Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cowboy like me



And the skeletons in both our closets
Plotted hard to fuck this up.

And the ladies lunching have their stories about
When you passed through town
But that was all before I locked it down.

————

Era una piccola città, bastava poco per dare scandalo, ancora meno per diffonderlo. Non succedeva mai niente a Capetown, per questo tutti aspettavano l'estate. Durante i mesi assolati c'era sempre una storia da bisbigliare, un segreto con cui divertirsi, una ragazza a rimetterci.

Ascoltavo gli anziani del posto scambiarsi opinioni e dicerie assieme al giornale o al caffè. Anche il vecchio e scorbutico George, il proprietario dell'unico negozio di canne da pesca in città, si faceva trascinare dalle chiacchiere. Nessuno era esente dal fascino del meschino. Io ridevo di quelli come loro e ridevo di quello di cui parlavano e ridevo del poco con cui arricchivano l'estate. Continuai a riderne finché non toccò a me.

L'estate più calda di sempre portava in città più turisti di sempre. Capetown era rinomata per essere una ridente cittadina dispersa nel verde, frescheggiante ed ariosa Tutto l'anno. I ricchi portavano le loro barche sulle nostre coste e le loro famiglie nelle nostre ville. Il sindaco non poteva che esserne compiaciuto.

Quell'anno si preannunciava vuoto e noioso dopo la fine dell'ultimo anno scolastico. Cercai immediatamente un lavoro per riempire le giornate. L'unico impiego lasciato scoperto era quello di Rodes, la villa sopra la collina. La famiglia che aveva affittato l'alloggio era arrivata tardi e non avevano ancora una guida turistica per scortarli negli angoli più remoti dell'isola o anche solo per illustrarli i luoghi tipici di Capetown. Mi offrii volontaria per una cifra irrisoria. Lo sguardo stupito dell'assistente fu una garanzia. La mattina dopo, partii con la bicicletta verso il sentiero che conduceva al punto più alto della costa.

Mentre il fiato annaspava nella calura, le gocce di sudore mi rigavano la schiena mentre la brezza le asciugava e il sapore di salmastro mi scivolava in bocca, percepivo nell'aria qualcosa di insolito, come se improvvisamente il cielo fosse divenuto memorabile. Era azzurro, terso, ma più lo guardavo più l'orizzonte diveniva una parentesi. Mi fermai a metà strada, su una panchina ombreggiata a riprendere fiato e a cercare di capire cosa ci fosse di mio nella vastità candida. Uno sguardo rapido alla villa sopra di me mi affrettò. Pedalai con più forza per giungere nel viale alberato del torreggiante edificio, ma comunque i raggi ustionanti del sole mi dicevano di essere in ritardo.

Lasciai la bicicletta vicino ad un melo e tentai di rassettarmi prima di bussare alla porta. Stavo ancora riprendendo fiato quando la donna venne ad aprire.

Un'immagine ha la potenza di un missile se cade nel punto giusto del petto. I suoi capelli corvini al vento, i suoi occhi verdi quasi resi trasparenti dal sole, l'abito bianco molle sulle spalle brunite. Era una donna bellissima Lauren Jauregui. Era una donna che non ti saresti dimenticata mai, nemmeno fra cent'anni.

«Salve.» Articolai. 

«Sei Camila?» Domandò con tono fermo ma neutro.

Annuii una sola volta incerta di poter dare adito alle parole davanti a tale stupore.

«Ti aspettavamo.» Mi aprii la porta permettendomi di entrare in casa. Educatamente sgusciai all'interno e questo é quanto ricordo di come é iniziata.

Credo una cosa sia viva molto prima di quando la si chiama col proprio nome e credo che in questa storia sia nata semplicemente sfiorandola quella mattina.

Ero già stata alla villa alcune estati precedenti, ma non era mai stata così colorata. I fiori, i quadri, i vasi, le riviste... Tutto ispirava allegria. Mi lasciai guidare dalla mano della corvina verso il giardino sul retro. Una bambina giocava nella piscina mentre un uomo in infradito picchiettava sul computer.

«Quella é Eileen, mia figlia. E quello é Steve.» Non disse mio marito. Non lo disse mai quell'estate. Lo chiamava solo Steve, come se fosse un vecchio amico di famiglia, un socio vetusto. Ebbi subito l'impressione che l'unica cosa che avessero in comune fosse la fede. Non c'era niente di lui che la riguardasse, niente di lei che lo rappresentasse. Non venne a salutarmi, si limitò ad un cenno da lontano che Lauren disapprovò con un sospiro.

«Ti faccio vedere il resto della casa.» Mi disse cordialmente ed io non ebbi il coraggio di dirle che in realtà ero stata lì più volte di lei. Ad una donna come Lauren non sapevi dire di no.

