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Capitolo 3

Presi un bel respiro, scavando dentro le crepe del mio passato.

È tutto finito? È questo il mio destino? Guardare davvero all'interno di me e scoprire che dentro è, e sarà sempre devastazione, desolazione e solitudine? Ma all'improvviso i contorni di quel paesaggio spettrale iniziarono a svanire mentre sentivo dell'aria entrare nei miei polmoni e qualcosa di caldo contro le mie labbra. 

Riaprii gli occhi guardando prima il soffitto a volta con tutti i putti disegnati che sembravano osservarci curiosi e poi sprofondai negli occhi di Prix, rossi come il sangue, come il fuoco, mentre affondavano nei miei verdi smeraldo. 

«Prix...?» sussurrai sulle sue labbra, in bocca sentivo un gusto ferroso che avrei riconosciuto da qualsiasi altra parte...sangue. Si staccò lentamente dalla mia bocca, come se lasciarla gli costasse uno sforzo immenso. 

Mentre si scostava e cercava di mettersi in piedi appoggiandosi agli scaffali, mi guardai attorno in cerca dei demoni che fortunatamente sembravano spariti, ma non erano morti su questo ne ero sicura. Mi rialzai in piedi traballante giusto in tempo per sostenere Prix che stava per cadere, mentre tossiva sputando sangue. Lo feci sedere nuovamente per terra, sollevandogli la maglietta ormai di quasi un unico colore rossastro, per cercare di capire la gravità della ferita.

 Non per guardare i suoi addominali perfetti... Concentrati Aleys! 

L'emorragia interna non pareva voler smettere, ma a quanto pare era stata danneggiata una parte dell'intestino e di poco il pancreas.

 Non era irrecuperabile, presi in mano la mia collana alla cui estremità era agganciato un cristallino, feci fuoriuscire il contenuto prezioso che custodiva, lo vidi serrare i pugni e mugugnare qualcosa di incomprensibile mentre anche gli addominali scolpiti si contraevano provocandogli un rantolo soffocato... Se avesse continuato così la ferita non si sarebbe rimarginata e perciò anche l'emorragia non si sarebbe fermata, gli presi una mano e gliela distesi facendogliela intrecciare con la mia, vidi i suoi muscoli rilassarsi e il suo respiro diventare regolare mentre i suoi occhi mi fissavano attenti, senza tralasciare alcuna emozione.

 «Perché, mi aiuti?» la sua voce solitamente dura e profonda, ora era solamente poco più di un sussurro.

 «Perché dopotutto quello che mi hai fatto, ti voglio bene, Prix, e te ne vorrò sempre» questa confessione mi fece arrossire, mentre lui mi strinse di più la mano senza farmi male.

«Me lo prometti?» continuò cercando di mettersi seduto in una posizione più composta, mentre mi sedevo accanto a lui per controllare la rimarginazione totale della ferita.

 I miei polmoni faticarono a prendere aria mentre il suo tocco morbido e vellutato accarezzava la mia guancia, mi girai verso di lui confusa, mentre le sue labbra incontravano di nuovo le mie in un bacio a stampo dolce e gentile.

«Un giorno ricorderai tutto, te lo prometto, ma quando quel giorno arriverà significa che io e te non ci vedremo mai più, per te sarà un sollievo ne sono sicuro, fiorellino... ma per ora è meglio che tu non sappia niente» la frase sussurrata sulle mie labbra mi destabilizzò, tutto ciò non aveva logica.

 «Cosa...?» ma prima che potessi concludere la frase, mi addormentai e tutto tornò a diventare buio.

Riaprii le palpebre lentamente guardando Mary negli occhi, i miei pensieri si rincorrevano l'un l'altro senza una spiegazione logica, lo spettro mi sorrise dolcemente.

«Parla, Aleys» sospirai 

«Beh intanto, è impossibile che Prix fosse innamorato di me quando aveva 18 anni perché è da quando ne ha 17 che mi odia, e non credo che anche in questi 4 anni le cose siano cambiate... E quei demoni... Che cos erano?» 

