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Perché menti?

Tommaso era appena rientrato da lavoro. Erano passati sei mesi dalla finale del Grande Fratello e la sua vita era stata frenetica come non mai, ma non sarebbe potuto essere più felice perché finalmente stava andando tutto nella direzione giusta ed il suo sogno stava prendendo sempre più forma. Coccolò un po' Gilda, passeggiatina con lei e poi si lasciò andare sul divano, mentre Cecilia gli preparava la cena.
Prese finalmente il cellulare in mano e sorrise nel trovare un messaggio di Oppini.

[2/09/2021 18:49] Francesco Oppini: Hey, Tommy, appena rientri videochiamate? Devo chiederti una cosa

E lui non se lo fece ripetere una sola volta. Fece partire la chiamata e dopo qualche secondo il volto sorridente di Fra brillava sullo schermo.
"Ciao, Francy, mi manchi", esordì subito, e quella frase fece ridere appena entrambi.
Ormai era diventata iconica, nonostante fosse la verità. Anche se l'aveva visto pochi giorni prima perché l’aveva raggiunto a Milano, non gli piaceva fare a meno di lui.
"Anche tu, Tommy. Ma, a parte questo come stai? Andato bene il lavoro?"
"Stancante, ma benissimo. Sono proprio felice di questo programma".
"Immagino, ma te lo meriti tantissimo, te l'ho sempre detto".
Sorrise timido, come ogni volta che a farlo sorridere era quell'uomo.
"Grazie, Francy. Tu come stai?"
"Io tutto bene. Si lavora tanto".
"Domani sei a 7Gold, vero?"
"Sì, poi per questa settimana ho finito. Mentre tu?"
"Lavoro fino a venerdì".
"Quindi sei libero questo weekend?" chiese mentre si stappava una Corona.
"Per fortuna, sì. Ci vediamo?" domandò subito con un'espressione da cucciolo.
"È proprio per questo che ti ho detto di chiamarmi. Sabato c'è una mega festa a Roma nella villa di un amico di un mio amico, e mi hanno detto di portare un po' di gente. Vieni?"
"Ci sarà anche Cristina?"
L'espressione di Tommaso lo fece scoppiare a ridere. Ogni volta che si parlava di lei, sembrava che lo stessero sforzando a mandar giù uno degli shottini disgustosi del Late Show, e quella cosa, senza che lui lo volesse, gli faceva battere il cuore e sentire leggermente soddisfatto.
"No, non gliel'ho nemmeno chiesto".
E bastò quella frase a farlo illuminare.
"Quindi l'hai domandato solo a me?"
"In realtà anche a Stefy e Croccantino, ma son certo che ti farà piacere rivederli".
Un po' di delusione si fece strada nel suo cuore, gli sarebbe piaciuto essere da solo con Francesco, ma doveva ammettere che le serate più belle le aveva passate con loro tre, e quindi sorrise.
"Decisamente. Hai già organizzato tutto tu?"
"Sì, lo ammetto".
"Okey, dimmi tutto", disse mentre si sistemava a tavola per cenare e versava un po' di spumante nel bicchiere.
"Ma quanto champagne bevi?"
"Mai più della birra che ti fai tu", scherzò.
"Non credo proprio".
Tommaso si portò un dito davanti alle labbra e tagliò corto: "Muto. E dimmi di sabato".
"Okay, pensavo di scendere con la mia macchina, quindi ti passerei a prendere verso le 9, così andiamo larghi col tempo e non facciamo tardi. Lasciamo le valigie in albergo, ci cambiamo, incontriamo anche gli altri ed andiamo a casa sua".
"Ma hai preso già le camere per entrambi? Se ti avessi detto di no?"
"Ho preso un'unica camera, tanto dormi con me".
Il ragazzo arrossì e si nascose dietro al bicchiere per riprendere la sua compostezza.
"E chi ti dice che mi vada bene?"
"Tommy, non ti crede nessuno".
Si arrese troppo facilmente scoppiando a ridere.
"Aah, caro Francesco Oppini, come devo fare io con te?"
"Ma come devo fare io con te".
"Io sono fantastica, amore".
"Sì, certo", confermò per scherzare, prima di lasciarsi distrarre da altri argomenti.
