40. Da tre a sei
•Spazio Autrice•
Carissimi lettori, buonasera!
Prima che iniziate a leggere volevo a scrivervi due parole per ringraziarvi di tutto l'affetto e il supporto che mi state dimostrando ogni giorno per la mia storia "Perfetti Sconosciuti". È bello ricevere i vostri commenti su ogni capito. È bello poter parlare con voi! Grazie perché così facendo, avete fatto in modo che il romanzo entrasse in classifica. Siete fantastici!
Siamo arrivati al capitolo 40. Un bel traguardo! Spero che anche questo aggiornamento sia in grado di sorprendervi. Grazie ancora di tutto!!
Vi auguro una buonanotte e soprattutto una buona lettura Moonrisers ♥️
💫💫💫
Una settimana dopo, Jasmine si sottopose all'operazione.
Ce ne stavamo tutti in sala d'attesa ad attendere notizie da parte del medico, quando papà si alzò di scatto facendomi sobbalzare.
«Perché ancora non ci dicono niente?».
Io me ne stavo tra Matt e Carlos, i due ragazzini erano stanchi ma non osavano dire niente, specialmente quest'ultimo che con lo sguardo fisso nel vuoto cercava di trattenere le lacrime.
«Piangi» gli dissi accarezzando la sua guancia. «Se hai voglia di piangere, piangi, ma non trattenere mai dentro il dolore che hai, o ti farai ancora più male».
Gli avvolsi le spalle con un braccio stringendolo a me.
«Non sei da solo, ci siamo noi con te» gli sussurrai e lui commosso annuì. Non sapeva cosa dire. Era un momento difficile per tutti, soprattutto per lui.
In questi mesi eravamo riusciti a trovare l'equilibrio che, per tanto tempo, avevamo cercato. Grazie a loro, avevamo la famiglia che avevamo sempre desiderato. E lo stesso era per Jasmine, Carlos e nonna Ines. Insieme eravamo più forti. Insieme eravamo una bella storia da raccontare. Dopo tanto dolore, ci eravamo trovati.
Ines, raggiunse mio padre e appoggiandogli una mano sulla spalla gli disse «Grazie Anthony...».
«Di cosa mi ringrazia?» Domandò lui non riuscendo a capire.
«Grazie per essere qui, se non ci fossi stato tu... con i tuoi meravigliosi figli, a quest'ora io e Carlos saremmo stati da soli».
«Ines...» mio padre gli prese entrambe le mani. «Io amo sua figlia».
La donna annuì e sul suo volto scivolarono lacrime di disperazione. «Andrà tutto bene?» Domandò. Come se mio padre potesse darle la risposta corretta.
Anthony la guardò e senza dirle niente la attirò a sé per abbracciarla.
«Deve andare bene. Deve andare bene perché io, a sua figlia, voglio sposarmela!» Confessò a voce alta. «Io amo Jasmine, la amo proprio tanto, Ines... e adesso che l'ho incontrata non voglio doverla perderla, per nessuna ragione al mondo!».
«Tu vuoi sposarti con mia figlia?» Gli domandò l'anziana signora.
«Sì, è così».
Ines abbassò per un attimo lo sguardo, poi lo portò sul nipote.
«Jasmine ha sofferto tanto per amore... il padre di Carlos non è una brava persona ma tu... tu Anthony mi renderesti la persona più felice del mondo se ti prendessi cura del cuore di mia figlia».
«Io me ne prenderò cura, voglio prendermene cura. Non so più cosa vuol dire vivere senza di lei. Jasmine ha riportato la luce nella mia vita, lei... lei è la donna perfetta per me».
Mi scese una lacrima.
Matt si voltò verso di me e mi sorrise.
«Io sento che andrà tutto bene» mi sussurrò all'orecchio mio fratello.
«Matt...» mi guardai attorno. Non volevo dare false speranze a nessuno lì dentro.
«Lottie... l'amore che li lega, sconfiggerà anche questa malattia. Fidati di me!».
Mio fratello era sempre stato il più sensibile della famiglia ma dinanzi a un male così tosto da dover affrontare, non sapevo fino a che punto potevo dargli ragione.
Guardai mio padre, guardai Ines, poi guardai Carlos.
Tutti e tre stanchi di attendere delle risposte.
Alla fine osservai Alexander, che in silenzio se ne stava a osservarmi seduto dall'altra parte della sala.
L'amore, vinceva su tutto, aveva detto Matt.
E per me e Alexander era stato così.
In quel momento desiderai con tutta me stessa che fosse lo stesso anche per Anthony e Jasmine.
Riportai lo sguardo su Carlos, poi su mio fratello.
«Voglio fidarmi di te, Matt. Mi fido di te» gli sussurrai e proprio nel momento in cui lo abbracciai, il medico che aveva operato Jasmine, uscì dalla sala operatoria.
Esistevano momenti che non tornavano più ma che allo stesso tempo, non potevano mai essere dimenticati. Alcuni di questi erano formati dagli incontri senza appuntamento che cambiavano completamente la nostra vita.
