undici
Rientro a casa talmente sconvolta che mi accascio alla porta.
Qui sono al sicuro.
Forse.
- Vita, mi devi una spiegazione. Sei stata fuori casa quasi una settimana... - comincia a blateare.
- no mamma io ho bisogno di una spiegazione, papà si sposa lo sai? -
- cosa? - annientarla è stato più facile del previsto.
- oggi stavo facendo una passeggiata e ho incontrato nonna Verdiana -
- ah, erano anni che non la vedevi - no ma dai?
- si lo so, infatti ha piazzato i classici stupidi elogi che fanno le persone con i sensi di colpa che non ti hanno considerato per anni -
- e sai qual'è la cosa drammatica? - alzo la voce.
- Anna ha un figlio, e reggiti forte. È Federico - fa una smorfia - si, proprio quel Federico -
- meno male che non ti ha mai fatto conoscere la sua mamma - ironizza.
- AHAHAHAHAH per favore - ridacchio.
- mi sa che non saresti tanto piaciuta a tua suocera - ormai si sta sbellicando dalle risate, meglio così, almeno non la ha presa male.
- no, mi sa di no.
E devi vedere la faccia di Federico quando è uscito dal camerino vestito come un pinguino e si è trovato me davanti. Una scena irripetibile -
- e tu come l'hai presa? - asserisce.
- è tutto così strano, non mi sembra quasi di essere nella vita reale. Però va bene così - trattengo una lacrima.
- è da un po' che non ne parliamo, con Federico come va? - ecco la fatidica domanda.
Con Federico come va?
Quando me lo chiedono di solito invento qualche cazzata, perché il mio cuore, il mio orgoglio e la mia mente non vogliono ammettere che è finita.
Ma forse questa volta è proprio il caso di dirlo.
- è finita - scuoto la testa e questa volta le lacrime non possono fare a meno di scendere.
- ma tu lo ami ancora - dice invitandomi a sedere sulle sue ginocchia.
La mamma è sempre la mamma.
- si - pronuncio questa sillaba fra i singhiozzi.
Mi stringo ancora di più a lei.
Quanto bene le voglio.
La abbraccio fortissimo anche se ho paura di farle male, a differenza mia è molto bassa e molto magra.
- e allora non è finita - mi tranquillizza - e non finirà fin quando non sarai tu a decidere di lasciarlo andare, devi solo crederci fortissimo - mi accarezza i capelli.
- poi con questa nuova capigliatura non potrà resistere - mi scappa un risolino, mamma è il sole dopo la tempesta.
- ti va un gelato? - mi chiede.
Anche se non si rende conto che ormai sono un po' grande per certe cose a volte mi piace essere trattata come quando ero piccola.
A volte vorrei avere ancora cinque anni, a quell'età non ti rendi conto di niente, vivi in un mondo tutto tuo e pensi solo al principe azzurro, alle fatine e a babbo natale.
Poi diventi grande e ti rendi conto di quanto eri stupido e di quanto affetto hai dato a chi non meritava neanche che lo guardassi in faccia.
I genitori non dovrebbero appioppare ai loro figli tutte quelle assurde cazzate, perché non ci proteggono affatto come invece pensano di fare, bensì ci fanno perdere tempo prezioso in cui invece potremmo capire molte cose.
- mamma ma è inverno - disapprovo.
- autunno - mi corregge - e come vuoi, mangeremo una cioccolata - rotea gli occhi.
- ma io voglio un frappuccino - ribatto.
Mi guarda con uno sguardo assassino ma in modo scherzoso.
Si scioglie i capelli biondi, ci infiliamo scarpe e giubbotti e siamo pronte per uscire.
Dopo quel pomeriggio i giorni si susseguirono uguali e la mia vita sembrava essere del tutto normale.
Però mi mancava qualcosa.
Anzi, mancava tutto e cominciai a rimpiangere i giorni prima fatti di problemi e colpi di scena.
Per fortuna, poi arrivò sabato.
15.03
- mamma io esco -
Fa capolino all'ingresso.
- dove vai? -
- faccio un giro con Roza - mento spudoratamente.
Soprattutto dal momento che non ho più visto ne sentito la mia amica da quando ho lasciato casa sua con un post-it, ma d'altronde non posso incolparmi di questo.
Io non ho sbagliato niente credo, lei mi ha cacciata e se ha qualche assurdo problema con me che se lo risolva da sola.
Dal momento che non avevo la menchè minima idea di come ci si presenta ad un colloquio per un lavoro non del tutto normale come quello di modella mi sono documentata.
Così mi ritrovo ad uscire di casa completamente struccata con i capelli lisci avviati dietro le orecchie.
Scarpe rigorosamente basse.
Insomma, se mi impongono di circolare così da oggi in poi giuro che rifiuto il lavoro.
Estraggo il bigliettino dal portafogli e leggo l'indirizzo.
Praticamente dall'altra parte della città, fantastico.
Mi dirigo con l'aria di chi sta andando al patibolo verso la fermata della metropolitana più vicina.
Durante il viaggio mi infilo le cuffiette nelle orecchie, faccio partire una delle mie canzoni preferite: wherever you will go dei The calling.
La fuori ci sono milioni di ragazze che pagherebbero per avere l'opportunità che ti è stata offerta e tu la butti via così.
Le parole di Roza mi risuonano nella mente.
Fare la modella è davvero qualcosa per cui ci si deve ritenere un passo avanti alle altre donne, o è solo un lavoro normale, come tanti altri?
E ancora, avere una bellezza tale per cui puoi permetterti di fare questo lavoro, è esclusivamente un dono della natura o è frutto di qualche sforzo?
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Voi come la pensate?
Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Per scoprirlo mettete una stellina.
Baciii
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