«Sono anime destinate all'oscurità eterna, dopo essere entrate in contatto con le magie proibite esse verranno condannate a vagare per i mondi e cibarsi di altre anime pur di sopravvivere, se no si disintegreranno provando un dolore tale, che credo che bruciarsi vivi faccia meno male» i suoi occhi da serpente mi studiarono penetrando all'interno riuscendo a leggere la mia anima.

 «Perché i miei ricordi stanno riaffiorando solo ora?» lei mi sorrise triste.

 «Questo mia piccola guerriera lo scoprirai da te... Ora devo andare e mi raccomando, stai attenta che anche il sorriso più affabile può nascondere il più temibile dei nemici» detto questo svanì nel nulla senza che io potessi fare niente per fermare tutto ciò.

  Ma le fenici non erano immortali? Che cos era successo? Questo era una delle domande a cui avrei trovato la risposta più tardi ora dovevo uscire e chiarirmi con Prix, perché: punto 1. A me non piaceva minimamente, ed era ancora molto lontano ad ottenere il mio perdono; 2. Lui conosceva un incantesimo che faceva dimenticare i ricordi e quindi deve per forza sapere anche l'incantesimo contrario.

Mi incamminai a passo sicuro verso l'uscita dimenticandomi delle sbarre e andandoci a sbatterci contro, la mia goffaggine non aiutava. Mentre mi massaggiavo dolorante la fronte con cui ero andata sbattere, un terremoto iniziò a far tremare tutta la cella, il mio ritmo cardiaco aumentò vertiginosamente, l'aria non entrava più nei polmoni e poi altri frammenti di ricordi.

 Spezzettati, il terreno era diventato gelido, c'erano delle ombre, erano lì sotto il mio naso i momenti che mi avevano fatto crescere eppure, non si può catturare un'ombra, no? Sentii il mio potere, la mia unica fonte di forza vitale venire lentamente prosciugata, il freddo si stava insinuando dentro di me creando milioni e milioni di piccole crepe con frammenti di ricordi:

«è per il tuo bene» le ferite sanguinavano, la vista era offuscata e davanti a me degli esseri...

«Perché mi abbracci?» le sue braccia enormi mi avvolsero, attirandomi di più a sé...

«NO! BASTA!» urlai e le voci nella mia testa si acquietarono permettendomi di vedere ciò che era rimasto della mia cella: delle macerie, le pareti non esistevano più e attorno a me c'era desolazione... Un deserto nero, sembrava essere cenere.

Guardai sopra di me e vidi comunque il soffitto, le sbarre si erano disintegrate trasformandosi in polvere, permettendomi di poter finalmente uscire dal corridoio che portava ai piani superiori...

Era un'illusione ottica. Attorno al castello si estende una foresta... Io lo so... ma mi sembrava così reale, così familiare.

Perché? Perché tutto ciò che era desolazione mi ricordava qualcosa di amico? Qualcosa che avevo già conosciuto?

 Corsi su per le scale arrivando nell'immenso atrio, che ora era totalmente diverso. I muri prima ricoperti di marmi pregiati e disegni fatti da pittori antichi, erano stati interamente divorati dalla muffa, dappertutto c'erano enormi ragnatele ma soprattutto quello che mi spaventò di più era il silenzio che regnava sovrano. 

Un silenzio irreale, dentro al castello c'era sempre un gran vociferare, tanti segreti raccontati alle orecchie, tanti sguardi sospettosi e poi...dolore?

 Cosa c'entra? La testa iniziò a girare e mi inginocchiai a terra, fredda, gelida, quasi ostile al mio corpo caldo vivente, dove sono i pezzi del mio puzzle? Qual è la verità, IO VOGLIO SAPERLA! Cercai di incamerare aria, mentre sentivo la solitudine pesare sul mio petto come un macigno, anche l'aria era glaciale e feci fatica ad incamerarne ancora. Ne avevo abbastanza di vivere in questo modo, dovevo trovare un appiglio qualcosa a cui puntare, ma cosa?

 Un tocco caldo che riconobbi subito mi fece scattare in piedi, «Prix!» mi sporsi verso di lui, e lo abbracciai. Il suo calore mi invase e mi sentii nuovamente dentro al castello con la mia famiglia, nuovamente a casa.

 «Ehm... Tutto questo affetto, non ti sembra un po' esagerato?» sorrisi nascondendo il mio volto nel suo petto.

 «Credo di non poter essere paragonata a quello che hai fatto tu, principino» lo guardai in volto e ridacchiai soddisfatta vedendolo rosso come un pomodoro, per poi staccarmi prendendo nuovamente le distanze. 

«Spiegami» ordinai con il tono più deciso che avessi potuto avere in quel momento.

 «Non può» mi voltai e da dietro quella che doveva essere la scalinata principale uscì un ragazzo poco più grande di me e...wow.

 Non avevo visto tanti ragazzi belli nella mia vita, oltre a Prix, ma era davvero niente male spalle larghe e imponenti, torace definito e un'altezza vertiginosa, con due occhi verdi come i miei, quasi più lucenti...

 «Non mi sono ancora presentato, io sono James Crown, capo del qui presente agente Alexander» spalancai la bocca. 

«Agente?» guardai "Alexander", sperando che con una mia occhiata si incenerisse, lui fissò intensamente il pavimento, come se al momento fosse la cosa più interessante che ci fosse. 

«Aveva il compito di tenerti d'occhio, e se non te lo ha detto, il motivo direi che è abbastanza scontato...» guardai James scompigliarsi il suo ciuffo castano, senza capire.

 «Perché mi stavate tenendo d'occhio? E cosa e successo alla mia casa? Alla mia fami...» 

«Tutto a tempo debito signorina Flame, adesso deve solo sapere che per la sua sicurezza è meglio che venga con me, questo posto non è più sicuro» si avviò verso l'uscita, ma io rimasi ferma.

 «Lo è mai stato?» era un sussurro flebile e fui sicura di averlo sentito solo io, Alexander era anche lui fermo in mezzo all'atrio poco lontano da me. 

Fu questione di pochi secondi e James stava già sollevando Alex per il collo, lo vidi dimenarsi per cercare di liberarsi dalla stretta ferrea del suo capo che sembrava non voler cedere.

 «Lo sa che è rischioso contraddirmi» vidi il volto del mio ex fratello diventare di tutti i colori, lo avrebbe ammazzato.

 «Fermo! Ma ti sembra? Lo stai per ammazzare, perché ha aperto bocca?» il mio tono uscì più alto del previsto, ma James allentò comunque la presa e lasciò cadere Alex, vivo anche se privo di sensi. Andai ad aiutarlo, lo guardai riaprire gli occhi debolmente, per poi tossicchiare e rimettersi seduto. Sul collo gli era rimasta impressa la forma delle dita di James, lo guardai negli occhi mentre mi prendeva la nuca e appoggiava le sue labbra sulla mia fronte.

«Sii coraggiosa, Aleys, come sei sempre stata» detto questo mi strinse tra le sue braccia e sentii gli occhi inumidirsi, ma poi qualcosa mi arpionò alla vita, guardai con orrore la frusta fatta interamente di ghiaccio nero che mi trascinava con forza verso James. 

Caddi per terra di sedere mentre avanzavamo verso l'enorme portone, cercai di dimenarmi e urlai quando sentii gli uncini microscopici della frusta piantarsi nel mio addome, il gelo del ghiaccio era terribilmente doloroso eppure non riuscivo a non pensare che non avrei rivisto mai più la mia casa, la mia prigione in cui all'interno c'erano solidificati i miei ricordi a cui ancora non avevo accesso.

