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Capitolo IX - Sistemare le cose

Capitolo IX

Sistemare le cose

Lasciarsi cadere tra le braccia di Dazai era stata una delle cose più belle che erano successe a Chuuya dal giorno in cui Osamu se ne era andato.

Il moro era come un uragano che distruggeva tutta la sua felicità, ma anche l'unico che poteva rimettere ogni cosa  al suo posto e ridar ossigeno a quel nanetto di Nakahara che senza di lui non riusciva  a stare.

Anzi, Chuuya era più che capace di badare a se stesso da solo. Probabilmente dopo  parecchio tempo sarebbe riuscito anche a riprendersi dalla mancanza di Dazai...

Però l'ossigeno non sarebbe mai stato abbastanza.

Sarebbe sempre mancato qualcosa...

Si era così rilassato stando accoccolato sul petto del suicidomane che si era addormentato tranquillamente.

Aveva nuovamente abbassato tutte le sue difese di fronte a quegli occhi marroni.

Ma che poteva farci?

Dazai lo feriva sempre, ma avrebbe comunque creduto in lui. Gli avrebbe affidato ancora la sua vita se ce ne sarebbe stato il bisogno.

Agh, l'amore...

Il rosso sembrava un angioletto mentre dormiva.

Dazai gli tolse alcuni capelli dal viso e continuò ad osservarlo. Non era la prima volta che lo faceva.

Era capitato spesso che si fosse svegliato per primo dopo una focosa nottata. Nakahara era sempre così sfinito che crollava addormentato senza alcun problema.

Ogni tanto faceva anche alcune buffe espressioni, soprattutto scontente se non sentiva più la presenza di Dazai. Aveva sempre la costante paura di perderlo che al minimo rumore spalancava gli occhi e lo chiamava, oppure si  svegliava in maniera meno rumorosa cercandolo con lo sguardo.

Era come un cagnolino che voleva evitare che il padrone lo lasciasse solo per chissà quanto tempo. La sua unica certezza era che per il suo calore il moro sarebbe tornato nel suo letto.

Alcune volte nel sonno, Chuuya perfino lo minacciava di ucciderlo. Tutto ciò con un'espressione così adorabile che davvero avrebbe potuto togliere la vita.

Seppur Dazai fosse uno difficile da far morire...

Gli passò una mano tra i capelli rossi e, finalmente, poté pensare a ciò che era, e sarebbe, successo di lì in poi.

Le cose erano cambiate.

Avrebbero avuto un figlio, eh?

Non era la prima volta che capitava che il rosso diceva che aspettava suo figlio. Era già successo dopo la loro prima volta.

Ma allora era tutto diverso...

Erano degli adolescenti che si comportavano da adulti, ma restavano pur sempre dei ragazzini.

Poi, quella volta, in cuor suo, Dazai sapeva di non volere un figlio da quel ragazzino rosso che appena aveva conosciuto.

Anzi, in generale non voleva essere padre.

E chi lo avrebbe voluto a quindici anni? O forse ne avevano sedici... In ogni caso erano davvero troppo giovani per qualcosa del genere.

Dazai sei anni prima, se davvero Chuuya avesse aspettato loro figlio...

Lui...

No, non sapeva neanche dopo sei anni, o cinque, cosa avrebbe fatto allora.

E non importava più, oramai. Quella volta era stato solo un falso allarme che era servito a spaventarli e a renderli più cauti per le volte avvenire.

Forse non abbastanza, però...

Alla fine anni dopo erano finiti nella stessa situazione, ma questa volta per davvero.  Nessun falso allarme. 

Il bambino non era ancora nato, vero, ma c'era.

Sarebbe venuto al mondo.

Non era un qualcosa che si poteva ignorare e basta.

E neanche cancellare come una linea sbagliata su un foglio bianco.

Dazai portò una mano alla pancia di Chuuya. Era qualcosa di davvero appena accennato, eppure su quel fisico,  sempre molto magro,  era evidente che qualcosa fosse cambiato.

Dazai non era felice.

Non aveva scelto lui che quella vita venisse creata. Non aveva neanche mai concepito nella sua testa che lui e Nakahara potessero aver un figlio...

D'altra parte, seppur l'idea fosse quasi terrificante, per certi punti di vista (sopportare un Chuuya in piena cresi ormonale per sei mesi o più... ), non era tanto cattiva.

Conosceva Chuuya da anni. Non erano più due perfetti sconosciuti come all'inizio del loro travagliato rapporto.

Tra loro c'era un legame, sia fisico che sessuale, che Osamu non poteva di certo negare.

Non che ciò  rendesse il rosso il partner perfetto con cui aver un figlio... Ma non era neanche il peggiore.

Non avrebbe mai voluto avere un figlio con una  persona a caso.

Chuuya non era uno qualunque per lui.

Era una persona di cui si fidava. Una persona leale, forte e... bassa.

C'era poco da fare. Era davvero basso.

"Spero che non erediti l'altezza da lui" pensò istintivamente e le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso.

Pian piano l'idea di aver un figlio da Chuuya gli sarebbe piaciuta. Aveva solo bisogno di tempo. Non era un qualcosa che si poteva accettare in qualche attimo.
Era una scelta che avrebbe sconvolto le loro vite.

La loro non sarebbe mai stata una famiglia normale. Dazai non sarebbe stato un semplice impiegato che dopo il lavoro torna dal suo omega casalingo e gioca col figlioletto.

Oh no, mai. Lui avrebbe continuato a star all'agenzia e avrebbe fatto ciò che andava fatto.

Chuuya, poi... Mai lo avrebbe visto nei panni del perfetto omega da manuale.

Rise al solo pensiero.

Il rosso non era come gli altri, ecco perché non lo annoiava mai, lo attraeva e aveva conquistato il suo cuore.

Non sapeva se quello fosse amore.

Dazai non sapeva cosa fosse l'amore. Lui non aveva mai provato qualcosa del genere prima.

Amicizia? Quella sì, una volta, ma non era finita bene...

Affetto? Mhm, dai, sì. Qualcosa del genere.

Quello che provava per Nakahara era diverso, però. Era qualcosa di nuovo che per quanto mettesse le distanze con l'altro non cambiava.

In ogni caso, in quel momento i suoi sentimenti non erano importanti.

Lavorava all'Agenzia di Detective Armati e Chuuya alla mafia. Quello era un serio problema, soprattutto alla nascita del bambino. Qualcuno con un conto in sospeso con lui o Chuuya avrebbe potuto puntare a quella creatura ancora troppo debole per difendersi solo per vendicarsi di loro.

Il mondo era un posto spietato, soprattutto per persone come loro che avevano raggiunto un certo ruolo nella malavita.

Ciò voleva dire che gli toccava far una certa visita per evitare di aver problemi in futuro. Doveva evitare che qualcuno potesse solo avvicinarsi a sul figlio.

Lui già sapeva?

Sicuramente sì. Era una persona troppo acuta per non aver notato ciò che stava succedendo a Nakahara.

Dazai sperava solo che quella persona non diventasse un problema per loro tre.
Anche se avrebbe dovuto far un patto col diavolo, lo avrebbe fatto per loro.

Stava per aver una famiglia, eh?

Mentre il moro ragionava tenendo ancora tra le braccia il rosso e una mano sulla sua pancia scoperta, Chuuya si svegliò. Quasi come se gli ingranaggi nella testa di Dazai avessero provocato un tale rumore da ridestare Nakahara dal suo sogno.

Stava sognando Dazai. Loro due insieme, felici.

Che originalità...

Sotto sotto, forse neanche troppo, l'omega era un giovane romanticone. 

Anche se probabilmente il suo senso del romanticismo era strano. Trovava romantico uno scontro spalla contro spalla con la persona che amava per distruggere qualche nemico, ma non una cena romantica in un ristorante costoso e lussuoso.

Pestare i nemici era più  divertente, soprattutto era era arrabbiato.

Arrossì e spinse Dazai facendo cadere il divano e se stesso. Aveva agito senza pensare, ancora. L'imbrazzo l'aveva sopraffatto.

Essere toccato da Dazai in un momento in cui non era cosciente... Lo faceva diventare rosso fino alla punta delle orecchie.

Lui gravitava sopra il moro fingendosi indignato mentre mostrava, involontariamente, tutto il suo imbarazzo. -Che diavolo stavi facendo mentre dormivo?! Perché mi toccavi?!-

Dazai si massaggiò la testa con cui era sbattuto cadendo all'indietro insieme a tutto il mobilio. Fece una smorfia di dolore. Aveva fatto un gran male ed era stato inaspettato non avendo notato Chuuya svegliarsi. -Stavo solo toccando per vedere se fosse tutto reale- disse rialzandosi e passandosi una mano tra i capelli  scuri. -La pancia é abbastanza evidente. Come l'hai nascosta a Mori?-

Chuuya prese quelle parole quasi come un "Sei ingrassato" e cominciò a gravitare per la stanza tenendo le gambe contro al petto. -Non farlo mai più, stronzo- disse senza, apparentemente, nessuna intenzione di tornare giù.

Osamu sapeva quali erano i punti deboli del rosso perciò ci mise poco a capire cos'era successo. Rise divertito.

Sì, Chuuya non era per nulla noioso.

Sarebbe stato divertente ed interessante veder Chuuya Nakahara che faceva da mamma al loro bambino.

Lo voleva proprio vedere.

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