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Capitolo 2.10

Non ho voglia di sentire quello che ha da ribattere alle mie parole; vado via in fretta, richiudo il portone di casa e mi fiondo in camera mia. Dalla finestra della mia stanza riesco a vedere la strada; Paolo se ne sta lì, in macchina e solo adesso capisco che, forse, non dovevo aggredirlo in quel modo, al bar. Sono sempre stata gentile, educata e calma, ma oggi, oggi ero acida. Come non lo sono mai stata in vita mia. A volte penso che il mio comportamento sia condizionato dall'immagine che ho bisogno di mostrare agli altri. Io non sono così! Non sono la santarellina che gli altri pensano che io sia, ma neanche la tizia scontrosa che ce l'ha con il mondo intero. Sono semplicemente una giovane donna, ferita a causa delle proprie illusioni!

Dannazione Paolo! Riesce a farmi sentire in colpa, senza aver detto niente.

Sono tentata dal prendere il telefono e chiamarlo. Ma cosa dovrei dirgli? Dovrei dargli il tempo di metabolizzare tutto. È sempre contraddittorio. Che rapporto di amicizia è il nostro? Quello in cui io lo amo e lui se ne frega? Quello in cui io volto pagina e lui torna sui suoi passi? Quello in cui io gli do una possibilità ma lui si tira indietro? Quello in cui io sto con un altro e lui fa il geloso? Non lo so!

< Perché non sei ancora andato via? > gli scrivo, preda di un momento di debolezza. In fondo è sempre il "mio Paolo"! A quanto pare è vero che "prendi una donna, trattala male... e allora sì vedrai che ti amerà".

Dannati stereotipi! Ma non può essere tutto come nelle favole? Ok, qualche drago, un cavaliere, un castello e poi un happy ending. No! La vita vera è come quei documentari in cui il leone insegue la gazzella: speri che lui non la raggiunga, ma alla fine il più forte banchetta con il più debole. Ed è strano che ci si immedesimi sempre nella vittima; se cambiamo punto di vista, il lieto fine del leone si avvera. Ha un pasto e ha ottenuto ciò per cui ha lottato!

< Non mi pare che sia tua la strada. E comunque stavo riflettendo. Sei cambiata in una sola settimana. Non ero pronto a tutto questo! > leggo il messaggio di Paolo e rispondo.

< Anche tu sei acido! Il più delle volte non te lo faccio notare, ma se è vero che gli amici si dicono tutto in faccia, beh, è giusto che tu lo sappia! >

< In faccia, Anna, non tramite messaggio! >

< Ma cosa vuoi? Davvero pensi che io sia disposta a farmi calpestare il cuore, per l'ennesima volta? >

< Parliamo a quattr'occhi! >

Ma di cosa vuole parlare? Ci siamo detti tutto. Non capisco dove vuole andare a parare. Come vorrei avere un consiglio spassionato a riguardo. Già, ma a chi dovrei chiederlo? Perla è di parte, Fede è all'oscuro di tutto da una settimana a questa parte e i Jokers... loro non mi conoscono abbastanza. Dannazione!

< Perché? > rispondo.

< Gli amici fanno così. Noi siamo amici. Quindi facciamo così. >

< Lo so come funzionano i sillogismi, Aristotele! >

< Allora esci! >

Non so davvero cosa aspettarmi da questo incontro. È sempre tutto così difficile, con Paolo! Cerco di essere il più disinvolta possibile e dico a mia madre che esco. Spero che sia distratta a sufficienza da non dare peso al mio comportamento di questi giorni. Incrocio le dita, la saluto e vado fuori.

Non appena Paolo mi vede, mette in moto, e una volta seduta e chiuso lo sportello, comincia a fare strada.

- Dovevamo parlare, non fare un giro. - lui se ne sta in silenzio. - Lo sai che, per chiacchierare, bisogna che tu dica qualcosa in risposta alle mie parole? -

- Dammi il tempo di pensarci, almeno! - ribatte.

- Hai avuto tanto tempo per farlo! - dico - Non sono più la stessa persona che hai salutato la settimana scorsa. Non ho voglia di illudermi ancora, ho bisogno di sincerità! Sei in grado di darmela? -

- Sono sempre stato onesto con te. Puoi dire lo stesso? - chiede mentre accosta al belvedere. Scendiamo dalla macchina e ci sediamo sulla "nostra" panchina.

- Sì, non ho mai mentito. Mai! - rispondo sicura - Avrò mille difetti, ma l'onestà è una delle cose su cui faccio affidamento. -

- Sai, è strano che tu lo dica! Sabato scorso dicevi che al mio ritorno ti avrei trovata qui, pronta ad ascoltarmi. Non credo che tu ne abbia voglia, o sbaglio? - cerca di confondermi, ne sono sicura.

- Ti ascolto volentieri, ma non voglio essere giudicata per il mio comportamento. Al bar mi hai quasi rimproverata solo perché, e cito le tue parole, "mi sono trovata un fidanzato"! Andiamo Paolo, lo sappiamo tutti e due che camminiamo su due binari paralleli! -

- Per essere precisi, ci incontreremo, all'infinito! - dice spiazzandomi del tutto.

- Beh, l'infinito è troppo lontano. Non ho né il tempo, né la voglia di aspettare. - dico - Tutto quello che avevo da offrirti non lo hai voluto, e adesso che provo ad essere davvero felice, non puoi piombare a rovinare tutto! -

- Non voglio rovinare nulla! Perla mi aveva detto di te, l'ho sempre saputo, ma non ricambiavo e poi dovevo andare via. Sarebbe stato inutile cominciare qualcosa che non avrei potuto portare avanti. - Paolo ha gli occhi bassi e sembra sincero.

- Bene! Allora non venirmi a dire di non essere mai stata onesta, perché quello da accusare sei tu! Ti sei sempre preso gioco dei miei sentimenti. Sapevi che avevo una cotta e non mi davi pace, mi hai fatto infatuare, ogni giorno, ogni volta che ti vedevo o che ti parlavo o scrivevo. Lo hai fatto di proposito! Sei stato davvero meschino, lo sai? -

- Devi smettere di mangiare lo yogurt, ti rende ancora più acida! - sorride, poi ritorna serio - Tutto quello che ho da offrirti è la mia amicizia. Se è vero che te ne sei fatta una ragione, su noi due, dovresti provare a darmi la possibilità di esserti amico. Hai un fidanzato, cavolo, pensa a lui, non a me! -

- È davvero questo quello che vuoi? - scuoto la testa - Vorrei poterti parlare liberamente di lui... -

- Allora fallo! Dimmi come hai fatto ad "accalappiarlo". - mima le virgolette.

- Sei sicuro di volerlo sapere? Non mi sembra una buona idea. - sorrido pensando al tempo trascorso con Luca.

- Deve essere davvero speciale per sorridere al solo pensiero di lui... -

- Sì, lo è. - lo fisso negli occhi, ma non sono mai riscita a capire cosa gli possa passare per la testa.

Restiamo a chiacchierare per più di un'ora, gli racconto tutto, dettagli compresi, e lui sembra interessato ad ascoltarmi. Se non lo conoscessi, penserei che rimanga lì a farmi parlare, solo per educazione, ma non ha mai avuto tatto per queste cose, è sempre stato schietto e diretto.

Alle 11 gli chiedo di riportarmi a casa.

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