Fine prima parte
Fine prima parte
L’ultima cosa che aveva sentito era stata quella voce cupa e sinistra, poi tutto era svanito lasciandolo solo in un buio quasi accecante e circondato dall’oscurità. La realtà era completamente svanita.
Gajeel aveva chiuso e riaperto gli occhi più volte, cercando di svegliarsi da quell'incubo e di tornare allo scontro con Iwao, a tornare da Levy; ma non riusciva a vedere altro che nero, una distesa infinita color pece in cui lui fluttuava incapace di uscirne.
“Tu non mi avrai! Non riuscirai a controllarmi… Sono io il padrone di me stesso!”
Ancora quella voce, si girò di scatto cercandone l’origine ma era tutto inutile, quella cosa non era una presenza fisica, ma era dentro la sua testa come se fossero un'unica entità.
“Sono finalmente libero… E sto facendo ciò per cui mi hanno costruito… Tu non mi fermerai…”
Che cosa era esattamente questo essere e perché lui avrebbe dovuto fermarlo? Non riusciva a capirlo o a comprenderlo, ma sapeva che se Levy fosse stata lì con lui sarebbe stata in grado di rispondergli. Vide il volto della turchina davanti a se nella sua mente e il cuore gli si strinse facendogli portare la mano sul petto. Al momento non gli interessava rispondere a tutte quelle domande, voleva uscire da lì e sapere come stesse Levy, se era ferita e se avesse bisogno di lui.
“Vuoi vederla eh?... D’accordo…”
La voce parlò ancora leggendogli nella mente e una tenue luce gli illuminò le spalle, il cuore aveva ripreso a battere e gli saltò in gola, gli occhi gli si serrarono, i lunghi capelli scuri fluttuavano nell’aria liberi da ogni forza, si girò e finalmente, in quella luce, la vide. Coraggiosa e determinata come non l’aveva mai vista, la mascella serrata e le pozze di sabbia, che aveva al posto degli occhi, puntavano nella sua direzioni carichi d’odio. Con la mano sinistra si reggeva la spalla destra e solo in quel momento il corvino si accorse che stava sanguinando copiosamente.
«Levy! LEVY!» Gajeel iniziò ad urlare e si mosse verso l’immagine della ragazza, ma un muro invisibile lo bloccò impedendogli di proseguire oltre.
Il cuore aveva deciso di smettere di battere, gli occhi scarlatti gli pizzicavano e cercavano di far uscire le lacrime anche se lui si imponeva di non farle scendere, perché quello che stava osservando non stava accadendo veramente. Lei non stava combattendo una battaglia troppo grande per il suo piccolo corpo, lui non era lì fermo a non far nulla.
“Tu non puoi far niente… Sei bloccato qui dentro, nella tua mente… Nella nostra mente… E presto la ucciderò…”
«Maledetto! Cosa hai contro di lei? Mostrati!»
“Io non provo nulla, è solo il mio compito… Tu non mi controllerai… Sono io il padrone di me stesso…”
Il silenzio tornò a regnare sovrano in quel mondo di tenebre, Gajeel strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche, le emozioni che stava provando in quel momento e i sentimenti erano come amplificati. Non si era mai sentito così furioso in tutta la sua vita, né quando era solo al mondo e le altre persone lo maltrattavano, né quando si era reso conto che Metallikana lo aveva abbandonato. In una qualche strana maniera era come se fosse stato a diretto contatto con la sua stessa anima, e osservando l’immagine di Levy, che lottava per la vita, vedeva quanto la sua di vita fosse stata vuota senza di lei e quanto lo sarebbe stata se lei se ne fosse andata.
“Non angustiarti… Non rimarrai solo per molto… E piangere è inutile…”
Il corvino sussultò leggermente quando sentì nuovamente la voce, e si portò una mano sul volto per constatare la veridicità delle sue parole, calde lacrime avevano iniziato a rigargli le guance senza che lui se ne rendesse conto.
«Cosa mi stai facendo?...» Cercò di essere minaccioso, ma le parole appena pronunciate gli erano uscite incrinate dal dolore e dall’angoscia. Lui non doveva essere lì, doveva salvarla…
“Io nulla… Questo è il tuo animo… Lei morirà ma non rimarrai solo per molto tempo… Ti verrò a prendere e ti ucciderò… Cosicché entrambi, sia io che te, possiamo essere completamente liberi!”
La voce aveva cambiato tono, era diventata quasi gentile e cercava di essere in qualche modo liberatoria. Quelle semplici parole lo stavano facendo assopire, come se fossero state una nenia, perdendo quel poco di lucidità che gli rimaneva, ma l’odio era ancora lì, nascosto in fondo a quelle parole e Gajeel lo percepiva. Cercò di concentrarsi su quel sentimento per rimanere cosciente, per poter osservare Levy ed esserle vicino in qualche maniera anche se era bloccato in quel luogo con quella voce. Doveva resistere per lei.
All’improvviso quello specchio sulla realtà incominciò a muoversi avvicinandosi alla figura della ragazza, lentamente e con un'andatura ondeggiante. Stava osservando la scena dal punto di vista di Iwao. L'uomo si fermò a pochi centimetri da lei e le tirò un calcio dritto nelle scapole facendola crollare a terra boccheggiando in cerca d’aria, il rumore delle ossa che si frantumavano arrivò fino alle sue orecchie e Gajeel sapeva che si sarebbe ricordato quel suono per molti anni, svegliandolo la notte fonda con i sudori freddi e il cuore a mille.
Iwao ghignò, vedere la figlia a terra lo divertiva, ci godeva, il ragazzo lo sapeva anche se non poteva vederlo. La prese per i capelli e la sollevò da terra facendola gemere di dolore e facendo scendere altre calde lacrime sul volto di Gajeel. Levy si aggrappò al braccio del suo torturatore, cercando di diminuire la fitta che stava provando alla testa, l'uomo rise nuovamente per poi tirarle un pugno nel plesso solare.
«LEVY!» Il corvino urlò tutta la sua disperazione e pianse come mai aveva fatto, le mani strette a pugno picchiavano ripetutamente contro quel muro invisibile.
«Cosa c'è? Non sei più spavalda come prima eh?... Il gatto ti ha mangiato la lingua? Ahaha!»
