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Blood Kiss


Mi hanno sospeso l'account Instagram, ma wattpad no👌🏻 Se qualcuno sa come risolvere il problema che va avanti da ieri... grazie 🫶

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Morire é facile. Vivere per sempre é la vera sfida.

Anche uccidere diviene semplice. Amare é la parte difficile: non puoi amare ciò che ucciderai, e non puoi neppure essere amato, perché amore e morte sono l'una lo specchio dell'altra.

La maggior parte dell'umanità muore per ciò che ama oppure viene uccisa da ciò che l'amava. La maggior parte, ma non noi. Per noi l'amore é sangue, succhiamo ogni goccia di ciò che desideriamo fino a non ricordare neppur perché lo desideravamo tanto.

Per noi l'amore é questo e solo questo: appagare il desiderio, dimenticare di averlo avuto.

Non saremmo capaci di perdonarci tutte le vittime che ci hanno guardato negli occhi prima di chiuderli per sempre, dunque mescoliamo e confondiamo i volti fra loro: minori le immagini, minore la colpa. Ingannarsi é l'unico perdono che conosco.

Ma tutte le illusioni hanno una fine e quando giunge devi sperare di non esserti sbilanciato troppo dal precipizio, altrimenti la caduta non sarà la cosa peggiore, ma il non atterrare mai. É questo il bello delle illusioni: non toccare mai il fondo. Ed é questo il brutto delle illusioni: vivere nel buio anche ad occhi aperti.

Per me é stato tutto diverso. La mia illusione é stata anche la mia caduta. E dopo tutto il sangue versato per tenermi in vita, ho capito perché non c'è amore senza morte: solo ciò che desideri può ucciderti, solo ciò che ti appartiene muore per davvero.

E appena ho conosciuto Camila ho capito che una delle due doveva morire. E per la prima volta dopo millenni ero più vicina alla morte di quanto ogni immortale lo sarà mai.

L'odore del sangue é diverso per tutti. Anche il sapore, il colore, la consistenza. Le pelli più chiare hanno vene più aspre all'olfatto, ma un sapore più dolce sulla lingua. Le bocche più rosse hanno maggior un gusto più deciso, ma una densità fluida. A me il sangue piace quasi morderlo, separare atomo dopo atomo, globulo dopo globulo. Ma c'è chi preferisce berlo, famelico. Io voglio gustarlo, avere un momento che valga la vita di qualcuno di cui non ricorderò neppure il nome.

«Camila.» Sussurra Normani al mio orecchio, ma so che in questa cattedrale non ci sono segreti: tutti fingono di non sentire, ma ogni sibilo é un urlo per quelli come noi. «Si chiama così, me l'ha detto Jared.»

«Cosa ne sa Jared?» La mia voce segue il discorso, ma i miei occhi sono altrove. La figura della ragazza mi risulta facilmente individuabile anche in mezzo a tutti gli altri. Movimenti imprecisi la nascondano, ma nessuno la vanifica mai. Io di solito il sangue lo succhio, ma stanotte mi ribolle.

«L'ha conosciuta per primo.» Il mio sguardo la fulmina. Lei Incassa le spalle. Non é colpa mia, sono le regole, sembra voler dire, ma dimentica che le regole le ho scritte io.

O meglio: la mia famiglia. O, per essere ancora più precisi: i miei antenati. Ma solo chi porta il mio cognome può mettere mano sull'antico libro e dunque, solo io al Mondo. Sono l'ultima della mia famiglia. Sono tutti morti. Impossibile? No, li ho uccisi io. Se ci fosse qualcuno oltre a me a poter avere in mano le Sacre Scritture, non sarei temuta. Io non divido il mio regno con nessuno e questo vale per tutto.

«Se é così allora...» Lascio la frase in sospeso. Sto riflettendo. Dovrei prendermi la briga di cambiare le regole proprio stasera, mentre un banchetto prelibata di carne sfila sotto il mio naso, o semplicemente dovrei sbarazzarmi di Jared?

«Lauren,» La mani di Normani tents di afferrare il mio polso, ma la mia presa impedisce l'intenzione.