I due giorni che lo dividevano dal sabato volarono per fortuna, erano già le 9:15 e lui ancora infilava roba in valigia, con Francesco che lo citofonava ogni minuto. Alla fine, gli aprì, così da non beccarsi eventuali imprecazioni dai vicini.
"Francy, amore, buongiorno".
"Tommy, te lo sai che a quest'ora già dovremmo essere in viaggio?"
"Sì, so leggere l'orologio".
"Okay, allora perché siamo nel tuo appartamento?"
"Perché sono un'eterna indecisa ed ho cambiato idea mille volte su cosa portarmi".
"Ma dobbiamo star fuori due giorni!"
"Lo so, ma mi hai parlato di una mega festa, sicuramente voglio andarmi a fare un giro e voglio anche andare a pranzo fuori con Stefy e Crocchi".
"Va bene, ma se non partiamo non facciamo nessuna di queste cose e rimaniamo qui".
Sorrise malizioso senza che Oppini lo vedesse, si alzò e gli si avvicinò con fare provocante, mentre l'altro arretrava.
"Sai che potrebbe essere interessante rimanere qui?" gli sussurrò ad un centimetro dalle labbra, labbra che avrebbe solo voluto baciare a non finire.
Ma fu l'altro ad accontentarlo. Gli rubò un bacio a stampo, come faceva sempre nella casa e come aveva a iniziato a fare da qualche settimana. Eppure quella volta l'aveva visto teso, non scherzoso come al solito, ma decise di finire la valigia per partire senza approfondire il discorso.
Il viaggio in macchina fu lungo, ma tranquillo.
Appena arrivarono, si stiracchiò e gli chiese: "Perché non hai voluto prendere il treno e fittare una macchina qui?"
"Perché lo sai che mi piace guidare".
"Va bene. Ma Croccantino è nel nostro stesso albergo?"
"Mi sa di sì. Dopo lo chiamiamo".
"Ma veniva con Natalia?"
"No, lei aveva degli impegni di lavoro".
"Quindi siamo solo noi quattro, come ai vecchi tempi".
"Proprio come ai vecchi tempi".
Fecero il check in e salirono in camera.
"Io non mi alzo più da qui", lo avvisò Tommaso.
"Tanto la festa inizia alle 21, hai il tempo di riposarti se vuoi".
Con un braccio sotto il cuscino e l'altro sotto la testa, lo guardò sistemare le loro valigie nell'armadio, e gironzolare per la stanza, e gli sembrò, ancora una volta, di essere tornato nella casa. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma a quasi un anno dall'inizio del Grande Fratello, sentiva spesso la mancanza dei momenti passati nel programma.
"Ti stendi con me?" gli chiese alla fine.
Aveva bisogno di sentirlo vicino.
E Francesco non se lo fece ripetere due volte. Si sfilò le scarpe e si mise vicino a lui, facendolo poggiare con la testa sul suo petto ed accarezzandogli i riccioli che gli erano finalmente ricresciuti.
"Vorrei che questa potesse tornare ad essere la normalità", si lasciò sfuggire.
In passato si sarebbe sentito un coglione per essersi lasciato sfuggire una frase simile, ma ormai aveva smesso di farsi certi problemi con Oppini.
"Spesso manca anche a me", ammise sincero.
Sospirò e gli accarezzò il braccio.
"Sei importante per me, Francy".
"Lo so, Tommy. Anche tu per me, anche se magari ci stiamo vedendo e sentendo di meno".
Inspirò a fondo il suo odore, che ormai, per lui, era quello di casa.
"Vuoi dormire un po'?" gli chiese Francesco.
"No, possiamo anche mettere un film se tu vuoi".
"Va bene".
Tommaso si spostò per farlo alzare e si ritrovarono di nuovo a pochissimi centimetri di distanza. Si guardarono negli occhi, i suoi eccitati, quelli dell'altro agitati. Poteva sentire il suo respiro diventare più veloce, e non sapeva per quanto avrebbe retto se continuava a guardarlo in quel modo.
"Francy..."
"Scusa, Tommy..." mormorò mettendogli una mano dietro la nuca per unire le loro fronti.
"Lo sai che mi confondi quando fai così?"
"Noi siamo migliori amici".
Aveva il cuore a mille, l'agitazione in quel momento era palpabile e cacciò finalmente fuori quello che da mesi pensava.
"E da quando due migliori amici si vogliono così?"
