Capitolo 18
Corro lentamente, un po' un controsenso a pensarci bene. I piedi che toccano appena l'asfalto per poi tornare su, leggeri come quelli di un folletto.
Scuoto la testa, cercando di distrarmi da queste assurdità. Quello che mi ha detto Alex è già abbastanza strano senza che mi metta a pensare a creature magiche.
Alzo gli occhi al cielo, sempre più grigio e carico di pioggia. Potrei fermarmi qui e aspettare che qualche goccia inizi a scendere. Penso, rallentando la mia corsa ad un passo sostenuto.
Magari è solo un sogno, magari niente di tutto questo sta accadendo veramente e quando inizierà a piovere mi sveglierò.
Mi fermo in mezzo alla strada, il cuore leggermente più affrettato del solito.
"Clare - dice Alex girandosi - Che succede?"
"Nulla" rispondo spostando i capelli dietro le orecchie.
"Perché ti sei fermata, allora?" chiede di nuovo, venendomi incontro.
Mi mordo il labbro. Come posso dirglielo? Come posso dirgli che spero si sia sbagliato? Che spero di svegliarmi da un momento all'altro, scoprendo di essere in ritardo per la scuola?
"Niente, ero stanca" rispondo cercando di prendere tempo.
Lui mi guarda per qualche secondo, poi sorride dolcemente. "Saresti stata eccellente come Candida" dice, scuotendo la testa. I capelli scuri gli ricadono sulla fronte, creando strane ombre sul suo viso.
Arrossisco, in imbarazzo.
"Mi dispiace" dico a metà tra un sospiro e una risata. Una risata triste nervosa, di quelle che si fanno quando iniziare a piangere sarebbe l'unica alternativa.
"Di cosa? Guarda che non c'è nulla di male nel non saper mentire, anzi - dice, venendomi incontro e iniziando a giocare con una mia ciocca di capelli - È una cosa molto dolce"
Sorrido, rendendomi conto ancora una volta di quanto Alex sia bravo e dolce con le parole.
"Non è quello" rispondo chiudendo gli occhi. Non riesco a guardarlo in faccia. Non mentre gli dico una cosa di questo genere.
"Allora cos'è?" chiede, scoprendo un sorriso bianchissimo.
Sospiro, cercando le parole per rispondere. Quanto vorrei non mi avesse fatto questa domanda.
Guardo per terra, poi alzo di nuovo lo sguardo al cielo. Una goccia cade sulla mia guancia, simile a una lacrima.
Ci passo una mano sopra, e altre due mi bagnano il braccio.
Sta piovendo.
Sta piovendo e non mi sono svegliata.
Sono ancora qui.
"Speravo fosse un sogno" sospiro, delusa.
Già, speravo.
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