«Non toccarmi. Non mi piace, lo sai.» Fosse stata un'altra persona, avrei già dato il peggio di me. Ma Normani é diversa. É stata morsa nella mia stessa epoca. Ha sopportato le mie stesse disgrazie. É stata lei a porgermi il pugnale per compiere ciò che nessun altro prima d'ora aveva avuto il coraggio di fare. Questo trono appartiene a me, ma lei detiene il gradino su cui poggia il mio piede. É già tanto.

Normani abbassa umilmente il capo. Sospetto lei sappia. Sa perché non voglio essere sfiorata. Sa perché la mia pelle ha dimenticato il tocco di una carezza, perché il mio corpo é traversato solo dalle mani che muovo. Ma non lo dirà. E la rispetto per questo. Altrimenti dovrei uccidere anche lei. La verità é la prima vittima nel cuore di un predatore.

«Quel che cercavo di dire é che non possiamo rischiare di spaventare gli ospiti, non stasera. Ci sarebbero troppe lamentale.» Mi guarda dritto negli occhi. Audace. Ha ragione. Questa sera é attesa da tutti per tutto l'anno, da tutti gli anni.

Organizziamo una festa, ci travestiamo da buone intenzioni e poi, al momento giusto, ci appartiamo per smascherare le vere tenebre sotto il trucco. Mai come durante la notte di Halloween il sangue rinvigorisce le nostre potenzialità, aumenta il nostro ardore. Tutte queste maschere e il vero mostro é quello a viso scoperto.

«Farò la brava...» Mi alzo, le lancio un'occhiata smerigliando un sorriso «O farò ciò che é necessario»

Mi allontano a passi cadenzati. Non ho fretta. Questa sera é appena iniziata e, come dicevo, mi godo ogni atomo, ogni minuto. Il problema della mia specie é l'impeto. Non assaporano ciò che bràmano una volta ottenuto. Io ho imparato a gustare il desiderio quanto l'attesa. Voglio sentire sulla pelle ogni attimo proprio come assaggio sulla lingua ogni goccia di sangue. Sono un mostro, vero, ma amo travestirmi da umana.

Mentre mi avvicino alla ragazza, avverto una strana sensazione. Nuova. Il sapore ferroso del sangue mi si riversa in bocca, proprio come quando un rivolo scarlatto sgorga dalla gengiva, solo che questo gusto non é il mio. É il suo. Com'é possibile? Non l'ho ancora assaggiata. Sono sicura di non aver mai conosciuto nessuno dei suoi antenati perché ricorderei l'odore. Eppure la mia bocca sa di lei.

Ingoio. Non é niente, mi sto sbagliando. Non é così che inizia ogni imperfetta illusione? Non é niente, mi sto sbagliando. Ogni umano ha creato il suo mostro con sei semplici parole.

Afferro la sua spalla e lei si volta subito. Siamo in mezzo alla ressa, non c'è niente di strano nella casualità dei tocchi, eppure lei sobbalza come se i miei polpastrelli la trafiggessero più di quanto i miei denti vorrebbero fare. Avverte il mio morso tramite una carezza. Sa chi sono, e non mi riferisco alla mia natura ma a qualcosa di ancora peggiore: al mio essere.

I suoi occhi ingenui però non colgono le vibrazioni dello spirito e mi regala un sorriso incauto. Le labbra imporporate dal rossetto sono un'anteprima succulenta di ciò che voglio davvero. Il destino sta disegnando ciò che presto sarà mio, il colore mi sollecita soltanto a prendermelo più in fretta.

«Tutto bene!?» Si approssima al mio orecchio. La musica la costringe ad utilizzare un volume fin troppo sopra la media. La sua voce mi rimbalza dentro come l'eco in una grotta, causandomi un momentaneo mal di testa. Già solo per questo vorrei ucciderla lentamente. Ma sorrido e annuisco.

«Mi chiedevo se volessi accompagnarmi a fare due passi.» Io non ho tempo da perdere letteralmente, perché il tempo non scorre per me. Ma stasera, per la prima volta in vita mia, conosco la pesantezza dei minuti e non c'è niente di gratificante in questo logorio. Non é la solita caccia e nemmeno la solita preda. Mi piace... ma non troppo.

«Non ti conosco nemmeno.» Ridacchia. Forse non crede stia facendo sul serio. La mia espressione imperturbabile la convince del contrario. Deglutisce. «Non ti conosco nemmeno.» Ripete, ma stavolta non c'è risata nella sua affermazione.

«Non ti mangio mica.» Abbozzo un sorriso sornione. Oh si, invece.

Lei scuote la testa per occultare un sorriso. So bene cosa vuol dire. Vorrebbe resistere alla tentazione del piacere, ma non può. É una serata divertente e non é venuta qui per fare la parte della brava ragazza. E poi, in mezzo a tanti occhi, cosa potrà mai accadere?

Scrolla le spalle con nonchalance: «Ti seguo.»

La mano della sua amica però rallenta le sue intenzioni. Le mormora di stare attenta, le chiede se é sicura di cosa sta facendo. Pretendo di essere stordita dalla musica, ma non mi sfugge niente. Non a me. Lancio un'occhiata a Normani e lei mi raggiunge agilmente. Non devo neppure chiederglielo, lo sa. Distrarrà l'amica finché non sarà mattina e poi, col Sole, decideremo cosa farne di lei... almeno che Normani non scelga prima. Ci scambiamo un sorriso e anche compagne. Camila scivola vicino a lei e si ritrova davanti a me, mentre Normani sguscia verso l'altra bionda.

Le faccio segno di starmi dietro. Annuisce.

La brezza fresca della notte ci colpisce in pieno viso. La mia pelle non soffre il freddo, perché il sangue si mantiene sempre caldo. Lei rabbrividisce subito. Sfilo il giubbotto e lo faccio passare sulle sue spalle. Mi sorride e ho la certezza che il rossore sulle guance non sia dovuto al cambio di temperatura.

«È una bella festa.» Dice.

«Grazie.»

«Oh, é stata tua l'idea?»

«É mio tutto.» Con un cenno del capo indico l'edificio alle nostre spalle.

«Wow.» Sospira in un sorriso.

«Sorpresa?» Domando, ma tutti i miei sensi sono orientati al suo odore. Il suo sangue dev'essere buonissimo. Ha un'intensità pungente, ma dolce. Speciale. Non vedo l'ora di succhiarlo via tutto.

«Nah, é poco più grande del mio garage.» Questa mi da sorridere e non mi trattengo. Per un attimo le mie fantasie sono spezzate dalla lama di un riso. No. Mi sto facendo distrarre.

La panchina di fronte a noi é la mostra meta. Ci sediamo. Lei si stringe nel giubbotto, ma le gambe lasciate scoperte dal vestito impediscono di riscaldarsi a dovere. Sarà lei a chiedermi di rientrare. Funziona così. Lo so.

«Non ti piacciono i posti affollati?» Chiede. É in imbarazzo. Ha ragione. Mi piace stuzzicare col silenzio, testare il limite della tolleranza.

«Mi piace il silenzio.» É una mezza verità, più di quanto abbia detto mai in millenni. Dovrebbe essere contenta di morire senza menzogna.

«E cos'altro ti piace?» Ha l'ardire di guardarmi negli occhi. Nessuno lo ha mai fatto, a parte Normani. Nemmeno chi non sapeva il mio nome o le mie origini ha avuto il coraggio di sfidare il mio sguardo grigio, ma lei non sembra turbata e, anzi, é proprio adesso che le sorti di questa notte cambiano scopo.

Tutti noi siamo destinati ad avere gli occhi grigi. Ci rende imperscrutabili e il mistero é io segreto di una lunga vita. Nessuno sa che colore siano i propri occhi. Nessuno li vede per come sono

Camila sorride: «Hai gli occhi verdi come mia madre.»

Il sangue mi si gela dentro. Come ho detto: abbiamo sempre il sangue caldo. Non stasera. Stasera di caldo c'è solo il mio respiro e per un essere morto millenni fa, é un fatto alquanto strano. Che cosa vuol dire questo? Perché lei vede il mio colore? Chi é?

Sono talmente esterrefatta che per poco non mi lascio sfiorare. La sua mano arriva vicino al mio viso, ma la scanso giusto in tempo. Balzo in piedi e le dò le spalle.

«Stai bene?» Domanda preoccupata, nascondendo le mani in tasca per rinnegare ogni tentazione.

«Tutto bene, ma fa troppo freddo. Meglio rientrare.» Mi sono appena sbugiardata, ma non é questo il punto. Il cuore mi infuria nel petto e sento nuovamente il sapore del sangue in gola, ma non é il mio.

«Certo, puoi mostrarmi il bagno prima?»

Impiego più di una normale frazione di tempo, ma alla fine annuisco e senza dire una parola la Guido attraverso la folla verso il secondo piano. É stato un errore, una rifrazione luminosa. Un gioco della sera. Ma ora basta giochi. Ora si fa come dico io. E di nuovo, un'altra illusione: questo si che é un gioco.

Conduco Camila nella mia stanza. Sembra scettica, ma non vuol passare per la ragazza timorosa. Mi segue senza beghe. Le indico il bagno e mi siedo sul letto, aspettandola. Mentre lei é impegnata, chiudo la porta a chiave. La trappola é stata tesa e cosa ancora più importante: la fuga é stata impedita. Sorrido allo specchio. Stasera e solo per stasera, anche noi possiamo vederci. I mostri hanno un solo giorno di vanità, a quanto pare.

La porta cigola. Lei rientra. Non c'è più tempo per temporeggiare. La notte é ancora lunga, ma finirà. Devo essere più determinata. Mi sto solo prendendo ciò che é mio. Se non vuole darmelo, tanto meglio: é più divertente persuaderle, lusingarle fino a convincerle. Anche a me piace fingere di essere chi non sono. Millenni nello stesso corpo valgono istanti di improvvisazione.

Camila si siede sul letto accanto a me. Lei non recita. Non ha bisogno di interpretare il ruolo della brava ragazza. Sa cosa vuole da quando l'ho toccata. E io so che lo vuole perché sento il suo cuore accelerare. Non é paura, é desiderio. Entrambe ne abbiamo uno, solo che il mio é per il suo sangue e il suo per il mio corpo. Peccato che solo una delle due otterrà cosa vuole e non sarà lei. Lo vorrei? Certo. É bellissima... Ma non posso. Come ho detto: non posso essere toccata. Non senza il rischio di perdere l'apatia. Non crederete davvero che i mostri siano fatti per esserlo? Tutti noi, ed un certo punto, vogliamo dimenticare di esserlo e ognuno ha i propri metodi. Non possiamo rivelarli a nessuno. Il mio é questo: non provo niente finché non vengo risvegliata da un tocco diverso. Normani mi vuole bene e Camila mi vuole e basta. Entrambe pericolose.

«So perché mi hai portato qui.» Dice e per un attimo temo lo sappia per davvero, ma sorrido: impossibile.

Si approssima al mio orecchio. La lascio fare. I brividi corrono lungo la mia schiena, ma sono sicura che nessun centimetro della sua pelle stia toccando il mio. É lo stesso perché ciò che dice vale più di un contatto: «Ti voglio anche io.»

Non sono mai stata famelica, mai ingorda, mai impaziente, ma le sue parole scuotano l'animale che ho dentro. Per la prima volta ho fame e non di sangue. Non farlo, non farlo. Ma il sangue ribolle troppo per ascoltare i pensieri. L'istinto é una bestia che la ragione non può domare. Afferro le sue guance e mordo le sue labbra. Lei geme mentre un rivolo di sangue le scorre sull'angolo della bocca. Lo pulisco con la lingua prima di entrare dentro la sua bocca. Il sangue si mescola al suo sapore e al mio e non ci capisco più nulla. Non ho mai baciato un'umana. Sono le creature più deboli che abbia mai conosciuto, ma stasera sono così vulnerabile da agognarne uno.

Qualcosa dentro si rompe. Non é un male. Non tutto ciò che va in frantumi é perso: a volte é proprio rompendo i pezzi che ci ritroviamo. Credo di aver perso molto più di quanto credevo e adesso vorrei recuperarlo in un fiato.

Camila muove le sue labbra contro le mie,bagnando ciò che é rimasto arido per tanto tempo. La sensazione é piacevole, ma devo comunque ucciderla, anzi: a maggior ragione. Se mi fa sentire, deve morire. Se non la uccidessero le mie mani, ci penserebbero comunque i miei pensieri e sarebbe molto peggio. Morire nella mia testa é non trovare mai riposo. Amen.

Ma poi, senza accorgermene, il mio corpo é inondato da troppi rinnovati sentori per percepirne altri e le sue mani battono le mie reazioni. Mi sfiora le spalle e l'armatura di una vita ora é solo pelle. Sono come lei in questa stanza. Anzi no, no perché la voglio più di quanto lei potrà sperimentare mai. Il suo cuore ha dei limiti che il mio non conosce ed é per questo che dovrebbe sempre stare spento.

Ma stasera é tutto acceso. Vivo su questo pianeta da millenni e l'unica cosa che abbiamo in comune con gli esseri umani é solo una: il desiderio. Amiamo in modi diversi, odiamo in altrettante sfumature, ma ci vogliamo allo stesso modo. Pericoloso. Ciò che é diverso, é complicato. Ma ciò che é uguale, é irrefrenabile. No, non sempre un bene. Guardate questa sera. Una notte che mi costerà forse cent'anni.

Eppure mi spoglio. E la spoglio. E il suo corpo si incastra perfettamente alle mie movenze. Entrambi sanno cosa vogliono e anche come prenderselo. Lei non pretende di dimostrare la mia stessa audacia, ma sono i suoi gemiti a generarla in me. Ho già desiderato un'umana prima di questo momento, ma non ho mai azzardato sconfinare dal pensiero all'azione. Stanotte si annullano anni di proibizioni, decadi di privazioni. Come dicevo, non sempre ciò che si sgretola é distruzione. Con i polpastrelli sbriciola ogni funzione di me, centimetro di pelle dopo centimetro. Il suo respiro affannoso all'orecchio, riecheggia in luoghi che avevo consegnato all'ombra. Sono la guardiana di me stessa e mi sto corrompendo. Il mio corpo é un tutt'uno con il mio spirito ed entrambi stanno godendo. É finita per me. La carne e l'anima sono state unite dal desiderio e non c'è niente di peggiore del risvegliare un animale con un istinto primitivo. Non conoscono il limite, non sono mai sazi, vanno a caccia anche senza fame. E io sono più bestia che uomo. E da oggi sono umano solo per lei. É terribile. Un impero fondato su un cuore bramoso. Terribile.

Le sue unghie graffiano la mia schiena. Vorrei mi scorticasse la pelle fino al cuore, così smetterei di sentirlo battere, smetterei di sentirlo chiedere "ancora". Accontento prima le labbra. Anche loro ne vogliono di più. Assaggio il sapore della sua pelle su ogni porzione del suo corpo e mai mi balena in testa l'idea di strapparle via una goccia di sangue. Voglio che nelle sue vene scorra il piacere e solo se la mantengo la vita posso avvertirlo. Lo sento sotto i polpastrelli, attraverso gli strati della sua epidermide, fluisce dal suo corpo al mio con un solo tocco. Sono come carta velina su di lei, ricopio tutto ciò che é suo su di me. E adesso non si sa a chi appartenga maggiormente.

I suoi occhi si annebbiano un poco. É confusa o forse stremata. Il tempo non é un mio avversario, dunque non so più calcolarlo. Non so quanto ne sia trascorso. É ancora buio fuori o solo in questa stanza é per sempre notte? Percepisco il suo piacere sul palmo della mano mentre accarezzo il suo ventre. So dove mi vuole, perciò non devo far altro che soddisfarla un'ultima volta. Camila si inarca verso di me e soffoca un gemito con i denti. É la prima e unica volta che i miei canini fuoriescono, ma ha ancora gli occhi socchiusi, non sa quanto vicina alla morte sia... e per stasera non lo scoprirà.

Qualcosa in me é tornato in vita dopo questa sera. Devo prima uccidere la parte di me che ha resuscitato e poi verrà il suo turno. Non la odio per avermi fatto questo, ma non la capisco e forse é peggio.

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