L'Amica Della Sposa
Era sicuramente la donna più bella che avesse mai visto. E anche la più esigente.
Normani le aveva detto che certe donne sono fatte solo per essere guardate da lontano. E adesso che poteva osservare Camila da così vicino, ne intuiva il perché.
Talune labbra farebbero tremare anche il più fermo dei respiri solo sfiorandole. Vi sono mani che disegnano soltanto muovendosi nell'aria. E certi sguardi non si dimenticano nemmeno a fissare altri centinaia di occhi.
Fu per questo che Lauren, svegliandosi in un letto con lenzuola troppo bianche per poter essere le sue, si chiese come avrebbe potuto incamminarsi in mezzo alla navata nuziale guardando dentro iridi che non sarebbero state quelle della donna sdraiata al suo fianco.
Un cocktail è più che una legge la sera prima del proprio matrimonio, è berlo in compagnia di una donna tanto affiscinante che rovina i progetti per una vita intera. D'altronde, mentre raccoglieva i vestiti dal tappeto, non poteva che incolpare sé stessa; si era fidata dell'integrità di Normani, la quale era stata perduta prima ancora di acquisirla. Ma, poteva davvero additare l'amica se non poteva tornare a casa con tutti i bottoni ancora sulla camicia?
Sperò che i suoi passi fossero più delicati delle sue voglie, ed uscì di soppiatto. Tirò un sospiro di sollievo mentre varcava la soglia dell'ascensore, ma sospirò amaramente quando le porte si richiusero su quella notte che non avrebbe conosciuto altra possibilità.
Quando aveva detto di sì a Lucy, lo aveva fatto sapendo che era ciò che di più giusto potesse esserci. Si conoscevano da dieci anni, si frequentavano da quattro, stavano insieme da due... Insomma, I suoi genitori si erano sposati solo dopo un anno di fidanzamento e quella mattina avrebbero attraversato la chiesa ancora mano nella mano. Lei e Lucy avevano aspettato fin troppo. Si amavano, no? Dovevano amarsi se erano rimaste insieme così tanto tempo. Non c'era mai stata una discussione infuocata, solo piccole schermaglie isolate, ma nessuna delle due aveva rotto il vaso di fiori dell'altra o corsa via con uno zaino in spalla. E allora cosa poteva desiderare di meglio? Le immagini della notte precedente la stordirono con più ebbrezza del cocktail bevuto, ma con lo stesso sapore agrodolce. Si, era stato uno sbaglio, ma non si sentiva sporca. Stava per iniziare una vita lunga e fedele, un ultimo peccato era la strada verso il paradiso.
Normani l'aveva spalleggiata con la sua famiglia. Non è raro dimenticarsi le fedi il giorno del matrimonio. Lauren lasciò che fosse l'amica a condurre la messinscena, limitandosi ad annuire di fronte allo sguardo austero del padre e a sorridere di fronte a quello inquisitore della madre.
«Va bene, fa niente! Dobbiamo ancora provarti il vestito, truccarti, acconciarti. Ci spiegherai questa storia dopo.» Tagliò corto Clara, conducendo sbrigativamente la figlia verso le tenebre della moda.
La parrucchiera arricciò i boccoli della corvina mentre Normani, più defilata, arricciava le labbra dietro il calice di bollicine. Lauren pretendeva di essere interessata a qualsiasi accessori avesse a portata di mano, piuttosto che sostenere lo sguardo malizioso dell'amica.
«Vieni benissimo in foto con questo triangolo di luce, colore e contrasto.» Esultò Clara osservando i primi scatti del fotografo.
«Lauren viene benissimo con i triangoli.» Commentò salace Normani, brindando con lo sguardo ammonitore della corvina.
«Non vedo l'ora di vederti col velo addosso.» Gli occhi lucidi di sua madre non facevano altro che appesantire la zavorra che aveva sullo stomaco.
«Il velo pietoso.» Mormorò a denti stretti Normani.
Lauren era più che consapevole di cosa stesse accadendo. Lei la stava ignorando, così Normani la bombrdava con le sue cannonate di sarcasmo: impossibile salvarsi da tale disastro.
«Ah, Lauren! Ho scelto dei fiori bianchi per il boquet. Tuo padre dice che rappresentano bene la tua anima candida.» Le depositò una carezza sulla guancia imporprata, costringendo il pennello della truccatrice a posarsi nuovamente su quella zona.
«Anche io avrei parlato di candida, ma non per la sua anima.»
«Ok,» espirò grevemente Lauren, forzando un sorriso. «Vorrei restare da sola con Normani per un attimo, per favore.» Finalmente l'amica poggiò il calice sul cassettone lì vicino: le bollicine non dovevano anestetizzare la lingua se poteva lasciare briglia sciolta.
«Stai cercando di trasformare il mio matrimonio in un divorzio?» Inarcò un sopracciglio la corvina quando la porta si fu richiusa dietro l'ultimo collaboratore.
«Ci riesci bene da sola.» Allargò un sorriso sardonico.
Lauren inspirò profondamente e ad occhi chiusi. Era difficile difendersi quando tutto ciò che aveva ammesso era solo la verità. «Normani, non far finta non ti faccia piacere.» Commentò a denti stretti.
La risata della donna venne udita anche al di là della porta. «A me fa più che piacere!! È da anni che sostengo tu e Lucy non possiate amarvi davvero. Ciò che mi stupisce è che tu voglia comunque mettere l'anello al suo dito, quando il tuo, di dito, ieri sera era impegnato da altre parti. E sono sicura che fosse più di uno.»
«Stai zitta, cazzo.» Le tappò la bocca di slancio, strabuzzando gli occhi. «Queste serrature non sono abbastanza strette da saper trattenere un segreto.» Addusse sottovoce.
Normani si liberò dal bavaglio umano e si affrettò a dire: «Tu te ne intendi di cose strette, vedo.»
«Cristo Dio!» Sbottò, ricomponendosi solo dopo qualche sospiro di troppo. «Non voglio parlare mai più di questa storia, chiaro? Lucy ed io stiamo benissimo, quello che è successo ieri lo dimenticheremo entrambe, va bene?» Parlò pacatamente, ma il tremolio delle sue labbra non ammorbidì la tenacia di Normani.
«Se in tutti questi anni quella ragazza è stata l'unica con cui hai tradito Lucy, dimenticare sarà l'unica cosa che cercherai di fare per il resto dei tuoi giorni.» Era evidente dove stesse andando a parare Normani, e Lauren lo incassò deglutendo: nella sua vita sarebbe stata più occupata a dimenticare Camila che ad essere felice con Lucy.
Normani afferrò il calice, simulò un brindisi verso il silenzio colpevole di Lauren ed uscì dalla stanza, permettendo a Clara e agli altri di riprendere il lavoro.
*****
Sapeva di essere in ritardo, ma per la prima volta non era colpa sua. Il trucco si era dilungato più del previsto, Mike si era addormentato, Taylor aveva dimenticato le bomboniere in studio... Clara era corsa alla chiesa ad avvisare gli ospiti, Mike aveva accompagnato Taylor a recuperare le bomboniere e Lauren si era imbottigliata nel traffico da sola.
Parcheggiò rapidamente e maledisse la sua testardaggine per aver scelto una chiesa preceduta da un viale sterrato. I tacchi non andavano d'accordo con i ciottoli. Sollevò il lembo del vestito e si impegnò a non cadere mentre arrancava verso l'entrata. Diamine. Fra un'imprecazione e l'altra sopraggiunse a metà tragitto, ma proprio mentre credeva di avercela fatta rischiò di sporcarsi inciampando non in un sasso, bensì nei suoi peccati.
Credeva che una macchia sul vestito potesse essere la peggior previsione, ma non aveva fatto i conti con le macchie della sua coscienza.
«Camila?» Farfugliò incredula. La vicinanza all'altare probabilmente causava allucinazioni come effetto collaterale, ma le mani che la stringevano non avevano niente di fittizio.