Jasmine era stato l'incontro senza appuntamento di Anthony.
Alexander era stato il mio incontro senza appuntamento.
Nei momenti duri resisteva soltanto ciò che valeva, il resto veniva spazzato via. E l'amore, l'amore valeva tanto. Soprattutto quando sembrava essere tutto nero. Ma di quello che tenevamo dentro al cuore, non era semplice parlarne. Il problema era che, nei momenti difficili, era difficile credere di uscirne con il cuore integro. Specie quando accanto a te c'era soltanto un posto vuoto.
Seppur ci fossimo io e Matthew, Anthony aveva affrontato la fine del suo matrimonio con Olivia da solo. E questo non perché non volesse aiuto da parte nostra, ma semplicemente perché non voleva che i suoi problemi pesassero sui suoi figli.
E così, papà non ci aveva mai permesso di aiutarlo veramente. Diceva che il dolore che aveva causato Liv nel suo cuore, era una questione sua e che noi dovevamo preoccuparci soltanto di essere felici.
Sono state tante le notti in cui, avevo visto papà piangersi addosso mentre guardava le foto del suo matrimonio. Si chiedeva semplicemente il perché fosse andata così. Il perché fosse finita con la donna che diceva di amarlo profondamente. Poi, posava le foto, le metteva via ma mai veramente. Le teneva in una scatola che nascondeva sotto al letto. Pronte per essere guardate la sera dopo e quella dopo ancora.
Per Anthony è stata dura guarire da quella ferita, perché accanto a lui, purtroppo non c'era Oliva pronta a dargli delle risposte.
I matrimoni finivano, vero, ma Olivia se n'era andata in modo crudele dalle nostre vite e questo non aveva permesso a papà di accettarlo.
Quando Anthony ha conosciuto Jasmine, stava ancora male per Olivia, seppur fossero passati parecchi anni. Perché quando di mezzo c'era il cuore, non era facile. Non era facile per niente.
Anche Jasmine stava male per quello che il suo ex marito aveva fatto a lei e a Carlos, ma... insieme; Anthony e Jasmine erano stati in grado di voltare pagina. Di concedersi un'altra possibilità. Finalmente papà aveva trovato qualcuno che potesse occupare il suo "posto vuoto", che si prendesse cura delle sue ferite e che lo tranquillizzasse dicendogli "insieme troveremo un modo".
Perché la verità era che tutti ci meritavamo qualcuno che ci diceva "insieme troveremo un modo".
Ripartire da zero, forse, era la cosa più difficile del mondo, ma volerci provare era inevitabile per le persone coraggiose. Per chi, non mollava mai o aveva cicatrici sparse su tutto il cuore.
Le persone coraggiose come Jasmine e Anthony, non avevano bisogno di grandi cose per essere felici. Rispetto e amore era tutto ciò che desideravano.
Spesso il destino faceva di tutto per mettere a dura prova, ma l'amore, se quello vero, poteva fare di più, molto di più. Per esempio, nel nostro caso, insieme a una buona dose di medicina, era riuscito a salvare Jasmine.
«Siamo riusciti a esportare tutto il male. L'operazione non è stata semplice, è durata più del previsto ma è andata bene. Sua figlia si riprenderà presto» aveva detto il medico guardando Ines negli occhi, proprio quando mio padre era crollato in un pianto liberatorio davanti a tutti.
Mi voltai e vidi mio fratello.
Stava piangendo.
E lì mi resi conto che per tutto questo tempo, lui era riuscito a mettere da parte le sue preoccupazioni per cercare di dare forza a noi adulti. Matthew, un ragazzino di tredici anni, che con il suo grande cuore, adesso se ne stava lì, in disparte e tutto da solo a tirare un sospiro di sollievo. Mio fratello aveva confortato tutti ma nessuno aveva compreso che anche lui aveva bisogno di noi. Mi sentii in colpa per non averlo capito prima. Corsi da lui e lo abbracciai.
«Avevi ragione, piccolo mio» gli dissi. «Tu hai sempre ragione».
«Lottie...» tirò su col naso.
«Sì?».
«Ho avuto tanta paura ma non volevo che papà lo capisse. Lui ama molto Jasmine e adesso è felice, di nuovo felice. Per un momento ho pensato che tutte le mie preghiere non fossero sufficienti».
«Invece lo sono state» gli accarezzai le guanciotte. «Sei un ometto forte amore mio, ma non esitare mai a chiederci aiuto. Per nessun motivo al mondo. Io e papà ci siamo, proprio come tu ci sei per noi».
«Ti voglio bene Lottie» disse e proprio nello stesso momento, notai Carlos guardarci.
«Qui c'è spazio, c'è e ci sarà sempre spazio anche per te nei nostri abbracci. Cosa aspetti a raggiungerci?» Lo rimproverai giocosamente facendogli segno di unirsi a noi.
Il ragazzino si precipitò da noi ed entrambi lo accogliemmo stringendolo forte.
«La mamma è forte, Carlos. Vedrai che presto tornerà a casa da noi» lo incoraggiai accarezzandogli i capelli.
