Strofino con forza la mano, sotto il getto freddo dell'acqua, cercando di far sparire il disegno sul palmo.
Ma com'è possibile che sia successa una cosa simile? E soprattutto, perché non viene via?
Poso la saponetta, frustrata, ed esco dal bagno asciugandomi le mani.
Mi siedo sul letto posando la testa sulle coperte e guardando più attentamente il disegno. È la stessa cattedrale raffigurata sul diario di Alex, solo che è sulla mia mano anziché sulla carta. È una cosa così assurda...
Prendo il telefono e scorro la rubrica, cercando il numero di Alex. Ho un bisogno urgente di parlare con lui.
Faccio partire la chiamata, ansiosa.
Passo un minuto in attesa, e sono quasi decisa a staccare la linea, quando sento la sua voce.
"Ehi Clare, come va?" chiede tranquillo.
"Potrebbe andare meglio..." rispondo, sospirando, mentre penso a come posso spiegare ciò che mi è capitato.
"Che succede?" dice, preoccupato.
A questo punto sento un profondo senso di colpa piombarmi addosso. Come mai gli ho detto che non sto bene?
Insomma, lo so che quello che mi è successo non è assolutamente possibile e non segue alcuna legge fisica, ma non era il caso di far preoccupare Alex.
Alzo la testa dalle coperte e cerco di calmarmi, anche se con pochi risultati.
Possibile che mi sia immaginata tutto? Che stia diventando pazza? Oppure che niente di tutto ciò sia successo veramente perché sto dormendo?
Mi pizzico il braccio, sperando di svegliarmi nel mio letto, ma non succede nulla. Okay, non sto sognando.
"Ehi, Clare? Ci sei?" chiede Alex, dall'altro capo del telefono.
"Si, si, ci sono, stavo solo pensando - dico, passandomi una mano sul viso - Senti, ti andrebbe di vederci al parco? Ho bisogno di parlarti"
"Ho fatto qualcosa?" lo sento dire, allarmato.
"No, certo che no! Ho solo bisogno di vederti" rispondo, sentendomi ancora più in colpa.
"Okay, ci vediamo lì tra un'ora" dice più tranquillo, quindi chiude la conversazione.