C'è Qualcosa Che Dovresti Sapere
«Sei in ritardo.» Ogni volta si rimprometteva di non indossare quell'espressione subito dopo che l'aveva messa in scena. Camila le sfilò la giacca mentre avvertiva Dinah, attraverso il walkie talkie, dell'arrivo di Lauren.
«Non c'è tempo di litigare, adesso.» La corvina si impegnò per non perdere l'equilibrio del tacco mentre macinava scalini e al contempo ritoccava il rossetto.
«Questa è una novità.» Mugugnò a voce più che udibile Camila. Un'altra promessa infranta.
Lauren svoltò l'angolo, salutando distrattamente i ragazzi della troupe. Dal palcoscenico giungeva l'eco elettrizzato del pubblico. Camila stava prendendo gli ultimi accorgimenti con i colleghi mentre Lauren veniva tempestata di cipria.
«Ti do un consiglio,» sopaggiunse in tutta calma Dinah, facendo alzare gli occhi al cielo alla corvina ancor prima di parlare. «Le star arrivano tardi solo alle feste, non ai propri concerti. Giusto per dire.» Sapeva che avrebbe incassato un'occhiata sinistra da parte della cantante, ma non pensava che quella di Camila sarebbe stata analoga.
«Se ne esco viva, vi offrirò una birra dopo.» Annunciò a mo' di scuse, già trafelata prima di calcare la scena.
«Un valium andrà bene lo stesso.» Sorrise sarcastica Dinah, ma Lauren si fece scivolare addosso il sarcasmo dell'amica per volgersi verso Camila.
«Come sto?» Tutte le volte che entrava sul palco poneva la stessa domanda alla manager.
Camila la squadrò da capo a piedi, ma non ne aveva mai davvero bisogno: sapeva benissimo come stava. «Sei bella come sempre.» Accennò un fievole sorriso mentre Lauren le lanciava un bacio prima di girarsi e lanciare un grido al pubblico, già pronto ad accoglierla calorosamente.
Camila rimase dietro le quinte, come da routine. Un sospiro le rimase incastrato sulle labbra mentre osservava la corvina sfiorare il microfono con le note della prima canzone.
Dinah occhieggiò l'amica al suo fianco. Avevano viaggiato in lungo e largo assieme. Per quanto Camila potesse nascondersi, era impossibile non scovarla, anche se lei pareva più che convinta di non essere vista. «Quando glielo dirai?»
La cubana sfarfallò le palpebre, ma era talmente assorta che non si disturbò nemmeno a dedicarle uno sguardo. «Cosa?»
«No dico... Quando hai intenzione di dire a Lauren che sei innamorata di lei?» La domanda a bruciapelo le ricordò l'effetto che le faceva sua madre quando la tirava giù dal letto di prima mattina.
Confusa, attonita e imporporata si voltò farfugliante verso l'amica. «Questo... Questo è totalmente assurdo,» ridacchiava, ma si sarebbe volentieri lasciata inghiottire dalle tende rosse dietro di lei. «Io non sono innamorata di Lauren, ma per favore.» Scosse la testa come se avesse appena ascoltato una bella battuta, ma si contorceva come se la stessero torturando.
«Hai finito?» Chiese Dinah con tono piatto, inarcando le sopracciglia quando il respiro ansimante dell'altra si poggiò sulla sua espressione ammonitrice. «Guarda che non c'è niente di male. Passate tante tempo insieme, da diversi anni poi. È bellissima, talentuosa e sa come strapparti un sorriso dopo qualsiasi sbaglio.» Si strinse nelle spalle come se avesse appena rivelato la verità più trasparente del mondo.
«Ok, Dinah... Sono io che accompagno fuori dalla porta sul retro le conquiste di Lauren. Io che mi occupo dei suoi sbalzi d'umore e che subisco la sua rabbia quando qualcosa non va. Ti ricordi di Laila? La ragazza con cui è andata a letto a Melbourne? Le ha riscritto un giorno, lei non aveva ancora cancellato il numero. Quando litighiamo lei mi blocca sempre, non mi lascia nemmeno parlare. Valgo meno di una che si scopa dopo un concerto, capisci? Fra tutte le persone che ha, io sono l'ultima che guarda.» Un sorriso sardonico le affiorò sulle labbra, ma un'ombra non era mai stata così pesante. «Come potrei innamorarmi di lei?»
