Veronica
"Veronica...?" un temibile esemplare di Rebbecus Rebeccae mi approcciò, i passi incerti come se fosse a rallentatore, mentre si stropicciava gli occhi ancora imbrigliati tra le maglie di Morfeo. Forse potevo far finta stesse sognando, magari ci avrebbe creduto: tre anni di teatro dovranno pur fruttare qualcosa, era ora di riportare alla vita Veronica l'istrione!
"Ma buongiorno fragolina dolcecuore! Pimpanti come sempre vedo!" le risposi, decidendo di optare per parole di panna, mentre con la frusta giravo l'impasto per i pancake dentro la ciotola. Veronica passione pasticcera capitolo due.
"Cosa stai facendo? Sono le sette, la festa non inizierà che tra un'eternità..." nel frattempo che terminava la frase si accasciò sulla prima sedia libera: la sessione non donava proprio alla mia amica, qui serviva un extreme makeover Veronica edition.
Prima che potessi rispondere- o proporle un po' del mio correttore- mi interruppe: "Sicura di stare bene?", disse, sistemandosi sulla sedia per guardarmi meglio in viso. Maledizione.
"Non so di che parli, vi sto solo preparando la colazione!"
"Veronica..." mi ammonì la fiera bella e mansueta, mentre col dito raccoglieva un ricciolo di panna che era appena atterrato sul bordo della ciotola.
"Mi arrendo detective, sono colpevole, io..." sospirai, faticando a capire esattamente cosa era meglio rivelare e cosa tenere per me: "E va bene, sputo il rospo: immagino di essere un tantino- ma solo un tantino, bada bene- preoccupata per stasera... e visto che non potevo mica iniziare la giornata con uno shottino per calmare i nervi ho deciso di farmi un caffé, e be', ora sono al quarto" terminai, con un sorriso smagliante.
Mi accorsi che stava per dire qualcosa, ma la interruppi sul nascere: il rumore di molle del letto che cigolano mi notificò del fatto che Eleonora si fosse svegliata. Rebecca, anche se disapprovava il fatto che non glielo avessi ancora detto, capì al volo:
"Dài, passami la ciotola: sei un disastro come casalinga!".
Dopo colazione, Rebecca e io cominciammo a preparare tutte le pietanze per la serata imminente, mentre Eleonora se ne stava placida a leggere un libro di Ken Follett: in realtà, tutto il lavoro lo stava facendo Rebecca, mentre io mi limitavo a piluccare quando girava la schiena. E poi dicono che il delitto perfetto non esista.
Era bello stare a guardare la mia amica mentre impastava, aggiungeva spezie- che al mio occhio da neofita parevano tutte uguali- e si dimesticava tra forni e fornelli; non avrei mai immaginato che fosse una brava massaia, e invece si muoveva molto aggraziatamente nel piccolo spazio del cucinino. Messa la teglia di brownies in forno, si pulì alla buona col canovaccio che riposava sul bancone, per poi prendermi per un polso e portarmi senza tante cerimonie in bagno chiedendomi se potevo consigliarle il make up per la nostra festa. Eleonora nemmeno ci considerò, troppo presa a girare pagina manco stesse maneggiando un libro sacro.
Felice come un quokka la seguii, ma subito spense i miei sogni di gloria: "Non ti ho portato qui per il trucco. Dobbiamo parlare" il suo sguardo di ghiaccio mi trafisse: che avesse scoperto il mio orrendo misfatto?
"Giuro che ho solo preso un pezzo di brownie! E spizzicato un po' di torta salata... e ok, non negherò che qualche goccio di sangria abbia raggiunto le mie labbra, ma-" mi interruppi al suo sguardo interrogativo, per poi proseguire "ma non era questo ciò di cui volevi parlarmi"
"In effetti no... Volevo finire la conversazione che abbiamo cominciato stamane: stai bene?"
Da quando avevamo avuto quel mezzo litigio dopo il mio turno, le cose con Rebecca erano molto migliorate, anche se il segreto condiviso non faceva che mettere una patina di disagio tra di noi.
"Sì, sto bene, cioè per quanto si possa star bene in un casino come questo... Ma tanto c'è di peggio, no? E poi mica potevamo non invitarlo Mattia, già che vengono pure Simone ed Enea... Ma sì, dài, sto bene: tutto a meraviglia!" dissi, non tanto convinta.
"Va bene, Vero: ma questa sia l'ultima volta, ormai hai rimandato abbastanza"
"Sì, sì... Hai ragione, però almeno questa serata gliela voglio far passare tranquilla, già che siamo tutti insieme e per lei è importante" presi un respiro profondo "Domani gliene parlo, prima cosa che faccio al mattino"
"Sono fiera di te, Vero" e lo intendeva davvero.
