giorni prima aveva mozzato tutti gli arti ad una delle tre ragazze che teneva con sé, lasciandola lì a dissanguare ed obbligando le altre due a leccare il sangue sul pavimento. Adesso ne stava stuprando una selvaggiamente e come al solito, nonostante il cuscino premuto forte sulle orecchie, non riuscivo a sottrarmi dall'ascoltare ogni minimo suono.
Toby si divertiva a fare la telecronaca di quasi tutto quello che faceva, dandomi modo di farmi un quadro completo degli eventi.
I singhiozzi e le suppliche andarono avanti fino alle due del mattino e poi passò all'altra ragazza, stuprando anche lei fino a circa le tre di notte.
Ero lì da due settimane ed odiavo ogni secondo di più quel posto.
La sofferenza era all'ordine del giorno e si respirava costantemente un'atmosfera di odio. Le creepypasta si odiavano tra di loro, tranne rare eccezioni, e non facevano altro che azzuffarsi dalla mattina alla sera. Tuttavia nessuno voleva lasciare la casa, visto che offriva comunque riparo e una discreta libertà, e sfogavano la propria rabbia sulle persone che rapivano; per compensare il fatto di non poter ammazzare gli altri "colleghi".
Non potevo fare nulla per gli altri ostaggi della villa e tutti mi guardavano con invidia, notando Jack seguirmi pacifico e la mia pelle senza nemmeno un misero graffietto.
Il ragazzo era buono con me, tanto buono. Non mi aveva mai sfiorata e si limitava solo a farmi sistemare la sua camera e lavare le sue cose, esattamente come mi aveva anticipato il giorno in cui mi aveva presa con sé.
Mi aveva salvata dalla grinfie di Jeff the Killer, spietato come pochi. La cui crudeltà era fissata indelebilmente negli occhi e nella pelle di Mia, che cercavo di consolare come potevo ogni volta che Jeff non era nei paraggi.
Non ce la facevo più a sentire i racconti delle sevizie a cui il serial killer la sottoponeva e né agli sguardi pieni di lussuria e desiderio che lui mi lanciava ogni volta che mi vedeva. Mi davano il disgusto.
Nei giorni passati nell'enorme casa avevo incontrato molte creepypasta, alcune abbastanza sopportabili ed altre assolutamente da cui girare al largo.
Mi venivano ancora i conati di vomito al ricordo di Laughing Jack, il clown in bianco e nero, che girava con un braccio di bambino mozzato tra le mani o al ricordo delle viscere che Ticci Toby aveva appeso una settimana prima fuori dalla porta della sua stanza. I più in quella casa amavano le torture e l'esibizionismo, provando un immenso piacere nel mostrare agli altri le crudeltà che riservavano alle proprie proprietà.
Venivano chiamate così le persone rapite: "proprietà", "animaletto" o "giocattolino". Qualcuno usava anche il termine "schiavo".
Jack mi chiamava semplicemente per nome o al massimo "ragazzina" ed io dentro di me lo ringraziavo immensamente ogni singola volta.
Il ragazzo mi rispettava ed a differenza di altri se ne andava sempre in giro composto, avendo sempre cura di ripulirsi dal sangue prima di tornare a casa, piuttosto che sbandierare i propri abiti imbrattati per tutto il corridoio come amavano fare altri. Inoltre mi portava sempre da mangiare e mi faceva da guardia fuori dal bagno quando avevo bisogno di utilizzarlo, non fidandosi per niente di Jeff.
Mi aveva spiegato la storia dei marchi, ossia l'abitudine di mettere in qualsiasi modo la propria iniziale sul collo delle proprie proprietà. La cosa non aveva una funzionalità propria, era semplicemente un modo per mostrare i propri trofei ed umiliare ancora di più la persona.
C'era chi li incideva con un coltello, chi li marchiava a fuoco, chi li cuciva e via discorrendo.
Jack si era rifiutato di praticarlo su di me, ritenendolo non necessario.
Lui e Mia erano gli unici in quella casa che mi impedivano di impazzire e cadere nell'oblio.