Mi piacque aprire porte che conoscevo con la spensieratezza di chi se ne é dimenticato. Lauren rendeva ogni ambiente nuovo e luminoso. Quasi scordavi di cosa ti stessi guardando quando c'era lei. Faticai, fin da subito, a concentrarmi. Sacrificavo il respiro per la pelle. Ogni fibra di me si impegnava per restare incolume, ma era come chiedere ad una foglia di non tremare. Mi sentivo piccola standole accanto. Effettivamente lo ero. Non solo per la differenza d'età che ci caratterizzava, ma anche per i modi totalmente opposto con cui ci approcciavamo alla vita. La sua baldanza era lo scudiscio della mia modestia. Anche lei aveva avuto la mia età, ma ero certa non mi fosse somigliata mai. Per questo deglutivo quando i suoi occhi mi attraversavano, perché temevo mi giudicasse per le nostre differenze.
Ma forse temevo ancora di più di non incuriosirla.

«Questa é la camera degli ospiti,» disse mostrandomi una stanza altrettanto grande e ariosa rispetto alle altre. «Puoi restare qui quando vuoi.» Le tende svolazzavano sulla terrazza incorniciando l'oceano al di là. C'era un senso di pace in quel silenzio marino.

Quel pomeriggio, scortai Lauren e la sua famiglia in una gita in barca a vela. Suo marito amava le rotte nautiche della costa e desiderava saperne di più. Gli raccontai la vecchia leggenda del pirata e della poetessa che si tramandava da generazione in generazione nella nostra isola. Sembrava fosse nata prima la storia della costa.

«Si dice il pirata fu esiliato dalla nostra isola e che per anni gli stessi scogli della costa abbiano respinto le sue battaglie, essendo troppo frastagliati per essere attraversati dalla nave del pirata. La sua ciurma si ancorava in mezzo al mare, di fronte alla villa della donna. Lei gli scriveva delle poesie e un gabbiano gliele portava. Quando lui le aveva lette, abbassava le vele, faceva un giro completo sull'acqua e spariva all'orizzonte. Per anni si sono amati così, fra il vento e le parole.» Contemplavo l'orizzonte immaginando la leggenda divenire realtà, chiedendomi chi sarei stata io dei due se avessi dovuto scegliere.

«É molto romantico, peccato che sia impossibile.» Commentò secco Steve, troppo impelagato nei suoi giornali e nei suoi fogli di calcolo per leggere le onde.

«No, é cosi...» Protestai debolmente, stupita dalla sua freddezza. A volte é bello sognare l'irrealizzabile, credere che vi sia una verità nelle bugie che ci raccontiamo.

«Come può un uomo amare una donna senza toccarla mai?» Un sogghigno arrogante irruvidì il suo viso ispido.

«Beh, voglio dire...» Tentai di destreggiarmi fra professionalità ed impeto, senza trovare un giusto compromesso.

«L'ha toccata tutte le volte che ha letto le sue poesie.» Intervenne Lauren, che fino ad allora era rimasta seduta di spalle ad osservare il filo azzurro tagliare cielo e mare senza dire niente. Pensavo non ci ascoltasse, ma mi sbagliavo.

«Oh, andiamo, non é un amore credibile.» Ridacchiò superbo Steve. Eileen dormiva, ero grata la sua illusione d'amore non venisse insozzata da un padre analitico.

«É molto più credibile quello che resiste al vuoto che quello che perdura nella materia.» Lo azzittì Lauren. E azzittì anche me. Steve scosse il capo rassegnato, ma i miei occhi rimasero fissi sulla sua figura. C'era qualcosa di ammaliante in lei, un senso di eterno che rendeva giustizia ad ogni leggenda.

Solcammo le coste visibili e non, li condussi in mezzo ad alcuni fiordi misconosciuti e attesi pazientemente la fine della loro escursione. Il beccheggiare della barca cullava i miei pensieri nel silenzio torrido. Quando li udii rientrare, mi issai leggermente. Le loro piccole sagome annerite dal sole fluttuavano nel verde dell'isola. Pensai é una famiglia perfetta solo da lontano e una volta rientrati sull'imbarcazione non cambiai idea.

Tornammo verso la villa ed io mi incaricai della cena mentre Steve rispondeva a svariate telefonate di lavoro e Lauren assieme ad Eileen apparecchiavano il tavolo sotto il portico. Non potevo fare a meno di fissare la corvina. I suoi movimenti, le sue espressioni, il modo in cui occupava un posto nel mondo dava allo spazio un senso diverso, unico nel suo genere. La donna si accorse della mia insistenza e alzò a tradimento lo sguardo su di me, cogliendomi in flagrante. Abbassai gli occhi maledicendomi sottovoce e per tutta la sera mi costrinsi a rinnegare i miei istinti.

Cenai con loro che mi chiesero altre informazioni sull'isola e sulle possibili zone da visitare prossimamente, dopodiché mi congedai educatamente e mi avviai verso l'uscita. Prima che aprissi la porta, la voce della donna mi riscosse.

«Non preferiresti dormire qui per stanotte?» Domandò avvicinandosi a me. Nell'angusto corridoio c'eravamo solo noi, nemmeno la luce giungeva a rischiararci.

«Grazie, ma sarebbe meglio rientrassi.» Accennai un sorriso cordiale, assicurandomi che i miei gesti non invadessero la sua persona fino al punto di sfiorarla.

«Come desideri.» Si approssimò di un passo. La densità della sua persona scavava il buio fino a divenire una forma. «Grazie per oggi, siamo stati molto bene.»

«Figurati, sono qui per questo.» Era difficile fingere integrità davanti ad un simbolo tanto potente. Perché Lauren questo era: un emblema.

«Mi spiace Steve abbia sminuito la storia che ci hai raccontato. Lui non le capisce certe cose.» Sospirò.

«Oh, fa niente.» Mi strinsi nelle spalle ponderando se concludere o meno la frase, poi, istintivamente, azzardai: «Mi spiace per te.» Poteva voler dire tante cose, poteva essere anche un convenevole. Invece lei capì perfettamente cosa volessi dirle. Lui dei tuoi sogni non ne sa niente.

I suoi occhi mi artigliarono con la rapidità di chi é stato colpito, fu così che compresi di non dover aggiungere altro. «Buonanotte, Lauren.»

«Buonanotte, Camila. Fa' attenzione.» Mi sorresse la porta mentre uscivo. Percorsi tutto il viale, sganciai la bicicletta, riposi il lucchetto e in tutto questo tempo lei era ancora lì. Quando traversai la curva dietro la quale la sua villa scompariva, la sua ombra era ancora ferma sulla soglia.

Le mattine dopo venni sballottata fra un luogo e l'altro, ed ogni vola mi pareva di parlare solo per Lauren. Steve se ne fregava di ciò che avevo da dire ed Eileen era troppo piccola per interessarsene. Mi parve addirittura di sentirli litigare, una volta, proprio per il disinteresse dell'uomo che divenne subito dopo una curiosità forzata.

Fu in questo spirito che Lauren mi chiese di accompagnarla in una gita verso la cava di Capetown. La cava era un luogo quasi proibito tanto rocambolesco era il viaggio, ma io accettai di buon grado e le domandai se dovessi preparare il pranzo a sacco per tutti.

«No, solo per me e te.» Rispose incisiva la donna, confondendomi. «Domani saremo solo noi.» Tagliò corto, rimirandomi al centro degli occhi. La sua intensità era una condanna.

«Oh, bene.» Dissi solamente, abbozzando un sorriso nel frastuono del sangue.

Trascorrere del tempo da sola, con lei, in una zona quasi inesistente del mondo mi provocava un senso d'angoscia che era semplicemente timore di veder nascere un desiderio irraggiungibile. Io non ero un'amante delle stelle proprio perché vedere non era uguale a toccare, ed io mi domandavo come potessi resistere alla tentazione di sfiorarla ora che sia tempo che spazio ci mettevano di fronte.

Non dormii tutta la notte e l'indomani mi feci trovare al porto ai primi albori. Lauren camminò attraverso la fioca luce del mattino come un miraggio. Dovunque andasse portava l'oro. L'alone aureo sulle sue spalle, le scaglie scintillanti sulla pelle, il lucore sulle guance... Mi ricordo di lei così.

«Buongiorno.»

«Buongiorno, Lauren.»

Allungò una mano ed io l'afferrai. Era la prima volta che la stringevo. Sembrava quasi impossibile e invece era stato facilissimo. L'aiutai a salire in barca e quando ci fummo sedute in prua lo skipper liberò le vele. Navigammo nella calma della mattina oltre la baia e continuammo a cuocerci al sole fino a poco dopo le ore della canicola. Gli schizzi spumeggianti sul petto erano l'unica fonte di refrigerio assieme al vento fresco. Quando giungemmo alla cava, il nostro skipper ammainò le vele e ci consentì tre ore di autonomia prima di rientrare.

Lauren volle subito andare a visitare gli angoli reconditi della zona. Dove non batteva luce lei si trovava lì. Mi piaceva l'idea di far parte della sua ombra. La guidai fra le crepe rocciose e più di una volta strinsi le sue mani nelle mie per aiutarla a inerpicarsi. Parlammo poco, ma il silenzio non era un sollievo. Nel silenzio avvertivo la vibrazione della sua pelle, la tensione fra il mio lembo ed il suo, la pesantezza del suo corpo lontano dal mio solo di pochi centimetri. Non mi giravo a guardarla solo per timore di essere scoperta. I miei occhi parlavano una lingua troppo sfacciata per essere fraintesa da una donna vissuta come lei. Tante volte aveva letto lo stesso desiderio negli altri e per questo non volevo farle lo stesso torto.

Entrammo dentro la cava. Il fondo era stato forato dall'erosione naturale e offriva uno scorcio sull'oceano e la sua immensità. Ci mettemmo a sedere all'interno della roccia.

«Non hai un storia su questo?» Chiese la donna indicando il panorama.

Accennai un sorriso mesto: «No, nessuno ha scritto niente su questo.» La dovetti deludere miserabilmente.

I suoi occhi, però, non persero di veemenza. Mi rimirava con fissità sfrontata, doveva dirmi qualcosa e stava solo riflettendo se farlo o meno. Capii che se non l'avessi guardata non me lo avrebbe detto mai. Con coraggio mi obbligai a virare gli occhi su di lei.

«Potremmo scriverlo noi.» Il filo di voce piu vigoroso del mondo.

Era tutto talmente surreale che non mi resi subito conto di cosa volesse dirmi. Avrei dovuto chiederglielo, ma non ero certa di volermi ridicolizzare. Deglutii mantenendo il contatto visivo.

«Vorrei.» Dissi semplicemente, sperando bastasse a non compromettermi ma neppure a rinunciare.

Lauren allungò una mano verso di me: «Vieni qui.» La sua voce il confine del mondo, noi due sagome nascoste.

Mi alzai fremendo e mi approssimai fino a sfiorarle le dita. La sua mano mi arpionò per salvarmi. Delicatamente mi strattonò a sé. Mi abbassai alla sua altezza. Con un gesto melliflue mi tolse una ciocca di capelli dal volto e non smise mai di rimirarmi. Le onde sotto di noi si infrangevano lentamente, la barca era lontana così come il mondo a cui dovevamo tornare. Istintivamente poggiai la testa sulle sue gambe e la sua mano mi carezzò i capelli. Baciai le sue cosce esposte dal vestito e salii cautamente verso il suo bacino. Fu allora che alzai lo sguardo e lei raccolse il mio mento nei suoi palmi. Si chinò per baciarmi. Ricordo il sapore dolce delle sue labbra a contrasto a quello salato della pelle. Ricordo il silenzio attorno e il respiro riverberato dalla cava. Ricordo il suo petto ampliarsi fino a stringermi e la mia audacia di starle addosso malgrado non fossi padrona di quello che stavo facendo.

Baciarla sembrava un'illusione persino mentre avveniva. Questa era la malia che una donna come lei aveva su una come me. Ti veniva quasi da chiedere scusa di aver scomodato tanta bellezza.

La sua pelle nuda contro la mia si agitava dolcemente nella penombra della cava. Qui saremmo rimaste per sempre le stesse. Fra cent'anni, qualcuno, camminando su questi sassi, avrebbe ricalcato la forma del suo seno con il piede o inciampando avrebbe trovato la forma del mio fianco sulla pietra. Qui non saremo morte mai. Tutti dovrebbero avere un luogo dove restare immortali.

Passammo la giornata a parlare, a nuotare, a fare l'amore. Era tutto così naturale malgrado sfidasse ogni logica, ogni regola, ogni imposizione. Lo era perché era nostro. Rimasi stretta al suo corpo nudo in acqua fino a quando il sole iniziò a calare e dovemmo tornare indietro. Lo skipper era infuriato perché avevamo tardato di un'ora eppure nessuna delle due ci fece caso. Mi distesi sopra di lei mentre rientravamo in porto e così mi addormentai. Lo sguardo scettico del testimone mi diedi una vaga idea di quello che mi aspettava.

Nelle settimane dopo, restai spesso a casa loro a dormire. Ero sempre presente alle loro gite e molto spesso Steve si assentava per lavoro così eravamo solo noi ed Eileen. Le voci si diffusero abbastanza in fretta. Malgrado nessuno sospettasse davvero di nulla, tutti cercavano le prove. Di Lauren dicevano che fosse una poco di buono, un'adescatrice di ragazzine. Di me che fossi una stupida. Quell'estate vivevano solo per trovare indizi, per sventare un crimine che era un miracolo. Andate a mettere mano sulla pietra, a calcare la terra, a sondare il mare, a sgocciolare l'acqua... Andate là e ci troverete insieme. Avrei voluto dire, ma non lo dissi mai.

Non avrei mai dato loro l'unico posto nel mondo dove ero stata felice. Loro avrebbero continuato a domandarselo ed io a ricordare. Era questa la differenza.

Lauren, per me, sarebbe rimasta per sempre un idolo e per loro una strega. La più bella strega di tutte le sante.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro