Famiglia
Famiglia
La strada era stretta e silenziosa ma quella quiete non sarebbe durata ancora a lungo, Mirajane camminava senza far alcun rumore ma spedita, lei era la chiudi fila di quel piccolo gruppo, davanti a se c’erano Laxus, Gray e Juvia. Il biondo guidava la spedizione, girando per quelle vie buie e distrutte, ignorando come solo lui sapeva fare il rumore delle ante che si chiudevano di scatto al loro passaggio, nascondendo gli abitanti terrorizzati nelle loro abitazioni.
Juvia era subito dopo di lui, il pugnale magico stretto in vita, con la lama blu, di un mare che non aveva mai visto, brillare alla luce del sole. Lo sguardo della ragazza era serio e fissato sulla schiena di Laxus, nei giorni prima della partenza l’aveva allenata e addestrata a controllare quella magia, trasmettendole le sue esperienze. Mirajane ne era gelosa, tutti quegli anni passati lontani l’avevano resa ancora più possessiva di quello che già era. Ma sapeva che non aveva motivo di esserlo. Gray era poco distante dalla ragazza, si osservava attorno preoccupato e all’erta, ma spesso lo vedeva posare lo sguardo sulla bluette sempre più frequentemente, controllava che stesse bene, che non si fosse ferita con una delle macerie sparse per la strada.
Se la situazione fosse stata diversa si sarebbe divertita a stuzzicarlo, e forse anche a organizzare un appuntamento tra i due sperando che finalmente ammettessero, in particolare il ragazzo, i sentimenti che provano l’uno per l’altra. Una tegola cadde al suolo sfracellandosi e finendo in mille pezzi, Mirajane come gli altri scattarono con la mano sull’arma pronti ad estrarla in caso di necessità. Vedendo però che non era nulla di pericoloso ripresero a camminare, la ragazza sospirò piano, non era quello il posto e soprattutto il momento per perdersi in fantasie.
Erano a Tan’ar, la città dove risiedeva Iwao quando era ancora in vita. Poche settimane erano passate da quando si era sparsa la voce della sua morte, ma i ribelli e i cittadini non avevano atteso oltre, si erano impossessati del castello uccidendo le guardie rimaste in difesa, proclamando quella città come indipendente e libera dal giogo del re. Purtroppo però non era così semplice, dopo pochi giorni erano arrivati i soldati degli altri consiglieri a cercare di sedare la situazione, tendando di riconquistare il castello uccidendo i rivoltosi, massacrandoli e gettandoli in strada credendo di intimorire i cittadini, ma così non era stato. Quelle strade si erano macchiate di troppo sangue secondo Mirajane, ma sapeva che altro sangue andava versato se volevano porre fine a quella guerra, i consiglieri non avrebbero rinunciato al potere così facilmente, avrebbero lottato con le unghie e con i denti, così come loro.
Quando erano arrivati quella mattina in città si era raggiunto una situazione di stallo, gli uomini che avevano conquistato il castello ed erano sopravvissuti al contrattacco iniziale si erano rinchiusi dentro, i soldati erano accampati fuori attendendo che uscissero o che finissero quelle poche scorte di cibo che avevano. Mentre le persone comuni, donne, bambini e anziani, che non potevano combattere si rinchiudevano in casa, pregando che tutto quanto finisse, oppure cercavano di far arrivare qualcosa all’interno del castello, cibo, medicinali, vestiti, a volte anche delle lettere, provenienti dalle amate o dalle famiglie preoccupate.
Era in questo modo che Mirajane e gli altri erano venuti a sapere che all’interno di quel castello c’erano dei loro compagni, venivano dalla gilda di Lamia Scale ed erano arrivati un paio di settimane prima, adesso attendevano rinforzi. Laxus si fermò poco prima che la piccola via in cui erano finisse e loro sbucassero nella piazza principale dove c’era l’ingresso del castello, la ragazza lo affiancò, superando Gray e Juvia, per osservare la situazione. Varie guardie erano sparse davanti all’entrata, alcune erano sull’attenti e facevano il loro lavoro camminando avanti e indietro, altri erano più incuranti, si erano appoggiati ai muri delle case e osservavano il cielo azzurro, privo di una qualsiasi nuvola, persi in chissà quali pensieri. Due in particolare però attirarono la loro attenzione, erano dietro ad un tavolo, con su varie carte, e parlavano tra di loro animatamente.
«Perché non possiamo semplicemente bruciare il castello?! Sarebbe molto più facile sbarazzarsi di quegli insetti! In più spaventeremmo i popolani abbastanza da non fargli desiderare la libertà per molti anni!» L'uomo che aveva appena parlato sbatté la mano sul tavolo con rabbia, facendo sobbalzare alcune guardie poco distanti, ma non quella che aveva accanto, che lo guardò con un sopracciglio alzato e senza scomporsi gli tolse la mano dal tavolo scuro.
«Il motivo sono gli ordini! Il generale ha ordinato espressamente di lasciare il castello intatto, vuoi disobbedire a un ordine diretto?!» Il secondo lo prese per il colletto dell'armatura scuotendolo animatamente, guardandolo ora in cagnesco.
«Tetsu è il tuo signore non il mio! Il Maestro Brain a noi ha ordinato di sedare questa rivolta il più in fretta possibile e a qualsiasi costo! Anche quello di un inutile castello!» L’uomo sogghignò credendo di aver zittito il compagno, ma quest’ultimo scoppiò a ridere apparentemente senza motivo.
Mirajane nel mentre prendeva nota mentalmente che c'erano delle dispute interne nell’esercito, voci di corridoio raccontavano che gli eserciti privati dei consiglieri non si potessero sopportare, questa era la prova definitiva e loro avrebbero potuto sfruttarlo a loro vantaggio.
«Oh… Il tuo signore Brain non riesce nemmeno ad alzare la testa in presenza del Generale… e TU! Un semplice soldato vorresti sfidare un suo ordine?... Beh devi credere molto nelle tue abilità…» A quel punto lo lasciò andare con un sorriso vittorioso sul volto, l'altro fece qualche passo indietro e sputando per terra con rabbia se ne andò seguito da altri due soldati.
«Comandante?...» L'uomo di Tetsu si girò verso il soldato che l’aveva chiamato.
«È sicuro che sia una saggia scelta lasciarlo andare? Non è meglio tenerlo d’occhio o addirittura…»
«Non essere sciocco… Lo conosci il detto no? Can che abbaia non morde… E poi è meglio non farsi nemici gli uomini di Brain… se no dovremo affrontare due battaglie, una contro i ribelli e una tra di noi…»
Una mano sulla spalla di Mirajane la fece sobbalzare leggermente e quando si girò vide Laxus che le faceva segno di seguirlo con un ghigno divertito in volto, era talmente concentrata sulla conversazione che non si era accorta che Juvia e Gray nel mentre avevano trovato un'altra via per aggirare la piazza. Li seguì senza fiatare, i due ragazzi facevano strada mentre Luxas copriva le spalle a tutti loro, l'albina si permise un momento di distrazione per girare lo sguardo e osservarlo velocemente. I capelli biondi e scompigliati si muovevano leggermente per il vento, il viso duro solcato da una cicatrice sull’occhio destro non mostrava alcuna emozione, gli occhi neri come una notte priva di stelle e luna. Era per colpa di quegli occhi se si era avvicinata a lui, al tempo sperava di riuscire a capire cosa gli passasse per la testa, ma col passare degli anni aveva imparato che era impossibile. Dietro di lui la lancia dorata splendeva sotto i pochi raggi del sole che passavano dai tetti, imponente per la sua grandezza e per la sua maestosità, sembrava quasi un ornamento e non un’arma, ma la vera domanda era chi era l’ornamento, se la lancia o Laxus.
Le strade erano diventate via via più strette permettendo il passaggio a solo una persona alla volta e alcune macerie sul suolo impedivano di camminare più rapidamente, svoltarono a sinistra ma Mirajane non riuscì a fare due passi che si dovette fermare per non finire addosso a Juvia. L’albina allungò il collo per osservare oltre la ragazza e vide Gray immobile davanti a un bambino che lo osservava curioso e intimorito, quando ebbe finito con lui passò a loro osservandoli uno a uno, e prima che qualcuno potesse fare qualcosa lui parlò.
«Voi non siete delle guardie… Siete quelli che ci salveranno?...» Gray non sapeva cosa fare, guardava dietro di se cercando una qualche risposta in Mirajane o Laxus, che non potevano raggiungerlo senza schiacciare Juvia e spaventando il bambino. La ragazza si fermò ad osservarlo un momento, i capelli corti e neri erano sporchi di sabbia e terra, arruffati che gli coprivano parte degli occhi, impedendole di capirne il colore, i vestiti erano logori e stracciati, sulle ginocchia ormai al posto della stoffa c’erano due grossi buchi, ma ciò che attirò di più la sua attenzione furono le mani tremanti che stringevano un foglio di carta.
«La mamma mi ha detto di dare questa solo a gli uomini che ci salveranno… Quindi siete voi o no?!» La voce si incrinò e gli occhi iniziarono a diventare lucidi e gonfi, mentre tirava su col naso cercando di farsi forza. Fu a quel punto che Juvia scavalcò il corvino e si inginocchiò davanti al bambino e gli sorrise gentilmente.
«Io sono Juvia, tu come ti chiami piccolo?»
«A-Alfred…»
«La mamma ti ha detto come riconoscere i vostri salvatori Alfred?» Il piccolo li osservò per un momento titubante, indeciso se rispondere o meno, ma alla fine parlò.
«Ha detto che avrebbero avuto delle armi, anche in bella vista… Ma che non avrebbero indossato nessuna uniforme perché non fanno parte dell’esercito…» Tirò su nuovamente col naso e ricominciò con voce più ferma «La mia mamma ha detto che potevano sembrare persone comuni, ma che ci avrebbero aiutato, noi e quelli nel palazzo… E che se li vedevo girare per la città in maniera furtiva allora erano loro…»
Li guardò ancora titubante, iniziando a saltellare da un piede all’altro mentre pensava, si soffermò per più tempo su Juvia e il suo volto, gentile e buona che gli sorrideva, tese la mano con il foglio e lei lo prese. Velocemente lesse quello che c’era scritto sopra mentre Gray sbucava dalla sua spalla per leggere a sua volta, ma pochi istanti dopo entrambi aggrottarono le sopracciglia, non riuscendo a capirne il significato. Lo osservò più attentamente, girandolo e rigirandolo ma nulla.
«Laxus-san Juvia non riesce a capire… E’ una lista della spesa…» Con volto sconsolato lo passò al biondo che con sguardo serio lo lesse senza far trasparire alcuna emozione.
«E’ un messaggio in codice… Bimbo, tua madre ti ha anche detto di portarci da lei dopo averci consegnato questa lettera?» Laxus sorpassò Mirajane e gli altri due buttandoli quasi a terra, Alfred fece qualche passo indietro spaventato, ma alla domanda dell’uomo rispose affermativamente muovendo la testa.
«Ha detto anche che solo quelli che ci salveranno avrebbero chiesto di lei!» Una nuova luce comparve negli occhi del piccolo, la luce della speranza e della libertà, immaginando giorni senza giochi di potere e con il padre accanto a se, e non rinchiuso in un castello. Laxus non commentò quel cambiamento, Mirajane sapeva che non voleva dargli false speranze, come gli adulti avevano dato a lui quando era forse anche più piccolo.
«Facci strada…» Alfred annuì sorridente e veloce come era comparso scomparve per le vie intricate e strette della città, saltando le macerie e avvisandoli in alcuni punti di non calpestare delle piastrelle, in quanto trappole posizionate dai soldati.
La ragazza li seguiva senza fiatare, ma non riusciva a staccare gli occhi e il pensiero da quel piccolo bambino, girava per quelle strade pericolose per un adulto, per dei mercenari come loro, addestrati a combattere, per un ragazzino della sua età era impensabile. Mirajane non riusciva a capire perché la madre gli avesse dato quel compito così difficile, invece di farlo lei stessa, magari conosceva anche i loro volti, ma allora perché? Raggiunsero quella che, un tempo, doveva essere una taverna, la porta completamente scardinata era appoggiata sulla parete bianca, l’insegna su cui era disegnata la sagoma di un gatto era appesa per metà, muovendosi lentamente grazie al poco vento che soffiava nella via. Fu quando entrarono che capì il motivo per cui aveva mandato lui.
Una donna stava riposando su una sedia poco distante da loro, aveva varie fasciature su tutto il corpo, alcune delle quali sporche di sangue, i capelli erano neri come la pece e corti ma avevano un taglio irregolare, come se glieli avessero strappati o tagliati in fretta, più probabilmente la prima opzione. Una benda copriva l’occhio destro, dai bordi però si vedevano i segni di un taglio molto profondo e ancora arrossato, ma almeno il sangue aveva smesso di fuoriuscire.
Prima che Alfred potesse andare ad abbracciare la madre un uomo tozzo e ben piazzato comparve da dietro il bancone e con uno scatto felino acciuffò il bambino sollevandolo per il colletto della maglia già lacera.