Quella voce gli fece gelare il sangue nelle vene, non era più la voce dell'uomo contro cui aveva combattuto, quella voce si era unità a quella di qualcun altro, creando un effetto cupo e sinistro.
“Presto cederà anche lui… E lo controllerò completamente, acquisendo un corpo tutto mio!”
Gajeel finalmente comprese, comprese chi era a controllare Iwao, capì cosa era quella voce nella sua testa e capì, perché lui avrebbe potuto controllarla.
Il fuoco creato dall’esplosione non si era propagato alle case accanto alla locanda, ma era divampato talmente in fretta e talmente ferocemente che le pareti, le travi e i mobili si erano carbonizzati all’istante. Nonostante questo però le fiamme non si erano spente ma avevano continuato a divampare, e solo in quel momento si stavano finalmente placando, grazie ai vari membri della gilda, con l’aiuto di Juvia e Laxus, che si erano mobilitati. Per questo motivo non si erano accorti di un’ombra che usciva dalle ceneri della locanda e che sgattaiolava via per i vicoli bui.
Kizuato si osservava in giro con gli occhi neri semichiusi, era stato in quella cella sotterranea priva di ogni tipo di illuminazione per troppo tempo, e adesso anche il leggero bagliore delle fiamme gli infastidiva la vista. Un leggero sorriso gli comparve sul volto l’esplosione aveva rotto l’incantesimo che lo confinava in quella stanza e una volta tolto quello uscire fu fin troppo facile, la domanda ora era cosa avrebbe fatto. Fuggire non aveva senso, il Djin sarebbe riuscito a trovarlo senza grossi problemi e lo stesso valeva per il biondino, in più la vita da fuggiasco non faceva per lui, lui amava combattere, amava sporcarsi le mani di sangue e strappare via la vita dalle persone. Non se ne sarebbe andato, lì c’era la guerra, lì c’era quello che aveva sempre desiderato, perché andarsene?
«Hey tu!» Due soldati gli si avvicinarono con le spade alzate pronto ad attaccarlo, poveri sciocchi.
Si mosse prima che potessero anche solo capire con chi avessero a che fare, con un colpo li aveva stesi entrambi e si era impossessato delle due spade, li guardò distrattamente e vide che sulle armature lucide c’era lo stemma del suo precedente cliente, Iwao. Ora capiva chi era stato il folle ad attaccare Magnolia con quel vecchietto a proteggerlo, e se c’era una cosa che Kizuato aveva capito stando in quella cella era che Makarov poteva essere di nome un Djin buono, che non era stato rinchiuso, ma se ferivi la sua famiglia si sarebbe trasformato nella creatura magica più crudele di questo mondo.
Il corvino iniziò a camminare verso l’ignoto, mentre il cervello lavorava a un possibile piano per non essere nuovamente rinchiuso, avrebbe avuto molte più probabilità se avesse parlato con il Djin e con la principessina, erano convinti che ci fosse del buono in chiunque. Al contrario non avrebbe avuto alcuna possibilità se ci fossero stati anche il biondino e il buzzurro della turchina, Gajeel.
Il sorriso di poco prima svanì sostituito da una smorfia di rabbia. Quella principessina lo aveva incuriosito e in qualche modo addirittura stregato, perché nonostante non avesse nulla di tutto quello che lui bramava in una donna non riusciva a togliersela dalla testa. Quello sguardo terrorizzato ma al contempo determinato, l’avevano eccitato in un lampo, perdendo la concentrazione e facendosi sopraffare da quel maledetto gatto, gli sarebbe piaciuto averla ancora sotto il suo corpo, magari nuda e tremante. Al solo immaginarsela i pantaloni logori e ricoperti di fuliggine si fecero improvvisamente stretti.
Si fermò e chiuse gli occhi, adesso non aveva tempo di dar retta alle sue parti basse, doveva trovare un modo per non essere rinchiuso nuovamente, doveva convincerli a farlo lottare con loro. Un lampo in cielo gli fece riaprire gli occhi neri come la notte, ma che stavolta brillavano di una luce propria. Sapeva cosa fare, sapeva come rendersi utile al Djin.
Uno stridio gli fece alzare il volto verso il cielo, un falco volava sopra di lui in cerchi concentrici sempre più piccoli, Kizuato sorrise quando lo vide e distese un braccio in modo tale che l’animale potesse usarlo come trespolo.
«Ehilà… Come stai bello?» Il rapace emise un altro verso più acuto mentre si faceva accarezzare il piumaggio scuro dalle dita del padrone.
«Era da un po’ che non ci si vedeva… La principessina ti ha trattato bene?» Il corvino si guardò attorno per capire dove fosse finito durante il suo vagabondare e faticò a trattenere una risata quando si accorse che era davanti al palazzo di Levy, a quanto pare il suo subconscio aveva dato retta alle sue parti basse.
«Forse è meglio andare…»
Con un leggero gesto del braccio fece tornare in volo l’animale, Kizuato iniziò a incamminarsi verso l’ignoto con un leggero sorriso in volto, ormai certo di essere al sicuro, mentre il rapace lo seguiva in silenzio.
Era accasciata a terra, le guance contro la sabbia fredda, si stringeva lo sterno cercando di fermare i conati di sangue misto a bile, i capelli turchesi si erano appicciati al volto a causa del sudore impedendole di vedere esattamente cosa le stesse succedendo attorno. Intravedeva Iwao, o quello che ne rimaneva, girare attorno a lei come un avvoltoio, la sciabola nera stretta in mano si era ormai impossessata completamente di lui e del suo spirito. L’aveva torturata e picchiata fino a un momento prima, divertendosi a farla soffrire ma senza ferirla in maniera mortale, e l’aveva fatto per un tempo che sembrava infinito e solo ora la lasciava prendere fiato. Levy però sapeva che non era ancora salva, lei era la preda lui il predatore, e come tale stava giocando. Doveva approfittare di quel momento per schiarirsi la mente annebbiata dal dolore, doveva trovare un’arma per difendersi e per porre fine a quella lotta. I conati erano finiti e anche se con fatica riusciva finalmente a respirare, un breve bagliore di speranza si insinuò nel suo cuore, non sarebbe morta. Ma prima che potesse guardarsi attorno per trovare qualcosa di utile Iwao si fermò davanti a lei, la prese per i capelli turchesi sporchi di sangue e la sollevò con un ghigno stampato in volto, un volto nero come la pece a causa dell’arma magica.