Li stritolai entrambi, per poi notare Anthony e Ines guardarci fieri.
Matthew alzò la testa dalla mia spalla invitandoli a unirsi.
Imbarazzata Ines, arrossì. Anthony le prese la mano per poi portarla da noi.
«Siamo una famiglia dal momento in cui ci siamo incontrati per la prima volta» continuò Carlos felice.
Era così.
Era decisamente così.
Insieme avremmo affrontato tutto.
Insieme, avremmo sempre trovato un modo.
Andai a trovare Jasmine ogni giorno in ospedale.
Io e Ines l'aiutavamo a lavarsi, a prendersi cura di se stessa.
Avevo trovato nella compagnia di mio padre la madre che non avevo più e fu bello dirle quanto fosse importante per me.
«Adesso che ci hai fatto prendere uno spavento, che ne dici di tornare a casa? Io e Ines non riusciamo più a gestire quei tre uomini tutte da sole!» Lanciai uno sguardo all'anziana che sorrise.
Le rughe sul suo volto erano la prova di quanto anche questa donna avesse sofferto nella sua vita.
«Carlos si sta comportando bene?» Chiese leggermente più in forze del giorno prima. Presto si sarebbe sentita meglio e sarebbe tornata a casa con noi.
«Carlos è un angelo! È papà che ne combina una ogni cinque minuti, Anthony senza di te è perso!» Le dissi facendola sorridere.
«Non sono così speciale come crede o credi, Lottie».
Scossi la testa contrariata.
«Jasmine, non ti conviene contraddire la tua futura figliastra. Anzi, sai che una volta uscita, io, te e Ines abbiamo un matrimonio da dover organizzare?».
«Charlotte...».
«Si?» Le chiesi sedendomi sul suo letto.
«Spero di essere all'altezza di ogni tua aspettativa. Spero di riuscirmi a prendere cura di te e Matthew senza mai deludervi».
Le sorrisi prendendole la mano.
«Jasmine... prenditi cura del cuore di papà, a noi basta questo per essere felici».
La donna si commosse e con lei anche io.
«Basta piangere ragazze, suvvia!» Ci rimproverò Ines. «Per fortuna il peggio è passato, adesso dobbiamo soltanto ridere alla vita. Va bene? Me lo promettete?» Ci domandò raggiungendoci.
Entrambe annuimmo.
Dovevamo soltanto essere grate per la vita che ci aspettava.
«Charlotte...» mi richiamò Jasmine.
«Dimmi, hai bisogno di un po' d'acqua? Vuoi che ti sistemi i cuscini?».
«Voglio che tu sia la mia damigella d'onore... ma ovviamente se per te non è un disturbo o...».
«E me lo chiedi pure?? Non avrei permesso a nessun'altra di farlo al posto mio!» Dissi felice per per poi abbracciarla.
E seppur Jas fosse felice di questo nostro contatto, notai imbarazzo sul suo volto.
Le sorrisi accarezzandole la spalla.
«Sei bellissima, Jasmine. Sei sempre tu, con qualche cicatrice in più, ma sei sempre tu» le dissi riferendomi ai segni che questa malattia le aveva lasciato.
«Non avrei voluto farvi preoccupare così tanto...» confessò.
«Non è colpa tua. Non potevi prevederlo».
«Avrei dovuto prendermi più cura di me».
«Vero, ma ripeto, tutto quello che è successo non è stato per colpa tua Jasmine».
«Spero che tuo papà mi voglia ancora sposare Lottie... io, io lo amo molto» si lasciò sfuggire e in quel momento mi fece una tenerezza incredibile.
Mi resi conto che per tutti quegli anni, Olivia aveva avuto in pungo il cuore di mio padre, seppur non se lo meritasse più già da molto tempo.
«Dove sei stata per tutto questo tempo?» Disse una voce alle mie spalle. Ci voltammo tutte e tre per vedere di chi si trattava.
«Anthony...» sussurrò Jasmine.
«C'è n'è sono voluti parecchi di anni prima di incontrarci, e ora credi che io possa lasciarti andare? Come potrei farlo, Jasmine? Tu mi rendi l'uomo più felice del mondo».
In silenzio mi alzai dal letto raggiungendo Ines. Ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
«Noi andiamo a prendere un caffè» disse la donna al mio fianco.
Lanciai uno sguardo a papà, poi a Jasmine. Erano perfetti.
Meravigliosi così.
Si meritavano di essere felici, insieme.
E io avrei fatto di tutto per organizzare il matrimonio più bello di sempre.
Due settimane dopo, Jasmine tornò a casa. Sì, ma non nella vecchia casa dove abitava con Carlos e Ines. Vennero a stare tutti da noi.
La casa non era grandissima ma era più spaziosa della loro e poi, noi eravamo stanchi del silenzio. Avevamo bisogno del rumore, della vita insieme a loro.
E così, da tre diventammo sei. E fu incredibilmente bello.
Insieme avevamo trovato un modo per stare bene.
"Insieme", era tutto ciò che volevamo essere.
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