«Non devi disturbare tua madre! Sta finalmente riposando!» Nonostante il tono di voce fosse brusco e autoritario, l’uomo aveva appena sussurrato, facendosi sentire solo da loro e non svegliando la donna che dormiva ignara.
«Ma nonno!...» L’uomo lo agitò leggermente cercando di fargli entrare in testa di non svegliarla «Niente ma! E questi signori chi sono?! E perché li hai portati qui?» Lasciò andare finalmente il bambino che corse lontano dal nonno, andando a nascondersi dietro una gamba di Juvia tirandole la gonna blu.
«Sono i nostri salvatori… La mamma mi ha detto di cercarli!» L’uomo posò velocemente lo sguardo sulla donna, guardandola dolcemente e preoccupato, per poi rivolgerne a loro uno dubbioso.
«E come fai a dire che sono loro?! Te l’ho sempre detto, sei uno sciocco e un credulone! Non c’è nessun salvatore!» Le guance gli si erano arrossate per la rabbia e le urla che aveva cercato di controllare per non svegliare la figlia «E voi fuori dalla mia locanda! Non voglio nessun soldato qui!» Nonostante quell’uomo fosse più basso e notevolmente più debole, andò a sfidare Laxus col petto in fuori e gli occhi puntati nei suoi neri, incurante della lancia che svettava dalla sua schiena.
Mirajane guardò ancora la donna, osservandola più attentamente e notando come fosse davvero una bella donna purtroppo. Si morse le labbra maledicendosi per i pensieri che aveva avuto poco prima, lei era stata obbligata a madre Alfred a cercarli, l’aveva fatto contro la sua volontà probabilmente, ma se fosse andata lei avrebbe rischiato di venire stuprata ancora una volta. L’albina lo poteva vedere dal tipo di ferite che aveva e dove erano posizionate, dal fatto che accanto alla poltrona ci fosse una stampella e che i vestiti che indossava erano da uomo, e non da donna, stava cercando di nascondersi e mascherare la sua femminilità.
Laxus e il vecchio avevano iniziato a parlare e a discutere sulla loro presenza lì, ma lei non li ascoltava, preferendo osservare cosa il bambino stesse facendo, aveva lasciato il fianco della bluette ed era andato a prendere dell’acqua pulita e delle bende, per raggiungere infine il fianco della madre. La donna sentì la presenza del piccolo e aprì faticosamente l’occhio sano per osservarlo e sorridergli, gli sussurrò qualcosa che lei non poté sentire e Alfred risposte altrettanto silenziosamente, poi si girarono verso di lei.
Gli sorrisero e le fecero segno di avvicinarsi, Mirajane osservò la situazione e solo Juvia si era accorta che la donna si era svegliata, Gray era di spalle e stava aiutando Laxus, così entrambe la raggiunsero e attesero che dicesse qualcosa.
«Grazie per aver ascoltato il mio Alfred… E’ piccolo ma molto sveglio…» Il bambino arrossì e cercò di nascondersi il volto con la maglia logora per l’imbarazzo «Siete venuti per la lettera, o meglio la lista…» La sua voce era flebile ma calda e gentile.
«Esatto… Noi siamo venuti per…» Salvarli? Poteva rischiare di dire quelle parole? Lavorava per Fairy Tail da molto tempo e sapeva che non sempre si poteva salvare la gente, a volte il male vinceva e basta. «Per aiutare…» La donna annuì sorridente.
«Circa due o tre settimane fa è arrivato un altro gruppo… Erano appena dei ragazzi, ma hanno combattuto con il popolo aiutandoli a mantenere il palazzo e ad evitare che venissimo tutti uccisi… Qualche giorno fa ci hanno dato quella lettera… Dicendo che avremmo dovuto darla a voi, i rinforzi…» La donna dovette fermarsi per tossire ripetutamente e quel rumore attirò l’attenzione degli uomini nella stanza.
«VOI! Allontanatevi subito da lei!»
«Papà calmati… Sono dalla nostra parte…»
«Non mi interessa! Potrebbero essere il re in persona, non li farei avvicinare a te comunque!» La donna sorrise felice di quella premura.
«Ciò che nella lettera non c’è scritto è che c’è un passaggio segreto per arrivare al castello… Il messaggio era in codice ma preferivano essere sicuri che nessuno potesse arrivare al passaggio…»
«Cosa stavi aspettando a dircelo allora?...» Laxus aveva fatto un passo avanti, attendendo una risposta per poter entrare in azione, non gli piaceva rimanere con le mani in mano, ma soprattutto voleva aiutare i suoi amici. Il vecchio aprì bocca per ribattere su qualcosa, ma la figlia lo precedette.