Mi sentivo matta a fidarmi di una creepypasta costretta a divorare reni dal demone a cui era stato sacrificato, ma era stato più forte di me. Lui era gentile con me e rispettoso e si era guadagnato la mia fiducia.
Progettavo sempre di fuggire e portare Mia con me, ma semplicemente perché quel mondo non ci apparteneva e non ce la facevo più a vedere la mia migliore amica sempre più distutta, sia emotivamente che fisicamente, e non per colpa di Eyeless Jack.
Jeff era crudele, ma fortunatamente difficilmente uccideva le sue proprietà e questa era l'unica cosa a consolarmi leggermente.
<<Per favore, per favore basta>> supplicò la ragazza nella parete affianco. Riconoscevo la sua voce e ricordavo di averla vista qualche volta nella struttura, era molto carina ma le ripetute violenze la stavano pian piano sfigurando.
<<Guarda come ti sanguina. Eppure pensavo ti fossi abituata ormai al mio enorme martello pneumatico>> la schernì Toby scoppiando a ridere subito dopo e continuando ad elogiare le misure del suo membro.
La ragazza continuò a piagnucolare ancora per un pochino e poi ci fu solo silenzio. Immaginai che il serial killer si fosse finalmente messo a dormire e dedicai una piccola preghiera per quelle due povere ragazze costrette a stare con lui. Mi sentivo male a non poter fare nulla per loro e mi ritrovavo spesso a piangere ascoltando le loro suppliche disperate.
<<Che pezzo di merda>> commentò Eyeless Jack dal suo letto.
<<Pensavo dormissi>> risposi, sollevandomi leggermente col busto.
<<Dormire? Con tutto questo baccano? Giuro che prima o poi gli pianterò sulla schiena una delle sue accette una notte di queste, non può fare ogni volta tutto questo casino.>>
<<Io sinceramente adesso non ho nemmeno più sonno, non dopo tutto quello che ho sentito>> commentai, lasciando le gambe a penzoloni oltre il bordo del letto.
Jack accese la piccola abat jour posta sul comodino dietro al suo letto e si calò rapido sul viso la maschera fino a quel momento sulla sua testa, dandomi modo di non vedere nulla neanche quella volta.
<<Jack, non c'è bisogno che la porti sempre. Toglila pure se vuoi>> lo incoraggiai.
<<Non credo che la vista ti piacerebbe>> rispose lui.
<<Io non ho paura di te.>>
Jack si lasciò andare ad un enorme sospiro e si sfilò lentamente la maschera.
Dapprima notai le sue labbra, trovandole stranamente belle, e poi il naso... che non aveva nulla da invidiare a nessuno. Mi aspettavo chissà quali orrori là sotto, ma non provai disgusto nemmeno quando se la tolse del tutto rivelando due buchi neri al posto degli occhi da cui colava la stessa sostanza nera già vista sulla sua maschera.
Come prova della mia buona fede mi avvicinai a lui e chiesi con un cenno il permesso di sedermi vicino a lui sul suo letto, lui me l'accordò.
Era raro per noi stare così vicini e ne approfittai per guardare bene il suo viso ed i suoi capelli castani. Non trovando nulla di terrificante sul suo viso.
Mi feci coraggio ed avvicinai lentamente la mia mano, toccando con la punta delle dita la sostanza che usciva dai suoi occhi.
Era leggermente appiccicosa e mi salirono le lacrime agli occhi al ricordo di ciò che gli avevano fatto.
<<Perché piangi? Ti faccio paura?>> mi domandò lui, afferrando la mia mano con delicatezza.
<<No, Jack. Provo solo tanto dispiacere per te, tu meritavi molto più di questo.>>
<<Anche tu>> rispose lui, intrecciando le sue dita alle mie.
Non provai fastidio, né tantomeno disgusto. Quelle mani erano sempre state gentili con me ed io non le avrei mai allontanate da me.
Non le sue, non Jack.
TADAN
Buonasera! Oggi sono felice perché qua da me nevica e quindi ho anche aggiornato spinta dal buon umore. Adoro la neve.
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