"Buonasera giovincelle Velere! Ho portato un piccolo cadeaux" qualche ora più tardi, Simone fece il suo ingresso in grande stile nel nostro appartamento, portando con sé una cassa di superalcolici.
"Non penso che Csaba approverebbe questo presente...." fece Rebecca, soppesando le bottiglie che Simone le aveva mollato in braccio.
"Ma Vodka Soda?" feci io, guardando interdetta il riccioluto.
"Mmmm la vodka dovrei averla appioppata alla Rebe, purtroppo la soda me la sono dimenticata"
"Ma io intendevo il tuo tipo..."
"Ah! E dillo prima! Arriva più tardi, non preoccuparti" tuttavia un lampo di tristezza gli attraversò lo sguardo, forse a ben vedere c'era qualcosa di cui preoccuparsi.
"Permesso...?" ed eccolo, una giraffa splendente nella sua camicia nera con gli ultimi bottoni slacciati- giusto per far vedere che lui è alternativo, bah- che fa la sua entrata in scena. Chissà che personaggio interpreterà stasera: magari ci delizierà con una commedia o con una terribile tragedia? Pensai, giusto con un pochino di fiele in circolo. Calma, Veronica.
Prevedibilmente, Eleonora si lanciò sul suo bello appena mise piede in casa, senza nemmeno accorgersi del povero Enea a pochi passi di distanza, che però non sembrava curarsi dell'indifferenza della sua amica visto che stava già presentandosi a Simone.
Sospirai, e proprio in quel momento fui raggiunta da Rebecca, che mi passò una flute piena di un vino scadentissimo e mi poggiò una mano sulla schiena. Almeno avevo il sostegno di qualcuno, poteva andarmi peggio.
Più le ore passavano, più diventava chiaro che Vodka Soda non sarebbe venuto: non servivano nemmeno orologi, giacché era possibile intendere l'ammontare del ritardo in base al crescente nervosismo del mio amico. Quando ormai fu chiaro che era stato piantato in asso, iniziò a bere. Male, anzi, malissimo. Enea sembrava però aver preso in simpatia il mio amico, tentando in ogni modo di distrarlo con chiacchiere mentre con una mano gli sfilava la bottiglia che teneva in braccio. Ma, per quanto fosse efficiente, Simone trovava sempre un modo per riempirsi il bicchiere: di male in peggio.
In tutto questo, Mattia ed Eleonora se ne stavano un po' in disparte a chiacchierare e ridere tra loro: mi stupii nel trovarli carini.
Per animare un po' la serata che stava stagnando, Rebecca propose di fare una partita al gioco del drago alcolico: tutti ci guardammo esterrefatti, mai sentito nulla di simile, quando finalmente Rebecca ci venne in aiuto spiegandoci le regole. A volte mi dimenticavo del passato molto recente da bad girl della mia amica.
"Allora... di chi è il turno?"
Un'ora dopo eravamo tutti molto alticci, anche se il più andato in assoluto era Simone, visto che aveva cominciato a bere pesantemente ancor prima di tirare i dadi. Tutto sommato però non era una serata terribile come temevo: Mattia ed Eleonora per fortuna non erano una coppia così insopportabile, e fintantoché la giraffa e io non interagivamo andava tutto liscio. Sei proprio una grande, Veronica.
"Simo dài basta guardare il cellulare e concentrati sul gioco!" Esclamò Rebecca, non riuscendo però a stare seria a causa dei fumi dell'alcool.
Quando Simone alzò lo sguardo, quello che qualche ora prima era solo un lampo si trasformò in una colossale tempesta. Il mio amico stava male, e non era difficile capire perché (o per chi). Possibile che la giraffa non si renda conto di nulla? Mi chiesi, mentre mi voltavo per guardare Mattia, che però, con mia somma sorpresa, mi restituì lo stesso sguardo preoccupato che ero sicura abitasse i miei occhi.
Quel piccolo momento di complicità mi mandò un pochino in subbuglio, quando lui con lo sguardo mi fece capire di non dire niente riguardo alla faccenda di Vodka Soda. Inteso, capo.
"Uño, dosss, trrress... Ecco: bevono tutti quelli che indossano gli occhiali!" Fece Eleonora, leggendoci ciò che stava scritto sulla casella nella quale era finita la sua pedina e strascicando le lettere come ormai faceva sempre da brilla. Quando Simone si unì al brindisi dei quattr'occhi, lo guardammo tutti stupiti. Sarebbe stata la prima di una lunga sfilza di shot non giustificati dal gioco. La situazione stava precipitando senza che nemmeno avessimo il tempo di aprire il paracadute.
"Se reciti bevono gli altri, sennò bevi tu?" Fece Enea alquanto confuso, un sopracciglio inarcato mente una smorfia di disgusto gli si disegnava in viso.
Davanti alla sua perplessità, ci mettemmo tutti a cantilenare uno di quei cori da stadio per convincerlo: recita, recita, recita!
"D'accordo, ma non aspettatevi niente di che" si schiarì la voce "oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, ripudia il tuo nome..."
Prima ancora che avesse modo di finire, Simone si mise a ridere, ma di una risata cattiva, triste. Rebecca gli chiese cosa trovasse di tanto divertente e lui, a stento riuscendo a prendere fiato tra una risata e l'altra, decretò la mia fine: "abbiamo finalmente trovato una Giulietta per Romeo!" Proferì, indicando Mattia, e poi di nuovo giù con le risate finché non si sentì male e dovette correre al bagno a vomitare.
La paura mi si insinuò sotto pelle, la sentivo come un serpente che andava ad agguantare i miei organi: di nuovo il cappio al cuore. Non avevo il coraggio di guardarla, ma mi feci forza.
Eleonora parve confusa, ma potevo vedere che ormai era lucidissima: il riso ancora le piegava le labbra, ma era espressione di incredulità più che di divertimento.
"Romeo...? Cosa significa?"
A riguardarmi indietro, credo che la cosa peggiore per lei sia stato il silenzio, pregno di colpevolezza, di tutti i suoi amici. Nessuno si precipitò a consolarla e rassicurarla, perché nessuno sapeva cosa dire. Prevedibilmente, Eleonora si precipitò fuori di casa, con Enea al seguito.
In quel momento, esplosero i fuochi d'artificio. Buon anno, Veronica.
Rebecca afferrò chiavi e cappotto, mentre con l'altra mano impugnava la maniglia e inforcava l'uscita: "Reby? Dove vai?" chiesi, spaventata dall'evenienza di rimanere sola a casa con la giraffa.
"Vado in piazza Duomo, ho promesso ad Oliver di passare a salutare Caro allo scoppio dei fuochi. Volevo portarvi come sorpresa"
Ah, tutto ma non questo: non potevo sopportare lo sguardo deluso di Rebecca.
"Non vuoi che venga con te?" Provai, disperata.
"No. Tu stai qui ad aiutare Simone" poi, guardando Mattia: "E parlate una buona volta!"
Se ne andò sbattendo la porta.
"Vado a vedere come sta Simo" queste le prime parole di Mattia, che mi lasciò sola in salotto, quella stessa stanza che era stata teatro di così tanti splendidi ricordi con le mie amiche. Stavo precipitando.
Mentre mi affaccendavo a preparare tazze di tisana tanto per fare qualcosa, sentii dei passi entrare nella stanza.
"Mi dispiace"
"Certo, come no"
"Perché non mi credi?"
Perché non gli credo? Ma sta forse scherzando? Pensai irritata al massimo, con la rabbia cieca del criminale colto sul fatto che va a buttare sotto il treno il proprio compare per non doversi misurare con la colpa. Però tutta quell'ira aveva almeno l'effetto di rendermi crudelmente lucida.
"Perché non sei dispiaciuto per me, ma per te stesso"
"E cosa te lo fa pensare? Ma poi cosa ci sarebbe di male a essere dispiaciuto anche per me? Ho appena perso la mia ragazza!"
"Bu-uh! Tutto questo non sarebbe successo se non avessi fatto il doppio gioco, ma come fai a non vederlo? Hai finto di non conoscermi, come puoi dire che ti sia mai importato qualcosa di come mi sentissi o delle conseguenze che ricadevano su di me delle scemate che facevi?" Stavo alzando la voce, ma non riuscivo a farne a meno, ero furiosa.
"Senti anche tu hai la tua dose di colpe, Madonna. Potevi dirglielo benissimo anche tu, e lo sai bene"
"Non mi avrebbe creduto"
"Sai che non è vero"
Di nuovo silenzio, uno a uno palla al centro.
Il fischio del bollitore mi diede l'occasione di interrompere la gara di sguardi scazzati col cretino.
"Tisanina?"
Ci sedemmo al tavolo, a rigirare in silenzio i cucchiaini nelle tazze natalizie che Eleonora aveva scovato a un mercatino: era il suo regalo di Natale per me e Rebecca.
"Ok, ricominciamo: mi dispiace. E stavolta davvero"
"Anche a me dispiace" sospirai, accasciandomi in avanti, sconfitta. Ma poi decisi di tirarmi fuori tutti i sassolini dal tacco tredici:
"Già che siamo qui... perché lo hai fatto? È una cosa così incredibilmente stupida"
Sputai l'ultima parola con rassegnazione: veramente una faccenda stupidissima. Poteva essere risolta con un semplice "hey, sei l'amico di Simone!" e invece no, avevamo deciso di complicare tutto illudendoci in tal guisa di semplificarci la vita: già, perché l'avevamo fatto?
"Sono andato nel panico, tutto qui. Non pensavo di incontrarti alla festa"
"No, ma non capisci: non intendo solo quello, mi chiedo proprio perché ti sei sentito di dover mentire, non è che avessimo una relazione noi due"
Non riuscii a trattenermi, quell'ultima frase era una trappola bella e buona, volevo vedere cosa avrebbe risposto, anche se quell'ultimo stralcio di amor proprio mi urlava a gran voce di non farlo.
Evidentemente nei miei occhi lesse quello che le mie labbra tenevano intrappolato, giacché mi guardò sardonico per poi dire: "Bugiarda. Sai benissimo che c'era qualcosa"
"Ma quindi, se - a detta tua- c'era qualcosa, perché mai sei andato con un'altra?"
"Perché..." sospiro, classico sguardo di lato per raccogliere le idee, e via: "Veronica, tu mi piacevi. E tanto. Quando ci siamo incontrati quel giovedì ho pensato non fossi interessata. Poi Ele mi ha invitato alla festa e... non lo so, è scattato qualcosa: lei mi piace. Tanto. Ho fatto una scelta stupida e me ne pentirò per molto tempo. Ma non mi pento di essermi messo con lei"
Cosa dice il manuale della brava Veronica quando il ragazzo che ti piace dichiara il suo immortale amore per la tua migliore amica? Devo essere felice per lei? Triste per me? Mantenere un silenzio pieno di ritegno? Far finta di nulla?
La Veronica di capodanno optò per l'ironia, ultimo baluardo dietro cui difendersi dall'assedio delle emozioni.
"Dài, non è così male la vita della fonte del pentimento, insomma. Pensavo peggio: sono come i trenta denari in mano a Giuda!" Esalai, portando alle labbra la tazza di tisana al mango e cannella.
"Veronica, non hai capito..."
"Vado a fumarmi una sigaretta"
I fuochi continuavano a scoppiettare nel cielo del primo dell'anno, attraverso le finestre illuminate potevo vedere gruppi di amici brindare in allegria. Uno specchio di quello che saremmo potuti essere anche noi, se solo non fosse stato per Simone.
Ma che andavo a pensare, lui non c'entrava niente: era ferito e ubriaco, il problema ero io che continuavo a mentire alla mia amica. Anche se una buona dose di colpa ce l'aveva anche la giraffa alle mie spalle. In quel momento arrivò anche Mattia, alla grande. Si accese la sigaretta con un accendino che mi pareva familiare...
Scoppiai a ridere.
"Che c'è?" Mugugnò, con ancora la sigaretta tra le labbra.
"C'è che ha ragione Alanis Morrisette: la vita è ironica. Te lo ha dato Ele quello, vero?"
"E tu come lo sai?" Disse, sfilandosi la sigaretta ormai accesa e poggiando il braccio al parapetto.
"Perché quello è il mio accendino: glielo avevo dato perché ti conquistasse"
Si rigirò l'oggettino tra le mani, mentre un'ombra gli oscurò il volto.
Improvvisamente piombò anche su di me un'amarezza che mai avevo conosciuto prima. Tutti gli e se su cui mi ero promessa di non fantasticare tornarono a inondarmi la mente.
"Non ho mai voluto ferirti"
"Lo so"
Ci guardammo negli occhi a lungo, quando sentimmo il rombo dello scooter di Rebecca avvicinarsi.
"È tornata Rebecca, dovremmo rientrare..."
"Veronica?"
"Sì?"
"Lingua mortal non dice..."
A.B.A: Angolino Buio dell'Autrice
Buonasera queens! Siamo arrivati alla grande rivelazione eh? Chissà cosa prova Eleonora, poverina: sicuramente non se lo meritava. Cavolo, deve essere orribile vedere tutto andare in pezzi nel giro di un attimo, ma in fin dei conti è quello che ha provato anche Veronica quando ha scoperto il suo Romeo tra le braccia di Ele... Che questa situazione assurda finisca per avvicinarle? Fatemi sapere cosa ne pensate! E soprattutto chi tifate: team Mattionica o Mattionora? E poi che diavolo vorrà dire l'ultima frase? Uff, sempre enigmatico questo Romeo, povera Veronica! Che pirla.
Come nello scorso capitolo vorrei consigliarvi una storia da leggere, questa volta è il turno de La vita oltre le stelle, scritta da @AlessiaDM8 : l'ho trovata davvero molto bella e scritta benissimo, se vi piace un'ambientazione storica (un po' alla Game of Thrones per intenderci) qui potrete trovare una splendida commistione di originalità e fascino! Accorrete numerosi ;)
PS: Visto che sono un'incamata paurosa e non ho capito ancora bene come funzionano le menzioni, nel dubbio qui c'è il link: https://www.wattpad.com/story/234969283-la-vita-oltre-le-stelle
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