Silenzio.
Aprì gli occhi, che si scontrarono con quelli chiusi di Francesco, dai quali stavano cadendo delle lacrime. Gliele asciugò con i pollici, prima di lasciargli un bacio sulla fronte.
"Hey, guardami, Fra... Va tutto bene, okey? Io non so cosa sta succedendo dentro di te in questo momento, ma non voglio che ti faccia star male. Se vuoi parlarne, sono qui, altrimenti facciamo finta di niente e ci godiamo questo weekend insieme".
L'uomo annuì.
"Sì, scusami. Più avanti ne parliamo, promesso".
"Quando vuoi, io sono qui con te".
"Grazie, Tommy... Ti voglio bene", mormorò mentre si lasciava andare al suo abbraccio.
"Anch'io, Francy... Tantissimo".
Rimasero stretti a lungo, prima che Tommaso si staccasse e lo facesse sorridere con la sua solita ironia: "Dopo questo, non permetterti di dire che io per te non ci sono mai, perché non è proprio vero".
Francesco sorrise divertito e fece il suo solito gesto con la mano.
"Dimmi quando mai l'ho detto ultimamente. Io mi lamentavo di questo all'inizio, perché lì era vero".
"Ma io c'ero, è solo che non sapevo come dimostrartelo".
"Questo adesso l'ho capito, ma cosa potevo saperne che ti avevo appena conosciuto?"
"Dovevi saperlo e basta, visto che si trattava di me".
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
"Dai, mettiamo questo film o qua passiamo il pomeriggio a discutere".
"D'accordo. Nel frattempo ci faccio portare un po' di champagne".
Le 21 arrivarono prima che potessero rendersene conto e si ritrovarono in macchina a cantare insieme, carichi per la festa che li aspettava. Una volta alla villa, aspettarono Stefania ed Andrea e dopo abbracci e saluti, entrarono dentro.
La musica era coinvolgente, le persone già avevano i drink in mano e chiacchieravano fra di loro, qualcuno ballava e qualcun'altro ancora era fuori a fumare. E Tommaso amava quell'ambiente, non vedeva l'ora di scatenarsi in pista con i suoi più cari amici e dimenticare ogni problema, almeno per una serata.
Salutarono il padrone di casa, presero anche loro qualcosa da bere e si spostarono in giardino per scambiare due chiacchiere ed aggiornarsi sulle ultime cose. Si sistemarono in un angolo, su dei divanetti in vimini che accerchiavano un tavolino in vetro. Sorrise quando Francesco lo fece sedere sulle sue gambe. Ultimamente succedeva spesso, proprio come nella casa, e quella cosa lo faceva sorridere come non mai.
“Allora, Tommy, come sta andando l’organizzazione del tuo show?” gli chiese Stefania.
“Tutto bene. Mercoledì ho avuto una delle ultime riunioni ed ancora non mi sembra vero”.
“Sai già quando dovrebbe andare in onda la prima puntata?”
“Probabilmente a dicembre”.
“Oh, non dimenticarti del tuo croccantino preferito”.
Rise.
“Voi tre sarete sicuramente alcuni degli ospiti della prima puntata, già ve lo dico”.
“Tomma’, scordati che rifaccio “Acqua in brocca”, eh”, partì subito Andrea.
“Amore, ma quello è proprio il tuo gioco, e pensavo proprio di farti andare contro il nostro Oppini”, scherzò solo in parte.
“Quanto si vede che mi vuoi bene”, replicò Francesco mentre gli lasciava un pizzicotto sul fianco, facendolo ridere.
“Non solo ti do la vittoria facile contro Zelletta”.
Si beccò una nocciolina in fronte.
“Ma guarda te che amico ingrato. Non solo mi sono sempre sacrificato con te, ora devo anche subire. Questa è follia!”
Lo disse in modo serio, ma bastò uno sguardo e tutti e quattro scoppiarono a ridere, facendo cadere quell’argomento del dimenticatoio in virtù dei ricordi della casa.
Passò un’ora abbondante prima che Francesco sussurrò all’orecchio di Tommaso mentre Stefania ed Andrea parlavano di qualche progetto musicale che Croccantino condivideva con Simone: “Andiamo a ballare?”
“Sì, certo”.
Avvisarono i loro amici, che li rassicurarono che li avrebbero raggiunti di lì a poco, e si diressero in pista.
“Francy, shottino?” scherzò.
“Dobbiamo fare la fine della tua poesia?” chiese divertito.
“Non l’abbiamo ancora fatto”, gli fece notare.
“Allora shottino”.
Da uno diventarono due, poi tre, fino al punto che non erano quasi più lucidi. Ballavano da ore, Tommaso non ricordava di essere mai stato tanto bene, Francesco non perdeva mai occasione di toccarlo, provocarlo o lasciargli baci sul collo, e non sapeva per quanto avrebbe retto ancora prima di sbatterlo al muro e baciarlo come si deve. Per riprendersi un attimo da quelle sensazioni, ballò un poco con Stefania, che a fine canzone lo abbracciò e gli sussurrò: “Tommy, amore, non devi reggere tutto questo se non riesci, capito? Parlagli, oppure torna in albergo con un taxi. Sono certa che lui non avrà nulla da ridire”.
“Stefy, io ho bisogno di lui…” ammise rosso in volto.
La donna gli prese in volto fra le mani per far scontrare i loro occhi.
“Lo so, amore, ma devi mettere anche il tuo bene prima di questo”.
Annuì solo per uscire da quel discorso. Era troppo fuori per affrontare quell’argomento, e poi non sapeva se fosse pronto a farlo.
“Tommy, mi abbandoni così?” chiese Oppini abbracciandolo da dietro.
“No, amore, sono qui”.
Stefania li guardò tristemente. Tutto avrebbe voluto, tranne che si facessero del male a vicenda, e bastò uno sguardo con Andrea per avere anche il suo appoggio, che arrivò subito.
“Ragazzi, perché non tornate in albergo?” domandò lui.
“Tommy?”
“Sì, Fra, sono abbastanza stanco”.
“Okay. Ragazzi, voi rimanete ancora qui?”
Stefania ed Andrea si confrontarono un attimo e decisero di andar via anche loro. Si salutarono con la promessa di pranzare insieme e poi Tommaso chiamò un taxi, che li riportò subito in hotel, per sua fortuna. Non vedeva l’ora di farsi una doccia, e magari anche di dar sollievo all’erezione che da ore continuava a tornare, ogni volta che Francesco lo sfiorava, o gli aveva ballato addosso in modo sin troppo provocante per un amico.
Il viaggio fu silenzioso, Tommaso stava iniziando a riprendersi dalla botta alcolica e guardava preoccupato l’uomo al suo fianco, che era abbastanza bianco in volto.
Una volta pagato l’uomo che li aveva accompagnati, scesero e subito gli chiese: “Francy, stai bene?”
“Sì, mi gira solo un sacco la testa”.
“Dai, ora andiamo in camera così ti fai una doccia e ti riposi”.
“Dobbiamo prima confessarci come fossimo in confessionale, così da portare a termine la tua poesia”, obiettò.
“Perché? C’è qualcosa che devi dirmi che non può aspettare a domani?”
“Sì, che ti amo”, rispose sicuro delle sue parole.
Tommaso lo guardò interdetto, prima di sorridere appena. Quanto avrebbe voluto che fosse vero, ma Francesco era così ubriaco che era certo che non aveva davvero idea di cosa stesse dicendo.
“Ne riparliamo, Fra. Ora andiamo sopra, su”.
Avrebbe voluto piangere, ma si fece forza per lui, lo fece entrare in doccia e gli si bloccò il fiato in gola quando gli chiese se volesse entrare con lui.
“Dai, Fra, smettila”, disse prima di correre fuori dal bagno.
Recuperò dal frigo una bottiglietta d’acqua e ne buttò giù lunghi sorsi per calmarsi. In quel momento, si rese conto di dover riprendere seriamente in discorso con Stefania iniziato alla festa, perché si stava scottando troppo.
Si spogliò, non sopportando più i jeans e la camicia, e, fregandosene di tutto e tutti, vista anche la tarda ora, uscì in balcone e fumarsi una sigaretta. Ne aveva decisamente bisogno, e ad ogni tiro, si perdeva sempre di più a guardare Roma, le luci che brillavano. Da quel punto riusciva a vedere il Colosseo e l’Altare della Patria, e chiuse gli occhi solo un secondo per ricordare quando, quell’estate, ci era stato proprio con Francesco. Era stato tutto perfetto, finché non li aveva raggiunti Cristina per la cena che avevano in programma tutti insieme. Quanto avrebbe voluto farla sparire con uno schiocco di dita…
Era così perso in quei pensieri, che sobbalzò quando sentì il tocco di Oppini sulla spalla.
