16-TROPPO VICINI
SOFIA
-Oh questo ij agg' capito- sussurro nel bagno della mia cella.
Sono al telefono con Rosa.
-A quanto pare tiene nu problema co u' Chiattillo. Cioè, gli agg' chiesto nu "favore". Riguarda una macchina credo- spiego, guardando fuori dalla finestrella con le sbarre.
Vedo il mare.
-E nun sai nient' altro?- mi chiede dall' altra parte del telefono.
-No Rosa, nun sacc' nient' altro- le rispondo.
-Va buon. Grazie Di Salvo- mi dice.
-E' niente Ricci-
E riattacco.
-Sofia hai finito?- grida Nad bussando alla porta.
-Si, mo esco- le rispondo.
Mi sciacquo i polso con l'acqua fredda gelida per rinfrescarmi e mi guardo allo specchio.
Ho delle occhiaie che ho cercato di coprire e le labbra sonno rosse e lucide.
I miei occhi, anche con l'eye liner, risultano spenti.
Sono spenta.
Da ieri mattina sono un po' scossa.
Esco dal bagno e entra Nad.
-Wa e finalmente- dice.
Vado a guardare fuori dalla finestra il mare di sera e sospiro.
Cerco di evitare lo sguardo di Ciro il più possibile.
Ieri era ancora più insistente con lo sguardo, e l'ho completamente ignorato.
Mi sa che se n'è accorto.
-We principessa, te sj scurdata ccà devi fa oggi?-
Nunzia arriva alla nostra cella.
-No, statte buon ccà me lo ricordo bene- le dico, fingendo che sia tutto apposto e che non abbi un casino in mente.
Vedo Viola uscire dalla cella e farmi un sorrisetto.
Marò ammazzatemi.
Silvia scende dal letto e mi stringe le mani.
-Buona fortuna- mi sorride.
Le sorrido e raggiungo Nunzia.
Nad esce dal bagno.
-We rossa, se la tocchi t' ammazzo- dice, con i capei bagnati.
Sorrido e la saluto, e poi mi avvio al cortile.
Oggi devo scontare la punizione della direttrice per quando ci siamo menate in mensa.
Il mio polso è ancora fasciato, ma per quanto vorrei fargliela pagare forse è meglio che mi faccio i cazzi miei o mi ritocca stare con lei a spazzare per terra.
Afferro una scopa e lei fa lo stesso, e sotto il controllo di Nunzia iniziamo a pulire per terra.
Viola ha gli occhi fissi su di me e mi sorride come suo solito da psicopatica.
Io le rivolgo uno sguardo minaccioso.
-We ragazze, ij arrivo subito, teng' da mettere apposto questi sacchi- ci avvisa Nunzia.
-Vai vai Nunzia- le dico facendo un sorrisetto a mia volta
-Fai meno la scema tu eh!- mi risponde
Mi sono già rotta le palle.
Butto la scopa a terra e mi lego i capelli sciolti in una coda.
Poi tiro fuori un accendino e una sigaretta e mi siedo sulla panca.
Guardo il cancello dove si esce dal carcere e mi verrebbe quasi voglia di scappare da questo
incubo.
Aspiro dalla sigaretta e butto fuori il fumo che si dissuade in una nuvola bianca.
-Già ti sei stancata?-
Appena sento la voce schifosa di Viola mi giro verso di lei.
-Tieni qualche problema?- dico.
Si avvicina a me, mollando la scopa per terra, proprio come avevo fatto io.
-Ccà cazzo vuoje?- dico, alzandomi e fronteggiandola.
Butto la sigaretta a terra.
Se vuole litigare, io sono prontissima.
Le staccherei quei capelli di merda che tiene in testa uno ad uno.
Ma vengo distratta da tutta la gang di Ciro che cammina proprio davanti a noi.
E Ciro ovviamente è lì, e mi guarda.
Casco nei suoi occhi come una scema.
E Viola se ne accorge.
