Prologo
Guardai l'orologio nero al mio polso per l'ultima volta, misi le scarpe e feci appena in tempo ad infilare frettolosamente i lacci ai lati di esse che la sveglia, o come preferisco definirla io "l'allarme antincendio" del mio telefono riempì la stanza. Diedi uno sguardo veloce al mio riflesso nello specchio e corsi fuori chiudendo la porta con poca delicatezza. Mia sorella, curva sulla penisola della cucina cercava disperatamente di terminare i propri compiti, i suoi lunghi boccoli dorati scendevano sulle sue spalle per finire inevitabilmente impigliati allo schienale dello sgabello e arrotolati alla matita che teneva stretta tra le dita sporche di pittura, un sorriso mi scappó dalle labbra. La mamma era a lavoro e per quanto ne sapevo, lo stesso valeva per mio padre.
"Hey, Io vado! buono studio, ti voglio bene!"
Salutai Fran e mi chiusi la porta d'ingresso alle spalle, presi il mio skate lasciato incustodito sul vialetto e sfrecciai verso la villetta dei Mckibben. L'aria primaverile mi scompigliava i capelli e non potei non pensare che fosse una cosa abbastanza odiosa, in compenso però, contrastava il caldo insolito che era arrivato in quei giorni e speravo andasse via al più presto per far tornare un clima più mite.
Arrivata a destinazione scesi dalla tavola prendendola in mano e con l'altra libera suonai il citofono. Dopo pochi secondi udii una voce femminile che chiedeva chi fossi.
La porta venne aperta e riconobbi subito la donna sorridente, la signora Mckibben.
"Delilah, puntuale come sempre!"
Sorrisi semplicemente, quando in realtà avrei voluto dirle che non poteva neanche lontanamente immaginare le corse che mi facevo ogni volta per non arrivare in ritardo.
Mi fece entrare dentro casa consegnandomi la copia delle chiavi ed il solito blocchetto dove scriveva una decina di cose da fare in caso succedesse qualcosa, poi uscì afferrando la sua borsa dall'appendiabiti.
Mi sventolai con i foglietti che avevo tra le mani per non rischiare di morire soffocata e mi diressi in camera della piccola Angie notando che dormiva beatamente.
Andai in cucina per versarmi un bicchiere d'acqua e limone aggiungendovi qualche cubetto di ghiaccio, poi mi sistemai sul divano tirando fuori dalla tasca della tuta il mio iPhone 5 che minacciava di morire da un momento all'altro senza il minimo preavviso. Aprii Instagram, scrollai la Home e piazzai qualche mi piace. Finii di bere la mia acqua e nel poggiarla sul tavolinetto fui quasi accecata da un raggio di sole che proveniva dalla piccola fessura tra il muro e la tenda che lasciava scoperta la finestra. Una lampadina si accese nella mia testa e decisi che c'era la luce perfetta per fare uno scatto molto ad effetto, così aprii la fotocamera interna spostandomi affinché il fascio di luce colpisse proprio il mio occhio, accendendo il suo colore verdastro, feci due o tre foto e scelsi quella che ritenevo più decente e la postai aggiungendo qualche emoji.
Il mio telefono vibró e comparve un messaggio della mia migliore amica,
"Ho trovato una tua foto su Tumblr, per la seconda volta, non capisco come facciano a girare in rete"
Sospirai e presi il mio telefono, non era stata una buona idea quella di lasciare il profilo pubblico, sebbene in realtà lo utilizzassi ben poco.
Ad un tratto sentii un lamento provenire da sopra la mia testa, corrugai la fronte e mi precipitai in camera della piccola.
Angie era poggiata alla ringhiera del suo piccolo letto e dei grossi lacrimoni scendevano sulle sue guanciotte paffute.
La presi in braccio delicatamente ed iniziai a cullarla.
"Hey piccolina, cos'hai? Hai fame?"
Davvero pensavo che mi avrebbe risposto?
Tornai di sotto e cercai di preparare un biberon di latte caldo usando una sola mano e sorprendentemente non feci alcun danno. Una volta pronto lo lasciai freddare per qualche minuto affinché fosse della temperatura giusta.
Non sapendo come passare il tempo mi sedetti sul divano e misi Angie sule mie ginocchia, passai dal farle fare il cavalluccio all'altalena, dal solletico al bubu settete e non potevo negare che mi stessi stancando io al posto suo.
"Ehi piccina, non sei stanca eh? Che ne dici di fare un altro sonnellino? Sai che fa bene alla tua età? Anche io ne faccio di sonnellini non ti credere, ma quelli li definirei più sonnellini di bellezza"
Cercai di conversare con lei, dimenticando che fosse una neonata e non mi avrebbe neanche capita. Ora che ci pensavo, non mi sarebbe bastata una decade in letargo, altro che sonnellino di bellezza..
Stavo quasi per arrendermi quando con un occhio mezzo chiuso e l'altro anche vidi Angie sbadigliare, lo sbadiglio più atteso della mia intera esistenza. Mi alzai prestando attenzione a non muovermi troppo ed iniziai a girovagare per la casa cullando la bambina.
Dopo mezz'ora buona finalmente era entrata nel mondo dei sogni ed avrei tanto voluto farlo anch'io, ma se ci tenevo a non perdere il lavoro avrei dovuto combattere contro Morfeo fino al rientro dei Mckibben.
Presi di nuovo il telefono e risposi a Lace.
-dovresti smetterla di passare le tue giornate con la faccia appiccicata allo schermo e fare qualcosa di utile, come la sottoscritta-
In realtà sapevo che non avrebbe mai fatto nulla del genere, i suoi genitori erano di buona famiglia e lei si lasciava viziare, infondo se lo meritava essendo una figlia modello. Non che i miei non avessero un buon posto di lavoro, ma per potermi togliere gli improvvisi sfizi e fare regalini di tanto in tanto avevo bisogno di guadagnare qualcosina in più.
Accesi la TV e feci un po' di zapping tra i canali, non trasmettevano mai niente di interessante e quasi ero sul punto di spegnerla quando provando con l'ultimo canale rimasto trovai spongebob, adesso sì che cominciavamo a ragionare.
Il rumore delle chiavi nella serratura della porta d'ingresso mi fece sussultare e mi resi conto solamente in quel momento di essermi stupidamente addormentata, mi alzai di corsa ed andai a controllare se fosse tutto apposto dopodiché uscii dalla stanza imbattendomi nella signora Mckibben che mi fece un sorriso.
"Ero appena andata a controllare la piccola" dissi cercando di nascondere l'agitazione.
"Dorme come un'angioletto"
Durante il breve tragitto verso casa decisi di portare lo skate a mano e farmela a piedi, ero troppo stanca ed avrei potuto perdere l'equilibrio facilmente.
Chiamai Fran per avvertirla che stavo rientrando.
Dopo un misero squillo la sua voce pimpante mi trapassò il timpano.
-avevi mica il telefono in mano?-
Ridacchiai.
-Del! Oh mio Dio, OH MIO
DIO! -
Ero abituata ai suoi monologhi isterici ma questa volta aveva persino superato se stessa ed urlava così forte che mi domandai se avesse appena raggiunto una nota sconosciuta al genere umano.
Parlava tanto velocemente che non ci stavo capendo nulla, iniziai a preoccuparmi pensando le fosse accaduto qualcosa.
-Fran, ehy Fran calmati! Cosa sta succedendo? Ti sei fatta male? Non mi dire che hai fatto finire un'altra volta il cane nell'asciugatrice? Se la mamma ti becca questa volta finisce male!-
Nel frattempo non mi accorsi di essere arrivata a casa, infilai le chiavi ed aprii la porta chiudendo la chiamata con mia sorella.
Entrai in casa e la vidi venirmi incontro.
"allora?"
Lei in risposta non apri bocca, prese al contrario il suo cellulare sbattendomelo in faccia.
"Mhh..è la mia foto, cosa c'è di strano, l'hai trovata anche tu Tumblr?"
Non capivo tanta agitazione.
"Ma dico, sei tutta matta? No forse hai solamene bisogno di un paio di occhiali. SHAWN MENDES ha postato la TUA foto sul SUO Instagram! Capisci? Hai bisogno di un disegnino? Siamo davvero sicuri che sia tu quella intelligente nella famiglia?"
Sputó tutto d'un fiato.
Non seguivo molto queste cose, le celebrità e tutto il resto, mi limitavo ad ascoltare musica e postare due/tre foto su Instagram al mese. Ma per quanto fossi disinteressata a tutta la faccenda in generale, era umanamente impossibile che non conoscessi Shawn Mendes, persino i muri conoscono Shawn Mendes. Iniziai a rendermi conto di ciò che era appena successo svariati secondi dopo. Presi il telefono di mia sorella e lessi la didascalia sotto la foto "Oh mio dio, chi è questa ragazza?"
Spalancai gli occhi e sbattei le palpebre più volte per accertarmi che non stessi ancora dormendo sul divano dei Mckibben e quando constatai che ero più che sveglia restituii il cellulare a Fran e presi il mio.
5 chiamate perse: Lace.
Ecco un'altra storiella su Shawn, ovviamente.
Boh, spero non faccia schifo e niente!
Buona lettura chicchi d'uva ❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro