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9-IL FASCICOLO

CIRO

-U Chiattilo m' aggi scassato u cazzo- dico, sistemandomi il ciuffo con il gel, tornando in cella e vedendo che niente si era sistemato.

-Pinù!- grido, sporgendomi dalla mia cella.

-We Cirù te posso essè utile?- arriva camminando.

-Trova u' Chiattillo milanese e fagli capì che adda sistemà 'a cella primm' 'e sera, o tu 'o ssaje che succede.- gli dico.

-Comm' no- mi dice.

-Eh bravo- gli dico, mentre lui se ne va.

Mi sporgo dal portone che divide le celle dei maschi da quelle delle femmine e cerco da qualche parte Viola.

E chella signorina che ha pruvato a accider' me.

A proposito.

-Linù!- grido il nome di Lino mentre mi avvio a passo svelto verso la fine delle celle.

-We Cirù tieni bisogno?- mi dice, sporgendosi dalle sbarre che ci dividono.

-Chella coi capelli lunghi, a' nuova arrivata. Dammi il suo fascicolo- gli dico senza troppi giri di parole.

-Ma chi, Sofia Di Salvo?- mi chiede.

Di Salvo?

-Ma che è na Di Salvo?- chiedo, fissandolo impassibile.

-A quanto pare-

-Voglio il suo fascicolo.- ripeto, stringendo le sbarre nel mio pugno.

M'aggio già rotto 'o cazzo pe' sta storia cu 'o chiattilo, nun facimmo 'a situazione peggio.

Ccà se mi incazzo so guai pe' tutti ccà intr'.

-Si ma lo sai Ciro che non posso, sono cose riservate, se ne accorgerebbero se mancasse il suo fascicolo- mi dice.

Sferro un pugno sulla sbarra.

-Mo m'aggi' rotto u cazz'.- dico a denti stretti.

-Va buon, mo esci e vai in cortile, quando torni lo trovi sotto al cuscino nella cella tuja- sussurra, attento a non farsi sentire.

Me ne vado incazzato e accompagnato da una guardia vado in cortile.

Nun me ne frega nu cazz' de sta zoccola nuova arrivata, ma se è pe' davvero a' sora e' piecuro, allora possiamo trattare...

Ecco perché ha provato ad accidermi. Voleva vendicare il fratello dopo le botte che gli abbiamo dato prima che chello strunz del Chiattillo chiamasse le guardie.

Dopodiché, Pirucchio e gli altri mi raggiungono e entriamo nel campo da calcio, sotto il sole che brucia l'asfalto.

SOFIA

-Vabbò ma quindi com'era? C'è tipo alto, biondo...-

-Silvì era alto, ma nun era biondo. A me me stanno sul cazzo i ragazzi biondi, alla fine so sempre strunzi- le dico, dimostrando le mie doti da parrucchiera con i suoi capelli.

Siamo sedute sulle panchinette del campo parallelo a quello dei ragazzi.

Silvia ha la testa sulle mie gambe e gioca con il bottoncino della sua maglietta a righe, me tre io sono intenta a farle una treccia (sotto sua richiesta).

-Vabbò ma il Chiattillo mica è biondo- dice poi Nad, facendo un sorrisetto.

-Marò, nun saccio manco chi è ma già m'hai scassato u' cazzo- rido.

-Ma poi scusa, che ce fa nu Chiattilo de Milano ccà in un carcere minorile a Napoli?-

L'altra sera abbiamo passato tutta la notte a parlare di questo Chiattillo, Nad è fissata.

-Chist' nun lo sacc', ma o' scoprirò- mi dice sorridente.

-Secondo me c'entra la sua "passione per la musica" come dici tu- le dico, concludendo con la treccia.

-Wa, mo si quasi cchiù bella e'me- le dico, con un sorrisone stampato sul volto, scherzando.

Silvia fa per replicare, ma il mio sorriso sparisce.

Viola ci passa accanto e fa un sorrisetto sadico.

-Ma chella pazza che sfaccimma c'ha da guardà, eh?- dice Naditza.

-Nun lo saccio, ma avrei voglia de toglierle quel sorriso da psicopatica dalla faccia- dico a denti stretti.

Mi alzo dalla panchinetta e incontro uno sguardo che non avrei voluto incontrare.

Ciro è lì, in piedi, alto come sempre, che in bocca ha una sigaretta.

Mi fissa a occhi socchiusi, e poi una nuvola di fumo esce dalle sue labbra.