«Prima una domanda… Un test per essere sicuri che siate davvero voi…» Mirajane capì la situazione completa solo in quel momento, cosa fosse successo in quella povera taverna e a quella povera donna.
«Noi non siamo i primi che arrivano qui vero?...» La donna sorrise e negò con la testa.
«No… Un gruppo di tre uomini, come voi, gli avevo mostrato la lista fingendo di dover cercare quegli ingredienti, ma loro avevano capito il messaggio, non so come… Mi chiesero di spiegare, di dire dove fossero i loro amici… Gli feci a quel punto la domanda, prima di rivelargli del passaggio, ma loro diedero la risposta sbagliata…»
«Fu a quel punto che ti violentarono…» Laxus parlò di nuovo, si era messo più in disparte, preferendo osservare la scena e attendere che fossero loro a sbrigarsi con quella questione.
«Esattamente…»
«E allora perché a noi l’hai detto subito? Perché non ci hai fatto prima la domanda?» Mirajane non capiva, tutte quelle precauzioni per poi gettarle al vento così? «I vostri occhi… Sono di persone che amano, che sono state amate… Che hanno qualcuno da proteggere e per cui darebbero la vita… Potrete essere anche assassini non lo nego… Ma non siete senza cuore…»
«Quale è la domanda?»
«Perché combattete?...» Un milione di risposte iniziarono a passare nella mente della mercenaria, per portare la libertà, per scrivere la parola fine a quella tirannia, per poter dare un futuro migliore ai propri figli, per amore… Ma c’era una sola risposta corretta.
«Per la famiglia»
La notte era calata durante la marcia verso la capitale, si erano rifugiati in una grotta che avevano trovato per puro caso grazie a un volo di ricognizione di Happy e Lily, quella notte avrebbero potuto finalmente riposare come si deve. Erza era all’entrata della grotta a fare la guardia, si erano addentrati molto nella caverna per evitare che il fuoco fosse visto dall’esterno e la donna si vedeva appena con la notte scura a nasconderne il profilo. Poi c’erano loro che riposavano attorno al fuoco, Natsu si era addormentato sulle gambe di Lucy, che gli carezzava la chioma rosata con un sorriso triste in volto, persa in chissà pensiero. Levy avrebbe voluto fare di più per la sua amica, il mattino dopo che avevano scoperto che i padri adottivi di Gajeel e Natsu erano parte di Fairy Tail ed erano Aka e Tetsu, erano partiti per la capitale. Natsu non sembrava aver risentito molto della scoperta, anzi in alcuni momenti le sembrava addirittura più felice, in trepidante attesa, mentre Lucy continuava ad avere quella strana espressione indecifrabile, e Levy non riusciva a capirne il motivo.
Si guardò attorno e vide Gajeel a pochi passi da lei che riposava, gli occhi chiusi e il respiro profondo e regolare, sarebbe toccato a lui il secondo turno di guardia e doveva approfittare di quei momenti di calma. Più in disparte invece c’era Kizuato, fischiettava una canzone a lei sconosciuta mentre affilava i coltelli uno a uno, il falco suo compagno di viaggio era accanto a lui che beccava qualcosa nel terreno, probabilmente del cibo che gli aveva procurato il suo padrone. Era venuto con loro in quanto era l’unico di tutta Magnolia a conoscere le vie della capitale come le sue tasche, da quello che aveva capito lui era nato e cresciuto lì, rubando il cibo e cercando di superare la giornata, anche uccidendo, in questa maniera conosceva vie e nascondigli che a loro erano sconosciuti, il suo aiuto era indispensabile eppure Levy, così come gli altri, non si fidava ancora di lui.
«Lu-chan…» La ragazza si era avvicinata all’amica, decidendo di provare ad aiutarla un po’, e preferendo non concentrarsi troppo sull’uomo che aveva cercato di ucciderla. Lucy si girò a guardarla sorridente, ma non riuscì a nascondere completamente la tristezza che le attanagliava il cuore.
«Dimmi Levy-chan!»
«Come stai?... Lo vedo che non stai bene… Sono tua amica puoi confidarti con me…» La ragazza sorrise, per poi sospirare sconsolata continuando quel mantra di carezze sulla testa del ragazzo.