«Ooooh… La mia piccola figliola non riesce a reggersi in piedi?...» La voce non era più la sua, ma la sua anima era ancora lì, per quanto però non sapeva dirlo. Un ghigno malvagio gli comparve sul volto, mostrando i denti bianchi in netto contrasto con la pelle nera.
La lanciò poco distante da lui e rise di gusto quanto la sentì boccheggiare in cerca d’aria, e Levy doveva approfittare di quel momento, non aveva più tempo. Cercò di mettersi di schiena ma la spalla lesa la fece gemere e per un istante vide tutto bianco, impedendole di vedere il calcio che arrivava e che le colpiva nuovamente le costole già rotte. Sentì solo il dolore espandersi dal petto fino a ogni suo più piccolo nervo, e le sue stesse grida accompagnate dalla risata amara di Iwao.
«Implorami di risparmiarti! Potrei essere misericordioso e abbandonarti qui, in questo deserto come avevo fatto con tua madre anni addietro… Supplicami!»
Anche se fosse riuscita a parlare non si sarebbe piegata, non avrebbe chiesto pietà a quell’uomo che aveva ferito non solo sua madre, ma anche la nuova famiglia che si era creata, che aveva ferito Gajeel. Quel momento di cecità la aiutò come mai avrebbe creduto, priva della vista non avrebbe mai creduto di trovare uno dei suoi pugnali, invece dopo essere stata scaraventata via un’altra volta qualcosa di freddo toccò la sua coscia sinistra. Il fiato le mancò nuovamente ma per lo stupore, rimase immobile temendo di stare sognando.
Gli occhi tornarono a scorgere il paesaggio circostante anche se molto sfuocato, Iwao era davanti a lei ma non la osservava, ammirava l’arma studiandola nei minimi particolari. Era la sua occasione per non essere vista. Allungò il braccio sinistro, e per sua fortuna anche quello sano, cercando di raggiungere il pugnale premuto contro la coscia.
«E’ il momento di farla finita… La tua cara mammina era un giocattolino niente male… Ma alla fine anche lei mi ha stufato…»
Levy strinse i denti, non doveva cedere alla provocazione e ormai c’era quasi, sentiva la lama fredda sulla punta delle dita, Iwao iniziò a camminarle attorno complicandole il compito, ma alla fine ci riuscì e per poco non si fece scappare un sospiro di sollievo.
«Non farlo... Non uccidermi…»
Si fermò, attirato da quelle parole appena sussurrate, Levy doveva attirare l’interesse e l’ego di Iwao, non della spada, e una volta avvicinato abbastanza a se l’avrebbe colpito, doveva colpirlo. Per se stessa, per Gajeel, per sua madre.
«Allora sai ancora parlare!... Dì quelle paroline magiche…»
La ragazza tossì sputando sangue su se stessa, ma non le importava, lui si avvicinò a lei bramoso di sentire quelle famose parole, tanto da essere sopra di lei, ma non era ancora abbastanza, doveva essere più vicino, e poi l’avrebbe ucciso. Per se stessa, per Gajeel, per sua madre, per Fairy Tail e per tutte le persone a venire.
«Ti… p…» Non dovette nemmeno fingere di sussurrare, il dolore le impediva di parlare più chiaramente.
Iwao si inginocchiò, gli occhi neri che brillavano e le labbra piegate in un ghigno sadico, ormai erano a pochi centimetri di distanza e Levy sapeva che doveva agire. Alzò leggermente la testa per avvicinarla all’orecchio di quell'uomo, di suo padre.
«Mi dispiace…»
Per un istante, prima che lo trafiggesse rivide le iridi tornare del loro grigio naturale e riempirsi di terrore e poi più nulla. Stramazzò a terra accanto a lei, gli occhi spalancati e la bocca aperta, il pugnale ancora infilzato nella schiena. Iwao si era rimpossessato del suo corpo solo gli ultimi momenti della sua vita, tornando ad essere un codardo pieno di se; forse se la spada non lo avesse controllato l'avrebbe uccisa subito senza darle tempo di trovare l’arma, se la spada si fosse impossessata completamente di lui forse non sarebbe cascata nel suo trucco. Purtroppo la storia non si costruiva con i se o con i ma.
Levy cercò di alzarsi ma la ferita alla spalla destra e le costole rotte allo sterno le mandarono una fitta di dolore, costringendola a tornare a terra. Gli occhi puntati sul cielo che iniziava a schiarirsi, il sole stava sorgendo pigro illuminando la città e la sabbia del deserto. Aveva combattuto tutta la notte, chissà come stavano gli altri, aveva abbandonato Gajeel svenuto davanti a casa sua, si sarà svegliato? E il resto della gilda? Aveva sentito l’esplosione ma poi non aveva avuto tempo per chiedersi se stessero bene, se qualcuno fosse rimasto ferito.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, ma quel piccolo movimento le fece tossire altro sangue, si sarebbe riposata un attimo e poi sarebbe andata a cercare gli altri, non poteva perdere tempo, ma quell’oscurità era troppo invitante.
Gajeel si alzò di scatto sul materassino, il cuore gli batteva a mille mentre leggere gocce di sudore gli scendevano dalla fronte, sentì della gente attorno a lui che parlava, ma non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Prese uno, due respiri profondi, l’aria entrava nei polmoni avidi di averne ancora, come se non avesse respirato per giorni e giorni. Qualcosa iniziò a comparire nel suo campo visivo, una leggera luce illuminava debolmente quello che lo circondava, accorgendosi solo allora che fino a un attimo prima non vedeva nulla. Alcune ombre iniziarono a muoversi accanto a lui e finalmente iniziò a collegare quegli strani suoni alle persone, qualcuna gli sembrava addirittura familiare.
«Gajeel calmati… Devi stare sdraiato…»
«Lily vai a prendere qualcosa da bere e dei vestiti… E’ completamente fradicio e ha perso troppi liquidi…»
L’Exceed scomparve lasciandolo con la voce dolce e femminile che gli aveva dato quelle istruzioni, Gajeel voleva chiederle chi fosse, dove era e cosa fosse successo, ma la gola era arida peggio del deserto a mezzogiorno.
