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Non aveva mai dovuto apprendere tecniche di combattimento, perché vivendo costantemente a palazzo aveva dovuto difendersi solo dalla noia. Ma in ventiquattro ore era cambiato tutto. Non aveva dato il tempo ai cardini di cigolare che si era subito precipitata verso l'oggetto più vicino. Adesso brandiva un legno sopra la sua testa e sforzava ogni singolo muscolo del suo viso per non far trapelare la paura, anche se le perle di sudore sulla fronte non aiutavano.
«Stai indietro, capito? Non azzardarti ad avvicinarti a me.» La intimidì, agitando il bastone.
Lauren roteò gli occhi al cielo. Ma chi me l'ha fatto fare? «Stai tranquilla,» nemmeno si disturbò a rivolgerle uno sguardo, tirò dritto verso il suo computer e lo spense. «Sono immune, niente radiazioni per me. Ma anche se fosse, non sono contagiose.» La schernì con fare sarcastico, come per rammentarle quanto semplice fosse la sua vita in confronto alla propria.
Camila non le tolse gli occhi di dosso. Non si fidava di lei, altrimenti perché l'avrebbe presa in ostaggio? «Cosa vuoi, mh? Soldi per il riscatto? Cosa?»
La ragazza ridacchiò imprecando sottovoce. «I tuoi amici sono scappati senza di te. Hai preso una botta in testa e ti abbiamo portato qui per aiutarti a riprendere i sensi. Puoi andartene quando vuoi. Prima è, meglio è.» Concluse incurante, dedicandosi alle sue faccende. Non faceva neanche caso alla presenza dell'altra nella stanza, tantomeno si diceva preoccupata per il legno che impugnava. L'equazione era semplice: stessa isola, due mondi opposti. Anche nella stessa stanza non si vedevano.
«I miei amici mi hanno lasciato... Qui.» Occhieggiò il bastone fra le sue mani e si sentì tremendamente ridicola. Lo fece scivolare lentamente verso il basso e lo accatastò sulla pila disordinata di documenti che ingombrava la scrivania.
«Già.» Schioccò la lingua Lauren, sempre dandole le spalle.
Camila si lambiccò. Non riusciva bene a comprendere, anzi non ci riusciva per niente, come fosse possibile che non avessero calcolato le conseguenze. «Pezzi di merda.» Bisbigliò realizzando e di nuovo sprofondò a sedere sulla scomoda materassa.
«Come diamine torno a casa?» Chiese più a sé stessa che ad altri.
Suo padre sarebbe impazzito, ma non avrebbe comunque potuto diramare alcun annuncio. Se qualcuno avesse saputo che la figlia del presidente era indifesa e a piede libero si sarebbe fomentata una caccia all'uomo e non c'era alcun ricompensa da promettere che valesse la libertà di un popolo intero. No, suo padre non poteva e non avrebbe osato tanto. Forse le guardie avrebbero setacciato ogni angolo dell'isola, ma se qualcuno avesse anche solo lontanamente compreso quello che stava succedendo, sarebbe stato comunque un disastro di proporzioni epiche. In più, Alejandro non poteva rischiare la vita di molti uomini per quella di sua figlia, l'avrebbe messo in cattiva luce e anche quello avrebbe destabilizzato gli equilibri.
«Cazzo.» Inveì scoraggiata la ragazza. Non c'era via di uscita. Doveva tornare da sola.
Lauren, durante quei minuti, aveva a malapena badato a lei. Si curava di non lasciare allo scoperto particolari compromettenti. Vero era che Camila era troppo spaesata per catturare qualsivoglia prova o indizio, ma aveva dato la sua parola che sarebbe stata doppiamente attenta, visto che una ragazza di River Side ora dormiva nel fulcro di un edificio clandestino che pianificava come abbattere la sua patria.
«Devo assolutamente trovare un modo per tornare entro domani a casa.» Sindacò la ragazza, ma il suo volere lì non erano altro che parole senza impegno.
«Ok, buona fortuna.» Tagliò corto Lauren, sperando di udire la porta richiudersi al seguito dei suoi passi, ma venne penosamente delusa.
«Tu conosci questo posto. Insomma voi lo conoscete. Non c'è qualcuno che possa accompagnarmi a casa? Vi pagherò profumatamente.» Domandò con disinvoltura, come se fosse una cosa ordinaria avvicendarsi da una sponda all'altra.
Un sorriso sornione increspò le sue considerazioni: «Forse non l'hai notato, ma c'è un muro di trenta chilometri che ti separa dalla tua villa.» Rispose la corvina, occultando un fascicolo sotto dei panni sporchi.
