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writing in Braille


Allison aveva gli occhi sgranati, io mi ero portata una mano alla bocca quasi a prevenire un urlo di terrore, mentre Dylan sembrava più che altro confuso.
Non riuscivo a capire con quale coraggio James avesse appena ammesso di aver ucciso Annabeth.
Mia sorella, sembrò ricordarmi il mio subconscio.

«Stai scherzando, vero?» disse Dylan con un mezzo sorriso, nella speranza che qualcuno saltasse fuori da qualche angolo nascosto dicendo che era tutta una finta.

«Io non scherzo mai.» rispose James.

Allison sembrava sul punto di piangere, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e strinse il viso tra le mani.
Il suo respiro irregolare era l'unico suono di tutta la stanza, poi mi feci forza e parlai a voce piuttosto alta.

«Perché l'hai fatto?» sembrava più un ordine che una domanda, ma non potevo mostrarmi fragile davanti a James.

Dylan alzò leggermente una mano, per farsi notare da me e Allison che eravamo completamente concentrate sul ragazzo davanti a noi.

«Io non ho idea di cosa sia successo tra voi tre, quindi caro "James the killer", potresti spiegarmi qualcosa insieme ai tuoi validi motivi da assassino? Perché sai non vorrei fare la fine di...» disse sarcastico, e Allison lo guardò scuotendo vigorosamente la testa, per fargli capire che non era il caso di parlare in questo modo.

James lo fissò come per incenerirlo, poi sembrò calmarsi.
Sospirò, poi si passò ancora una volta una mano tra i capelli, e iniziò a parlare come se avesse già raccontato questa storia un centinaio di volte.

«Da dove inizio?»

«Voglio sapere tutto.» disse Dylan, poi si sistemò comodo sulla sedia prevedendo un lungo racconto.

«Allora, ho conosciuto le due ragazze qui presenti...» si fermò per un attimo e sembrò contare sulle dita delle mani. «...otto anni fa. Eravamo in due sezioni vicine alle medie, quindi ci vedevamo spesso. Poi siamo capitati nella stessa classe al college, ma ci sono stati dei, come dire... Problemi.» mimò con le dita delle virgolette attorno all'ultima parola.

«In che senso?» chiese Dylan, e io pensai che di certo poteva risparmiarsi quella domanda.

James lo guardò compiaciuto, forse sperava che lui glielo avrebbe chiesto.

«C'è stato uno spaccio di droga tra compagni di classe, e quando la cosa venne fuori io ero il sospettato numero uno. I prof e la polizia iniziarono a interrogare uno ad uno tutti quanti, e vi posso assicurare che tutti sapevano che io fossi innocente. Il problema era che Quentin, lo spacciatore, era all'incirca due volte più grande e forte di me e di certo non si sarebbe fatto problemi a picchiare chiunque lo avrebbe incolpato.» fece una pausa, e pensai per un momento che avrebbe saltato quella parte del racconto, la peggiore.

James cercò lo sguardo di Allison, loro due erano sempre stati molto più legati di quanto si sarebbe potuto immaginare.
Allison sembrò annuire con un sorriso, quasi ad incitare il moro davanti a noi a proseguire.
James continuava a guardarla dritta negli occhi, e ricambiò il sorriso.

Per un attimo pensai che fosse tornato a galla qualcosa di buono in lui, ma fu solo un istante.
Immediatamente tornò serio e cupo, e continuò a parlare come prima.

«Prima dei secondi interrogatori, Annabeth ebbe il colpo di genio di suggerire a tutti quanti di salvarsi la pelle da Quentin e accusarmi al suo posto. Per colpa sua il tribunale mi condannò a quattro anni di carcere, e sono uscito solamente due mesi fa. Mi ero promesso che mi sarei vendicato, e a quanto pare ci sono riuscito» James ghignò, e non potei fare a meno di tremare.

Sembrava che nel suo cervello convivessero due persone completamente diverse, sapeva essere tanto dolce quanto diabolico.

«Wow, perfida la tua sorellina.» mi sussurrò Dylan, in modo che nessun altro lo sentisse.

Sospirai, avevo sentito raccontare questa storia troppe volte da quando era circolata la voce a scuola.

«Sai che dovresti difenderti anziché dichiararti colpevole? Non so quanti anni vuoi passare ancora in carcere, ma di certo questo non è il modo migliore di evitarli.» Allison si rivolse a James con tono premuroso, rompendo l'ennesimo silenzio imbarazzante.

Lui la guardò, e fu come se qualcosa fosse scattato in lui.
Vidi i tratti del suo volto distendersi in un espressione più rilassata, poi sorrise alla bionda accanto a me.