La figura iniziò a spogliarlo, lui non fece resistenza e appena gli tolse la canotta si sentì più fresco e libero, poco dopo rientrò Lily con tutto quello che la voce gli aveva richiesto, altre due figure entrarono ma non riuscì a capire chi fossero.
«Bevi…» Della dolce acqua gelata scese nella gola rinfrescandola e facendogliene desiderare ancora, bevve avidamente e a occhi chiusi, godendosi quel momento come mai aveva fatto in precedenza.
Quando riaprì le pozze scarlatte finalmente vedeva nitidamente quello che lo circondava, l’Exceed suo compagno era accanto alla brandina su cui Gajeel era steso, una bambina dai corti capelli blu era dall'altra parte, mentre sulla soglia della porta c'erano Natsu e Lucy. La biondina lo guardava con occhi colmi di tristezza, e lui non riusciva a capirne il motivo.
«Finalmente ti sei svegliato! Noi lavoriamo per salvare la città e lui si fa un pisolino!» Il ragazzo iniziò a sfotterlo come era suo solito fare, ma Gajeel riuscì a vedere nei suoi occhi verdi quanto in realtà fosse stato preoccupato per lui.
«Tu che salvi la città? Non è che avrai fatto qualche casino come tuo solito? Ghihi…»
«Hey ferraglia!» Gli sarebbe piaciuto litigare con lui, discutere e iniziare una rissa come loro solito, ma non era il momento adatto.
«Comunque cosa è successo?... Perché sono qui?...»
«Lily ti ha trovato steso a terra privo di sensi…» Disse la ragazzina attirando la sua attenzione «Nel mentre la gilda è stata attaccata, qualcuno ha posizionato un esplosivo, non molto potente, ma abbastanza per appiccare un incendio…»
Fairy Tail era stato distrutto, era diventato cenere e lui non aveva fatto nulla per evitarlo, ma qualcosa gli sfuggiva, gli stavano nascondendo qualcosa. Lo sguardo si spostò istintivamente su Lucy, i grandi occhi castani erano velati da un leggero strato di lacrime e lo guardavano con tristezza e compassione.
«Cosa non mi state dicendo?...» La domanda era rivolta a tutti i presenti, ma lo sguardo era puntato sulla ragazza. Di sfuggita vide PantherLily sospirare, Natsu irrigidirsi e iniziare a guardare il pavimento.
«Levy…» Lucy non riuscì a dire altro che scoppiò a piangere cadendo in ginocchio, il rosato cercò di sostenerla e di calmarla, Gajeel non sentì e non vide nient’altro. La sua lotta con Iwao, la sciabola nera che lo feriva, il buio e quella voce, tutto quanto gli tornò in mente in un lampo, Levy che urlava il suo nome mentre cadeva in quel limbo, Levy che lottava da sola contro suo padre e contro l’anima dell’arma, Levy.
Si alzò di scatto ignorando le proteste di Lily e della ragazzina, e senza indugiare oltre uscì dalla stanza superando Lucy e Natsu, l’Exceed cercò di fermarlo ma lui riuscì a schivarlo e a continuare lungo la sua strada. Non aveva tempo da perdere.
Scoprì di essere negli alloggi di Fairy Tail, dove dormivano la maggior parte dei membri della gilda, non si fermò a guardare i resti della locanda, tirò avanti cercando di non essere visto dalle poche persone ancora in giro. Il sole stava già sorgendo, aveva dormito per quasi tutta la notte.
Quando arrivò sul posto vide due figure dai capelli turchesi stesi sulla sabbia in lontananza, con il cuore in gola si avvicinò con passi decisi, ignorò il cadavere di Iwao e il pugnale ancora conficcato nella schiena e si diresse verso la ragazza stesa a pancia in su. Si inginocchiò accanto a lei timoroso di toccarla, la ferita sulla spalla destra era ricoperta di sangue e sabbia, così come ormai quasi tutto il resto del suo corpo anche se in minore quantità, i capelli erano sporchi e privi della loro solita luce naturale. Doveva scoprire se era viva, doveva esserlo. Ma aveva paura di scoprire la verità.
Poi qualcosa si mosse, un leggero movimento quasi inesistente, ma che bastò a far muovere i granelli di sabbia sul petto della ragazza. Levy stava respirando, anche se debolmente. Gajeel si sentì nuovamente vivere, fece per togliersi la maglietta e usarla per medicare provvisoriamente la ferita ma si accorse di essere rimasto a torso nudo, la ragazzina medico gliel’aveva tolta e lui non aveva recuperato il cambio. Senza indugiare oltre le tolse la sua lasciandola solo con un leggero reggiseno sportivo, le tolse la sabbia e la piegò più volte, improvvisando una benda. Una volta fasciata la ferita più grave la sollevò come una principessa, Levy gemette leggermente ma non si svegliò e forse era meglio così. Fece qualche passo per andarsene ma qualcosa richiamò la sua attenzione, la sua mente, si girò leggermente e vide la sciabola scura brillare alle prime luci del sole, era ancora nella mano di Iwao ma non aveva nemmeno una goccia di sangue sulla lama nera.
«Master!» Un uomo imponente e dai corti capelli biondi si avvicinò al vecchietto seduto su un tavolo nella hall del dormitorio. Gajeel era arrivato pochi momenti prima portandosi dietro Levy gravemente ferita, la maggior parte dei membri li aveva seguiti per scoprire cosa fosse successo, mentre altri avevano deciso di prendersi una pausa e andare a riposare, lasciando i due uomini soli.
«Oh Laxus… Avete fatto davvero un buon lavoro lì fuori... Tu e Mirajane avete preso in mano la situazione evitando che altri venissero feriti e catturando i colpevoli…» La voce del vecchio era malinconica e questo colpì il biondo, abituato a sentire la sua voce sempre gioiosa e allegra.
«Sei il mio degno successore…»
«Potrò anche essere un bravo comandante… Ma non potrò mai essere un Djin potente come te nonno…» Laxus si sedette accanto a Makarov, che lo guardò con una strana luce negli occhi.
