Veronica
"Zuccherina, esco! Le brioche sono sul tavolo, non aspettatemi per pranzo!"
Eleonora sembrava sconvolta di vedermi in piedi e operativa di prima mattina, gli occhi ancora stropicciati di sonno dietro le lenti mi guardavano con sospetto, come se un alieno avesse preso il posto della sua- fantastica, meravigliosa, sublime!- coinquilina.
La guardai con leggero disappunto: "Ma come! Già ti sei dimenticata della nostra chiacchierata di ieri sera? Dài, ti do un indizio che la vena sulla tua fronte è troppo vicina allo scoppiare: il chitarrista... la festa? Ci sei?" dissi con un sorrisone sornione.
Tutto era iniziato la sera prima: eravamo a cena, Rebecca era più loquace del solito e ciò amplificava ulteriormente l'assordante silenzio di Eleonora, che guardava ostentatamente il suo piatto di fagiolini primavera. Qui gatta ci cova, pensai guardandola di sottecchi, mentre cercavo di prestare attenzione a ciò che ci stava raccontando la nostra nuova coinquilina.
"E quindi quest'idiota finisce col tirarsi il peso da cinque chili sul piede!"
"Oh, ma non mi dire! Non ti sembra assurdo, Ele?" tentativo disperato di rianimare il cuoricino battente di casa Velere, vai Veronica.
"Oh! Scusa, ero un po' distratta... Puoi ripetere?" esalò, con un sorriso che sarebbe parso forzato anche a un clown. Missione fallita, Houston.
Dopo cena Rebecca ricevette un messaggio ed uscì tutta spedita, inventandosi una scusa assurda e per nulla credibile, ma scelsi di non indagare: risolviamo una cosa per volta, Vero.
"Toc, toc"
"Guarda che non servirebbe l'onomatopea se imparassi a bussare..."
Ouch, prima stoccata. Mi sedetti sul letto accanto a Ele, che se ne stava accartocciata su se stessa con l'ennesimo tomo di medicina sulle ginocchia.
"Studi a quest'ora? Ti spiacerebbe chiudere il libro un attimo, zuccherina?"
Sbuffò, ma fece come richiesto: era la prima volta che avevo a che fare con un esemplare di Eleonoribus Giovannusque nervosa, mi sentivo come un esploratore che cerca di non farsi sbranare da un leone mentre tenta di levargli la spina dalla zampa.
"Allora..." tergiversai "vuoi raccontarmi cosa succede?"
"Di che parli? Non succede proprio niente"
La guardai con rimprovero: "Certo, e Rebecca sta andando sul serio a riportare la felpa a Sofia"
Un lampo di tristezza le attraversò gli occhioni grigi, capii così di dover cambiare approccio: "Tesoro..." cominciai, prendendole una mano per attirarne l'attenzione "Perché non mi parli?"
"È solo che... uffa, non so nemmeno perché te lo sto dicendo, è così stupido... In pratica... Ok va bene: Mattia non si fa più vivo e non capisco cosa ho fatto di male, dovevamo vederci quando ho conosciuto Enea ma alla fine non sono potuta andare, non vorrei averlo offeso..."
"Ma cucciolina! Cosa dici! Che scemenze, certo che non lo hai offeso! Forse ha altri grilli per la testa, sai come sono i ragazzi a volte!"
"Non so quanto crederci..."
"Va bene, donna di scienza: facciamo a modo tuo. Te lo proverò! Faremo una mega festa d'inaugurazione della casa- con la Reby ne stavamo già parlando, tra l'altro- e invitiamo anche il bel chitarrista. Sta tutto nel creare l'occasione, e voilà! Una bellissima reazione chimica come quelle che studi!"
"Guarda che io faccio medicina..."
"Dettagli! Domani mattina prendo tutto l'occorrente per la festa, tanto prima di pranzo non ho lezione, e se faccio tardi per quelle del pomeriggio mi faccio passare gli appunti dalla Reby, è tutto deciso!" dissi, battendo le mani e alzandomi dal letto della mia amica.
"Ma guarda che non devi..." stava già cominciando a protestare, ma il mio occhio di lince poteva vedere il primo sorriso sincero della serata far capolino sul bel visino della bionda.
"Non sento ragioni! E ora a nanna, domani voglio vederti pimpante e sprizzante energia!"
Ed eccoci qui, di giovedì mattina, una Veronica versione casalinga che prepara la colazione per le sue coinquiline e affronta impavida il bacio gelato di Milano. Mia mamma sarebbe fiera di me.
Qualche ora più tardi, piena di borse e sacchetti che manco Carrie Bradshaw e Blair Waldorf messe assieme, mi feci largo per la Statale, attirando su di me una marea di sguardi: non potevo certo dire mi dispiacesse, dopotutto, come diceva Simo, son pur sempre del leone.
