«Posso farti una domanda?» chiese cauta, tastando il terreno. «Certo, dimmi.» risponde l'altra con un sorriso sulle labbra. «A cosa servo io? C'è, dico. Ognuna nel nostro gruppo ha, diciamo, un proprio ruolo. Jocelyn è quella intelligente, Ria è l'artista, Asheley è la pazza e tu sei la più bella. Ma io? Qual'è il mio ruolo? Potrei anche sparire, tanto non ho un posto. Non ve ne accorgerete neanche. Non sono indispensabile, come un riccio di una castagna attaccato al pelo di un gatto. Se lo vedi di sfuggita non te ne accorgi, ma poi quando ti fermi per accarezzare il gatto, lo togli.» Si fermò, forse aveva detto troppo. Prese un bel respiro e spettò. Mila, di fronte a lei, era in silenzio. Sembrava stesse ragionando sulle cose appena dette dalla sua migliore amica. «La colla.»«Cosa?»«Tu sei la colla, Emily. Tu ci tieni insieme, ci unisci. Ci hai unito. Se non fosse stato per te io non avrei mai parlato con le altre. Saremo ognuna per conto suo e questo gruppo non esisterebbe. Tu sei coraggiosa. Ci hai trovato tu e ci hai fatto conoscere. E grazie a te siamo riuscite a formare questa solida amicizia che ci tiene unite. Hai avuto speranza, anche quando io stessa pensavo che ci saremmo lasciate. Tu sei la colla, Emily. Tu sei il simbolo della nostra amicizia. Non sei il riccio di una castagna sul pelo del gatto, tu sei il gatto. E noi ci teniamo a te per non cadere. Se tu scomparissi noi non avremmo il cuore del gruppo e non ci sarebbe nessun motivo per continuare a stare insieme. Tu sei il filo che lega la mia mano sottile, con quella morbida di Asheley, con quella ruvida di Ria e con quella esperta di Jocelyn. Noi ti amiamo, io ti amo e senza di te tutto questo non ci sarebbe.» Era la pura verità. Questo a Emily bastava, era quello che voleva sentire. Dalla porta della classe arrivarono anche Asheley, Ria e Jocelyn. Emily prese la mano di Mila. «ABBRACCIO DI GRUPPO.» Urlarono assieme dopo essersi scambiate un'occhiata complice. Tutte e cinque le ragazze si strinsero le une alle altre. Si abbandonarono in quell'abbraccio. Perché sapevano che per ogni problema ci sarebbero state, anche per la minima sciocchezza. Finalmente tutto era al posto giusto.