“Lo sai che non puoi farti trovare così a fumare?”
“Tanto non mi vede nessuno, Fra. Sono le quattro del mattino”.
“Non per quello”.
“E per cosa?” chiese confuso mentre si voltava a guardarlo.
“Perché altrimenti non riesco a resisterti”.
“Francesco, tu stasera sei proprio partito. Bevi un po’ d’acqua e poi dormi che ne hai decisamente bisogno”, tagliò corto prima di spegnere il mozzicone ed entrare dentro.
“Perché non vuoi credermi? Io ti amo davvero, Tommy”.
“Fra, mi dici come farei a crederti? Hai sempre detto di essere etero e convivi con la tua ragazza, che mi hai anche presentato, se forse non te lo ricordi”.
“Sì, ma allora perché con lei non mi comporto come mi comporto con te?” domandò a bruciapelo.
“Non lo so”.
“Ecco. E questo non significa niente per te?”
“No”, ripeté cercando di essere deciso e di non piangere.
“No?” chiese stupito, con una nota di tristezza nella voce.
“Già”.
“Ed allora cosa devo fare per potertelo dimostrare?”
“Per prima cosa, andare a dormire. Ti ho detto che ne riparliamo domani”.
“Ma tu vuoi stare con me?”
“No, sei il mio migliore amico… L’hai detto anche tu oggi pomeriggio”.
“Ah…” mormorò con lo guardo perso.
“Vado a farmi la doccia”.
Prese un paio di boxer puliti dalla valigia e si chiuse in bagno. Sotto l’acqua, si lasciò andare ad un pianto liberatorio, sperando con tutto il cuore che il rumore bastasse a coprire i suoi singhiozzi. Una volta più calmo, si asciugò, indossò gli slip, diede una botta di phon ai ricci e tornò in camera, dove Oppini era steso su un fianco, il braccio sotto la testa e guardava fuori, ma, non appena lo sentì, il suo sguardo iniziò a seguirlo in ogni suo movimento. Quanto Tommaso lo raggiunse a letto, si girò verso di lui.
Si guardarono, occhi negli occhi, e Francesco di avvicinò un po’, prima di accarezzargli il viso.
“Te l’ho mai detto che sei bellissimo?” gli sussurrò.
“No…”
“E mi credi? Almeno su questo?”
“Francesco… Dico davvero, possiamo parlarne domani?”
“Non so se poi avrò il coraggio di dirti quello che provo”, sussurrò.
Tommaso non rispose, si limitò a chiudere gli occhi ed inspirare forte. L’uomo davanti a lui scese ad accarezzargli le labbra con dita leggere prima di mormorare talmente piano che lui pensò di esserselo immaginato: “Vorrei baciarti…”.
Aprì gli occhi di scattò e si allontanò. “No, Fra. Ti ho detto che siamo solo amici e non voglio rovinare tutto”.
“Davvero per me non provi più nulla?”
“Già… Era quello che tutti mi avete detto di fare: andare avanti”.
“Lo so”.
“Quindi ora dove sarebbe il problema?”
“Che io ti voglio, che ti amo… E sono un idiota a farlo uscire fuori solo adesso”.
Tommaso pensava di star sognando, non poteva essere vero quello che gli stava dicendo.
“Francesco, sei…” iniziò a dire, ma l’uomo lo interruppe.
“Sì, sono ubriaco, Tommaso, ma questo non significa un cazzo! Sono sincero, le cose che ti sto dicendo sono vere e tu nemmeno mi credi! Io non ho mai dubitato dei sentimenti che prov… che provavi per me, li ho sempre rispettati e tu invece scappi dalla situazione pensando di poter dare ogni colpa all’alcool, ma domani le cose non cambieranno. Continuerò ad amarti, a volerti disperatamente, solo che non sarò abbastanza coraggioso da dirtele”.
“Fra, io non so che dirti…”
“Guardami negli occhi e dimmi che per me non provi più niente”.
Ci provò, ma risultò poco credibile ed Oppini sorrise intenerito.