«Ah non ne ho idea, questo lo sai solo tu.» Ammise spalancando gli occhi. Certo, le qualità di Lauren erano innegabili, ma i suoi difetti superavano di gran lunga le prime. Eppure Camila non aveva mai fatto caso a quest'ulimi, e forse era proprio questo il segreto per innamorarsi davvero: valorizzare ciò che di bello veniva vissuto, perdonare ciò che di brutto veniva subito. Ecco perché Dinah non era pronta a lasciarsi andare con Siope: si divertiva ancora a criticarlo.
Camila fece scivolare gli occhi sulla corvina davanti a lei, abbastanza vicina da esser vista, ma mai abbastanza da essere toccata. Era sempre stato cosi, e forse un giorno ci aveva sperato e pure creduto che ci sarebbe stato un posto nella sua vita per lei, ma aveva smesso di farlo da tempo. «Guarda lei e guarda me. Siamo due mondi diversi: lei sempre sotto i riflettori, io sempre nell'ombra.» Scosse la testa come se avesse ancora qualche speranza da scacciare. «Non funzionerebbe mai nemmeno se lei mi volesse. E no, non mi vuole.»
«Sai cosa credo io?» Aggiunse Dinah ancora insoddisfatta.
«Tanto me lo dirai comunque.»
«Penso che tu ti sia convinta che lei non ti voglia altrimenti non riuscirai ad andare avanti. Ti sei convinta che non ti sceglierebbe mai altrimenti non riusciresti tu, a scegliere qualcuno.» Restò a fissare le labbra ermetiche di Camila. Celavano parole che forse nemmeno la stessa donna aveva mai avuto il coraggio di dirsi. Il suo walkie-talkie sfrigolò. «Magari mi sbaglio. Ma io non credo. Josh, dimmi tutto.» Ammiccò mentre si allontanava seguendo le istruzioni del collega.
Camila lasciò andare un respiro trattenuto fino ad allora. Forse si sbagliava, si. Ma magari no.
Lauren chiuse il concerto più in ritardo del previsto. Si intrattenne per un secondo bis e poi lasciò il palcoscenico con un po' d'ossigeno in meno e un reggiseno in più. All'interno era scritto l'account Instagram della scapigliata ragazza che le aveva fiondato il regalo in seta. «Fammi un favore. Controlla che sia carina e possibilmente mora.» Le strizzò l'occhiolino Lauren, deponendo la coppa B nella sua stretta ferrea.
Quando tutta la troupe se ne fu andata, Camila e Dinah salirono in camera di Lauren. Aveva già stappato due birre e c'era una manciata di persone che gravitava nella stanza, ma la corvina non stava parlando con nessuno di loro. Camila si approssimò, sedendosi di fronte a lei.
«Allora, era molto carina e anche mora, ma anche minorenne.» Comunicò solennemente. Non credeva di poter prendere così sul serio il suo lavoro di investigatrice di reggiseni, ma forse le sue difese erano più alte di quanto poteva immaginare.
«Dio mio.» Rise Lauren, scuotendo la testa fra un sorso e l'altro. «Credevo di non poter cadere più in basso dopo Lucy, ma mi sbagliavo.»
«Beh, teoricamente non sei caduta davvero. Era solo per i paparazzi, quindi.» Trovava sempre un modo per alleviare i suoi errori. Solo quando si specchiava negli occhi di Camila si perdonava davvero. Per ringraziarla della comprensione alzò la birra nella sua direzione bevendo l'ultimo sorso in suo onore.
Gli smeraldi di Lareun vagarono nella stanza, ma non alla rinfusa. Camila sapeva riconoscere quando cercava qualcosa, e seguendo la sua traiettoria comprese che cosa, o meglio chi, andava rincorrendo.
«Non avete ancora parlato?» Camila era l'unica che poteva permettersi di essere tanto diretta con i sentimenti di Lauren, tutti gli altri erano già indecisi se dirle "buongiorno" o "salve".
«No.» Sospirò la corvina, stappando la seconda lattina. «È troppo arrabbiata che abbia detto a Dinah cosa prova per lei.» Lauren si permise di sfiorare Normani con lo sguardo solo finché quest'ultima non rischiò di fare lo stesso. A quel punto gli smeraldi velati della donna tornarono su Camila, la quale non distoglieva mai i suoi dalla corvina.
«Le passerà, ma dovresti fare qualcosa. Credo che si stia aspettando delle scuse, o perlomeno una spiegazione del perché tu lo abbia fatto.» Beh, stavolta parlava con cognizione di causa. Aveva sondato il terreno con Normani giusto il sabato prima, in studio. Lavoravano anche loro a stretto contatto. Non potevano continuare a ignorarsi a lungo. Invitarla al dopo show nella sua camera non era abbastanza per zittire i pettegolezzi già serpeggianti fra la troupe.
«Non so perché l'ho fatto,» abbassò lo sguardo ma innalzò la lattina. «Credevo di aiutarla. Non volevo che le succedesse quello che è successo a me, credo.» Scrollò le spalle, ma le sue iridi erano ancora lontane.
Camila aggrottò la fronte. Sapeva tutto di lei, eppure non riusciva a collegare i puntini. «Perché? Cosa ti è successo?» SPerava di aver controllato abbastanza bene il respiro da non essersi concessa apprensione alcuna.
«Beh, c'era questa ragazza che mi piaceva molto, ma non glielo ho mai detto, e lei ha smesso di guardarmi ad un certo punto. Era sempre lì, ma non era più quella di prima. Credo che non abbia mai saputo che lei mi piaceva più di quanto io piacessi a lei. Non glielo ho mai voluto dire.» Trovò il coraggio di incrociare lo sguardo di Camila, ma toccava a quest'ultima adesso trovare il coraggio, qualsiasi tipo di coraggio, per parlare di qualcuno che aveva rubato il cuore a Lauren e che non fosse lei.
«Perché no? Se vi piacevate davvero...» Le nocche si erano sbiancate, ma il sorriso era immacolato.
«Perché tu lo vedi che vita faccio. Ogni sera mi capita un'occasione, ogni sera vengo accerchiato da altre donne bellissime. Non sono mai a casa, a volte nemmeno per Natale. Non dormo mai nella stessa stanza d'hotel o nello stesso stato. Che cosa potevo offrirle?» Dal suo sguardo sembrava che la birra che stringeva in mano fosse l'unica risposta alla sua domanda.
«Trovo che sia una stupidaggine per autotorturarti inutilmente.» La detestava, un po' almeno, solo per il momento, ma non poteva farne a meno. Lauren aveva avuto l'occasione che lei non aveva mai ricevuto e aveva deciso di perderla. «Non puoi scegliere non scegliendo, Lauren, che ragionamento è?»
«Camila, era la cosa migliore per entrambe.» Il suo sguardo si era adombrato e intensificato al contempo, così come l'umore di Camila.
«Era la cosa migliore se sei una vigliacca, cazzo.» Non poteva credere che Lauren avesse sprecato una possibilità come quella. Lei, che non l'aveva mai avuta, si sentiva quasi tradita da tanta frivolezza.
«Camila, datti una calmata.» Le disse con tono serio. Si conoscevano da diverso tempo. Litigavano e facevano pace tutte le volte, ma entrambe prendevano fuoco troppo facilmente per spegnersi allo stesso modo. «Volevo solo confidarti un cavillo. Non c'è bisogno di litigare anche per scelte che non ti appartengono.»
«Allora, se la pensi così, non avresti dovuto dire a Dinah che Normani è innamorata di lei da tre anni. Avresti lasciato che facesse la tua stessa scelta. Hai provato a rimediare a ciò che hai perso tu per conto di qualcun altro. Codarda.» Camila afferrò e scolò la lattina di Lauren, infine l'accartocciò e se ne andò senza dirle altro.
Lauren era tramortita dalla sua reazione, ma se c'era qualcosa che odiava più dei riflettori calibrati male era chi se ne andava senza darle uno straccio di spiegazione. A passo più cadenzato e sorridendo a chiunque incrociasse sul suo tragitto, la seguì fino alla terrazza, dove era andata a rifocillarsi con una bocca d'aria fresca.
«Vuoi dirmi che ti prende?» Domandò a denti stretti una volta che si fu chiusa dietro le spalle la porta finestra.
Camila non la degnò neanche di uno sgaurdo. Era talmente arrabbiata con il destino che non aveva altra scelta che rifarsela con Lauren, la quale si era beffata delle sue occasioni come se gliene fossero concesse tante altre. Non ne avrebbe avute, e si sarebbe odiata per quello. E lei non poteva impedirlo.
«Camila.» La sua mano le sfiorò delicatamente la spalla, ma la cubana si sottrasse di scatto.
«Non capisci! Non tutti hanno la fortuna che hai avuto tu. Potevi provarci e invece...»
«Camila.»
«...No! Sei un'ingrata, Lauren. Non sai cosa darebbero tante persone per essere al posto tuo, per farsi amare da chi nemmeno le guarda. Non lo sai, tu...»
Lauren fece un balzo avanti e le afferrò sia il braccio che lo sguardo. «Mi avresti odiato, non mi avresti amato.»
Camila perse un battito, poi un respiro, poi qualsiasi parola avesse ancora in mente di pronunciare. Non riusciva a sciogliere nemmeno un nodo sulle sue labbra mentre vagheggiava gli occhi ieratici della corvina.
«Cosa?» Balbettò infine.
«Lo so che cosa provavi per me, ma non potevo farti capire che era lo stesso per me. Questa vita ci avrebbe portato via tutto e io non era pronta ad amare qualcuno per poi perderlo. Non te almeno.» Deglutì a fatica. La sua mano era ancora attorno al suo braccio.
«Ma io pensavo non ti interessasse di me.» Spiccicò a corto di fiato la cubana, sconvolta.
«Allora meglio così.» Si strinse nelle spalle Lauren, credendo di averle fatto un favore.
«Meglio così?» Camila spalancò gli occhi. «Meglio così?!» Gridò allontandola con uno spintone. «Porca puttana, sei proprio una deficiente! Hai pure il coraggio di dire "meglio così", dopo quattro anni che cerco di andare avanti ignorando cosa provo per te?! Dopo quattro anni che mi sento una nullità agli occhi di chi amo? Sei seria?! Dopo quattro anni che mi ritrovo ad avere un attacco di panico ogni volta che ti vedo con un'altra?!» La spinse ancora una volta, mentre la corvina rimaneva inerme. «Sei seria ho detto!?» Domandò altisonante, spingendola infine contro il muro.
«Camila, ti ho fatto un favore.» Fu l'unica difesa della corvina.
«No, l'hai fatto a te stessa.» La cubana le dedicò un ultimo sguardo deluso prima di voltarsi per andare via, ma la mano dell'altra scattò sul suo polso e si tuffò sulle sue labbra prima che potesse dire altro di cui pentirsi o rammaricarsi.
Inizialmente Camila oppose una blanda resistenza, ma le lacrime che bagnavano le sue guance non erano che di sollievo. Fece scivolare la mano dietro la nuca della corvina e la lingua fra le sue labbra, avvighiandosi su di lei. Le mani di Lauren scivolarono sul suo bacino e l'attirarono a sé, mentre si adagiavano contro il muro. Lauren arricciò le dita nei suoi capelli e Camila strinse le sue guance fra le mani mentre l'aria fresca non raffreddava il calore della pelle di nessuna delle due.
«Cazzo,» Lauren passò una mano nella chioma folta. «Questo non doveva succedera, non doveva...»
«Lauren, per quattro anni abbiamo fatto a modo tuo. Per i prossimi quattro facciamo a modo mio.» Sorrise Camila prima di baciarla ancora e ancora e ancora.
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