Capitolo 3.6
Questo giovedì mattina non può cominciare in maniera migliore. Appena alzata ho sbirciato sul telefono e Luca mi ha scritto che voleva andare a fare colazione insieme. Così mi sono preparata e sono uscita di casa un po' prima. Ora sono in macchina, con il mio ragazzo e ho una fame da lupi.
Abbiamo superato il bar della piazzetta e questo può significare solo che stiamo andando al casolare; lui sembra accorgersi del mio sguardo perso:
- Ho preparato tutto, da me. E non aver paura di fare tardi, ho pensato a tutto io... - dice sorridente.
- Cosa? In che senso, hai pensato a tutto? Devo spaventarmi? -
- Oh, tesoro! Non farei mai niente del genere... - sposta la mano dal cambio per accarezzarmi una guancia e io non posso fare a meno di godermi ogni singolo momento che trascorro con lui - ho detto a Roby di avvisare del ritardo al corso e a Perla che ti avrei accompagnata io. Sei più tranquilla, adesso? -
- Sì, certo. Spero tu abbia preparato tante cose, ho appetito, stamattina... - Non so se ci sia del sottotesto, nelle mie parole, ma Luca ha appena aumentato la velocità di guida e sembra impaziente di arrivare a destinazione.
Giunti al casolare, scendo dall'auto e seguo Luca che si dirige verso la porta. Sta per inserire la chiave, ma si volta di scatto e senza che me ne renda conto le nostre labbra si uniscono. È bello che sia spontaneo e ogni volta mi lascia senza fiato. Quando decide di staccarsi da me, continua a fare il perfetto padrone di casa, aprendo la porta e permettendomi di entrare; in cucina la tavola è imbandita, ci sono sia cose dolci che salate e mentre io continuo a fissare le leccornie che il mio ragazzo si è premurato a comprare, sento il fornello accendersi.
- Il caffè è meglio farlo adesso, vale la pena di aspettare. -
- È vero... Allora, ti sei proprio sbizzarrito! Hai comprato di tutto, ma se io volessi i cereali? -
- Fammi capire, hai detto di essere affamata, anzi, di avere appetito... - si avvicina per cingermi la vita con le sue braccia - ho preso paste di ogni tipo, pizzette, brioches... mancano solo le uova strapazzate con il bacon, e per ovvie ragioni, non ci saranno... E tu, vuoi i cereali? - sorride.
- Non pensavo di chiedere molto... - lo prendo in giro.
- Beh, io li ho, i cereali, ma non li prendo, se prima... - interrompe le sue parole per darmi un bacio, morbido,sensuale da far sentire i brividi lungo la schiena - se prima non dici che non ti piace niente di quello che ho preparato. -
- Ma no! Non è che non mi piace niente, è solo che mi piace fare colazione con i cereali... - spero che possa bastare come spiegazione.
- Non hai nient'altro da dire? - mi guarda curioso.
- Ok, mi piace tutto, ma a colazione non voglio appesantirmi e... - vengo distratta dal fischio della caffettiera che ci avvisa che il caffè è pronto.
- Allora possiamo trovare un compromesso - dice Luca mentre sistema le tazze sul tavolo - possiamo pranzare insieme, insomma, non so che farmene di tutte queste cose! -
- Oggi? - chiedo andando a sedermi.
- Certo, oggi, e quando altrimenti? - Luca prende i cereali da uno degli sportelli della cucina, una tazza e spostandosi verso il frigo, anche un cartone del latte - Tieni, tesoro. -
- Grazie. - abbasso la testa in segno di riverenza e poi scoppio a ridere per quel gesto. Non so perché l'ho fatto, ma Luca mi fa sentire diversa rispetto a quando sto con le mie amiche, mi domando spesso quale sia la mia vera natura, il mio vero essere, e quando mi ritrovo a ridere come una matta penso che qualunque sia la risposta, in fondo, resto sempre io: lunatica, estroversa, solare, timida, spavalda, irritabile e alla mano, tutto insieme!
Restiamo a fare colazione ridendo di cose dette a mezz'aria e quando la mia tazza è del tutto vuota, andiamo a farci le coccole, sul divano.