D' improvviso, sento una mano prendermi per i capelli e trascinarmi.
-Ma che cazzo fai, brutta pazza!- grido, cercando di dimenarmi.
Solo che la sua stretta è troppo forte.
Mi trascina verso un punto dove la rete che recinta il piccolo campetto da calcio è spezzata, percui potrei sfregiarmi perfettamente il viso.
-Oh ma che fa chella pazza- sento dire da un amico di Ciro.
-VIOLA MA CCÀ CAZZO FAI?-
Ciro grida, nel panico.
-Lassame, zoccola!- grido.
Porta il mio viso ad un soffio dalla spaccatura della rete.
-Se è vero che non te ne frega niente di questa zoccola, allora non ti interessa se le taglio quel suo bel faccino che ti incanta tanto!- grida Viola, ridendo come una pazza.
-Ma sei impazzita?- grida Ciro, entrando di corsa nel cortile.
Ma Viola avvicina ancora di più il mio viso alla rete.
-Avvicinati e le taglio la gola- dice Viola.
Ciro si ferma.
-Viola statte ferma cazzo-
Ora gli importa di me?
Ciro sembra davvero nel panico.
-Allora erano tutte cazzate. Lo sapevo che mentivi. A te interessa di lei-
Viola lo guarda, ma lui guarda me.
E poi sposta lo sguardo su Viola.
A passi lenti si avvicina.
-Tu provaci e giuro su tutto quello che teng' ccà t' ammazzo-
Non riesco a credere che queste parole siano uscite dalla bocca di Ciro.
Faceva tanto il cagnolino di Viola...
-Tu non ne hai il coraggio- ride Viola.
Il venticello di quella sera fa svolazzare i miei capelli, e Viola avvicina la rete strappata alla mia gola.
Sento la pelle che lentamente entra a contatto con il metallo strappato e vedo una goccia di sangue cadere a terra.
-Statte ferma- dice Ciro a denti stretti.
E quando vedo il suo sguardo, mi vengono i brividi.
Quel suo sguardo fa paura anche a me.
Farebbe paura a chiunque.
Lo guardo aggrottando le sopracciglia.
Giuro che questo sguardo non lo avevo mai visto.
Viola molla la presa e io mi sposto subito, cadendo a terra.
Ciro si butta su di me e mi prende dalla mano.
-Oh Sofia- dice.
Siamo ad un soffio l'uno dal viso dell'altra.
Tocca il taglietto sulla gola da cui esce sangue.
-Guardie! Guardie!- urla.
-Teniamo bisogno e' infermeria!-
Io riesco solo a guardarlo aiutarmi, chiamando perfino le guardie.
I suoi amici vengono presi da una guardia, mentre il comandante, la direttrice, Nunzia e Lino ci raggiungono.
Lino entra nel cortile.
-Ma ccà cazzo hai fatto?- dice a Viola.
-Portateli in infermeria- dice la direttrice.
Guardo Viola.
Ora non ride più.
Sembra sconvolta.
Forse non si aspettava che sarebbe arrivata anche la direttrice.
Faccio per alzarmi e lanciarmi su Viola, ma Ciro mi ferma.
-Statt' buon, mo andiamo in infermeria- mi dice.
Rivolge un occhiataccia a Viola, e capisco che ora, forse, finalmente si è accorto della psicopatica del cazzo che ha davanti.
-Sta cessa- dico, guardandola, mentre mi reggo a Ciro, che poi mi porta via.
-Come ti senti?- mi chiede il dottore.
Ormai io e lui siamo diventati migliori amici da quante volte sono stata qui dentro.
-Comm' m' ha da sentì dottò. Me gira u capo- dico, alzandomi dal lettino e mettendomi la mano al collo sentendo una fitta.
-Sofì sdraiati- mi dice Ciro.
C' è Lino, Beppe, il comandante, il dottore e Ciro che mi fissano.
-Teng' sete- dico, alzandomi e avviandomi verso il rubinetto.
