Capitolo 26
Piccola nota:
'Sera wattpad!
Spero stiate bene e che abbiate passato una buona settimana.
Oggi, per accompagnarvi nella lettura, vi suggerisco la canzone "Fumo e cenere" dei Finley. È davvero particolare, ma è fantastica.
Spero che il capitolo vi piaccia!
Buona lettura!
Mi chiudo la porta alle spalle. Un colpo forte, che rimbomba lungo tutta la schiena, come se fossi appena caduta.
Rimango ferma, immobile, il cuore che batte all'impazzata e i pensieri troppo confusi e disordinati perché riesca a capire qualcosa.
Tendo le orecchie.
Non si sente alcun rumore, solo il mio respiro affannato dalla corsa.
Mi appoggio alla porta, quindi mi spingo in avanti con le braccia e mi volto.
Prendo la chiave blu nel vaso in vetro sul mobile accanto alla porta e la infilo nella serratura.
Uno, due, tre giri.
La rimetto a posto e cammino verso camera mia, i piedi che formicolano costretti nelle scarpe.
Il pavimento scricchiola sotto i piedi, come se le tavole di compensato scuro che lo coprono potessero saltare via da un momento all'altro.
Mi avvicino alla porta, anch'essa scura come la maggior parte degli elementi di arredo della casa.
Abbasso la maniglia, quindi la spingo ed entro.
Inspiro profondamente, cercando in tutti i modi qualcosa che riesca a distrarmi dai miei pensieri.
Subito sento il familiare odore della mia stanza invadermi il naso.
Lavanda e menta. Un'abbinata strana, pensandoci bene, ma che mi conforta ogni volta che la sento.
Mi lascio cadere pesantemente sul letto, la testa improvvisamente più leggera, come se qualcuno me l'avesse svuotata.
Muovo i piedi, strofinandoli l'uno contro l'altro in modo da sfilare gli stivali che cadono per terra facendo un rumore strano, come se qualcosa si stesse rompendo.
Chiudo gli occhi, lentamente, e appoggio la testa sul cuscino, cercando di mantenere la mia mente sgombra.
In pochi secondi sento il sonno raggiungermi.
Chissà, forse oggi Morfeo ha deciso di regalarmi un attimo di pace?
Non faccio nemmeno in tempo a chiedermelo che sono già tra le sue braccia.
O forse no?
Sono su una barca a vela, bianca come i petali di una margherita.
Attorno a me c'è solo una grande distesa d'acqua, apparentemente infinita. È blu, limpida, come quella che ti immagini da piccolo ogni volta che pensi al mare.
Mi sporgo fuori dalla barca fino a raggiungere l'acqua con una mano, quindi la passo sulla sua superficie, calda e sfuggevole. Si può definire il mare 'sfuggevole'? Non lo so, in effetti.
Non so nemmeno come mai io sia scoppiata a ridere così improvvisamente.
So solo che sto bene come non ricordo di essere mai stata.
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