«Io sto bene, sono solo preoccupata per Natsu… Si comporta come sempre, ma a volte… Lo trovo ad osservare il cielo con aria persa… La sera della scoperta mi ha raccontato tutto quello che non sapevo su suo padre Igneel… Quei dettagli, quei ricordi, le gentilezze che aveva ricevuto in passato… Le aveva chiuse tutte nel suo cuore, cercando di dimenticarsele quando lo aveva abbandonato, dicendogli che era solo un peso e che non gli aveva mai voluto bene…» Levy spostò lo sguardo su Natsu, che dormiva beato con un sorriso da bambino in volto, provò ad immaginarselo senza, con la tristezza e la solitudine che gli consumavano il cuore, era quasi impossibile.
«Quella notte fu la nostra prima volta…» La ragazza alzò di scatto il volto verso l’amica, osservandola con occhi spalancati e a bocca aperta, facendo scoppiare a ridere Lucy. Kizuato si girò nella loro direzione smettendo di fischiare e alzando un sopracciglio incuriosito, ma dopo poco tornò al suo lavoro.
«Voi… La prima volta?...»
«Ahaha già… Tutti pensavano l’avessimo già fatto, ma invece no, abbiamo voluto andare con calma… Quella notte è stata magica Levy, è stato come essere in una favola, in cui il principe azzurro viene a salvare la principessa… Ma il mattino dopo l’incantesimo si era spezzato. Quando il Master ha assegnato le missioni Natsu è andato fuori di testa, non voleva che io venissi… Non voleva rischiare di perdermi, di perdere la persona che amava…» Una lacrima scappò dagli occhi castani di Lucy, ma la ragazza la scacciò via con una mano.
«Mi ha reso felice come non mai, ho raggiunto il cielo con un dito! Ma allo stesso tempo mi ha fatto veramente infuriare! Si aspettava che io attendessi a Magnolia buona buona il suo, forse, ritorno… Faccio parte anche io di Fairy Tail! E voglio combattere per proteggere tutti voi, e lui… Questo testone!» Gli diede un pizzicotto sulla guancia facendolo sbuffare e facendolo girare dalla parte opposta, ma non si svegliò e fece ridere le due amiche.
«Ora ho paura che possa fare qualche stupidata per proteggermi… Mettendo a rischio la sua vita…» Levy si girò e guardò Gajeel, anche lei aveva questa paura, che lui potesse sacrificarsi per lei, in quelle notti era il suo incubo più ricorrente, lui che si gettava davanti a una spada e che veniva trafitto al suo posto.
«Lu-chan… Lo faranno sicuramente… Ma noi siamo qui proprio per questo no? Per impedir loro di gettar via la loro vita, facendogli capire che anche la loro è importante, anche a costo di farglielo entrare in testa a suon di pugni!» Sorrisero entrambe «Chiederemo aiuto a Erza, a Laxus, a tutti se sarà necessario, anche ai loro genitori! Siamo una famiglia ormai…»
«Ho sempre desiderato una sorella Levy-chan!» Scoppiarono a ridere entrambe, finalmente col cuore più leggero, ma non completamente.
«Vado a fare due chiacchiere con Erza!»
«L’hai notato anche tu Levy? Erza è strana in questi giorni… Più ci avviciniamo e più diventa tesa e malinconica…»
«Sì ho notato… Per questo questa sera voglio cavarle dalla bocca quello che pensa! Tu riposati…»
Salutò l’amica e raggiunse l’imboccatura della caverna, quando si sedette accanto a Erza questa saltò leggermente per lo spavento e impugnò la spada che aveva legata ai fianchi, doveva essere davvero distratta per non accorgersi del suo arrivo.
«Ah Levy sei tu… Mi hai spaventato… Non dovresti dormire? Che ci fai qui?» La diretta interessata fece spallucce.
«Non riesco a prendere sonno, come va?»
«Bene, non c’è nessuno all’orizzonte e tra non molto dovrebbero tornare anche PantherLily e Happy dalla ronda aerea, non sembra che il nemico sappia che stiamo arrivando, ma mancano ancora parecchi giorni di cammino…»
«Stavo chiedendo come stavi tu… Non mi sembri la solita Erza…» La rossa sbuffò guardando per un momento la notte scura, era sempre stata molto privata per quanto riguardava i suoi sentimenti, non parlava con loro di quello che pensava, ma non per questo loro non si preoccupavano.