Luca e io ci abbracciamo come facciamo sempre, con la mia schiena appoggiata al suo petto; in questo modo lui ha facile accesso al mio collo che può accarezzare dolcemente, senza fretta. Sento che la situazione comincia a surriscaldarsi quando la sua bocca si sposta sulla mia spalla e lascia piccoli baci umidi che mi annebbiano il cervello. Le sue mani si infilano sotto la maglietta, spostandosi lentamente verso i miei seni, ma lo blocco subito prima che raggiunga la sua meta.
Non so perché non voglio che mi tocchi, ma forse dovrei prendere coraggio e parlare con lui.
Ma non adesso, prima ho bisogno di chiarirmi le idee.
Mi volto a baciarlo e poi gli chiedo di portarmi al corso.
- Sicura di volere andare via? - mi chiede mettendo il broncio - Possiamo restare ancora un po' se ti va. Prometto di stare buono buono. -
- No, non è per quello... Ok, forse un po' sì... - cavolo, non so proprio da dove cominciare. Mi sistemo meglio sul divano, avere una posizione comoda, forse, faciliterà il mio compito e continuo a parlare. - Senti, ieri mi hai detto che avevi capito, quindi, ti prego, non farmelo dire. Mi piace quello che facciamo, ma ho bisogno dei miei tempi, se non ti va bene è meglio smettere di vedersi.
- Anna, tesoro, non tirare fuori la solita scusa. Non vado da nessuna parte, mi dispiace averti dato l'impressione di affrettare le cose, ma mi piaci troppo e resistere alla tua vicinanza mi è più difficile di quanto pensassi... Ma, posso aspettare che tu sia pronta e quando deciderai che sia giunto il momento, basterà fare un cenno e arriverò da te, più in fretta che posso. -
- Sei sicuro di quello che dici? Potrei metterci davvero tanto tempo... -
- Tesoro mio... Possiamo cominciare a fare piccoli passi, prima di metterci a correre... - mi prende il viso tra le mani e si avvicina per baciarmi. Ogni volta è sempre diverso, adesso è dolce e passionale, schiude le labbra alla ricerca di un accesso che gli permetta di esplorare la mia bocca, lo lascio entrare e le nostre lingue danzano insieme, giocano, sfuggono e si ritrovano; non mi sento tanto a disagio, ora, anzi, mi piace fare pratica con lui. Distratta dal momento, o da questo strano gioco, mi ritrovo a spingere Luca sul divano, la sua schiena schiacciata sulla seduta ed io sopra di lui. Non appena mi accorgo di quello che ho appena fatto, interrompo il nostro bacio e provo a cambiare posizione, per mettermi composta; sono sicuramente arrossita e il cuore mi batte all'impazzata, ma Luca mi tiene stretta e non mi permette di muovermi.
- No, no no... Tu non ti muovi da qui, adesso. Te ne stai buona e ti lasci baciare. O non vuoi? - mi dice guardandomi negli occhi.
- No... sì... cioè... Non lo so, secondo te sto sbagliando? - credo di non essermi mai sentita così a disagio in vita mia.
- Tesoro mio, pensi di sbagliare a stare qui, adesso, con me? Perché io non sono mai stato meglio. Sono stato appena scaraventato sul divano dalla mia timida ragazza e sto impazzendo di desiderio, eppure cerco di stare calmo e non pensare che ribalterei volentieri la situazione. Ora, Anna, dimmi cosa c'è di sbagliato nello stare qui, insieme, sdraiati con ancora i vestiti addosso. Se fosse per me, avrei già cambiato posizione e adesso ci saresti tu, sotto di me a dirmi di non fermarmi. Ma capisco come ti senti, perciò, adesso ce ne andiamo, tu a scuola e io a lavorare. Forza, fannullona! - Con un colpo di reni si tira su e fa alzare anche me, mi da un bacio veloce e poi lasciamo la sala relax.
Prima di andare via, mettiamo in ordine la cucina. Adesso mi sento un po' meglio, non sono sicura di aver chiarito tutto ma credo di aver fatto degli enormi passi avanti.
Arrivati al corso ci salutiamo e quando sto per scendere dalla macchina, Luca mi ricorda che pranzeremo insieme.
Non vedo l'ora di starmene ancora da sola con lui! Devo solo avvisare a casa...
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