Guardai Alex ed ero incazzata perché in tutti questi anni mi aveva mentito eppure non riuscivo a non volergli bene.

 Sono troppo sentimentale cazzo.

Mi sarei ricordata di lui questo era ovvio e sapevo che ci saremmo rivisti... anzi ne ero certa. Lo guardai un'ultima volta, mentre ci dava le spalle e si inoltrava nei meandri del castello che era stato anche casa sua. Un attimo dopo eravamo fuori, in quello che avrebbe dovuto essere il giardino reale, ma tutto era in rovina le piante erano secche e soprattutto il suolo che era sempre stato caldo quasi bollente ora era gelido e ostile a qualsiasi forma di vita.

 Mi guardai in torno mentre James continuava a trascinarmi da seduta, cercai con lo sguardo la bellissima e imponente foresta di alberi rossi... Ma ora non c'era più niente solo desolazione e un deserto di sabbia nera, come se la cenere avesse deciso che quel territorio fosse morto e adesso dimostrava quanto poteva essere crudele la fine della vita, lasciando in solitudine chi un tempo ci abitava.

«Sappi che se piangi non ti consolerò» la voce dura e fredda di James mi risvegliò dai miei pensieri, gli davo le spalle per non dargli la soddisfazione di vedere la mia faccia sofferente per ogni minimo movimento degli uncini.

 «Non sto piangendo» risposi mettendoci più veleno possibile nella frase. Un urlo di dolore lacerò il silenzio e io mi irrigidii.

 Cavolo, Prix... 

«Non farti saltare in mente strane idee ragazzina. Tu ora sei sotto la mia protezione, ti devo portare in un posto sicuro e dopo di che verrai affidata ad altri» la sua professionalità distaccata mi diede sui nervi.

 «Oh sì certo, perché io ovviamente sarei un oggetto, non una persona con dei sogni, speranze e voglia di libertà» la frusta si attorcigliò di più e gridai nuovamente di dolore, mentre il sangue mi inzuppava i pantaloni, James si girò verso di me con una faccia che esprimeva fastidio e rabbia ai massimi livelli.

 «A me non me ne frega un cazzo di tutte queste tue idee, sogni eccetera, tu farai quello che ti dico io, punto» detto questo mi fece alzare e iniziammo a camminare, io a testa bassa e legata come un cagnolino mentre lui, scrutava l'esterno di quello che un tempo era un villaggio fiorente. 

Gustai l'aria e capii che stavamo andando verso Nord.

 Ma perché verso Nord?

Guardai la figura imponente di James che camminava con passo sicuro verso l'ignoto più totale, la sua voce autoritaria di prima mi aveva messo sull'attenti, ma mi stava trascinando in un posto di cui non sapevo l'esistenza quindi forse qualche domanda sarebbe stata lecita, no? 

«Dove mi stai portando?» nessuna risposta.

 Il silenzio mi diede sui nervi «Non ti sto chiedendo dove abiti o qualcos'altro di privato! Ti sto chiedendo dove mi stai portando perché merito di saperlo questa è la mia vita!» sbuffò e con voce svogliata mi rispose.

 «Ti sto portando al Portale del Nord o portale dei 7 Mondi, lì incontrerai tua sorella e sarà lei a tenerti in custodia per un tempo indeterminato, ma come ben sai i poli del tuo mondo sono invertiti quindi quando andiamo Nord in realtà andiamo verso Sud, ma a Sud. Ice, tua sorella, sta espandendo il suo dominio su questo mondo ormai morto...» detto questo iniziai a ricapitolare tutte le informazioni: Ice, Alex=agente, un'altra sorella, esistono altri mondi oltre al mio... 

E tutto questo racchiuso in praticamente mezzora, intrigante no? Beh dipende se sei tu quella che deve cercare di capire per quale ragione la tua famiglia era un'illusione e dentro al tuo castello c'erano dei demoni.   

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