"Sono a Lourdes e non me ne sono accorto?" avrei tanto voluto poter dire che non riconobbi immediatamente quella voce, di non avere avuto già in testa un ritratto preciso e spiccicato del suo proprietario ancor prima di girarmi, e di non aver fantasticato su un incontro simile almeno un centinaio di volte. Maledizione.
"Ehilà, straniero" ehilà? Ma cosa sei, una comparsa di Downton Abbey? Vuole prendere un tè in giardino con Maggie Smith, Miss Veronica?
"Ma parli sempre come in un film tu?" le sue labbra si allargarono in un sorriso, potevo vedere i suoi occhi castani screziati d'oro scintillare come se qualcuno gli avesse puntato un flash in faccia.
"Diciamo che..." mentre parlavo vedevo che si chinava verso di me, mi schiarii la voce e continuai: "diciamo che mi diletto nel fingere di essere la protagonista del mio film personale"
Mugugnò pensieroso, spostando lo sguardo in un punto indeterminato come ormai mi ero abituata a vederlo fare quando cercava la risposta vincente: "Quindi questo farebbe di me lo spettatore... Ma di che genere stiamo parlando?"
Ormai eravamo troppo abituati a parlare per metafore e indossare maschere, tanto che non capivo più dove iniziasse il gioco e dove questo finisse: non mi era mai capitato prima. Ma non sapevo se fosse un bene o meno; soprattutto: non sapevo cosa sarebbe successo una volta che la maschera fosse calata, e questo- in modo assolutamente illogico e privo di senso, me ne rendevo ben conto- mi spaventava.
"Be', Romeo, una star accorta tiene a mente anche i gusti del pubblico: altrimenti non sarei la grande V..." Dannazione! "V-Madonna" mi corressi "che i fan adorano" finii, sbattendo le ciglia come solo le dive hollywoodiane sanno fare.
"L'altra volta non dicevi forse di essere finita in una commedia romantica?" si avvicinò di mezzo millimetro, di pochissimo, ma i miei sensi captarono anche questo spostamento infinitesimale.
"Sì, ma perché quello dell'altra volta era il classico incontro fortuito, adesso la storia deve andare avanti..." mi ero completamente persa nella mia fantasia filmica che non mi resi conto delle implicazioni della mia uscita, anche perché andare avanti dove?
"Serve un plot twist, quindi?" mi chiese, inclinando il capo di lato, i riccioli castani che seguivano il movimento, la catena che portava al collo oscillante per un momento.
"Dipende da cosa hai in mente" ormai era una sfida a chi ribatteva con la frase più sfacciatamente cinematografica e inaspettata, l'ennesimo gioco, insomma.
Sembrava sul punto di fare qualcosa, esattamente cosa però non lo so, ma aveva proprio l'espressione di chi sta per trasformare la potenza in atto: tutto fremeva d'attesa, addirittura percepii l'aria farsi più densa, come quando l'estate torrida fa apparire l'etere come un blocco rovente e impenetrabile. In tutto questo le braccia iniziavano a dolermi per il peso delle buste, ma quasi non me ne accorgevo: stava per succedere qualcosa di importante. Magari avrebbe proferito la parola che avrebbe messo fine a qualsiasi gioco, forse avrebbe calato la maschera una volta per tutte, oppure si sarebbe girato per non voltarsi indietro mai più.
Tutti questi interrogativi sarebbero rimasti però senza risposta. Sì, perché proprio in quel momento, a qualche metro di distanza, Rebecca iniziò a chiamarmi. La lezione. Già.
Da dietro la massa riccioluta del ragazzo che mi si parava davanti potevo scorgere la silhouette della mia amica. Era il momento di andare, con mio sommo rammarico.
Mi congedai, ma per tutta la giornata- e molte altre a venire- mi sarei continuata a domandare cosa sarebbe successo se Rebecca non fosse arrivata, se io e lui ci fossimo fermati a parlare poco più in là, lontani dalla mia aula e da tutti, se invece che raggiungere la mia amica fossi rimasta.
Ma a volte l'immaginazione è meglio della realtà, e forse tutti gli e se mi avrebbero preservata da una delusione cocente. Forse.
ABA: Angolini Buio dell'Autrice
Hey Queens! Siamo vicine al grande momento: l'inaugurazione di casa Velere! Chissà che magari avremo finalmente il momento romantico tra Mattia ed Eleonora?
Ma poi, cosa starà facendo Rebecca a quell'ora in giro per Milano? Che ha una doppia vita? O forse doveva veramente riportare la felpa a Sofia? Veronica dovrebbe imparare un attimo a farsi gli affari propri, ma le vogliamo comunque bene dai!
Uh, e che ne dite di Romeo? Un po' stranetto come tipello, anche se è vero che Veronica è molto drammatica, magari si chiama davvero Romeo sto poveretto ed è lei la matta che va millantando di chiamarsi Madonna, chi lo sa!
Il prossimo capitolo è quello sulla festa! Tante cose emozionanti succederanno, restate sintonizzate!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro