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6-IL PIANO

SOFIA

-Ao bellezze! Svegliatevi!-

Spalanco gli occhi e mi sveglio di soprassalto.

-We we tutto ok?- mi dice Silvia appena mi vede svegliarmi così.

-Ma che ore sono?- dico, mezza rimbambita.

-Amò guarda che stai dormenn' da ieri, ja-

-Comm' da ieri?- dico rimbambita.

-Ti sj accuccata ieri sera dopo essere andata in bagno e non ti sei più svegliata- mi dice Naditza sorridendo per presa in giro.

Faccio un lieve sorriso, ma poi sposto il capo fuori dalla finestra e guardo fuori persa.

Sono ancora distrutta.

Dormire è sempre stato un modo per scappare dalla realtà.
Ti metti giù, e spegni i pensieri.

-Scendiamo a colazione!-

Finalmente cibo. Non mangio da un giorno intero.

Scendo dal letto, mi infilo un top con una scritta glitterata a caso e dei pantaloni di pelle.

Lascio i capelli sciolti, mi trucco al volo con quello che sono riuscita a portare, ovvero la mia amata matita nera, e scendo.

La mensa è piena di ragazzine.

Alcune già mi guardano male.

-E menomale che song appen' arrivat'- dico, alzando il sopracciglio e andandomi a sedere con le altre.

-E mo che facciamo?- chiede Silvia mentre mangia.

Ho la bocca piena, e non riesco a parlare.

-Wa, tenevi fame Sofì?- mi chiede Nad.

-Nun mangio da nu giorno- dico, bevendo.

-Ce credo, sj pelle e ossa. Apparte pe' le zizze- mi dice Silvia ridacchiando.

-Ma vattenne- rispondo.

Quando usciamo il sole ci colpisce i volti. Mi accendo una sigaretta e scendo le scale.

Passiamo proprio davanti a cortile dei ragazzi, e ovviamente gli apprezzamenti non mancano.

Gli ignoro e mi concentro solo su uno di loro: mio fratello.

Osservo la guardia e quando vedo che è distratta, butto la sigaretta a terra e corro da lui.

C'è solo la rete che ci divide.

-Sofì, ma ca cazz' hai fatto?Comm' staje?- mi chiede, scioccato ed arrabbiato,

-Comm'ho da sta? I Valletta. Si so vendicati, Ca'. E me so difesa. Ca', me hai da ascoltà buon. Quando viene la mamma oggi al colloquio, entra tu e dille che nun a' voglio vedè. Aggi' capit'?- gli spiego.

Gli altri ragazzi ci guardano e alcuni chiamano le guardie.

Infami di merda.

-Pecchè?- mi chiede.

-Pecchè nun a'voglio vedè- gli dico.

-Nun sei l'unica che tiene cazzi qua dentro Sofia- mi dice, e poi se ne va incazzato.

-Ma vafancul- gli dico, quando ormai se n'è andato.

Una guardia ci raggiunge.

-Oh, ma che state a fa, ccà? Volete pure un tè, chiamiamo direttamente a' Regina Elisabbetta-

-Wa, magari pure nu poco e' biscottini Lino- gli rispondo, e poi raggiungo le altre ragazze.

-Nun scherzà troppo, eh, Sofì-mi grida dietro.

Sto qua dentro da un solo giorno e già non sopporto più nessuno.

Siamo in sala comune e sto battendo l'unghia sul tavolo ripetutamente, pensando in modo interrotto.

-Sofì che tieni?- mi chiede Silvia mentre si guarda con lo specchietto.

-Te pozzo fa na domanda?- chiedo, guardando il vuoto con occhi tristi.

-Eccerto- mi risponde, spostando gli occhi su di me.

-Pecchè stai ccà intr'?- le chiedo.

-Pe nu sbaglio- mi risponde.

-Pur io- dico, riniziando a guardare il vuoto.

-E Ciro Ricci?- chiedo, alzando il mento.

-Ma pecchè te piace?- mi dice lei, con un sorrisetto.

Faccio una smorfia disgustata.

-Ma che sj pazza? Agg' ucciso uno dei loro- dico subito, difendendomi.

Silvia però tutto d'un tratto si fa seria.

-Questo è nu problema Sofì, fortuna ccà sj femmena, o chello t'aveva già acciso. Ciro nun scherza- mi dice.

-Vabbò ma pecchè sta ccà intr- le chiedo.

-Agg'ucciso uno che l'aveva tradito. Me l'ha detto Milos- mi spiega.

-Cazzo- impreco.

-Vabbò ma stai tranquilla, nun lo può scoprì- mi rassicura Silvia.

-Silvia io nun lo saccio chi aggi'ucciso, l'aggi' ucciso e basta- dico preoccupata.

-Statte buon, nun succede niente-

-E poi o' frate mio sta ccà intr' co tutti gli amici dei Ricci. Chist' nun ne esce vivo.- dico, ancora più preoccupata.

-Marò Sofì stai messa proprio incasinata- dice Silvia.

-Sapessi quanto- rispondo, nervosa.

E se provassi a uccidere Ciro?

Non sto ragionando con mente lucida, altrimenti non l'avrei pensato.

Ma nella mia testa c'è il solo scenario di proteggere Carmine.

Sono scossa, non riesco a smettere di pensare a quello che ho fatto, a mia madre... a Carmine...

I miei occhi diventano lucidi quando ricordo di quel cadavere steso a terra davanti a me.

-Litz, vado u cess- dico, alzandomi.

Esco dalla sala comune e mentre vado in bagno sento delle voci.

Riconosco quella di Lino, la guardia che mi ha arrestata ieri mattina.

-Chi cazzo ha accis u' piecuro?-

Questa però non è la voce di Lino.

-Ma che te frega?- questa è la voce di Lino.

-Me frega, tu statte buon e rispondimi.-

-U figlio di Valletta.- dice Lino.

Mi sporgo un po' di più e vedo Ciro.

Cazzo.

Scappo in bagno e mi ci chiudo dentro.

Cerco di aprire la finestra, magari riesco a scappare.

Ma è chiusa.

Che cazzo...

La paura dentro di me inizia a farsi sentire, sento di non reggere più tutti sto casini.

E ora che che Ciro ha sentito chi ha ucciso Carmine, molto probabilmente dato che i Valletta sono amici dei Ricci farà qualcosa per dimostrare la fedeltà ai Valletta.

È così che funziona il mondo della Camorra.

Devo fare qualcosa.

Ma cosa?

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