«Non mi chiamavi nonno da molto tempo… Comunque cosa sei venuto a dirmi?»
«Sono andato a controllare dove mi avevi detto, dove è stata la ragazza fino a poco fa e dove si è procurata quelle ferite… Ci ho trovato Iwao Stein , il membro dei dieci… morto.»
«Come immaginavo è stato il padre di Levy ad attaccare… Non mi stupisce più di tanto, e sono contento che lei sia riuscita a sopravvivere, ma…»
«La sua morte anticipa i nostri piani… Sarebbe il caso di avvisare anche gli altri a questo punto! A sapere del tuo piano siamo solo Mira, Erza ed io! Dobbiamo prepararli all’imminente guerra!»
«Hai ragione figliolo… Ma preferirei aspettare ancora un momento, vorrei che si riprendessero completamente prima, Erza deve ancora tornare dal suo incontro con Gerard e in più ho un paio di cose da chiedere a quei due…»
«Ti riferisci all’arma vero?...» Il Djin, che stava guardando le scale con aria pensierosa, si girò di scatto con gli occhi spalancati e li fissò in quelli neri di Laxus.
«Ho sentito subito che c’era un’arma magica, un’altra oltre le nostre, quando mi sono svegliato per l’esplosione, ho sentito la mia parlarmi e avvisarmi che un nuovo fratello era comparso… E ora si trova in questo palazzo, al fianco di Gajeel…»
«Il tuo legame con quella lancia sta aumentando, sinceramente non so dirti se sia un bene o un male… Sono un Djin millenario è vero, ma quelle armi sono state create prima di me. Il loro scopo è uccidere, sono state create per questo, ma non contengono il male al loro interno, sono degli esseri neutri, scelgono un padrone, ad alcune invece ne capita uno, che possa sfruttare al massimo il loro potere, ma poi sta a quel padrone sfruttarlo per il bene o per il male…»
Spostò lo sguardo sulla lancia appoggiata alla parete lì accanto, vide la sua aura pulsare e quasi fremere, voleva dire la sua probabilmente, o forse lo stava già facendo dicendo i suoi pensieri a Laxus, lui non poteva saperlo.
«C’è un’ultima cosa… Durane l’esplosione il tuo scudo magico nella cantina è stato distrutto e il prigioniero è riuscito a fuggire…»
«Kizuato è fuggito? Lo facevo più intelligente… Beh non sarà difficile individuarlo…» Detto ciò Makarov chiuse gli occhi e allargò il suo potere, percepì le anime delle persone nella palazzina, Levy, Gajeel, Lucy, Mirajane e tutti gli altri che avevano aiutato. Poteva percepirli tutti quanti, ma non era loro che cercava, si concentrò maggiormente pronto a cercare il mercenario nel deserto o nelle città vicine, invece lo trovò ancora dentro Magnolia, in una struttura particolare al limitare della città.
Il Djin scoppiò a ridere dal profondo del cuore, lasciandosi pure scappare qualche lacrima dagli occhi scuri, l'uomo dietro di lui lo guardò accigliato, cercando di capire cosa ci fosse di divertente.
«Scusami Laxus, ma non mi sarei mai aspettato che andasse proprio in quel posto… Vieni, è tempo di fare due passi!» Con un balzo saltò giù dal tavolo atterrando in piedi, mostrando con fierezza il suo mezzo metro di altezza.
Entrambi uscirono e iniziarono a camminare, Laxus non chiese dove fossero diretti e Makarov non glielo disse, il Djin era ormai vecchio di secoli e secoli, aveva visto una moltitudine di cose, ma non si stancava mai di vedere le emozioni sul volto degli esseri umani. Gioia, paura, amore, rabbia, tristezza. Ogni persona aveva un modo tutto suo per dimostrare questi sentimenti, Juvia piangeva quasi per tutto, Natsu cercava di combattere per sfogare quelle emozioni, Mirajane si nascondeva dietro un sorriso terrorizzando chi le stava vicino, ma il suo preferito era Laxus. Sempre freddo e distaccato, che cercava di non farsi coinvolgere con le persone che lo circondavano, nascondeva i suoi sentimenti non solo agli altri ma anche a se stesso.
Arrivarono davanti all’edificio in cui si stava nascondendo Kizuato e l’unico cambiamento che il biondo ebbe, quando lesse il nome del posto, fu solo l’alzata di un sopracciglio. Erano davanti alla Rosa Bianca.
«Makarov caro! Da quanto tempo che non ci vedevamo!»
«Oh Pinku sei mancata anche a me!» La proprietaria aveva sollevato il piccolo Djin e ora lo stava abbracciando, premendogli la faccia sul petto prosperoso.
«Quel simpatico ragazzo aveva ragione a dire che saresti venuto! Ci ha anche detto di non preoccuparci per l’incendio che stavate già sistemando tutto quanto! Un così caro ragazzo, ha tranquillizzato tutte quante!»
Lasciò andare il vecchio riappoggiandolo a terra e a quel punto gli fece un occhiolino, Makarov sorrise, Pinku non era una donna stupida, aveva capito subito chi era Kizuato ma nonostante tutto aveva deciso di accoglierlo nella sua casa. Li salutò senza dire altro e loro da soli non ci impiegarono molto a trovare il fuggiasco, anche perché non cercava affatto di nascondersi.
«Heylà! Ci si rivede ragazzi!»
Kizuato era su una delle tante poltroncine nella hall circondato da una decida di ragazze, una dai corti capelli biondi era dietro di lui e gli massaggiava le spalle mentre se lo divorava con gli occhi, lui invece li osservava avvicinarsi con un leggero sorriso strafottente in volto.
«Devo dire che mi ha divertito la tua scelta di venire qui, ti immaginavo da qualche parte nascosto ad aspettare il momento giusto per fuggire…» Makarov guardò di sfuggita Laxus e lo trovò con un sopracciglio leggermente rialzato, segno che era piacevolmente sorpreso del trovarlo lì per niente preoccupato della sua situazione.
«Tzè, non sono così stupido vecchio, solo perché quella sottospecie di gatto mi ha catturato non vuol dire che non sia capace…» Sorrise nuovamente gli fece segno di sedersi sul divanetto davanti a lui «Mi spiace ragazze ma vi devo chiedere di lasciarmi solo con questi due, abbiamo delle questioni di lavoro da discutere!»
«Lo spero bene! Così magari la prossima volta che ci vieni a trovare fai lavorare anche noi!» Disse una delle tante ragazze mentre le altre ridevano alla sua battuta, ma poi tutte quante li lasciarono soli.
«Lavoro eh?... Pensi di avere qualcosa da offrirci?» Fu Laxus a prendere la parola e il Djin lo lasciò fare, era curioso di vedere come avrebbero interagito i due uomini, ma soprattutto voleva vedere se il biondo aveva le capacità di un buon leader.
«Non sempre quello che si ha da offrire si può vedere…» Kizuato si fermò per vedere se aveva la loro attenzione e poi continuò «Io vi offro la mia conoscenza, ho intuito quale è il vostro piano e quale è il vostro obiettivo, e se devo essere sincero a me non me ne importa nulla, ma amo lottare e sento che qui ci saranno diversi scontri…»
«Credi di esserci davvero utile?... Abbiamo già i nostri informatori… Cosa potresti darci in più rispetto a loro? Uomini fedeli che si sacrificherebbero per noi?» Il corvino perse la sua posizione rilassata e si mise più composto, la schiena leggermente ricurva con i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
«Anche io mi ero posto questa domanda… Avranno senz’altro delle spie infiltrate fin dentro il regno, dentro i dieci consiglieri… Ma io ho qualcosa in più… Sono nato in quella città, nella capitale, ci sono sopravvissuto per trent’anni e conosco ogni più piccola viuzza, ogni passaggio segreto…» Gli occhi scuri brillavano di una strana luce, ma Makarov l’aveva già vista anni prima proprio nell’uomo che aveva accanto in quel momento, quando era solo un bambino.
Era la determinazione di chi sapeva che non aveva nessuno al mondo e che avrebbe fatto di tutto per sopravvivere, anche uccidere. Quando aveva trovato Gajeel aveva visto una luce simile, ma la sua era più triste, causata dall’abbandono e dal dolore, dalla rabbia e dalla delusione.
«Ovviamente mi potreste torturare per avere le informazioni… Ma avete già visto che non funziona, e anche se funzionasse nessuno riuscirebbe a imparare a memoria quei vicoli senza vederli… In ultimo per la fedeltà non vi posso certo dare torto, ma non avrei motivo di tradirvi. Io voglio combattere, non mi interessa da che parte sia, non mi interessano i soldi perché ne ho in abbondanza, il caro paparino mi ha pagato profumatamente, e in anticipo, per far fuori la principessa… La scelta ora sta a voi!»
Si riappoggiò con la schiena sulla poltrona in attesa di una loro risposta, Makarov era propenso ad accettare, ogni argomentazione che Kizuato aveva proposto era sensata e aveva anche discusso ogni loro obiezione prima ancora di porle. Si vedeva subito che era un uomo carismatico e intelligente, che farebbe di tutto per arrivare al suo obiettivo, qualunque esso fosse.
Si girò verso il biondo e vide negli occhi neri i suoi stessi pensieri, nella battaglia imminente sarebbe stato un grande aiuto e si era già rivelato un uomo che manteneva le sue promesse, aveva addestrato Levy senza cercare mai di fuggire.
«Cosa vuoi in cambio?...»
«Mmmmh… Direi solo poter stare fuori da quella stanza ammuffita e buia, stavo iniziando ad annoiarmi mentre qui fuori ci sono un sacco di distrazioni molto più interessanti…» Spostò lo sguardo su una delle tante ragazze che camminavano per la stanza e la osservò con desiderio, leccandosi le labbra istintivamente.
«E che ovviamente mi permettiate di unirmi alla battaglia finale… Ma quello mi sembra ovvio!»
«Bene allora… Però vorrei aggiungere un’ultima cosa, ci darai una mano a ricostruire la gilda, più mani ci sono più in fretta si lavora!» Makarov gli sorrise con tranquillità mentre lui scoppiava a ridere per l’assurda richiesta, che però nella testa del Djin aveva un significato ben preciso. Doveva dimostrare agli altri membri che era capace e che se anche lo odiavano avrebbero dovuto dargli fiducia in una possibile missione.
«D’accordo vecchio! Affare fatto! Ma non sarebbe il caso di avvisare anche gli altri?... Da quello che ho intuito non sono in molti a sapere del tuo piano…»
«Oh… Direi che meritano qualche giorno di riposo prima di scoprire le brutte notizie no?» Kizuato sogghignò divertito.
«Hai perfettamente ragione…»
Sentiva un fischio perenne nelle sue orecchie e vedeva tutto quanto nero, ma non sapeva se era perché aveva gli occhi chiusi o meno, non riusciva a capirlo, nella sua testa tutto girava e rigirava. Poi delle voci si unirono al fischio fino a sopraffarlo, riusciva a riconoscere quella di Lucy, Lily, Juvia e anche Natsu e Gray, non capiva però cosa stessero dicendo e anzi iniziavano a stordirla, finché Gajeel non le zittì tutte quante, facendola sprofondare nuovamente nel buio.
Quando si svegliò completamente si rese conto di essere nella sua camera da letto, la luce della luna entrava pigra nella camera illuminandola leggermente e mostrandole cosa la circondava. Varie bende insanguinate erano sparpagliate un po’ ovunque, accanto al letto c’era una bacinella d’acqua ormai sporca anche lei di sangue. I ricordi erano confusi, non sapeva come era finita lì e come avesse fatto a perdere tutto quel sangue, perché sì, sapeva che era il suo, lo capiva dalla fatica che provava anche solo a tenere gli occhi aperti.
Mosse leggermente la testa e vide sul comodino il quaderno dorato che utilizzava come diario, insieme a un leggero pasto, giusto acqua, pane e qualche mandarino. Sorrise leggermente pensando al fatto che non ne aveva mai provato uno, nella sua città natale l’unico lusso alimentare che si era permessa era il latte, sperando potesse aiutarla a crescere più velocemente. Spostò lo sguardo leggermente più in là e vide due pozze scarlatte fissarla, il suo cuore ebbe un tuffo e si sentì mancare l’aria dai polmoni, Gajeel era lì accanto a lei, finalmente i ricordi le tornarono prepotenti in testa e solo il dolore in tutto il corpo le impedì di alzarsi di scatto.
«Levy… Non puoi muoverti, sei ancora debole… Lily va a chiamare Wendy!» La turchina vide di sfuggita qualcosa muoversi e uscire dalla finestra, probabilmente l’Exceed che non aveva notato prima.
«Gajeel…» La sua voce era più un sospiro, ma il ragazzo la sentì e si avvicinò a lei più che poté, le prese le mani bianche nelle sue grandi e callose e le strinse, trasmettendole calore e tranquillità.
«Cosa… E’ successo…»
«Hai lottato con Iwao…»
«No… Dopo… Che sono… Svenuta… Tu… Gli altri?...» Parlare le costava molte energie, forse troppe per le sue condizioni, ma doveva sapere.
«Gamberetto tu ora riposi mentre ti racconto ok?...» Quel nomignolo la fece sorridere e annuì con la testa, pronta a sentire tutto quanto, anche le brutte notizie.
Come promesso, e senza lasciarle la mano, le disse tutto, anche quello che aveva taciuto agli altri e a PantherLily, al fatto che l’aveva vista combattere attraverso la sciabola, a quando si era svegliato alla fine del loro scontro ed era corso da lei per portarla in salvo e in infermeria, al fatto che era rimasta priva di sensi per due giorni interi.
«Ma l’arma ora?...»
«E’ qui con me… Mentre ero in quell’oscurità ho capito che solo io posso utilizzarla in quanto suo padrone, ho chiesto spiegazioni a Laxus e mi ha detto che la sciabola non aveva scelto tuo… Quell’uomo, come suo padrone, ma come suo possibile corpo…» Levy ascoltava in silenzio aspettando che Gajeel trovasse le parole adatte.
«Probabilmente dopo tanti secoli passati ad aspettare ha deciso di fare da sola quello per cui era stata costruita, cioè uccidere… Così l’ha sfruttato logorandogli l’anima e prendendone il controllo… Finché tu non l’hai ucciso facendola tornare una semplice arma senza alcun potere…»
Avrebbe voluto fargli tante domande, se era sicuro utilizzarla, se non rischiava che la stessa sorte di suo padre capitasse anche a lui, ma sapeva che erano domande senza risposte.
La porta della camera si aprì facendo entrare una ragazzina alta più o meno come lei, con i capelli a caschetto blu notte, seguita da Lily versione umanizzata, che trasportava una serie di bende e piante secche, e da una ragazzina dai lunghi capelli bianchi con in cima due orecchie da gatto.
«Come stai Levy-san? Oh non preoccuparti a rispondere, ora vedo io!» A parlare fu la prima ad essere entrata.
Si sedette sul materasso accanto a lei e dalla parte opposta in cui si trovava Gajeel, le tolse la coperta e con mani esperte si mise a lavorare sulle bende che le coprivano la spalla destra e il torace. Appena la pelle fu libera all’aria una fitta di dolore la passò da parte a parte, facendole sembrare di essere trapassata e che le ossa si rompessero nuovamente, un leggero gemito le scappò dalla bocca.
«Direi che sta andando molto bene… Le erbe che le abbiamo messo stanno facendo effetto, per fortuna me ne sono portata molte dall’ultimo mio viaggio…»
«Questa ragazzina è Wendy, può sembrare una nanetta come te ma è molto brava come medico…» Gajeel prese in giro la bluette facendola arrossire.
«Gajeel-san! Non sono una nanetta! Smettila di prendermi in giro!» Levy poteva capire perfettamente il suo fastidio nel sentirsi chiamare così, e sorrise leggermente mentre prendeva nota di dire a Gajeel di smetterla di chiamare così le persone.
«Certo certo… Ora che ci penso da quando sei così sfacciata?...»
Wendy decise di dedicarsi completamente alla ferita, cercando di ignorare le frecciatine che il corvino le mandava.
«Hai iniziato a spogliarmi mentre ero semicosciente… Ghihi…» La ragazza divenne nuovamente rossa ma non cascò nell’inganno di Gajeel e continuò il suo lavoro.
«Non è che hai trovato qualcuno nel tuo ultimo viaggio?... Perché se è così…»
«Lo so lo so… Se mai dovessi trovare un uomo prima dovrei presentarlo al fratellone Gajeel, e se non riesce a batterti vuol dire che è una nullità! Giusto? Charle passami le bende…» La ragazza con le orecchie da gatto recuperò quello che le aveva chiesto dalle mani di Lily e glielo passò, mentre il corvino sbuffava per essere stato ignorato.
«Esattamente... Sei cresciuta e bisogna stare attenti, non ti avevo riconosciuto nemmeno io…»
Wendy continuò a lavorare in silenzio per circa dieci minuti, le cambiò le bende sporche, le spalmò una crema fatta con delle erbe sulle ferite facendola gemere nuovamente, e poi la rifasciò con bende miste a qualche pianta secca. Levy non chiese spiegazioni, se Gajeel si fidava allora si fidava anche lei, in più da quel poco che aveva visto la ferita alla spalla sembrava stare molto meglio, anche fin troppo.
«Tornerò qui domani sempre al tramonto, hai perso molto sangue e quindi cerca di mangiare il più possibile, soprattutto carne, per recuperarne il più possibile… Non fare movimenti bruschi, anzi cerca di non muoverti proprio, per qualsiasi cosa chiedi a Gajeel-san e a Lily-san!»
«Non preoccuparti Wendy, non la perderò di vista…»
La ragazza annuì e se ne andò con Charle dopo averli salutati, Lily tornò nella sua versione tascabile e si gettò sul letto poco prima occupato da Wendy, scoppiando a piangere.
«Levy… Stai bene… Ero così preoccupato… Sig…»
«Lily… Anche io ero preoccupata per tutti voi… Ma state tutti bene per fortuna… Non piangere… Se no fai piangere anche me…» Ma ormai era troppo tardi e l’acqua salata iniziò a scendere sulle sue guance, l’Exceed le si avvicinò ancora e le strinse il collo in un tenero abbraccio.
«Scemi…» Entrambi si girarono e videro Gajeel che cercava di nascondere un paio di lacrime che erano sfuggite al suo controllo, Levy trattenne a stento una risata mentre Lily non ci riuscì.
«Non sto piangendo! Ho solo… Qualcosa in un occhio!... Smettila di ridere stupido gatto!»
Da quel giorno ne passarono altri, Levy era ancora immobilizzata a letto ma non le dispiaceva più di tanto, poteva leggere tutti i libri che voleva e in più Lucy e gli altri venivano spesso a trovarla per raccontarle cosa stesse succedendo fuori da casa sua. Le dissero che Kizuato stava aiutando con i lavori di ristrutturazione della gilda e che, nonostante ci provasse con tutte le ragazze che vedeva, non creava disturbi facendosi così accettare dal gruppo anche se lentamente. Scoprì che dopo l’attacco da parte di Iwao, Makarov era sparito nel nulla lasciando al comando Laxus, Gajeel ogni tanto le diceva che lo vedeva più turbato e preoccupato del solito, così come Mirajane che era sempre al suo fianco.
Dopo tre settimane di quasi totale immobilità Wendy le diede finalmente il permesso di uscire per qualche ora, raccomandandole di stare attenta e di non strafare. Levy sprizzava gioia da tutti i pori e non se lo fece ripetere due volte, si diresse subito al Fairy Tail per vedere come era diventato, lo trovò leggermente più grande e più curato di quanto non fosse prima, ma la struttura di base era sempre la stessa e anche il baccano non era sparito.
Appena Natsu vide Gajeel cercò di iniziare una rissa con lui e altri quattro uomini, ma il corvino riuscì a sfuggirgli per stare con lei, anche se si vedeva che avrebbe voluto partecipare e solo dopo altri due giorni finalmente si convinse a lasciare Levy da sola con Lucy e sfogare i nervi picchiando il rosato. Alla ragazza non sembrava vero che tutto quanto fosse finito, non ci sarebbero più state minacce, nessun sicario ad attenderla in casa la notte, eppure il suo cuore le diceva che non era davvero finita, che quello che avevano vissuto non era altro che l’inizio della vera battaglia.
Era passato un mese in totale, un mese dall’arrivo di Iwao e dalla sua morte, un mese dall’ultima missione che lui e i suoi compagni avevano preso, un mese da quando il Master era scomparso. PantherLily era appollaiato sulla spalla di Gajeel e ragionava sugli ultimi avvenimenti mentre si dirigevano a casa di Levy.
Erza era tornata dalla sua missione speciale ed era andata subito a riferire a Laxus, nessuno sapeva dove fosse andata e cosa avesse fatto, ma da quel giorno a tutti quanti fu proibito partire in missione finché il Master non fosse tornato, per di più molti membri erano stati richiamati dalle loro operazioni, come per Wendy e la sua Exceed Charle. Tutto questo era sospetto, ma soprattutto questi indizi potevano significare una cosa sola, che presto sarebbero entrati in guerra con il regno.
Il gatto sbuffò, si erano uniti alla gilda sapendo che sarebbero andati incontro a questa lotta, loro non erano dei classici mercenari, uccidevano e indebolivano i nobili e l’esercito del re. Cercavano di non dare troppo nell’occhio e di farsi aiutare da altre gilde sparse un po’ in tutto il regno, ma dopo che Iwao era morto avevano fatto scalpore, probabilmente era stato questo evento a segnare il vero e proprio inizio e a far mobilitare il Master.
Erano ormai arrivati e la voce di Levy lo distolse dai suoi pensieri.
«Gajeel?... Sei tu?...»
«Sì, che succede?... La ferita si è riaperta?!»
«Nono! Non entrare!» L’avviso di Levy però fu inutile ormai Gajeel era troppo preoccupato ed entrò con poche falcate nella stanza, dove trovò la turchina legata al letto con indosso solo della leggera biancheria di pizzo bianco e una vestaglia dello stesso colore ma semitrasparente.
PantherLily scoppiò a ridere vedendo le facce dei due ragazzi diventare bordeaux per l’imbarazzo di quella scena, lei continuava a muovere le gambe freneticamente cercando di coprirsi il più possibile, ma finendo col creare solo pose hot, mentre Gajeel probabilmente aveva il cervello in pappa per quello che stava vedendo.
«Vi lascio da soli!» Lily abbandonò la spalla dell’amico e volò fuori dalla finestra mentre ancora sghignazzava.
Probabilmente tutto questo era opera delle ragazze della Rosa Bianca, dopo tutti quegli anni aveva imparato a conoscerle e sapeva che ne erano perfettamente capaci, soprattutto ora che avevano preso a cuore Levy. La mente iniziò a vagare al suo primo incontro con Pinku, la proprietaria, e un sorriso leggero gli comparve sul volto, magari avrebbe approfittato di quel tempo per passare a salutarle.
Angolo Autrice
*Si nasconde dietro un armadio* ... Heylà... Lo so, non mi sono fatta sentire per moooolto tempo... Dal 6 novembre... Non ci sono scusanti e non starò qui a rompervi con i problemi dell'università (che avete tutti per di più), per cui vi dico solo che ho finalmente trovato un ritmo e che dovrei pubblicare più velocemente... Mi è mancato davvero molto scrivere e ho visto che in questi ultimi due giorni quando mi ci sono messa ho sfornato un sacco... Mi ritengo abbastanza soddisfatta quindi del capitolo e spero sia piaciuto anche a voi!
Già dal titolo si intuisce, ma anche Levy e Lily l'hanno capito, la storia non è finita, anche perché i nostri protagonisti non si sono ancora dati da fare!
Ho visto che mi avete cercato in un paio e mi scuso per il ritardo a rispondervi, ma non sono salita molto sui social (wattpad e Efp), per cui vi lascio la mia pagina facebook https://www.facebook.com/Celty23efp/ dove potete scrivermi, insultarmi, lanciarmi pomodori ^^' quello che vi passa per la testa insomma, in più vedrete se sto davvero scrivendo qualcosa o meno...
Credo di aver detto tutto, se vi va lasciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, se vi è piaicuto o meno e se avete dei consigli da darmi!
Ne approfitto per farvi gli auguri di buon anno... A presto *si spera...*
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