Dopotutto non sembrò una brutta esperienza uscire da quell'ospedale. Appena misi piede fuori, in strada, mi sentivo rinato.

Avevo respirato quell'odore di disinfettante tanto che ci avevo fatto l'abitudine; fu un sollievo per me uscire da quel palazzo, camminare e sentire i raggi solari sulla mia pelle.

Mi sentivo nostalgico di qualcosa, o qualcuno... Tutti quelli che mi sono venuti a trovare e che consideravo parenti, per me non erano familiari.

Sembrava che non mi appartenessero, tantomeno Maria o mia madre. Come se loro non facessero parte della mia vita né prima della caduta, né dopo. Forse era solo la perdita della memoria a darmi questa sensazione.

-Le due donne della mia vita...- pronunciai una volta, perso nei pensieri di un incubo. Comparvero davanti a me due figure indistinte, dai lunghi capelli castani, che si allontanavano, mentre io cadevo nel vuoto.

Ma prima che potessi dare un volto alle due figure, mia madre mi svegliò dal sogno.

Qualche giorno dopo essere uscito dall'ospedale, mi feci una passeggiata per la città, per vedere se qualcosa mi sarebbe tornato in mente. La sera volli tornare a casa da solo. Chiamai un taxi, e diedi un indirizzo completamente sbagliato all'autista, sicuro al cento per cento che fosse giusto.

La casa che avevo davanti mi sembrò familiare, ma non era quella in cui avevo dormito nei giorni precedenti. Risalii sull'autovettura e chiamai mia madre per farmi dare l'indirizzo giusto, scusandomi con l'autista che era visibilmente stanco per aver guidato per un'ora e mezza, senza pause.