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-Tesoro, come stai?- mi chiese una bionda sulla trentina seduta accanto al mio letto. Indossava un tailleur elegante color zaffiro, ciò significava che avesse un ottimo lavoro, oppure un marito molto ricco.
-Scusi, chi è lei?
-Ma come, Vlad, non riconosci più nemmeno la tua fidanzata?- la voce sarcastica era di una donna di mezz'età, che stava appoggiata all'uscio della porta della camera d'ospedale. Stava con le braccia incrociate e sul volto si potevano distinguere, anche da quella distanza, i segni viola sotto gli occhi.
I suoi capelli, sciolti sulle spalle, erano di un bianco marmo. Era venuta con qualche ora di anticipo sulla biondina, affermando di essere mia madre.
Ero abbastanza spaesato quando mi descrisse la vita che facevo. Non mi aspettavo tutto ciò.
Pensavo di essere un malvivente che cercava di sfuggire al KGB e forse lo pensavano anche i medici. Poi mi ritrovai questa donna, mia madre -mi sembrava strano dirlo, quando lo pensavo mi veniva in mente l'immagine di un funerale sotto la pioggia-, che mi raccontava di me, che ero un uomo d'affari e che avevo una vita onesta...
Ero veramente confuso e sul mio viso traspariva questo stato d'animo.
-Ti chiami Vladimir Germanovich Petrovskij, hai 39 anni, ti dovevi sposare a maggio con Maria...- ripeté nuovamente la donna dai capelli bianchi.
-Maria saresti tu?- chiesi ancora più confuso alla biondina, interrompendo 'mia madre', mentre quest'ultima si portò una mano sul viso con frustrazione.
Era ovvio che fosse lei, ma mi ero risvegliato da un trauma cerebrale che mi ha dato per deceduto per una decina di minuti, e che mi ha risvegliato dal coma solo 6 mesi dopo l'incidente: ero giustificato per ogni evenienza.
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