«Erza…»
«Scusatemi… Tu e Lucy… So che vi sto facendo preoccupare con il mio comportamento e non era questa la mia intenzione… Ma davvero, va tutto bene…»
«Erza sei una ragazza intelligente, perché non mi dici cosa ti affligge?... Magari non possiamo aiutarti, ma anche solo parlarne ti aiuterà a stare meglio, a condividere il peso che stai trasportando…» La donna la guardò per un momento, si mordicchiava le labbra indecisa se parlare o meno, se rivelare o tenere ancora nascosto.
«Non posso… Mi dispiace ma grazie per l’interessamento…» Levy sbuffò contrariata e dispiaciuta, era poca fiducia quella che mostrava verso di loro? Oppure era solo accanimento verso un dolore che apparteneva solo a se stessa? Si alzò per andarsene ma all’improvviso le venne un lampo di genio, si posizionò davanti alla rossa, impedendole di vedere il deserto e le prese le mani nelle proprie.
«Erza quando un attacco non va a buon fine, quando la tattica che era stata utilizzata fallisce cosa fai? Persisti con quel piano, continuando a sbattere contro un muro fallimentare, oppure cambi tattica?» Erza la guardò con un sopracciglio alzato non capendo dove volesse andare a parare l’amica, ma dopo uno sbuffo le rispose.
«Cambio tattica, è folle continuare con la stessa se è fallimentare…»
«Esatto! E allora rispondi a questo, perché tu stai continuando a tenerti per te questo dolore? Perché continui a logorarti da dentro con un piano fallimentare? Perché non cambi e mi dici cosa sta succedendo?» L’amica aprì la bocca per ribattere ma Levy la precedette sul tempo.
«So cosa stai per dire, potrebbe essere fallimentare anche la mia idea, ma finché non lo provi non lo puoi sapere! Se invece si rivelasse quella corretta?» Entrambe si mordevano le labbra, una speranzosa di aver convinto l’amica, mentre l’altra ancora indecisa.
«E va bene…» Erza sbuffò leggermente ma sorrise all’amica, che si era seduta accanto a lei aspettando che iniziasse a raccontare.
«Come iniziare… C’è un ragazzo, che fa parte di Fairy Tail, non posso dirti il suo nome o come è fatto perché si è infiltrato nel castello del re… Siamo cresciuti insieme, abbiamo sofferto le stesse pene e sofferenze, e insieme abbiamo raggiunto Fairy Tail… Il Master ci ha accolto e ci ha trattati come se fossimo suoi figli…»
«Ne sei innamorata vero?...» Erza puntò lo sguardo, che prima era rivolto al cielo scuro, negli occhi castani di Levy, la ragazza poteva leggerglielo nel volto e negli occhi, l’ansia che la stava assalendo mentre si avvicinavano, la paura che lui non fosse più lì ma la trepidazione di poterlo rincontrare. Era amore quello.
«E lui invece?...»
«Non ci siamo mai detti nulla di preciso… I nostri sentimenti sono sempre stati palesi per tutti, ma non siamo mai riusciti a dichiararci… Solo quando è dovuto partire per potersi infiltrare sono riuscita a trovare il coraggio di dirglielo…» Erza sospirò amaramente, passandosi una mano tra i lunghi capelli rossi e iniziando a giocare con una ciocca che le ricadeva sulla spalla.
«Mi ha dato lui il cognome Scarlet… Diceva che mi si addiceva per il colore dei miei capelli!... Appena finito di dichiararmi mi disse che era complicato, che non potevamo stare insieme e di non aspettarlo, perché lui non sarebbe più stato la stessa persona… Mi disse pure di cercare un altro uomo, di innamorarmi e se potevo di lasciare questa gilda di mercenari per vivere una vita adatta a una ragazza… Tzè… Che stupido, come se non avessi capito cosa voleva dire con quelle parole…» Levy sorrise leggermente, rendendosi conto che tutti i ragazzi in quella gilda cercavano di proteggere gli altri allontanandoli, così come avevano fatto i genitori di Natsu e Gajeel, anche se per un altro motivo.
«L’ho rivisto non molto tempo fa… Il Master mi ha incaricato di raccogliere le informazioni su Iwao… Ma purtroppo sono arrivata troppo tardi per riferirtele Levy, scusami ancora!»
«Non dire sciocchezze! Ce la siamo cavata comunque e solo con qualche graffio!» Bugia, Erza glielo lesse negli occhi senza grandi sforzi, tutti quanti si ricordavano le ferite che suo padre le aveva inferto e di come Gajeel fosse rimasto incosciente per quasi tutta la notte per colpa della sciabola.
