Chapter 8: The House By The Sea
Oggi è il giorno della partenza. In casa regna il caos.
Controllo per quella che sarà la centesima volta, che abbia messo tutto nella mia valigia.
Felpe, magliette a maniche lunghe, jeans e leggins, scarpe da ginnastica e, giusto perché devo, anche un costume, un paio di infradito e una tovaglia.
Do un'occhiata anche agli accessori e poi aggiungo il caricabatterie, un libro e il ciondolo porta fortuna.
Chiudo la cerniera e afferro la borsa che invece userò tutti i giorni, con all'interno le cose più importanti, tra cui il cellulare e gli auricolari.
Mi affaccio dal balcone, per vedere mio padre che carica le valigie sue e di Abigail in macchina e che poi mi fa un pollice in su, segno che siamo pronti per andare.
Torno in camera, chiudo la finestra e guardo un'ultima volta in giro per assicurarmi di non aver dimenticato nulla. Poi prendo i bagagli e lascio casa, salendo in macchina.
Mi accomodo nei sedili posteriori, con accanto la mia valigia e la borsa su di essa. So che staremo lì un mese, ma io non ho bisogno di molti vestiti. Posso anche lavare quelli già usati.
Abigail e mio padre, lei in particolare, hanno portato un sacco di cose. Neanche dovessimo mancare un anno.
Appena, dopo essere saliti tutti, mio padre avvia l'auto, collego le cuffie e faccio partire la musica a tutto volume.
Le note di 'Thinking Out Loud' di Ed Sheeran mi aiutano ad addormentarmi e a trascorrere il viaggio in maggiore tranquillità.
Quando sento una mano solleticarmi il ginocchio, cosa che odio terribilmente, spalanco gli occhi e mi sollevo di scatto.
«Ah, che succede?» esclamo agitata, portandomi una mano alla fronte.
«Siamo arrivati.» ridacchia mio padre, per poi scendere dall'auto. Di Abigail neanche l'ombra.
Sento il portabagagli aprirsi e mio padre tirare fuori le valigie. Io prendo un respiro profondo e scendo dall'automobile con ciò che mi sono portata dietro.
Appena appoggio i piedi sull'asfalto riscaldato dal sole di Sydney, mi guardo intorno.
Che l'avventura abbia inizio.
Mi sistemo la borsa in spalla e seguo mio padre e Abigail fino alla porta principale della villa che abbiamo davanti.
Una famiglia semplice, penso ironicamente. Proprio come si erano dimostrati a casa nostra.
A parte Ashton, ovviamente.
Suoniamo il campanello e, neanche cinque secondi dopo, la porta si apre rivelandoci i due coniugi che ci hanno invitato.
«Benvenuti! Che piacere avervi qui.» sorride la signora, di cui personalmente non ricordo neanche il nome.
«Il piacere è nostro.» ribatte cordialmente mio padre.
«Prego, accomodatevi pure.» ci invita il padre di Ashton e così entriamo, portandoci dietro i bagagli.
«Mia moglie vi accompagnerà alle vostre camere. Quando finite, tu puoi tornare da me.» finisce rivolto a mio padre e con un sorrisetto.
«Ti mostro il mio tesoro.» ridacchia, facendo scuotere la testa alla moglie, sconsolata.
«È in garage.» sussurra poi dando una gomitata amichevole a mio papà, che sorride e si avvia sopra con gli altri.
«La vostra camera è questa.» la madre di Ashton indica una porta a mio padre e alla sua compagna, che non esitano un attimo ad aprire.
Poi si volta e punta un dito alla fine del corridoio. «Lì in fondo c'è la tua stanza.» guardo il punto indicato e sto per chiederle se si riferisca alla porta a destra o a sinistra, ma lei è già al piano di sotto.
Sospirando mi avvio lungo il corridoio ed apro la porta sulla destra, ricordandomi solo dopo che potrebbe esserci Ashton.
E infatti appena l'anta di legno bianco si scosta, vedo il ragazzo disteso sul suo letto, con le cuffie alle orecchie.
Appena mi vede, si toglie gli auricolari e arrossisce. Io rimango impalata a guardarlo.
Si solleva e mi viene incontro. «Hey... Tutto bene?» mi chiede con un sorriso con tanto di fossette.
«Ehm... Sì, ho sbagliato camera, cercavo la mia. Scusa.» mi ricompongo e attraverso il corridoio per raggiungere la mia camera.
Prima di chiudermi dentro do un ultimo sguardo ad Ashton - forse nella speranza di vederlo ricambiare l'occhiata - e lo vedo rientrare nella sua stanza.
n/a
nuovo aggiornamento yay
fatemi sapere che ne pensate
-mic
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