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25





Il sipario della notte offriva ancora una volta lo spettacolo dell'orrore. Avevano architettato un piano in due giorni, e quello era il reale orrore di cui si cospargevano la testa prima di scendere in campo. Avrebbero attaccato simultaneamente due avamposti. Avevano vagliato l'ipotesi di attentare prima uno e poi l'altro, ma la probabilità di essere anticipati dalle truppe militari, aveva escluso la possibilità di un attacco dilazionato. Dovevano agire un'unica vola. Tutti insieme.

Camila aveva speso le ultime quarantotto ore ad esercitare alcuni volontari con l'arco. Qualcuno di loro aveva già avuto dei primi approcci, ma nessuno era tanto audace da definirla esperienza. Le venne chiesto di scegliere. Scegliere chi fra i candidati era il più predisposto a supportarli in azione. Nessuno, avrebbe detto se le fosse stato richiesto anche un briciolo di sincerità. Ma siccome la guerra non era mai stata amica dell'onestà, scelse il meno peggio, l'unico che pareva far progressi più velocemente degli altri.

«Josh.»

«Lo zoppo?» Inarcò un sopracciglio Normani. «Ha scelto lo zoppo.»

«Le sue condizioni fisiche non sono fondamentali, se deve stare accovacciato su un albero.» Ribatté Camila e di nuovo gli smeraldi di Lauren fecero spola fra le due. E di nuovo diedero fiducia all'ultima arrivata.

Normani scosse la testa. Era una battaglia persa da diverso tempo, ormai. Non ci provava nemmeno più. Era più facile che vedesse il Nuovo Mondo sorgere, che Lauren cambiare idea.

Ormai la notte aveva ammantato l'isola, confondendo le costole schiumose del mare all'alito del vento. Guardando l'orizzonte, però, pareva che il giorno non fosse mai tramontato per il muro. Da quando l'attacco aveva colto impreparati i militari, gli avamposti luccicavano nel buio, punteggiando il perimetro di lucciole di piombo.

Hai paura, sussurrò Camila nel buio, cercando nella coltre oscura il profilo del palazzo. Chissà se suo padre riusciva ancora a dormire, o se quella notte lo avrebbero trovato sveglio quando avrebbero dovuto trovare il coraggio di informarlo della seconda spiacevole notizia. Una catena di eventi che si stringeva sempre di più al suo collo.

Camila stava insaccando le ultime cose, quando qualcuno bussò alla sua porta. Aprì cautamente l'uscio e ancor più cautamente scrutò il volto al di là della soglia.

«Stai zitta, non dire niente.» Esordì Normani a gamba tesa, sfidando l'imperturbabilità di Camila. «Sono qui solo per una cosa, dopodiché io e te torneremo a odiarci come sempre.»

«Io non ti odio.» Mormorò Camila, alzando gli occhi al cielo.

«D'accordo. Tornerò ad odiarti io e basta.» Tentava di sdrammatizzare, ma si notava che nei suoi occhi non si celava alcun gioco. Trasse un respiro fondo. «Stasera le cose potrebbero mettersi male.» Annuì fra sé e sé, a capo basso. «Tu, purtroppo, sarai l'unica ad avere tutta la situazione sotto controllo.» Fece una pausa. «Non c'è bisogno che tu mi protegga. A me non rimane molto tempo, non ho bisogno che qualcuno perda la vita al posto mio. Sopratutto se quella persona è Dinah. Proteggi lei prima di me, chiaro?» La guardò dritta negli occhi assicurandosi che avesse capito. Camila annuì. Non le stava chiedendo di ucciderla, ma poco ci mancava. Voleva salvarsi, ma per ultima.

«Ottimo.» Non la rimirò un attimo in più. Volteggiò su sé stessa e se ne andò rapida com'era arrivata.

Camila restò a fissare le sue spalle tronfie allontanarsi. No, non sarebbe mai riuscita a ricambiare il suo odio.

Terminò di approntare lo zaino e brandì l'arco nella mano nuda. Una pelle più fredda, ma non meno sua. Conteggiò le frecce un'ultima volta. Ventiquattro punte le morsero il polpastrello. Ventiquattro colpi e nemmeno uno da poter sbagliare. Strinse tutti i corpi aguzzi nella mano e inalò profondamente. Sperava che tornando a casa avrebbe avuto solo il cuore vuoto, ma la faretra piena. Inspirò un'ultima volta prima di abbassare la maniglia.

Entrambi i gruppi erano riuniti nel cortile. Due jeep stavano per abbandonare l'edificio dirette verso mete diverse, ma con lo stesso peso sul petto. Lauren parlottava con alcuni ragazzi, ripassando ancora una volta i dettagli. Non voleva trascurare nemmeno un punto, perché ogni virgola non era meno fatale di una ghigliottina. I passi di Camila smossero la ghiaia, attirando l'attenzione -anche quella di Lauren. Ora non mancava più nessuno. La corvina rivolse un'ultima parola alla ribelle e radunò con un gesto delle braccia tutti i volti di fronte a lei.

«Stanotte proseguiamo ciò che abbiamo iniziato. Abbiamo già dimostrato di cosa siamo capaci. Oggi dimostreremo che non è stata la fortuna a guidarci, ma la volontà. La forza.» Passò in rassegna ogni volto con espressione adamantina. La determinazione nei suoi occhi incoraggiava chiunque a seguirla. «Vinceremo anche stasera. Divisi, ma uniti. Non dimenticate da dove venite, ma ricordare sempre chi siete. Quel muro porterà i vostri nomi come riconoscimento e non come addio. Siete pronti?»

Un grido corale spaventò il cielo notturno.

«Allora andiamo a fargli il culo, cazzo.» Disse a denti stretti, sollecitando definitivamente i ribelli a fare ciò per cui si erano preparati per tutta la loro vita: resistere.

Camila venne fatta accomodare sul sedile di una delle due jeep. Le spalle nerborute dei ragazzi la strizzarono in una morsa asfissiante, ma non si lamentò. Lauren scivolò sul sedile del passeggero e Dinah si mise alla guida. Normani le avrebbe seguito in moto assieme a Drake. Prima di ingranare la marcia, Normani si affiancò all'auto e ammiccò a Dinah. Quest'ultima sorrise. Prima di abbassarsi la visiera, rivolse un'ultima fugace occhiata a Camila. Il loro segreto era anche una promessa e nessuna delle due l'aveva scordata. Lauren catturò gli occhi di Camila attraverso lo specchietto. Le sopracciglia infoltite dal dubbio adombrarono gli occhi guardinghi. Camila sostenne la sua occhiata inquisitoria, curandosi di non tradirsi. Appena il motore rombò, distolse lo sguardo, fingendo di essere afflitta dalla preoccupazione della nottata. Sicuramente le possibili variabili degli eventi non rasserenavano il suo cielo, ma era il giuramento sigillato con Normani a minacciare nuovamente la sua alba.

Il sentiero era illuminato solamente dai fanali e dai pensieri. Raggiunto il folto del bosco, gli autisti si scambiarono un cenno di saluto. Un ultimo augurio prima che i destini si dividessero. Adesso il silenzio aveva acquisito un peso diverso. Tutti erano concentrati sull'obiettivo, ma era il timore di non realizzarlo ad ammutolirli. Il timore di non vederli realizzarsi, soggiunse il subconscio di Camila, sbirciando fuori dal finestrino l'ombra di Normani sfrecciarle accanto.

Avvicinandosi sempre di più al muro, scesero i giri del motore.

«A breve dovremmo lasciare le auto.» Comunicò Dinah, avvisando Normani attraverso il finestrino.

Pochi chilometri più avanti, spensero l'auto e l'oscurità si gettò su di loro inesorabile. I respiri risuonavano amplificati nel buio. Lauren si guardò attorno, poi disse: «Siamo abbastanza vicini adesso. Andiamo a piedi.» Attesero comunque che fosse lei ad aprire lo sportello per imitarla. Era troppo fitta la coltre nera della notte per dirsi sicura, ma le parve di cogliere un riflesso nello specchietto: un ultimo sguardo gettato verso di lei dalla corvina. La prima volta avevano saltato da un ponte per salvarsi; stavolta il baratro era più fondo, ma lo schianto sarebbe stato lo stesso. Lauren le tese la mano come aveva fatto quella notte e Camila si sentì determinata a sfiorarla di nuovo al termine di quella nottata.

La maniglia scattò piano, producendo il minimo rumore. Tutti la seguirono. Avevano studiato e memorizzato le proprie posizioni e le proprie responsabilità. Per ragioni di sicurezza, comunicarono solo gesticolando. Si diressero tutti verso un'unica direzione, tranne Camila. Lei continuò sulla sua strada, in solitudine. Prima di allontanarsi definitivamente dal gruppo, una mano si avvolse attorno al suo polso. Trasecolò. Nell'oscurità emerse il contorno del volto di Lauren. Era abbastanza vicino da riconoscerne il respiro. Come la prima volta, così l'ultima. Lauren rispettò le regole dettate da lei stessa e non proferì parola, ma portò le dita sotto i suoi occhi, dunque li spinse delicatamente sotto quelli di Camila. Quest'ultima deglutì, arginando un sospiro. I polpastrelli della corvina sostarono qualche istante in più del dovuto, imprimendo una raccomandazione che andava oltre la doverosa premura. Infine, con un movimento rapido ma silenzioso, si allontanò nel buio, confondendosi con esso. Camila riprese fiato. Anche lei era confusa.