«Eppure la droga entra comunque a River Side. Vuoi farmi credere che non ci sia un sentiero secondario?» Incrociò le braccia al petto attendendo una reazione che non tardò a giungere.
Lauren si girò di scatto. «Facile credere che siamo noi a portare problemi.» La fulminò con lo sguardo, ma alla sua domanda non diede risposta.
La ragazza sostenne i suoi occhi bollenti. Da piccola si era strinata col ferro da stiro. Adesso provava la stessa identica sensazione. «Beh, non è la verità?» Ingoiò gonfiando il petto.
Lauren avanzò nella sua direzione col dito puntato come una condanna. «Non incolparci per come dobbiamo sopravvivere alle vostre leggi.» Sibilò a denti stretti, furibonda.
Camila mantenne l'aria spavalda ancora qualche istante, prima di ravvedersi. Aveva esagerato. Soprattutto perché quelle leggi le dettava suo padre, il che rendeva la sua alterigia ancora più ipocrita. Distolse lo sguardo verso il basso e quello fu abbastanza per far rilassare i muscoli della corvina.
«E comunque no, non c'è alcun percorso secondario.» Mentì, salvaguardando l'unica vittoria che avevano incassato in quegli anni.
«Sono di River Side, ma non stupida.» La rimproverò velatamente, al che la corvina riempì i polmoni d'aria, ma non disse niente. Tornò a darle le spalle e si allontanò.
«Mi spiace, ma dovrai cavartela da sola. Puoi restare fino a stasera, dopodiché non sarai più un mio problema.» Non le diede modo di replicare, perché era già uscita dalla stanza e dall'altra parte Camila sentì il chiavistello serrarsi.
In quel lasso di tempo rifletté lungamente e minuziosamente sulle ultime ore. Ripercorse gli eventi con ciò che la memoria le concedeva. Aveva più frammenti da mettere insieme, ma erano scomposti e fuori fuoco. La botta aveva cancellato gran parte della serata, ma la colpa delle sue lacune risaliva ai momenti precedenti, cioè quando aveva sopravvalutato la sua resistenza all'alcol. Forse l'adrenalina aveva stabilizzato i sensi in caso di necessità, ma la traccia mnemonica si era sdrucita ugualmente. Il che non è del tutto un male, pensò sfregando delicatamente il sangue raggrumato alla base della sua nuca.
Adesso doveva ingegnarsi per rimettere insieme non solo i pezzi della serata, ma soprattutto quelli della sua vita. Non osava figurarsi suo padre, quando avrebbe varcato la soglia di casa, come avrebbe reagito. Sempre che fosse riuscita a tornarci, a casa. Sospirò pesantemente prendendosi la testa fra le mani.
*****
Lauren scese rapidamente i gradini. Non poter usare il computer aveva rallentato alcune operazioni, ma l'agitazione per il ritardo era stata dimenticata in fretta. La voglia di entrare in azione era stata sostituita dalla spossatezza di averlo fatto ininterrottamente. Agli albori del nuovo giorno, tutti avevano una cera migliore e conseguentemente anche un rendimento più elevato. La luce negli occhi dei compagni faceva ben sperare. Solo lo sguardo di una persona era rimasto cupo e non solo per la collera, ma soprattutto per il livido che lo cerchiava.
«Quando se ne va?» Domandò Normani senza darle nemmeno il tempo di scendere l'ultimo scalino.
Lauren non la guardò in faccia, la superò dirigendosi alla caffettiera. «Presto.» Dichiarò, sperando di non sbagliarsi. Non le piaceva che qualcuno invadesse i suoi spazi, figuriamoci se a farlo era un'abitante di River Side.
«Quanto presto?» La nottata aveva attizzato il risentimento della donna trasformandolo in disprezzo puro.
«Stasera non sarà già più qui.» Finalmente, addusse, ma non lo pronunciò perché le sollecitazioni erano l'ultima cosa di cui abbisognava lo spirito facinoroso di Normani. «Deve solo trovare il modo di tornare dall'altra parte.»
«Che lo cerchi altrove.» Mugugnò indispettita Normani. Non riusciva a credere che avevano aiutato una di quelli.
Lauren ingollò il caffè senza dire niente. Anche a lei non piaceva la presenza di Camila lì, ma avevano fatto la scelta giusta. Se avessero trovato il corpo di una ragazza di River Side sulla loro sponda, sarebbe stato l'espediente perfetto per decimarli. Non potevano permettersi perdite ora che la rivoluzione non era più solo un'utopia.
«Lo farà.» Annuì concorde la corvina. «Ha abbastanza soldi per trovare tutto l'aiuto che cerca.» Sogghignò scuotendo la testa. Non era giusto come girava il Mondo o perlomeno non era giusto come girava quell'isola.