“Non sei bravo a mentire… Non con me”.
“Sì, ma io non voglio rovinare tutto un’altra volta, non ora che abbiamo trovato il nostro equilibrio… Ti prego…”
“Sai benissimo anche tu che accadrà prima o poi”.
“Sta a noi non farlo succedere, come fino ad oggi”.
“Non riesco proprio a seguire il tuo ragionamento, Tommy, te lo giuro”.
“Lascia perdere, sul serio. Non mandare all’aria la relazione con Cristina e non rischiamo di rovinare la nostra amicizia”.
Francesco si avvicinò ancora ed ormai i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, a malapena illuminati dalla luce che filtrava da fuori della luna e della città, eppure gli bastava per vedere il rossore sulle guance di Tommaso ed il desiderio nei suoi occhi.
“Solo un bacio…” provò per l’ultima volta, ed il ragazzo non riuscì a resistere oltre. Una mano dietro al suo collo e lo baciò come aveva sempre sognato di fare, lontani da occhi indiscreti e dai giudizi della gente, mentre i loro cuori facevano a gara a chi battesse più veloce ed i loro ansimi si mischiavano fino a sembrare della stessa persona.
Tommaso era certo di essere abbastanza sobrio ormai, ma nonostante ciò, non riusciva a credere che la lingua che stava vezzeggiando con la sua fosse di Francesco, che il corpo che stava sfiorando, le mani che sentiva fra i capelli fossero suoi, non dopo mesi in cui aveva solo potuto sognarlo. Si staccò a corto di fiato e con troppe emozioni a scorrergli nelle vene fino a farlo tremare, lo guardò negli occhi e vi lesse il riflesso dei suoi sentimenti, dalla sua incredulità e della sua gioia.
“Francy…” mormorò con voce spezzata.
“Dimmi, Tommy”.
Il ragazzo avrebbe voluto parlare, dirgli tantissime cose, ma più lo guardava e più le parole sparivano, sostituite dalla voglia di baciarlo ancora ed ancora. E fu quello che fece.
Persero il conto del tempo che avevano passati avvinghiati, nella camera solo il rumore dei loro gemiti e gli schiocchi dei baci che continuavano a scambiarsi, sempre più appassionati e bisognosi. Le loro erezioni continuavano a sfregarsi, le mani erano irruente sui loro corpi e Francesco era ormai preso da tutto quello che stava provando. Vuoi l’alcool, vuoi la troppa voglia repressa, si stese su di Tommaso ed iniziò ad accarezzargli il petto, tutti i graffi che, presi dalla passione, si erano lasciati, segni che scese a sfiorargli con le labbra, ed il ragazzo sotto di lui era ormai tutto un fremito, il respiro spezzato, ansante, mentre era combattuto fra il desiderio che provava per quell’uomo e la paura di star solo commettendo uno sbaglio. Lo lasciò fare finché, con dita leggere, non gli accarezzò l’erezione ancora stretta nei boxer. A quel punto, scattò a sedere e lo guardò con gli occhi sbarrati.
“Francy, avevamo detto solo un bacio”.
“Sì, e poi quanti ce ne sono stati?” gli fece notare divertito.
Il ragazzo rimase per un attimo in silenzio, prima di prendere un respiro profondo e poggiarsi alla tastiera del letto.
“Scusa, non volevo forzarti”, disse subito Francesco, sul viso tutta la preoccupazione per l’aver fatto una cazzata.
“Vieni qui”, rispose soltanto aprendo le braccia per stringerlo forte.
Rimasero in quella posizione a lungo. Tommaso gli accarezzava lentamente i capelli, respirava a fondo il suo profumo che lo faceva impazzire e cercava di riordinare le idee, ma rimaneva sempre il punto che ne avrebbero dovuto parlare l’indomani da lucidi e prendere una decisione. Per fortuna l’uomo fra le sue braccia si addormentò nel giro di poco, così lo fece stendere sotto le coperte, gli lasciò un tenero bacio sulla fronte ed accoccolandosi vicino a lui, crollò anche lui.

