Capitolo 2.19
Ok, la serata fa davvero schifo, meteorologicamente parlando; cerco di fare la disinvolta, ma ad ogni lampo sobbalzo e ad ogni tuono mi copro le orecchie.
Arriviamo al casolare, ma Luca non entra dal cancello, fa un giro intorno alla casa e si ferma; preme un bottone su un telecomando e un portellone si apre, per far passare l'auto. Non mi ero accorta che ci fosse un garage dietro la casa. - Non scendi? - Luca apre la portiera e aspetta che io faccia lo stesso - Quando piove, entro da qui, così non mi bagno. -
- Non è servito a molto, sei fradicio! -
- Allora sbrigati, così posso cambiarmi. -
Seguo Luca mentre apre una porta, scosta una tenda e ci ritroviamo nella sala relax; va verso una cassettiera, prende un cambio d'abiti e si dirige in bagno. Me ne sto lì, da sola ad aspettare che ritorni a farmi compagnia; quando sento il rumore dell'asciugacapelli vedo aprirsi la porta del bagno. È così carino!
- Hai bisogno? - indica il phon mentre continua nel suo intento.
Scuoto la testa, decido di raggiungerlo; vorrei tanto passare la mano tra i suoi capelli, annusare il suo profumo, abbracciarlo forte forte, e invece me ne sto, dietro di lui, a fissarlo allo specchio.
- Ho quasi finito. - dice fissandomi a sua volta.
Cavolo peccato! Mi piace stargli vicino.
Mi sposto un po' di lato per guardarlo meglio, sbadatamente la sua schiena sfiora la mia spalla e mi sento tremare, non credo sia il freddo, penso piuttosto alla tensione che provo quando siamo così vicini. Lo specchio riflette il mio imbarazzo e credo che Luca se ne sia accorto; si passa una mano tra i capelli, per verificare che siano asciutti, ripone il phon dentro uno sportello, sotto al lavandino e si volta. È davvero piccolo questo bagno! Se ne sta fermo, impalato, in attesa che mi sposti per farlo passare; mi fa un cenno col capo, indicando la porta, poi mi volto e insieme guadagnamo l'uscita.
- Bene, anche questa è fatta! Potremmo fare un giro, se non hai fretta di rientrare. - Sposta lo sguardo verso la finestra - Ma non credo sia il caso, visto il tempo. -
- Ehi, non può piovere per sempre! - faccio spallucce.
- Ok, allora possiamo restare qui. - Luca si dirige verso un mobile, accanto al computer, apre l'anta e tira fuori una videocassetta, poi si volta - Che Corvo sia! -
Era da un sacco di tempo che non vedevo uno di quegli aggeggi! È strano vedere che conosce le stesse cose che conosco io. Ma, pensandoci bene, forse sono stati i Jokers a raccontargli i miei interessi, meglio non farsi illusioni. Nel frattempo Luca sta collegando un vecchio videoregistratore alla televisione, non ci mette molto e quando finisce, orgoglioso, inserisce la videocassetta, prende il telecomando e va a sedersi sul divano.
- Non avrò fatto tutto il lavoro per nulla, giusto? - batte la mano sul posto libero accanto a lui - Mi fai compagnia? -
Annuisco e lo raggiungo. Poi mi alzo, quasi di scatto - Dimenticavo i fazzoletti! - corro in cucina, apro la tracolla e prendo il pacchetto mezzo vuoto. Ritorno da Luca, ma vedo che ha cambiato posizione, se ne sta sdraiato occupando tutta la lunghezza delle sedute.
-E io dove mi metto? - indico il divano.
Luca si alza, prende un plaid da un cassetto e ritorna alla posizione precedente; continuo a fissarlo, poi si sistema in modo che possa sedermi come ho fatto la prima volta che mi ha portata qui.
- Non ho altre coperte, al momento, dovremo stare accoccolati... - alza un sopracciglio e sorride.
Ogni volta mi spiazza! Avrei voluto dirgli che messi uno accanto all'altro avremmo potuto coprirci lo stesso, ma mi piace che sia così carino, con me.
- Te lo hanno detto i Jokers? - chiedo, mentre spengo la luce della stanza e lo raggiungo per appoggiare la mia schiena al suo petto.
- Cosa? - Non riesco a vedere il suo volto, ma il tono di voce sembra sincero.
- Del Corvo, te lo hanno detto loro? -
- No. E non sarai così ingenua da credere che solo tu lo conosca! -
No, non lo sono, ma tutto sembra fin troppo finto, e se prima non ci avrei fatto caso, ora alla luce di ciò che è successo, non posso fare a meno di interrogarmi a riguardo. Mi faccio bastare la sua risposta e cerco di non pensarci più del dovuto. Dispiego il plaid, Luca cerca di aiutarmi e ne approfitta per abbracciarmi; lo lascio fare, in fondo mi sento al sicuro con lui, non posso negarlo. Non a me stessa.
- Ok, puoi farlo partire. -
Lo conosco a memoria, quel film tanto discusso, battuta per battuta, e nonostante tutto lo rivedrei altre mille volte ancora. Le immagini sullo schermo sono sempre le stesse, ma io non riesco a non piangere; prendo un fazzolezzo e mi asciugo gli occhi, Luca mi stringe più forte e quel suo gesto mi fa piangere ancora di più. Mi sento male al pensiero dei giorni passati, è vero che l'ho perdonato, che gli sto dando la possibilità di essere mio amico, ma forse non merito la sua amicizia, forse non merito di essere felice, forse dovevo solo allontanarlo finché ne avevo l'occasione. Adesso sembrerei più pazza del solito. Forse è solo colpa del film, o di Paolo che ieri mi ha detto quelle cose; insomma, ha finalmente notato che provavo a farmi carina quando c'era lui, e quella maledetta speranza che tra noi possa esserci qualcosa sembra non voglia abbandonarmi. Lo so che non gli piaccio, non quanto lui piace a me, ma è davvero difficile...
- Tutto bene? - mi chiede vedendo che non la smetto di piangere - Spengo tutto, se non vuoi più vederlo... -
- No, scusa, ora mi passa. - tiro su col naso.
Vorrei tanto che tutto tornasse alla normalità: Paolo, la mia vita, Luca, i miei amici. Invece ho un tarlo che mi consuma il cervello, un amico che mi fa tremare le gambe e una marea di confusione in testa che non mi lascia libera!
Quando il film finisce, cerco di ricompormi, ma sono davvero stravolta, ho gli occhi gonfi e un groppo in gola che mi impedisce di parlare. Ci alziamo dal divano e andiamo nell'altra stanza, Luca prende una bottiglia d'acqua, ne versa un po' in un bicchiere e me lo porge.
- Cavolo, non lo vediamo più quel film! Guarda come ti sei ridotta... - sorride cercando, credo, di tirarmi su di morale.
- Troppe emozioni! Scusa. - bevo un sorso e cerco di tornare in me - Ti dispiace portarmi a casa? -
- Subito, splendore! - sorride, ma i suoi occhi sono tristi. Forse non si aspettava che la serata finisse così, ma è tardi, e domani devo alzarmi presto.
Spero che capisca.
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