Figlia dell'arcobaleno
Capitolo XIX
Figlia dell'arcobaleno
Harmonia si alzò all'alba per via di un brutto sogno. Le immagini dei Vrykolakas continuavano a tormentarla senza lasciarla, soprattutto quando si abbandonava all'abbraccio di Morfeo.
Si sciacquò il viso per provare a riemergere da quello stato di sonno in cui non si sentiva ancora di essere uscita completamente. -Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, prima degli allenamenti...- disse fra sé e sé asciugandosi il viso.
Erano giorni che ripeteva quella routine e già era stanca: stava mettendo parecchio sotto sforzo il suo corpo non abituato a simili allenamenti.
Semmai avesse dovuto fare i conti con qualche vampiro era certa che non sarebbe stata capace di far molto, proprio come all'inizio. E pur vero che aveva affinato le sue contromosse e riusciva a non essere battuta subito da Soter usando i pugnali... lui ci metteva trenta secondi per disarmarla... Un buon risultato per una novellina, secondo lui, ma lei si sentiva una incapace: Lexy riusciva a tener testa ad Alexander per quasi un minuto e mezzo e, a quanto le aveva detto il figlio di Apollo, l'altro era un eccezionale spadaccino.
La sua amica era sempre stata piuttosto agile e capace negli sport, tuttavia non era mai entrata in nessuna squadra, al contrario di lei.
Si mise di fronte all'immensa cabina armadio della camera che le era stata data. Hestia le aveva detto che era solo una delle tante stanze che Afrodite aveva fatto preparare per i suoi figli, solo un qualcosa di "piccolo" e grazioso per i suoi adorati pargoli.
Quella stanza era enorme con annesso un bagno dalle proporzioni esorbitanti con ben due armadi pieni di cosmetici, sali da bagno e altre cose di cui aveva solo sentito parlare in qualche programma televisivo dedicato alla cura della propria persona.
Entrò dentro la cabina armadio e cominciò cercare qualcosa da mettere; scelta molto ardua vista la grande gamma di abiti che aveva a disposizione. -Devo allenarmi pure stamattina... Meglio se opto per qualcosa di comodo...- sussurrò a se stessa, presa dalla situazione. Almeno qualcosa non era cambiato: ci metteva ancora dei secoli a capire cosa mettere.
Alla fine prese un semplice vestito giallo limone e un collant verde mela che le arrivava fino a sopra il ginocchio, un paio di scarpe da ginnastica e si fece degli odango per stare più comoda senza che i lunghi capelli la infastidissero.
I corridoi dell'infinita villa erano silenziosi come sempre, in fondo erano troppo pochi ad abitare in uno spazio così vasto. Ben presto, dei passi rieccheggiarono fra le mura color cielo dello stretto e lungo spazio che stava attraversando. "Chissà chi si é svegliato a quest'ora..."
Continuò a camminare tranquillamente quando si ritrovò di fronte a una ragazza sconosciuta. -Oh... Ma chi sei?- si allarmò non poco.
L'altra fece un urletto per la sorpresa e la paura e, senza darle il tempo per dire altro, si ritrovò rinchiusa in una specie di gabbia turchese con degli arcobaleni che si annodavano ai pilastri. -C...Cosa?!- gridò cadendo con il sedere per terra.
-Oddei! Scusa, scusa, scusa!- la sconosciuta aveva dei capelli bianchi legati in due codini, non molto lunghi, e gli occhi chiarissimi. Bassa con una corporatura minuta sembrava una ragazzina, al contrario della sua reale età. La pelle era bianca, messa ancor più in evidenza dalla maglia lillà a giromaniche a collo alto e dagli jeans chiari e lunghi. -Non volevo- i suoi occhi si fecero dapprima lucidi, successivamente scoppiò a piangere come una bambina dell'asilo.
Harmonia era basita. "Prima mi rinchiude, mi dice che le dispiace e infine scoppia a piangere...". No, non era normale.
-Hey. Che sta succedendo?- domandò qualcuno alle spalle della sconosciuta.
Essa si allarmò e baam... Anche Soter rimase rinchiuso in una cella uguale a quella della figlia di Afrodite.
-Rainbow! Ma che cosa stai facendo!?- Soter assunse una posa arrabbiata e si rivolse all'albina. -Devi smetterla di attaccare quando vai in panico. Hai ventitré anni, ormai!-
-Scusa Sotty- cominciò a piangere ancora più disperatamente.
-Che cos'è tutto questo casino?- Alexander camminò a passo lento verso di loro. Analizzò la situazione e poi, seccato, si rivolse a Rainbow. -Devi imparare a controllarti- dichiarò atono. -Che seccatura... fino a domani rimarrete così-
-Eh?! Stai scherzando?- la bionda strabuzzò gli occhi. Rimanere per un giorno intero rinchiusa in una gabbia nel bel mezzo di uno dei tanti corridoi di quell'enorme villa... No, non le piaceva affatto come prospettiva. -Non potresti spezzare questo incantesimo... o qualcosa del genere...- provò a comunicare con l'albina, tuttavia era difficile parlare con lei per via che non stava prestando attenzione a nessuno, occupata a piangere com'era.
-Datti una calmata- le ordinò Alexander, anche se le sue parole potevano sembrare dure, ciò non valeva anche per la sua voce che era stranamente più... addolcita, però di poco.
-V...va b...ben...ne A...Alex- mormorò Rainbow asciugandosi le lacrime con i palmi delle mani.
-Che sonno...- si sentì uno sbadiglio. -Che é tutto questo baccano all'alba?- Era chiaramente Lexy. La mora sbucò da uno dei numerosi corridoi e guardò la situazione sbigottita. -Ma che é successo? Avete litigato?- azzardò ironicamente. Prontamente mise una mano vicino alla cintura con appesa la spada della madre.
C'era una sconosciuta, vero, ma non sembrava tanto pericolosa da tirare fuori la sua arma perciò decise di capire prima che cosa stava succedendo e successivamente agire.
-Lei é Rainbow- fu sbrigativo Alexander.
La ragazza appena nominata guardò Lexy, incuriosita. -Tu devi essere la figlia della Divina Artemide...- sussurrò -sei identica a lei...-
-Conosci mia madre?- Lexy tolse la mano dall'impugnatura della spada, istintivamente.
-Sì... Anche lei era...- cominciò a indicare distrattamente la posa della figlia di Artemide che un momento prima era pronta per la battaglia. I movimenti delle mani erano agitati e distratti. -Ehm... Scusa, non so proprio come spiegarmi... Uhm... direi che la divina Artemide era sempre pronta a combattere... Sei molto simile a lei... Hai lo stesso suo sguardo...-
"Non sembra per nulla pericolosa... anzi, è innocua. Devo però stare attenta perché non sa controllarsi e finirei come Harmony e Soter." ragionò Lexy, cercando di rimanere lucida. Alexander e Soter non sembravano preoccupati da quella presenza, però, ciò non voleva dire per forza che era tutto apposto.
-Lexy! Lei é Rainbow. É come noi. É la figlia di Morfeo, il Dio dei sogni, e Iris la Dea dell'arcobaleno- le spiegò suo cugino.
-Non mi avevate detto che ce ne sono altri di cui sapete l'esistenza- irritata si mise dritta, smettendo di essere completamente in allerta, conscia che non avrebbe combattuto: era una loro compagna.
-He he- ridacchiò imbarazzato il biondo portandosi una mano dietro la testa e passandosela fra i capelli. -Colpa mia, Hestia mi aveva chiesto di dirtelo, ma mi sono dimenticato. Scusa cuginetta-
-Soter, sei un idiota- Alexander incrociò le braccia al petto. -Adesso vado dalla Zia Hestia per chiederle cosa fare- spiegò, rimandando comunque molte risposte.
-Lex, mi hanno detto che dovrò rimanere qui fino a domani- Harmonia controllò se poteva passare fra i pilastri della gabbia, senza successo. Sarebbe dovuta essere molto più piccola per usare una simile uscita.
-Ah... cavoli Harmony...- Lexy si portò una mano sulle tempie, stanca. Non poteva passare neanche una giornata in pace senza che succedesse qualcosa?
La bruna si mise di fronte alla prigione della sua migliore amica, notando solo in un secondo momento la testa albina di Rainbow china di fronte a lei.-S... scusa ancora- mormorò con la voce strozzata dal pianto. -Io... non volevo rinchiuderti- si rivolse ad Harmonia.
-Ma che stai facendo?!- la bionda si stupì. "La maggior parte delle persone che conosco é troppo orgogliosa per chinarsi e chiedere scusa... Questa ragazza é ben diversa dal mondo fatto solo di apparenze a cui appartengo" -Non...- mise da parte il suo orgoglio, intenerita dal comportamento di quella ragazza che, secondo quanto aveva sentito, doveva essere la più adulta lì. -Alza subito la testa. Abbi più rispetto per la tua dignità- incrociò le braccia al petto rimanendo dritta con un'espressione seria in volto.
Gli occhi della ragazza si spalancarono per la sorpresa. Saltò in avanti, prese le mani della figlia di Afrodite e le strise saltellando. -Mi piaci! Da ora in poi siamo amiche!- decretò felice. Se non era per gli occhi lucidi, non si sarebbe mai notato che, in precedenza, aveva pianto.
-Hmm...- Harmonia guardò Lexy che, a sua volta, stava guardando lei. -Ehm... va bene...-
-Bow, fai amicizia troppo facilmente, non sai neanche come si chiama- ridacchiò Soter che aveva assistito a tutta la scena non molto sorpreso: era fin troppo ben abituato a quella sua semplicità.
-Suvvia Soter, un tempo eri più simpatico. Sei stato troppo tempo con Ale!- sorrise raggiante la figlia di Morfeo.
-Ehi! Io sono simpaticissimo! É questa gabbia che limita le mie numerose qualità! Non é che hai imparato a farle svanire, sai... si sta un po' scomodi. Giusto Harmonia?-
-Sì... é così- annuì la bionda.
Rainbow si rattristò. -No... non so ancora farlo- disse a bassa voce, triste.
-Vorrà dire che stanotte andranno solo Lexy, Elyssa e Alexander a caccia- Hestia entrò a passo lento ed elegante nella sala. Ricordava un'incantevole sposa, con il vestito panna che indossava, quel giorno. -Lexy, siccome é nuova e inesperta, andrà con Alexander, mentre Elyssa andrà da sola- continuò.
-Z...- Soter stava per dire qualcosa ma la rossa lo bloccò subito.
-Andrà bene. Ho fiducia nei miei adorati nipoti- accennò un sorriso carico di aspettative e fiducia. "Mi sorprende che si fidi di me e Harmony... non ci conosce."
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