L'insana figlia di Marte
Oh voi, diafana fanciulla da li dorati capelli,
la qual da la sacra foce de lo Tevere
espandete, irradiate, l'argentea luminosità,
come una Nereide, tosto da le acque t'elevi.
Oh voi, Lucrezia Commoda di genesi marziale,
Protettrice de la Urbe,
impugnasti la bronzea lama
e rapida e forte guidasti
le imperali truppe alla vittoria!
Oh voi, guerriera fanciulla,
v'innalzate su mura imponenti, in piedi,
dominando la somma e splendida Roma,
ne l'abbagliante armatura la quale recate indosso,
all'urlo di battaglia, esclamasti:
"Genti venuti da lo misterioso Oriente,
Figli de la lucente Babilonia,
Discendenti de lo bellicoso popolo Assiro,
nel sanguine vostro scorrea la civiltà di Akkad,
udite, sgomenti, le mie sacre parole!
Giammai, oh voi, l'Italica Patria,
l'Eneica Terra dei padri attaccherete!"
Co li occhi sgranati e folle sguardo su lo volto,
Commoda pien d'ira,
s'appresta a continuar lo suo sproloquio:
"Voi tutti guerrieri, miei frati,
la magnifica Urbe proteggete!
Oh padre Marte Vendicatore!
Che tu possa guidar le loro spade lucenti,
e li archi tesi co le celeri frecce saettanti,
e che tu conduca li carri scattanti!
A voi genti orientali,
al di là de lo immenso fiume Eufrate
co lo ultimo mio fiato, guerra dichiaro!"
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