-No, non si alzi o la testa peggiora- mi avvisa il dottore.
Sbuffo risiedendomi.
-Facc' ij- dice Ciro, alzandosi e riempiendo un bicchiere di plastica d' acqua.
Me lo porge e lo bevo, senza staccare gli occhi da lui.
Sono decisamente stranita da tutto questo interesse per la mia salute.
Il dottore si alza con la cartellina in mano e si dirige a parlare ai tre moschettieri dietro di me, uscendo dalla stanza.
Sospiro.
-Comm' mai mo ti interessa e' me? Nun avevi detto ccà nun te ne fotteva proprio?-
Ripeto le sue parole.
Lui sembra sorpreso.
-Hai sentito quello che ho detto a Viola?- mi chiede.
Annuisco.
Mi guarda pensieroso.
Poi si alza e mi da le spalle.
Guarda fuori dalla finestra mentre si accende una sigaretta.
Riesco a vedere solo le sue grandi spalle.
Io mi sciolgo i capelli e mi giro verso il dottore per vedere se stanno guardando.
Ma la porta è chiusa, quindi siamo soli.
Perciò mi alzo e lo raggiungo, ignorando quello che mi ha detto il dottore.
Quando mi vede in piedi, si gira e d' improvviso i nostri visi sono ancora vicini.
È due volte in un giorno che siamo così vicini.
-È meglio se ti siedi- dice.
Ma non lo ascolto.
C'è un momento in cui non ci importa più niente del mondo alle nostre spalle.
Ci sono solo i nostri occhi che si guardano e parlano.
Poi lui ,allunga una mano verso il mio viso.
Mi sembra stranissimo pensare che siamo così vicini e che lui, Ciro Ricci, mi sta... facendo una carezza?
Appoggia la sua mano sulla mia guancia e con il pollice crea piccoli cerchi sul mio viso, accarezzandomi.
Sento il cuore battere all'impazzata.
Chiudo gli occhi e mi godo quell' unico momento di tranquillità.
Per la prima volta, sento solo le onde del mare fuori dalla finestra.
Allora, faccio qualcosa che non mi sarei mai aspettata di fare pochi giorni fa.
Alzo anche io la mano e la affondo nei suoi capelli neri morbidi.
Sento il suo profumo forte invadermi le narici, e io sono completamente immersa nei suoi occhi.
Sono neri. Scuri, non lasciano passare nessuna emozione.
Eppure, ora sono attenti. Attenti ad ogni mia mossa.
-Quann' ero na creatura mia madre mi accarezzava accussì.- dice sussurrando.
-E t' mancano?- chiedo.
-A me manca tutto e' mia madre-
Lo ascolto e lo guardo.
-È morta?- sussurro.
-Non so cchiù nemmeno quello- risponde.
Chiude gli occhi e per la prima volta, sembra vulnerabile
-È pe' questo ccà devi perdonà tua madre, pecchè se nu juorn' te svegli e nun ce sta cchiù, è ancora peggio-
Sento una lacrima salata bagnarmi la guancia, e mi ritraggo subito da quel contatto.
Non mi può vedere così
Il momento si spegne dal momento in cui la cruda verità mi torna in mente.
Ma che futuro tenemmo ij e te?
Sei il nemico di mio fratello, per te sono solo una stupida vendetta, le nostre famiglie si odiano e queste sono solo l'inizio di tutte le cose che ci dividono.
Ritraggo subito la mano e tolgo la sua dal mio viso.
Mi giro e gli do le spalle.
Ma cosa sto facendo? È un Ricci ed ha menato tuo fratello.
Guardo il pavimento e sento dei brividi percorrermi la schiena.
Però, quegli occhi...
Mi giro, lo guardo ed esco sbattendo la porta dell' infermeria, andandomene.
-Sofì ma dove vai?- mi urla il comandante.
-Intr' e celle- gli rispondo con il peso di tutto il mondo sulle spalle.
Ma cosa è appena successo?
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