La donna la squadrò dal basso verso l'alto, e con un sorriso conscio: «Beh, immagino tu non stia scappando da un'altra camera d'albergo.»
Gli smeraldi inquisiti della corvina di scontrarono con le iridi placide dell'altra. Lauren scattò all'indietro, divincolandosi dalla mano dell'altra.
È un'illusione. Un'illusione credere che uno sbaglio non ti appartenga solo perché riesci a voltargli le spalle. Ma è ancora più un'illusione credere che le mani di qualcuno non possano toccarti solo perché scegli di scansarti: certi tocchi non svaniscono nemmeno se distanti.
«Che ci fai qui?» Balbettò, immaginando già la scena: Camila pronta a spifferare tutti i dettagli della loro nottata durante il "se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre." Le campane sarebbero suonate, ma non per celebrare un matrimonio.
«Sono la damigella ritardataria di Lucy.» E per qualche motivo, quella risposta non la tranquillizzò affatto. Per un attimo aveva sperato che il peggior scenario potesse davvero verificarsi, così da poter vedere la sua vita ribaltarsi e poter finalmente scegliere da che parte cadere. Era strano essere delusa di poter festeggiare senza intoppi la sua cerimonia?
«Io.. non so... cosa...» Scuoteva la testa sentendosi la pallina di un flipper impazzito. Quello che provava non combaciava con ciò che pensava. Non le era mah successo, non con Lucy. Con lei erano sempre in sintonia, pensavano e provavano allo stesso modo. Chi era quella donna per poter scombinare i suoi pensieri?
«Tranquilla,» stavolta la mano sulla spalla non servì per sorreggerla da un'eventuale caduta, ma la sensazione per la corvina fu la medesima. «Non devi spiegarmi niente. Non dirò niente a Lucy. È normale sentirsi scombussolata prima del matrimonio. Sono sicura che quello di ieri non sia stato niente.» Addolcì il tutto con un sorriso consolatorio che Lauren riteneva di non meritarsi per niente, perché mentre annuiva ad ogni parola i pugni le si serravano più del dovuto.
«Adesso dovremmo entrare.» Prese in mano la situazione Camila, mentre Lauren, in mano, stringeva solamente un senso di profonda amarezza.
La donna si allontanò di un passo, distolse lo sguardo e si avviò verso l'entrata, ma prima che potesse voltarsi del tutto, la mano della corvina si chiuse di scarto sul suo polso. Camila esitò prima di rivolgerle l'attenzione.
«È stato così, per te? Pensi davvero quello che hai detto, o me lo dici soltanto perché una delle tue più care amiche si sta per sposare con la stessa persona con la quale hai dormito ieri?» Si sentiva più trafelata adesso che prima, mentre inciampava fra un sasso e l'altro.
Camila trattenne il respiro. «Fa differenza?» Ma per quanto ci provasse, vi sono cose che non si possono trattenere, e quello sguardo ne era la prova vivente.
«Per me sì.» Rispose senza timore ma con tanto tremore Lauren.
Camila umettò le labbra, restò a fissare gli occhi smarriti di Lauren e incurvò l'angolo della bocca come chi non aveva niente da perdere ma presto avrebbe avuto molto da perdonarsi. «È stata la serata migliore della mia vita, ma te ne sei andata troppo presto per dirtelo. E a quanto pare è stato meglio così.» Le sue ciglia sfarfallarono una volta in più per potersi spostare altrove. «Non puoi buttare via una vita intera per una notte. E non posso farlo nemmeno io.»
«Non possiamo davvero?» Si affrettò a lanciarsi Lauren. Per come si guardavano entrambe sapevano cosa avrebbero voluto, non solo in quel momento, ma per tutti i momenti successivi, ma la domanda non accolse risposta perché la macchina di Mike si accostò alle loro spalle e Taylor corse affannata verso di loro.
«Mio Dio, siamo così in ritardo! Menomale sei già qui. Che stiamo facendo? La mamma ti aspetta, Lucy ti aspetta, tutti ti aspettano! Andiamo, andiamo, andiamo!» Le mani di Taylor furono l'unica forza che le permise di muoversi verso l'entrata. Le dita della corvina si sciolsero sul polso di Camila per un'ultima volta.
«Forza, sbrigati! Ok, ricordi tutto, vero? Non farci fare brutte figure ora! Andiamo!» Taylor la precedette. Diede il segnale all'organo di intonare la litania e Mike, più lentamente, si affiancò a Lauren, raccogliendo il suo braccio tremulo.
Tutti gli invitati si alzarono in piedi, Clara aveva già il fazzoletto appoggiato sulla guancia e qualcuno non si risparmiava con i flash. Camila era rimasta, per rispetto, appoggiata contro lo stipite del portone.
Lucy era bellissima in bianco, mentre le sorrideva dall'altra parte della navata Lauren si sforzava di non girarsi. Mike, però, non aveva bisogno di vederla incerta per sapere che lo fosse.
«Quando ho sposato tua madre è stato il giorno più felice della mia vita.» Disse tutto ad un tratto, mentre intanto i passi li conducevano verso il centro della navata.
«Non dimenticherò mai nemmeno l'odore che avevano i fiori quel giorno. Ero sicuro che saremmo rimasti insieme senza alcun dubbio. Volevo solo lei. Avevo occhi solo per lei.» Mentre raccontava cercava vagamente lo sguardo della moglie commossa. Lauren ascoltava a capo basso.
«Sai come ci siamo conosciuti? Ad un casinò. Non è vera la storia della cena per lavoro. Eravamo sbronzi e ci siamo sposati dopo una nottata di sesso. Dio o Ally mi perdoneranno per questo commento. Quando ci siamo resi conto cosa avessimo combinato abbiamo riso come pazzi, nessun panico, solo risate. Avevamo deciso di annullarlo, ma dopo un mese nessuno dei due aveva firmato le carte.» Ormai erano arrivati all'ultima porzione del loro tragitto.
Mike la guardò negli occhi mentre la consegnava all'altra donna e baciandole la mano le disse: «A volte l'amore arriva quando meno te lo aspetti. Basta saperlo cogliere. Spero tu lo faccia sempre.» Allungò la mano verso Lucy e questa afferrò la spalla immobile della sua fidanzata. Lauren guardò un'ultima volta suo padre prima di avvicinarsi all'altra.
Il prete condusse una cerimonia sobria e calorosa, ma tutte le parole che pronunciava non facevano che raffreddare il cuore della corvina, che smetteva di battere ogni volta che occhieggiava Camila, seduta nelle ultime file.
«Lucy, vuoi tu...» Dì di no, dì che non vuoi, che stiamo sbagliando, che ci siano sbagliate per tutti questi anni, che ci vogliamo un gran bene ma non sappiamo cosa sia l'amore. Dì che non sono io, che non vuoi me. Dillo Lucy, per favore. Dillo.
«Lo voglio.» Sorrise smagliante, stringendole più forte le mani.
«E tu, Lauren, vuoi prendere come sposa...» Ti ricordi quando giochiamo ai mimi? Nessuna delle due sa cosa stia interpretando l'altra. E quando cucini? Ti dimentichi sempre che sono intollerante al pomodoro. Quando facciamo l'amore non so mai se prenderti le mani o lasciarle lì. «...Per amarla e rispettarla..» Non litighiamo mai, è vero, probabilmente con Camila discuterò sempre perché avremo gusti musicali diversi, ambizioni diverse, ma voglio anche quello. Voglio urlare fino a perdere la voce. Quando lo abbiamo fatto io e te? Quando?! «...Finché morte non vi separi?» Voglio tutta quella passione, e quella risata e voglio anche sapere che tornerò a casa e forse la cena non sarà pronta, che qualcosa di sbagliato ci sarà ma sceglieremo comunque di restare. E poi...
«Lauren?» La voce di Lucy interruppe i suoi pensieri più turbolenti. La corvina scosse la testa.
«Adesso dovresti dire di sì.» Nonostante il sorriso collettivi tutti si scambiavano sguardi perplessi.
Lauren fece spola fra lei e Camila prima di rispondere....
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