Piccola nota:
Ehila wattpad!
Come va? Io sono distrutta, ma, nonostante tutto, sono qui con un nuovo aggiornamento, una nuova canzone da proporvi e una domanda!
Questa volta la canzone è "I never told you what I do for a living" dei My Chemical Romance, la mia band preferita.
Spero tanto che vi piaccia! La domanda invece è: "Se aveste il dono di Clare, come reagireste? Avreste fatto quello che ha fatto lei? Oppure sareste stati più tranquilli?"
Spero rispondiate in tanti!
Buona lettura!

Quello che vedo mi lascia senza parole.
Le prime pagine, in origine chiare, senza alcun segno sopra di loro se non le righe stampate direttamente sulla carta, sono ricoperte da una serie infinita di parole.
Le sfoglio, le orecchie che pulsano mentre conto il numero dei fogli.
Sette. Anzi, sette e una riga, ma non penso sia rilevante.
Passo le mani sulle pagine. Credo di non averle mai viste tremare così tanto, nemmeno quando in terza media dovevo suonare il flauto davanti a tutta la classe.
Deglutisco e scorro con gli occhi le parole scritte in nero.
I miei pensieri, il mio sogno. Ecco cosa c'è scritto.
La frustrazione che ho provato la prima volta, quando non sapevo di cosa avrei potuto parlare in queste prime pagine.
I colori che ho visto questa notte, ancora vivi e accesi nella mia mente, a differenza della calma che ho provato.
Sento il respiro fermarsi e accelerare di colpo dopo un istante.
Com'è potuto succedere?
È tutto impresso sulla carta. Tutto quanto, e con una tale forza da lasciare dei piccoli solchi sulle pagine.
Rimango ferma per qualche istante, sbalordita e spaventata, a guardare quelle parole, scritte in una grafia del tutto simile alla mia.
Ad un certo punto, nella seconda pagina, c'è persino una riga a sottolineare una frase.
"Anche una sola frase sarebbe bastata" bisbiglio, leggendola.
All'improvviso ricomincio a tremare, molto più violentemente.
Cerco di tranquillizzarmi, inspirando e espirando profondamente, ma l'unica cosa che riesco ad ottenere è un leggero inizio di iperventilazione.
Smetto immediatamente.
Cosa posso fare?
Mi rigiro nervosamente una ciocca di capelli tra le dita, mentre cerco una soluzione.
Non posso farcela da sola. Almeno, non fino a quando non avrò capito completamente quello che mi succede e perché.
Mi alzo, un movimento rigido, meccanico, tenendo il diario con la mano destra, utilizzando l'indice come segnalibro sull'ultima pagina scarabocchiata.
Vado verso la scrivania, dove ho lasciato il telefono prima di andare in bagno.
Compongo in fretta il numero con l'altra mano, le dita che continuano a tremare sullo schermo, quindi me lo porto in fretta all'orecchio.
Passano pochi secondi prima che senta una voce provenire dall'altro capo del telefono.
"Pronto?" borbotta Alex, la bocca impastata di sonno.
"Ho bisogno di parlarti" taglio corto io, mentre fisso l'orologio.
Le due di notte.
Passa qualche istante, prima che uno di noi due parli, ognuno di essi carico di tensione.
"È urgente" aggiungo quindi, mentre chiudo la chiamata senza aspettare che mi risponda.