Normani, forse per la prima volta in vita sua, si fermò a riflettere prima di ribattere. Assunse un'aria pensosa, il che stupì la corvina, ma le lasciò il tempo di cui aveva bisogno per finire il caffè. «Di quanti soldi parliamo?» Espresse infine il succo dei suoi pensieri.
«Profumatamente.» Scimmiottò Lauren. La sua ironia aveva una nota di ammonizione.
Normani rimase in silenzio, però non distolse lo sguardo dal profilo della corvina che si sentì quasi sollecitata a voltarsi verso di lei. «Beh...» Arcuò le sopracciglia, lasciando la frase in sospeso, ma niente di non detto.
Lauren, infatti, carpì al volo. «Scordatelo.»
«Oh, okay. Rifletti un attimo.» Le si parò davanti per incanalare le sue parole dritte dentro ai suoi occhi volutamente schivi. «Abbiamo bisogno di soldi e risorse. Lei li ha entrambi. Deve comunque tornare a casa e se non ne approfitteremo noi lo farà sicuramente qualcun altro.» Lauren stava scuotendo flebilmente la testa, allora Normani l'afferrò risolutamente per le spalle. «Hai il timore che qualcuno scopra l'accaduto e comprometta i nostri piani, no? Bene, pensa se finisse nelle mani sbagliate adesso. Sarebbe la fine per l'organizzazione. Dovremmo ricominciare tutto daccapo e non tutti di noi hanno abbastanza tempo.» Quell'affermazione catturò la sua attenzione e le fece perdere un battito. Sapeva che i sintomi non erano realmente iniziati, ma sapeva anche che Normani, negli ultimi tempi, attingeva molto spesso alla cassa comune delle medicine. Non ne avevano ancora parlato, non fino a quel giorno in cui i dubbi furono fin troppo chiari.
«Con quei soldi potremmo comprare delle medicine e delle attrezzature, magari anche un generatore. La ragazza di River Side che ci paga per farle guerra, pensa te! Questo sì che fa ridere, cazzo.» Non cercava di pregarla, solo di farla ragionare. «Solo un viaggio e poi sarà tutto finito. Per favore, Lauren» Minimizzò, ma a quanto pare fu abbastanza convincente da ottenere un assenso che per un attimo le fece strizzare gli occhi di felicità, dimenticandosi anche dell'ematoma.
Lauren entrò in fretta e furia nella stanza. Camila non si era mossa da quando se ne era andata, non si era nemmeno accorta da quanto tempo non ci fosse.
«D'accordo, tornerai a casa stasera.» Sentenziò, aprendo le gracchianti ante di un armadietto per estrarne uno zaino.
«Ho capito, dammi solo il tempo di capire come.» Sbuffò scocciata. Era solo colpa loro se adesso si trovavano in quella situazione spiacevole.
«L'ho già fatto io.» Tagliò perentoria. «Ti porterò oltre il confine e da lì proseguirai in totale autonomia.» Le lanciò senza alcun preavviso uno zaino che aggrappò alla rinfusa. Camila era confusa, ma non fece domande. Quella era la soluzione migliore che avesse trovato, al momento.
«Bene, allora quando...»
«Partiremo subito.» L'anticipò Lauren, poi catturò i suoi occhi in una malia intimidatoria. «Ma solo ad una condizione.» Scandì ogni parola con lentezza come per suggellare un patto non scritto.
Camila alzò gli occhi al cielo, sospirando. Pensava di avercela fatta e invece adesso stava già cambiando idea.
«Spero che dalle tue parte profumatamente significhi molto.» Serrò le labbra attendendo una risposta.
«Ma guarda un po',» rispose Camila, con un sorriso tirato e spocchioso. «Alla fine non siamo poi così diverse.»
«Lo siamo eccome.» Disse a denti stretti l'altra. «I soldi qui servono per sopravvivere. Non per comprarsi pellicce.» La nota di disappunto nella sua smorfia poneva un confine più invalicabile del muro fra i due Mondi.
Camila non trovò modo di ribattere. Persino lei sapeva quanto infida fosse la loro esistenza, solo che a volte il fastidio del momento prevaleva sulle sue certezze.
«Allora possiamo andare?» Chiese, stornando argomento.
Si stazionò davanti a lei e con l'indice marzialmente intirizzito le spiegò: «Dovrai seguirmi senza dare nell'occhio. Farai solo ciò che dico e come lo dico, altrimenti non arriveremo vive dall'altra parte.»
Camila non fece una piega, ma nemmeno annuì. Lauren si fece bastare quella non risposta. Non aveva tempo da perdere e se l'avesse messa nei guai si sarebbe semplicemente sbarazzata di lei.
«Andiamo.»
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