Ricambio lo sguardo, solo che molto più minaccioso.

Se scopre chi sono, Carmine mi ammazza. Ma molto probabilmente mi ammazzeranno prima loro, quando scopriranno che posso essere un punto da colpire per arrivare a Carmine.

-Ma crè, mo tu e Ciro non vi staccate gli
occhi di dosso?- mi dice Naditza.

-Almeno chella testa e' cazzo capisce che ij nun me faccio mettere i piedi in testa. Ccà dovrei fare, scusate, abbassare lo sguardo e fare la timida? Ma col cazzo. - dico in tutta risposta.

Poi sferro un piccolo pugno sulla rete e noto che ora anche tutti i suoi amici mi guardano.

-We zucchero filato!-

-Ma quanto t'ha fatto bella 'a mamma toja?-

Gridano.

Gli faccio il dito medio e mi risiedo vicino a Silvia e Nad.

-Averci io tutti gli uaglioni del carcere ccà me fanno a' corte- dice Silvia spingendomi un pochettino.

-Ma chella mica è corte, è semplicemente dire "te voglio chiavà e voglio fà il maschio alfa davanti a tutti i uaglioni mia". A' corte è n'ata cosa.- le spiego, accendendomi una sigaretta.

Aspiro il fumo e lo butto fuori e batto il piede a terra nervosa.

Faccio cadere la cenere a terra con l'unghia lunga ed affilata.

Ho un pantalone della tuta blu scuro e la felpa a zip corta ,che fa intravedere il mio percing, abbinata.

Penso a questo perché mi ricorda il momento in cui ho fatto il piercing.

Me lo ricordo benissimo.
   
                                      ____

Caccio un urlo per l'ennesima volta, mentre i miei amici bussano alla porta.

-Muoviti Sofì, ccà ce ne dobbiamo andà!- gridano.

Faccio uj altro urlo dal dolore assurdo della mia pelle che viene bucata per poi introdurre il piercing.

Stringo il pezzo di carta sotto al lettino in cui sono sdraiata e chiudo gli occhi.

Fai finta che non ci sia nessun dolore. Provaci Sofia.

-Signorina abbiamo finito-

Appena sento quelle parole il mio cuore si riempie dj gioia.

Mi alzo subito e vado allo specchio.

Wow.

-Wa dotto ma è fantastico!- faccio un gridetto di gioia.

Lo abbraccio e glj passo le banconote.

-Si tenga il resto, buona giornata doc!- gli grido, uscendo dal negozio.

Faccio un salto fuori e mi scopro la pancia e mostro il piercing a tutti i miei amici.

-Tadaa- dico, fierissima

-Amò sj bellissima- mi dice Gaia.

-Lo era già prima- dice Andrea dopo.

Arrossisco e lo guardo.

E tutto si ferma.
 
                                 _______

Se penso ad Andrea mi viene il voltastomaco.

Fai finta che non ci sia nessun dolore quando ripensi a quello che è successo. Provaci Sofia.

  Ma non ci riesco e sento ancora quelle voci.

                                 _______

-Andrea!- grido con le lacrime.

-No!-

L'unico ragazzo al mondo che mi aveva fatto "la corte" per davvero, che non voleva il mio corpo o il mio aspetto ma solo il mio cuore, ora sanguinava davanti a me.

Con le mani tremolanti alzo il capo.

E la cosa più atroce è vedere chi tiene in mano la pistola da cui esce fumo.

                                ________
Basta. Ora basta.

Butto la sigaretta e prendo a mangiarmi le unghie nervosamente ed a battere il piede a terra ancora più velocemente.

La mia coda alta si intreccia nella rete ma ora non m'importa niente.

-Sofia, a colloquio.-

Beppe arriva davanti a me e distrugge tutta l'atmosfera di stress che si era creata.

Cado dal pero.

-Eh?- dico.

-E chi ce sta?- chiedo subito, impaurita nel pensare che forse c'è mia madre.

-E che ne so io, vieni con me e lo scoprirai-

Mi porge la mano ma mi alzo da sola e inizio a camminare e a seguirlo.

Arriviamo in sala colloqui e mi fanno entrare.

La figura tosta di mia madre mi appare davanti agli occhi.

Faccio per girarmi e correre indietro, ma non posso perché Nunzia me lo impedisce.

-Nunzia te prego, ij nun la voglio vedè- la supplico.

Finalmente in carcere non devo stare sotto il suo stesso tetto.

Non la voglio vedere mai più, io la odio.

La odio da quel giorno.

-Pccrè so e' regole. Solo 10 minuti, per te anche 5 ma ce devi stare pe' forza- mi dice.

Sbuffo e a pugni stretti mi giro.

Mi siedo davanti a lei, e mi accendo un altra sigaretta dal nervoso.

-Sofia! Menomale ccà sj viva-

Si sporge per abbracciarmi ma mi scosto e non la guardo nemmeno negli occhi.

Lei rimane perplessa, ma poi si risistema.

-Che stai faccenn'?- mi chiede, vedendo che fumo la sigaretta e sfoglio una rivista che mi ha regalato Silvia.

-Facc' passare i 5 minuti in fretta.- rispondo.

Poi alzo lo sguardo e la guardo.

-Pecchè davvero pensavi che volevo parlà co' te?- le chiedo, a denti stretti.

-Ma vafancul' Sofia, ij so tua madre- mi risponde improvvisamente fredda.

-No, da quando hai accis' Andrea.- dico, con vice rotta sull'orlo di piangere.

L'ho detto.

L'ho fatto.

-Ancor? Era entrato nella zona nostra, e quando fai questo lavoro devi sparare a chiunque sconosciuto ci entri- spiega.

-Ma che sfaccimm' e' lavoro è?!? Tu sj n'assasina- dico a denti stretti, buttando la rivista a terra.

-E mo che pe' fortuna sto lontana da te, ho confermato il mio pensiero che sei una persona di merda! Sto sfaccimm' de "lavoro", come cazzo lo chiami tu mi ha rovinato a' vita! Sto ccà intr' pe colpa tua e di quel tuo lavoro! Il tuo "lavoro" ha ucciso l'unica persona che mi amava davvero!

-Ah certo e mo te lo ricordi di Andrea? Non lo nomini da tutta a' vita tuja- dice facendo un sorrisetto sotto ai baffi.

Sferro un pugno (il secondo della giornata) sul tavolino e lei sussulta.

-Mo me lo ricordo? È a' tutta a ' vita che lotto con l' immagine di lui con il sangue e tu co a'pistola in mano! Io ho pagato per questa camorra e' merda essendo innocente! Ij te volevo accidere!- grido.

-E pecchè nun l'hai fatto?- mi chiede infine.

Mi avvicino a lei.

-Pecchè so entrata i carcere prima- sussurro.

Quella frase la destabilizza e vedo una lcrima amara cadere sia suoi occhi.

-Mi hai rovinato la vita. Tu non sei mia madre. Sj na sconosciuta pe' me. Io e te non andiamo d'accordo da tutta la vita. E io stavo talmente male ccà nun trovavo e' forze pe' nemmeno pronunciare 'Andrea', e tu te nei sei fottuta- dico.

Poi mi alzo con le lacrime agli occhi e escl da quella stanza di merda.

-E non tornà mai cchiù ccà a vedermi. Pecchè nun te voglio vedè cchiù!- le grido, incazzata clme non mai.

Lascio mia madre in quella stanza, a piangere.
Le ho detto una bugia pur di vederla così.

Io non avrei mai potuto ucciderla.

Perché non sono un assassina.

La camorra mi ha rovinato la vita e ci voglio stare distante per sempre.

Non sono una persona che parla dei suoi sentimenti spesso, ma nella testa ho cose che nessuno potrebbe immaginare.

Dalla fretta sbatto contro un petto forte, e quando alzo gli occhi e vedo quel taglio sul sopracciglio, mi stacco subito.

Ciro Ricci mi sta vedendo con le lacrime agli occhi dopo aver urlato contro mia madre?

I nostri sguardo si intensificano e sento un colpo al cuore.

-Ma che vuoi- dico con ancora la voce spezzata dalle lacrime.

-Tratta bene a' madre tua ccà almeno tu a' vedi.- mi dice.

-Ma che ne saje tu? Chella m'ha rovinato a' vita, comm' cazz' faccio a trattarla bene? Tu noj daje niente. Niente- gli dico sprezzante.

Lui mi guarda e fa un sorrisetto.

Dopo di che mi soffia il fumo della sigaretta in faccia e se ne va.

Ma che cazzo di problemi ha?

-Sei un coglione!- gli grido alle spalle mentre cammina via.

-Va buon pccrè- mi grida di risposta.

Ma vafanculo Ricci e' merda.

Poi arriva Nunzia e mi porta in cella dalle altre.

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