Il primo a svegliarsi fu Tommaso, che subito chiamò la colazione in camera per lui e per il suo amore, che ancora dormiva beato. Avrebbe voluto svegliarlo, parlargli, capire quale sarebbe stato il loro futuro e poi fare l’amore fino ad essere esausti, ma dopo la sbronza che si era preso, non se la sentiva affatto, così si tenne occupato fino a quando, circa un’ora dopo, arrivò il servizio in camera. Ringraziò, lasciò una mancia e con delicatezza svegliò Francesco, che dopo qualche mugolio, lo guardò con occhi assonnati, gli sorrise e gli mise una mano fra i capelli per poterlo baciare.
“Ora è un buongiorno”, affermò con voce roca.
Tommaso sorrise incredulo, ma non poteva essere più felice, così non esitò a tuffarsi fra le sue braccia quando le aprì.
“Buongiorno, Francy”.
“Ciao, piccolo. Sei sveglio da molto?”
“Un’oretta credo”.
“Potevi chiamarmi”.
“Ma tranquillo, mi sono messo a fare due robe ed ho chiamato la colazione”.
“Perfetto, perché ho una fame assurda”.
“Vado a prendere il vassoio”.
Due minuti dopo erano a letto, chi mangiava un toast, chi beveva il caffè e Tommaso iniziò a chiedersi se fosse il caso di mettere in mezzo il discorso o meno, se aspettare a dopo colazione o che fosse Oppini a prendere l’iniziativa. Nel dubbio, rimase in silenzio e con l’aria pensierosa che l’uomo accanto a lui colse e comprese, così, dopo aver mangiato un boccone di crostata, esordì: “Mi ricordo di stanotte. Te l’avevo detto che non ero poi così ubriaco”.
Il ragazzo lo guardò leggermente spaesato, prima di abbassare lo guardo sul vassoio. Non sapeva cosa dire, perciò Francesco continuò. “Scusa se è successo così, avrei dovuto parlartene prima, in un altro contesto, ma ho sempre avuto paura di questa situazione, ero pieno di dubbi, e non volevo riversarli su di te che stavi facendo tanto per andare avanti, per star meglio. Ma non mi aspettavo che da ubriaco poi avrei svuotato il sacco… Sul serio, sono dispiaciutissimo”.
Tommaso prese un lungo respiro. “Francy, non dirlo nemmeno per scherzo. Io avevo continuato a sperarci, a sognare che prima o poi le cose sarebbero potute cambiare fra noi. Ma poi mi ripetevo che dopotutto sei etero, fidanzato e che non ha senso farmi del male e rovinare il rapporto che abbiamo creato all’inizio nella casa e che penso sia una delle amicizie più belle che mi siano mai capitate”.
“Lo capisco, però le cose che ti ho detto stanotte le penso davvero… Anzi, le provo davvero”.
Il ragazzo sentì gli occhi farsi lucidi ed il respiro bloccarsi in gola.
“Tu mi… mi…”
“Sì, ti amo, Tommaso Zorzi e scusa se ci ho messo tanto per ammetterlo”.
Ma lui aveva ben altro per la testa. Spostò rapidamente i loro vassoi sul carrello e si sedette a cavalcioni su di lui. Gli accarezzò il viso con i polpastrelli, incredulo, mentre il cuore non ne voleva sapere di rallentare, mentre ancora cercava di metabolizzare ciò che aveva appena sentito.
“Me lo ripeti?” chiese infine, le mani sulle sue guance.
Occhi negli occhi, Francesco sorrise e poggiò una mano sulla sua.
“Ti amo, Tommy… Da morire”.
Si lasciò finalmente andare ad un pianto liberatorio e lo baciò, bagnandogli il viso di lacrime.
Fu un bacio lento, le lingue si sfioravano timide, Oppini gli stringeva i fianchi e fra un bacio e l’altro continuava a sussurrargli quanto lo amava.
“Ti amo anch’io, Francy”, mormorò alla fine a fior di labbra.
“Lo so… E da oggi in poi, non ti lascerò mai più”.

ANGOLO AUTRICE

Eccoci qui con una nuova one-shot Zorpini😍😍
Onestamente sto amando scriverle e spero che anche questa vi piaccia quanto vi è piaciuta la prima🖤
In questi giorni, pubblico anche il nuovo capitolo di "Vuoi un autografo?" (per chi non la seguisse, è una love story gay molto simpatica, quindi dateci uno sguardo!).
In più, vi dico che sto pensando anche un'altra sorpresa per voi🙊🖤
Love u,
Marika

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