Dal tuono del suo cuore imparò che esistevano guerre senza pace. Ma erano guerre dove nessun colpo veniva sparato. Un silenzio battagliero.

Camila scosse la testa. Doveva darsi una mossa. Delle vite erano appese alle sue dita, letteralmente. Non c'era tempo da perdere. Si diresse verso il promontorio e con fatica scalò le fronde di un albero, restando appollaiata a metà. Avrebbe voluto arrampicarsi più in alto, ma non possedeva le capacità di azzardare oltre. Si assicurò di essere ben posizionata sull'arbusto, poi sfoderò l'arco e tenne ancor più vicine le frecce. Il buio non permetteva una mira indefettibile al cento per cento, ma la luce proveniente dal focolare acceso a valle aumentava la visibilità e quello era più di quanto potesse sperare.

Tentava di intravedere i movimenti attraverso gli intrichi del bosco, ma al massimo coglieva rare sfumature agitare l'ombra, e non sapeva mai se fosse un bene o un male. Serrava la mano sulla schiena dell'arco e drizzava la sua: doveva mantenere una promessa. 

La luce del focolare riscaldava sempre di più la loro pelle fredda, il sangue ribolliva nelle vene: temevano che anche quello rimbombasse nella notte. Lauren fu la prima a uscire allo scoperto. Appariva sicura di sé, ma trattenne il respiro ad ogni passo. Colse la guardia alle spalle e lo mise fuori combattimento con una violenta botta alla testa. Cadde di schianto al suolo, destando sospetti nelle due sentinelle nelle vicinanze. Normani e Drake pensarono a zittirli prima che lanciassero un allarme. Le altre guardie erano disseminate lungo il perimetro, distanti l'un l'altra. Lauren diede l'ordine di proseguire. Camila osservava l'intera scena dall'alto, con un occhio attraverso il mirino di fortuna montato sull'arco e con l'altro orientato alla scena generale. Tentava di coprire le spalle a tutti, trattenendo l'impulso di anticiparli con una freccia. Le era stato imposto di agire solo in caso di estrema emergenza. I muscoli si flettevano ogni volta che appariva una divisa militare nel mirino. Le nocche sbiancavano per la resistenza opposta all'istinto.

Dinah, nel frattempo, frugava nelle tasche delle divise, sperando di trovare una chiave che non vanificasse i loro sforzi. Tutti erano perfettamente coordinati. Sgraziati come le loro vite, ma determinanti come la loro rivincita. Avevano speso ogni minuto delle precedenti giornate a memorizzare le carte e ora replicavano ogni passo sul terreno come se fossero orme già calcate. Drake stordì la guardia rapidamente. Normani ebbe qualche contrattempo, ma riuscì a mettere fuori gioco anche il secondo obiettivo. Lauren azzittì abilmente l'ultima guardia. Tutti perquisirono i propri bersagli, ma Dinah aveva già trovato cosa cercavano e lo comunicò con un fischio. Accorsero verso di lei. Dinah teneva in mano un mazzo di chiavi, ma se fossero quelle giuste potevano scoprirlo solo provando. La cassa delle armi si trovava poco distante da loro. Lauren si assunse la responsabilità di aprirla. Non c'era merito nell'impresa, solo preoccupazione. La cassa poteva essere una trappola esplosiva o semplicemente una trappola e sicuramente non meno mortale. La corvina tentò tutte le chiavi, senza successo, fin quando una far tante schiuse le serrature. Tutti si allontanarono di qualche passo, come Lauren aveva richiesto, e rimboccarono le coperte al respiro. Camila, in lontananza, trattenne il fiato insieme a loro. Lauren deglutì aprendo il coperchio. Gli occhi assottigliati l'avrebbero protetta solo dall'immagine della fine, ma solo il suo petto avrebbe fatto scudo alla distruzione... Ma non avvenne. La massiccia scatola si aprì normalmente, senza rogne, rigurgitando il suo tesoro di piombo. Lauren attese ancora qualche istante prima di far cenno agli altri di avvicinarsi. Depredarono il più veloce possibile il bottino; il Mondo era cambiato, ormai i pirati non cercavano l'oro, ma le armi per distruggerlo.

Camila si sincerò che nessuno dei militari riprendesse conoscenza prima del termine del raziocinio. Ormai aveva quasi rilassato i muscoli, la stanchezza dell'intorpidimento stava per cedere il passo al riposo, quando un movimento nel buio destò la sua attenzione. Il primo uomo steso stava trafficando nell'ombra, ne era quasi certa. Tentò di afferrare il walkie talkie per avvertire gli altri, prima di intervenire, ma nessuno rispose. La comunicazione doveva essersi interrotta a causa dei disturbatori di frequenza. Camila fece spola fra i suoi compagni e il suo nemico, senza decidere chi salvare. Loro avevano quasi finito, ma lui avrebbe impiegato meno di un attimo a scatenare il caos. Doveva agire. Ora. Subito. Prima che potesse scoccare il colpo, però, notò che l'uomo non stava raggiungendo la pistola. Aveva afferrato un apparecchio simile al walkie talkie, ma immune alle frequenze disturbanti. Non poteva ucciderli da solo, ma ben presto un esercito gli sarebbe stato addosso.

Cazzo.

Escogitò un modo per avvertire gli altri, ma tutte parevano alternative inutili da quella distanza. Pensò di scendere verso valle, ma lasciare la sua posizione sarebbe stata la scelta più sbagliata. Sul campo non sarebbe stata utile come da lassù. Incoccò una freccia, credette che l'unico metodo fosse quello di sferzare la cassa per segnalare il pericolo, ma contando la presenza di Normani, avrebbe solo classificato il suo tiro come un errore. Aspettò. Non le restava che aspettare. La guardia si era alzata dal terreno e a piccoli passi stava raggiungendo la banda. Un passo dell'uomo era un centimetro in più sulla corda dell'arco. La tensione aveva raggiunto la massima espansione, e adesso vibrava nel corpo ferreo fino alla carne di Camila. Il militare aveva estratto la pistola; fu da come la impugnava che Camila compresa l'esatto momento in cui avrebbe sparato. E lo precedette. La freccia squartò il vestito della notte, spogliandola dal buio. La punta acuminata si conficcò nella schiena dell'uomo, fuoriuscendo dall'altra parte. Il lamento strozzato allarmò Lauren e gli altri, ma quando si voltarono il corpo era già riverso a terra. I sospiri sussultarono rivolti verso il basso, mentre quelli di Lauren ripercorsero la traiettoria della freccia ricucendo le vesti sfilacciate della notte con l'ago della riconoscenza. Riparò non solo le vesti della notte, ma anche quello della sua anima sdrucita dai sensi di colpa.

«Dobbiamo andare. Subito.» Ordinò la corvina, senza ammettere repliche. Ma non ce ne sarebbe state comunque. Tutti scattarono verso il bosco, ma alcuni spari li precedettero. Le guardie piu vicine avevano raccolto tempestivamente l'allarme, giungendo sul luogo in tempo lampo. Camila osservò tutte le loro figure rannicchiate dietro un nascondiglio di fortuna: solo lei avrebbe deciso le sorti all'alba. Di nuovo.

Impugnò l'arco e mirò il primo obiettivo. Studiò i movimenti per un secondo, poi colpì. Stramazzò subito al suolo. Passò al successivo. Sbucavano da ogni lato, ma non avevano neppure il tempo di compiere un passo che erano già fuori combattimento. Camila conteggiò alla cieca le frecce. Ne aveva ancora quattordici, ma non sarebbero durate a lungo. Doveva indurli a scappare, altrimenti non avrebbe avuto più munizioni. Dopo aver freddato altre quattro guardie, scoccò una freccia verso di loro. Si conficcò davanti ai piedi di Lauren.  La corvina alzò la testa. Attraverso l'oscurità non capiva i gesti, ma non ne aveva bisogno.

«Andiamo, veloci!» Strappò la freccia dal suolo e la strinse nel palmo della mano come fosse uno scudo, mentre correvano verso il bosco.

Camila aveva annientato quasi tutti gli avversari, riducendo la tempesta di proiettili ad una rada pioggerella. I ragazzi erano giunti al limitare del bosco, quando due uomini in divisa saltarono fuori dai loro nascondigli. Anche Lauren e gli altri sparavano alla cieca, ma avevano pochi colpi da poter sfruttare. Camila toccò la faretra. Le restava un solo colpo. Fece spola tra i due uomini, senza fiato. Uno di loro era più vicino a Dinah di quanto pensasse. L'altro era sulla traiettoria di Lauren.

Ormai avevano quasi raggiunto l'erba, ma doveva comunque scegliere per ridurre i probabili danni.

La mano andò alla sacca. Sfilò la freccia e incoccò il colpo. Non scelse lei, fu la sua mano a dirigerla. Prima di poterselo chiedere una seconda volta, scagliò la freccia verso l'uomo che sparava contro Lauren, uccidendolo subito.

Ma altri spari risuonarono nella notte e uno venne accompagnato da un grido doloroso. Aveva fatto una scelta e non era stata Dinah. E il fuoco l'aveva raggiunta prima che lei potesse pregare di non pentirsene.

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