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quindici

Pago il taxi e scendo nel mezzo della piazza dove regna la desolazione più totale.
Non c'è un anima.
Mi incammino nel corso, cazzo com'è diverso di notte.
Le luci dei negozi illuminano il buio più totale.
Ad un certo punto sento come un senso di libertà.
Mi sento potente.
Essere sola in una delle vie più centrali della città, circondata da mille negozi dalle vetrine illuminate, tutto intorno avvolto nel silenzio mi fa sentire per una volta speciale.
Speciale.
Non sono neanche sicura di sapere esattamente cosa significhi esserlo perché io non lo sono mai stata per nessuno, o come preferisco pensare nessuno me lo ha mai dimostrato.
Scollo la fronte da una vetrina alla quale mi ero inconsciamente appoggiata e continuo la mia insolita passeggiata.
Ciò che faccio mi rispecchia.
Io sono una persona confusa e per niente scontata, e faccio cose insolite e irragionevoli.
Siamo ciò che facciamo, o facciamo ciò che siamo?
Mi guardo in torno e dopo poco lo vedo, appoggiato alla monovolume con l'aria che gli muove i capelli biondi scompigliandoli.
Lo raggiungo sorridendo ma cercando comunque di rimanere composta.
- ciao - dico stampandogli un bacio sulla guancia.
- Allora, cos' hai di tanto importante da farmi fare alle due del mattino? -
- Da quanto non vai ad una festa? - sorrido maliziosamente.
- cosa credi, ho ventuno anni non quaranta eh - fa l'offeso.
- non sembri tipo da queste cose -
- potresti avere ragione - ammette.
Salgo in macchina e allaccio la cintura di sicurezza.
- dove andiamo? - chiede.
- sei mai stato al Missing? -
- no mai -
- pivello - sorrido.
Imposto il navigatore e parte.
Scendiamo e mi prende per mano, merda mi fanno già male le scarpe.
Inciampo ma lui mi sorregge, mi volto e ho la sua faccia a due centimetri dalla mia.
Senza pensarci due volte lo bacio con forza, per questa sera non posso più bere, ho già fatto abbastanza e se non posso sbronzarmi come si deve significa che mi storterò di baci.
Ha un buon sapore, ma niente a che vedere con quello dolciastro e inconfondibile di Federico.
Ecco il mio problema, Federico, Federico, Federico.
Che palle è sempre fra i piedi!
Me lo porto dentro ovunque.
Nei pensieri e...
- Vita - no, anche qui no.
- Federico - cerco di sembrare distaccata.
- e io che mi sono preoccupato per te -
- ma Fede non... - ecco, non so neanche più come continuare.
Se pensa che io sia una puttana fa bene, ma non ero andata via apposta, non avevo assolutamente programmato niente.
- e lui chi è? - ci si mette anche Ashton.
- il mio fratellastro - dico prima che Federico possa dire qualunque cosa.
- è questo qui il tuo principino newyorchese del cazzo? - sbaraita.
- si è proprio lui e tu sei uno stronzo, andiamo Ashton - lo tiro per il braccio.
Fottiti sento urlare Federico, ma sono ormai troppo lontana.
All'ingresso la fila è assurda.
Si fa a modo mio.
Raggiungo i buttafuori e metto in campo la voce tra da gallina che odio tanto fare.
- nome? - mi chiede il tizio.
- Vita Verdi -
- spiacente, non è nella lista -
- lo so, ma per me insomma può fare un'eccezione - gli sussurro all'orecchio.
Esita un attimo ma poi apre le transenne e ci fa entrare.
- ma come fai? - mi chiede Ashton.
- come ho fatto con te - gli scocco un bacio sulle labbra per fargli capire che scherzavo, anche se in realtà non scherzavo affatto.
Camminiamo sulla passerella in direzione delle tende di velluto e le scostiamo per andare oltre.
Entriamo nella sala che vista l'ora inoltrata è già stracolma di ragazzi ubriachi e ragazze facili che si strusciano su qualunque persona sia all'apparenza di sesso maschile.
Ragazze facili o semplicemente ragazze con una vita patetica e senza un uomo che le ami?
- Grazie a me ritornerai a vivere i tuoi sedici anni - urlo cercando di sovrastare la musica.
- Eh? - risponde.
- Oh fanculo balliamo - lo trascino per il polso al centro della pista ben sapendo che non mi sentirà.
Comincio a muovermi a ritmo anche se in mezzo a tutta questa gente non è tanto facile.
Ci baciamo con foga e mentre lo facciamo vedo un flash.
No le foto no.
Ad un certo punto sento qualcuno che mi poggia le mani sui fianchi, un ragazzo piuttosto alto con i capelli e gli occhi neri. Frequenta la mia scuola ma non ci ho mai parlato prima.
Ballo con lui e vedo Ashton alle prese con una ragazza.
La cosa preoccupante è che non mi fa nessun effetto.
Non lontano Federico si sta facendo una tipa, una troia dai capelli rossi.
Non so se più per rabbia o per l'energia del momento ma vado nella loro direzione e spintono la malcapitata.
- porta il tuo culo moscio da un'altra parte - urlo.
Lei biascica qualcosa in risposta è se ne va.
- ecco stupida la hai fatta scappare - borbotta Federico.
- non era molto carina - faccio spallucce.
- ma era sexy -
- cazzi suoi - gli sussurro all'orecchio.
- giusta considerazione - sorride.
Mi avvicino per baciarlo e fa lo stesso anche lui, con Federico mi sarei aspettata qualcosa di più romantico, forse una sala da ballo e un vestito elegante. Ma non mi importa dove, perché quando c'è un noi, il resto non conta.
Guardo l'orologio e sono già le cinque, altro che l'eleganza della mezzanotte di cenerentola.
- devo andare - gli do un bacio sulla guancia e mi dileguo fra la folla.
Dove sarà Ashton?
Vago per venti minuti e poi finalmente lo trovo mezzo addormentato su un divanetto.
- si può sapere quanto cazzo hai bevuto? -
- troppo - biascica.
Lo faccio alzare e lo conduco fuori.
Ci lasciamo alle spalle l'aria viziata di quel posto e sento la brezza fresca di novembre.
Ashton non è in grado di guidare, quindi prenderemo un taxi.
Saliamo a bordo e il conducente mi chiede dove portarci.
A casa sua, ma dov'è?
- Ashton dove abiti? -
- civico 7, viale della spiga -

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Scusate il ritardo, ma ultimamente fatico a trovare l'ispirazione

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