«Allison, sono un assassino. Non cercare di salvarmi.» disse, ma sembrò che qualcun altro avesse parlato al posto suo data la differenza tra queste parole quasi dolci e le dure affermazioni di prima.

A quel punto la porta dietro Dylan, me e Allison si aprì all'improvviso, e scattammo tutti e tre dalla sorpresa rivolgendoci verso l'ingresso dello stanzino.
Due agenti entrarono in fretta e furia, si piazzarono ai lati di James e lo sollevarono dalla sedia per braccia molto bruscamente.
Lui non sembrava molto spaesato quanto sarebbe potuto essere chiunque altro, non oppose resistenza mentre veniva trattato quasi come un oggetto dai due uomini accanto a lui.

«Cosa fate? Lasciatelo stare!» strillò Allison.

La bionda balzò in piedi, raggiunse uno dei due uomini e cercò di fermarlo spingendogli le mani contro il petto, ma senza particolari risultati.
L'altro agente la trattenne e la fermò semplicemente allungando un braccio.
Allison sembrò calmarsi, poi l'agente che lei aveva quasi aggredito parlò in tono sorprendentemente dolce.

«Ora abbiamo abbastanza materiale per incriminarlo, starà in prigione mentre aspetteremo l'udienza del tribunale. Potete andarvene, e grazie dell'aiuto.»

Io e Dylan ci alzammo quasi contemporaneamente, intuendo che Allison non l'avrebbe presa bene.
Lei era molto più legata a James di quanto non fossi io, e per lei era già stato difficile accettare che venisse condannato anni fa.

«Posso parlare con lei? Non ci vorrà molto, vi prego.» sussurrò James, indicando la mia amica.

I due agenti si scambiarono un'occhiata, poi uno di loro annuì e entrambi lasciarono la presa sulle braccia del ragazzo.

Il moro allungò una mano verso Allison, ancora visibilmente sconvolta.
Lei lo fissò negli occhi verdi, e afferrò la sua mano.
James la tirò delicatamente fuori dalla porta e i due vennero seguiti da un agente, probabilmente per motivi di sicurezza.

«Dimmi che pensi anche tu quello che penso io...» disse Dylan con un sorrisetto, sporgendosi con lo sguardo oltre la figura corpulenta di uno dei poliziotti che era rimasto con noi.

Ci scambiammo uno sguardo complice, poi anche io cercai di sbirciare dietro la porta socchiusa.
Intravidi le braccia di James intrecciate attorno alla vita di Allison, e sorrisi, non molto preoccupata dal fatto che la mia amica stesse abbracciando un criminale.

«Sì, pensiamo decisamente la stessa cosa.» dissi a Dylan, senza staccare lo sguardo da quel poco dei due ragazzi che riuscivo a scorgere.

Una mano di James scese dalla vita fino a raggiungere i glutei della mia amica, e scossi leggermente la testa.
Possibile che i ragazzi fossero tutti uguali?
Stavo per distogliere lo sguardo, quando notai che il moro là fuori stava infilando qualcosa nella tasca posteriore dei jeans di Allison.
Corrugai la fronte, ma non ci feci particolarmente attenzione.

Si sentirono dei passi in corridoio, e sia io che Dylan uscimmo da quello stanzino opprimente.
Allison era ancora più sconvolta di prima.

«Allis? Allora, cos'è successo?» dissi eccitata, come tutte le ragazzine che parlano delle loro cotte adolescenziali.

«Non qui.» disse lei, e si avviò a grandi falcate verso l'uscita.

Io rimasi ferma, e Dylan mi dovette tirare per un braccio perché mi rendessi conto che lei voleva che la seguissi.
Camminavo rapidamente, o meglio mi facevo trascinare da Dylan, poi uscimmo dalla centrale e lo superai raggiungendo la bionda.

«Allison, ma sei pazza?» dissi col fiatone.

Dylan spuntò al mio fianco, la mia amica ci guardò entrambi e poi sospirò.
Sembrava che non fosse molto convinta di volerci dire ciò ce era successo.

«James mi ha baciata.» sputò quelle parole rapidamente, come se sapesse già che si sarebbe pentita di avercelo detto.

«Non ci credo, davvero?» disse Dylan esaltato, poi sia io che Allison lo guardammo male e si diede un contegno.

«E... Nient'altro?» dissi.

La bionda si guardò in giro, controllando di non essere vista, poi frugò nella stessa tasca dove avevo visto James infilare qualcosa qualche minuto prima.

Tirò fuori un bigliettino tutto spiegazzato, e ce lo mostrò.
Sopra c'erano scarabocchiati dei puntini dalla disposizione apparentemente casuale.
Dapprima pensai fosse uno scherzo, poi realizzai di cosa si trattasse.
Dylan mi precedette, ormai era chiaro cosa fosse.
Pronunciò le parole con voce quasi tremante.

«È scritto in Braille.»

---

«Allison? Mi ridai il libro di geometria?» gridai, nella speranza che la mia amica sentisse e io non dovessi alzarmi dal letto.

La sentii salire le scale, poi aprì la porta e senza nemmeno entrare mi lanciò le trecentocinquanta pagine del libro addosso.

«Ahi! Ma cosa ti prende?» esclamai, massaggiandomi il punto della coscia colpito dal libro.

Lei sospirò per l'ennesima volta in una settimana, sembrava che da quando aveva visto James non sapesse fare altro.

«Scusami Linds, è che ho troppe cose per la testa. Ci sono gli esami, mia madre, James, e non so più cosa fare.» si buttò sul letto accanto a me.

«Veramente ci sarebbe anche la mia coscia dolorante, ma sorvoliamo questo dettaglio.» dissi, sperando che non mi spuntasse un livido troppo grande.

«Si, ti ho già chiesto scusa. Domani ti fai accompagnare a scuola da Dylan?» disse lei con un sorrisetto malizioso.

«No, perché?» risposi indifferente.

«La vera domanda è: perché no? Dai cadaverina, si vede che ti piace. Devi farti avanti!» mi punzecchiò un fianco e mi contorsi piegandomi in due.

«Ah, ho trovato il modo per decifrare il biglietto.» dissi distratta.

«Non cambiare argomento!» corrugò la fronte e si incrociò le braccia al petto come una bambina arrabbiata.

«Si ma il messaggio che ti ha lasciato James è più importante di un ragazzo che mi piace!» ribattei, per poi rendermi conto di essermi fregata da sola.

«Allora lo ammetti?» Allison batté le mani compiaciuta.

«No, e ora pensiamo al biglietto.» mi alzai dal letto seccata, e raggiunsi il portatile appoggiato sulla scrivania.

Mi sedetti sulla sedia girevole e feci qualche giravolta aspettando che il computer si caricasse, poi Allison mi raggiunse con lo sguardo fisso sullo schermo.
Digitai rapidamente le parole sulla barra di ricerca di internet, poi aprii la prima pagina e confrontai uno per uno i simboli del biglietto con quelli riportati.
Segnai le lettere corrispondenti a ogni simbolo sul biglietto, poi lo presi tra le mani e lo mostrai ad Allison.

«Ecco qui. "Bacia"» dissi, sottolineando con la voce la parola che avevo scoperto.

«È plausibile...» disse la mia amica sollevando le spalle, ma non riuscì a trattenere un sorriso.

«Dovete piacervi davvero molto.» dissi, contenta che almeno una cosa stesse andando per il verso giusto.

«Sì, però... Perché avrebbe dovuto lasciarmi un biglietto così enigmatico per una semplice parola che avrebbe potuto dirmi a voce?» Allison sembrava concentrata ancora più di me a capire il motivo di quel messaggio.

«Non lo so, magari lo trovava più romantico?» proposi, ma la bionda scosse la testa.

«Deve pur voler dire qualcosa...» sussurrò a se stessa Allison, mentre mi cadeva l'occhio sull'orologio.

«Cavolo, devo ancora studiare geometria! Scusami Allis, devi andartene.» la spinsi non molto delicatamente fuori dalla stanza, mentre lei protestava.

Quando chiusi la porta, rimasi a fissare il cellulare appoggiato sul letto, e ripensai a quello che aveva detto la mia amica su Dylan.
Magari dovevo davvero farmi avanti, avrei potuto semplicemente telefonargli.
Presi il telefono, raggiunsi nella rubrica il nome di Dylan ma poi mi fermai.
Una telefonata era troppo banale, pensai.
Lui si era presentato con due biglietti per la fiera senza alcun preavviso, e io continuavo a chiamarlo per telefono.
Afferrai il biglietto in Braille e scesi al piano di sotto, presi solamente la borsa dato che iniziava a far troppo caldo per mettere la felpa, infilai le scarpe e aprii la porta di casa.

«Ma non dovevi studiare?» Allison sbucò dalla cucina con una barretta ai cereali in mano.

«Più tardi, ora esco.»

«Dove stai andando?» disse, ma chiusi la porta prima che finisse la frase.

Mi incamminai, e in una decina di minuti arrivai a casa di Lucas, dove abitava ancora con Dylan.

Suonai il campanello, ma abbassando la maniglia trovai la porta aperta.
Entrai senza fare rumore, la casa era silenziosissima.

«C'è nessuno?» esclamai.

Un rumore di passi provenne dalla cucina, poi Dylan si sporse oltre la porta.
Mi guardò e rise, poi mi raggiunse nell'ingresso.

«Non pensavo fossi tu. Non è da te, di solito mi telefoni.» la sua voce era più profonda del solito, e il suo sguardo fisso nei miei occhi mi mise in soggezione come non aveva mai fatto.

«Non questa volta, se continuo a chiamarti finisco il credito.» dissi, e lui alzò un sopracciglio, incurvando un angolo della bocca.

«Questa scusa non regge, sai?» prese una ciocca dei miei capelli e se la arrotolò attorno a un dito.

Guardavamo entrambi i movimenti della mano di Dylan, come se tenesse tra le mani qualcosa di prezioso.

I nostri corpi erano separati da una decina di centimetri d'aria, e mai nella mia vita così poco spazio mi era sembrato comunque troppa distanza.

Dylan fece scivolare lentamente i miei capelli dalla sua mano, poi la appoggiò sulla mia spalla e percorse lentamente tutto il mio braccio fino a far intrecciare le nostre dita.

Fissavo ogni suo movimento come se avessi dovuto percepire la contrazione di ciascun muscolo, con molto più interesse di quanto non me mettessi nella geometria.
Mi ricordai del biglietto, allora ruppi il silenzio.

«C'è una cosa che devi vedere.» lo tirai verso il divano, ci sedemmo uno affianco all'altro e frugando nella borsa trovai il foglietto stropicciato.

Glielo porsi, lui lesse rapidamente la traduzione che avevo trascritto in basso e non sembrò stupito quanto avrei immaginato.

«Non ha molto senso. Se James ha baciato Allison che bisogno aveva di lasciarle un biglietto che dicesse la stessa cosa?» disse Dylan senza staccare gli occhi dal foglietto.

«Non me ho idea. Piuttosto, sai qualcosa di Lucas? Sta bene?» chiesi, cambiando argomento per la seconda volta nel giro di un'ora.

«Ha un femore e due costole fratturati. Per il femore dicono che ci vorranno almeno cinquanta giorni di ingessatura, ma le costole erano più gravi e hanno preferito tenerlo in ospedale per una settimana, per controllare che non peggiorassero.» disse lui alzando le spalle.

«Ti va di andarlo a trovare? Potremmo andare questo weekend.» proposi.

«Certo, però bisogna vedere se può ricevere visite anche da noi o solamente dai parenti più stretti.» si alzò dal divano e si diresse verso la cucina. «Vuoi un caffè? È ancora caldo.»

«Sì, ma me lo preparo io.» sorrisi e lo raggiunsi in cucina.

Bevemmo il caffè silenziosamente, poi controllai l'orario sul cellulare.

«Cavolo, è tardissimo! Devo ancora studiare geometria.» recuperai la borsa sul divano, mentre Dylan ritornava in sala.

«Ci vediamo direttamente in ospedale?» disse lui, e mi ricordai perché fossi venuta.

«Ah, veramente volevo chiederti se ti andasse di accompagnarmi a scuola domani mattina...» sussurrai raccogliendo tutto il mio coraggio.

Lui si avvicinò con aria divertita.

«Davvero?» rise leggermente, e il mio cuore sembrò fermarsi.

«Sì.» ammisi debolmente.

Dylan si avvicinò ancora, e mi trovai con le spalle al muro.
Accostò la bocca al mio orecchio, e sentii il suo respiro sul mio collo.

«Aspettavo solo che me lo chiedessi.» sussurrò, e tutto il mio corpo si rilassò.

Risi, e lui mi prese per la vita sollevandomi e facendomi fare mezzo giro.
Mi rimise a terra e io gli stampai un rapido bacio sulla guancia, stando in punta di piedi per raggiungere la sua altezza.
Aprii la porta di casa e Dylan mi salutò con un cenno della mano, poi io uscii e chiusi la porta alle mie spalle, camminando fino a casa con la testa tra le nuvole.

-angolo autrice💕
Scusate il capitolo un po' lungo e noiosetto, ma mi serviva come capitolo di passaggio.
Sono ben 16 giorni che non aggiorno, e ho seriamente rischiato di essere data in pasto a Nagini 🐍 (fa' che qualcuno mi capisca, almeno uno🙏).
Dunque, scusate se non sarò molto attiva nelle vacanze, e detto questo come al solito votate e commentate se vi è piaciuto il capitolo⭐️💬
Alla prossima🚀

;justobrien❤️

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