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Una donna pericolosa pt.3


Ciao a tutti!
Come ho specificato sarò assente per un po' per risolvere un problema di salute e anche per cause di studio, ma tornerò presto! Vi lascio qui un piccolo extra.
A presto!

Le voci correvano veloci, ma non potevano competere con chi alla gara non aveva mai preso posizione. A Camila non importava cosa venisse detto sul conto di Lauren o perché. Aveva trascorso abbastanza tempo con lei da sapere che erano tutte chiacchiere.

Lauren manteneva la sua aurea autoritaria in classe e sotto le coperte, ma durante il resto della giornata era una persona tranquilla- l'unico momento in cui l'aveva vista incupirsi davvero era stato quando qualcuno aveva osato superare la fila. Per il resto, Lauren non si arrabbiava mai se non con i suoi studenti, e Camila era una di questi, ma era anche la ragazza che dormiva nel suo letto più di quando facesse nel dormitorio. Non era una cosa seria, però conoscevano abbastanza l'una dell'altra per dubitare potesse diventarlo. Nessuna delle due si sottraeva, ma allo stesso tempo nessuna delle due ne parlava. Era un tacito compromesso che metteva d'accordo tutti.

Lauren era ancora in facoltà quel giorno, mentre Camila aveva approfittato della sua offerta per terminare il quadro da consegnare dopo il weekend. A casa di Lauren vi era un'intera stanza dedicata alla pittura, ma a giudicare dalle tele immacolate e dai tappi di vernice ancora sigillati, lei era la prima ad usufruirne dopo un po' di tempo. Chissà perché la corvina aveva smesso di pitturare. Non vi erano indizi nella stanza che potessero risolvere l'enigma, niente di appeso o da appendere. Camila si sedette sullo sgabello e decise di non approfondire gli angoli reconditi della donna. Non era ancora sicura di poterli sopportare tutti e non c'era eventualità che la demoralizzasse di più.

Il signor Peterson aveva richiesto un quadro sulla natura. Sembrava un compito facile, ma proprio per la semplicità si rischiava di cadere nella banalità, e per un'artista non c'era peggior malattia. Camila si sentiva avvantaggiata perché negli ultimi mesi la corvina le aveva permesso di sfogliare le sue pregiate riviste e di sfogarsi con i suoi preziosi colori e addirittura aveva trascorso del tempo con lei mentre tinteggiava la tela, consigliandola o scoraggiandola con un solo sguardo furtivo. Camila si sentiva fortunata e anche molto più matura in fatto di prospettive, motivo per cui decise di azzardare. La barba bianca di Peterson era radicata sul suo volto come le sue convinzioni altrettanto barbose, perciò sapeva che osare era gettare il guanto a tradizioni essenziali per il suo insegnante, ma non poteva tradire l'ispirazione.

La grande finestra di casa Jauregui affacciava sul mare. Un rigoglioso bosco cresceva sulla costola delle onde, ombreggiando la spuma bianca. Camila fuse i due elementi in un unico quadro, senza separarli come la natura voleva. Le onde divennero fiori, la luce azzurra dell'oceano divenne erba che si increspava come acqua. Il movimento ricordava quello del mare, solo che le dune flessuose erano papaveri o girasoli o rose o margherite. Le piaceva l'idea, si sentiva persino soddisfatta, che per il suo senso autocritico non era poco, eppure non si sorprese quando Lauren si materializzò sulla soglia con cipiglio interdetto.

«A Peterson non piacerà.» Sentenziò, strappando un sussulto alla cubana, ignara della sua presenza.

«Grazie, Lauren.» Un sorriso beffardo l'aveva mandata al diavolo implicitamente. Non era il tipo di persona che si potesse maledire a voce alta.

«A lui piace l'ordine delle cose.» I suoi passi erano risuonati nella stanza, infondendole un tono fresco che nemmeno la danza del mare aveva sprigionato. «Gli piace sapere che tutto ricade nel posto dove deve ricadere. Non è pronto ad apprezzare la vera mente artistica e innovativa.» Scosse la testa mentre esaminava la tela da sopra le spalle di Camila.

La cubana aveva increspato le labbra in un sorriso più roseo dei suoi papaveri. «Quindi sono artistica e innovativa?» Il tono infantile non sporcava lo sguardo sensuale che le aveva rivolto lanciando la testa all'indietro.

Il balbettio della corvina era stata una delle risposte più eloquenti che le avesse fornito negli ultimi mesi. Non era mai indecisa o esitante. Sapeva sempre cosa dire. «Diciamo che io lo valuterei in maniera diversa di come sarà valutato.» Aveva infine svicolato, riportando gli smeraldi sul quadro.

«Magari Peterson farà un'eccezione.» Non voleva sperarci troppo, ma era la prima opera che apprezzasse dal suo pennello da un po' di tempo a questa parte. Sperava che la tradizione non divenisse ottusità, ma la smorfia di Lauren Era più che contraria.

«Te l'ho detto. Ha un gran occhio per i dettagli, ma gli piace il senso delle cose, l'ordine imposto.» Un sospiro trattenuto aveva espresso il suo pensiero. Era un bravo collega, ma un pessimo maestro.

«A me piace scombinare l'ordine delle cose.» Camila aveva allungato una mano lungo la sua coscia, per risalire verso i fianchi con la nuca poggiata sul suo addome.

Gli occhi della corvina si erano allontanati malvolentieri dal quadro, ma trovando il volto della ragazza era tornato il bagliore che conosceva bene. «A te no?» La voce si era fatta più soave e il tocco più delicato e per questo più suadente.

«Quello non è scombinare.» Obiettò dopo qualche secondo di sguardi intensi. «Hai appena incomodato un po' la natura.»

«Ma...» Prima che potesse protestare, la corvina girò lo sgabello verso di se per guardarla dritta negli occhi. Aveva già il pennello in mano quando Camila si era aggrappata alle sue spalle.

Con tocco raffinato disegnò una margherita attorno al suo occhio. «Devi vedere attraverso il colore.» Intinse nuovamente le setole, ma stavolta le sganciò anche la camicia bianca per poggiare il pennello direttamente sul suo seno. «Devi diventare tu stessa il tuo quadro.» Due papaveri adesso univano i suoi capezzoli. Ad ogni tocco Camila gemeva piano, interdetta su chi o cosa guardare. La pittura fresca le inebriava la pelle prima di solleticarla seccandosi ad essa. Macchiarsi non era mai stato così piacevole. «E devi concedergli la possibilità di sporcarti.» Una rosa era sbocciata dal suo ombelico arrampicandosi lungo il suo addome per gemmare poco più in basso, sull'orlo dei pantaloni. La cubana mordeva il labbro inferiore con forza. Non capiva quanta lezione e quanto desiderio ci fossero, non capiva se Lauren volesse essere ascoltata o compiaciuta. Conficcò le unghie nel legno sotto di lei, costringendosi a tacere finché la corvina non avesse terminato, ma non era facile contenersi se ogni pennellata le ricordava le mani della donna che le stava intingendo.

«E poi,» slacciò i suoi pantaloni, ma stavolta non fu il pennello a sfiorarla bensì le dita della corvina. «Devi lasciare che il quadro ti penetri.» Le labbra vennero schiuse in un gemito quando le azioni corrisposero alle parole. Le dita della donna esplorarono il suo centro, toccandola lì dove aveva più bisogno. «Devi lasciarti andare all'arte, altrimenti non sarai mai abbastanza sincera.» Sussurrò contro il suo orecchio, concedendole quindi di liberare la morsa sul labbro per gemere ad alta voce. Spostò le mani sulle sue spalle, socchiudendo gli occhi mentre lasciava ricadere la testa all'indietro. «No.» Lauren riprese subito il suo mento, unendo i loro sguardi. «La lezione non è finita.» Declamò austera.

«No- non resisto.» Farfugliò Camila, inarcando la schiena verso di lei per ricevere ciò che le stava dando con troppa lentezza.

«L'arte se ne frega.» Disse con enfasi. «Sei tu che devi stare al suo ritmo e, se davvero vuoi di più, devi essere pronta a riceverlo.» Senza preavviso aveva affondato le dita dentro di lei, strappandole un gemito rauco che portava il suo nome.

«Dio, Lauren.» Gli ansiti della sua voce erano già arte per la corvina, ma aveva ancora qualche consiglio da darle. Il ritmo era rimasto lento e agognate, ma le spinte si erano fatte talmente decise che lo sgabello traballava ogni volta.

«Voglio che tu senta il piacere e sappia che l'arte è così simile da strapparti il respiro, da farti pregare di averne ancora, da ridurti allo sfinimento e renderti comunque felice.» Morse il suo collo, mentre con una mano le teneva il fianco per agevolare il suo equilibrio. La prateria di colore sul suo corpo si incurvava come fiori al vento, solo che era il respiro della corvina a smuovere i petali.

«Si, cazzo. Ne voglio di più, Lauren.» Immerse le mani nei suoi capelli, schiudendo le gambe per permetterle di scivolare con più agilità.

«E allora, quando sarai pronta a ricevere e quando sarai pronta a piegarti e spezzarti e comunque gioire,» il ritmo del polso si era fatto quasi insostenibile, le strappava il respiro ogni volta che tentava di riprenderlo. E ne voleva sempre di più. «Solo allora l'arte ti ricompenserà entrandoti dentro, fin dove non credevi possibile arrivare.» Le sue dita disegnavano cerchi dentro di lei, toccandola dove il suo corpo rabbrividiva di più.

«Laure...» La sua voce venne ammezzata dal desiderio, ormai i papaveri, le margherite e le rose seguivano con bramosia ogni movimento del suo piacere. Le sue spalle si irrigidirono e la corvina spinse dentro di lei ancora una volta, togliendole il fiato.

«E poi, quando ti svuoterai, non ti sentirai mai davvero vuota se quella è stata arte.» Il corpo della cubana si rilassò contro la spalla di Lauren, dopo l'ondata di piacere.

«Questa è arte, Camila. Abbandonarsi completamente.»

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