«Anche quel giorno mi disse che era complicato…» La rossa preferì sorvolare sul commento di Levy e proseguì «E in questo momento devo ammettere che ho paura… Ogni giorno ci avviciniamo sempre di più alla capitale dove c’è lui… Non sono abituata a questi sentimenti, paura di non poterlo vedere più perché è stato scoperto, paura di essere rifiutata nuovamente perché come aveva previsto è cambiato davvero… Però provo anche trepidazione, voglio rivederlo e tirargli un pugno in faccia!» Entrambe risero e Levy si dispiacque leggermente per il povero ragazzo, il livido gli sarebbe durato per giorni.
«Sai Erza lui potrebbe anche essere cambiato… Ma sono certa che anche tu sei cambiata! E sono sicura anche del fatto che quando lui ti rivedrà, vedrà la donna fantastica che sei diventata, non potrà fare altro che correre verso di te a farsi picchiare!» Risero ancora di gusto e la turchina osservò più attentamente Erza, i lunghi capelli scarlatti si muovevano lenti mossi dal vento come una fiamma, che divampava inestinguibile verso il suo obiettivo, gli occhi scuri sorridevano insieme al volto facendola sembrare ancora più bella di quanto non fosse solitamente. Solo uno sciocco l’avrebbe rifiutata una terza volta, e se questo ragazzo avrebbe fatto l’errore di respingerla ancora, allora non era adatto a lei.
Erza era la rappresentazione del fuoco, distruttivo e incontrollabile con la forza, ma se preso gentilmente scaldava le persone, riunendole accanto a se e al tempore che emanava, diventando indispensabile in una famiglia. E quando il fuoco si donava a qualcuno con tutto il cuore era meglio non rifiutare se non ci si voleva scottare.
«Avevi ragione Levy… Parlare mi ha davvero aiutato e alleggerito…»
«Sono qui apposta! Anche se devo ammettere che non è tutta farina del mio sacco… Durante la mia prima missione ho incontrato una persona, mi ha detto che una ferita va pulita, e spesso bisogna aprirla per poter fare un buon lavoro e non farla infettare… Detto così è una cosa banale, ma lo stesso principio vale per l’animo di una persona, più si tiene un peso nascosto più questo diventerà pesante e ci farà soffrire…» Levy sorrise triste al ricordo di quel povero uomo, solo in una casa troppo grande, a fargli compagnia solo i ricordi della moglie e della figlia, e due bambole, che ora lei custodiva gelosamente a casa.
«Era una persona molto saggia… Ma ora fila a dormire che domani si camminerà molto!» Si salutarono e Levy poté vedere come il sorriso di Erza fosse più sincero e meno teso rispetto a quello che aveva avuto negli ultimi giorni, facendola sorridere a sua volta, contenta di averla aiutata.
Mentre rientrava nella caverna vide di sfuggita PantherLily e Happy comparire dalle tenebre e sedersi accanto alla rossa per fare rapporto. Kizart era rimasto in disparte, lontano dal fuoco e da loro, e si era messo a dormire, o almeno credeva in quanto era steso con gli occhi chiusi e le braccia dietro la testa, Lucy si era finalmente addormentata con un volto più sereno accanto a Natsu, che la stringeva da dietro con fare protettivo ma russando di tanto in tanto.
Si diresse verso Gajeel e si sdraiò accanto a lui, osservandogli i capelli scuri e mossi che si muovevano a ritmo del respiro, la sciabola era poco distante da lui ma comunque raggiungibile allungando il braccio. Si era tenuto l’arma magica dal giorno dell'attacco, non sapeva bene nemmeno lui il perché, nei giorni seguenti le aveva raccontato ciò che aveva visto e sentito, quella voce che gli mostrava il suo combattimento con Iwao, la faceva rabbrividire solo il ricordo. In seguito ne aveva parlato anche con Laxus, Erza e Juvia, ma tutti e tre raccontavano storie diverse su come avevano trovato l'arma o su come erano stati accettati da essa, ma nessuno di loro aveva vissuto la sua esperienza.
Levy sospirò e chiuse gli occhi, cercando di non pensare a nulla e di cadere tra le braccia di Morfeo, ma la sciabola continuava a comparirle davanti insieme a suo padre… Prima che potesse rendersene conto due forti braccia la stavano stringendo, trasmettendole calore e protezione.
«Gajeel non stavi dormendo?... Devi fare il turno di guardia» L'unica risposta che ricevette fu un grugnito, così decise di aprire gli occhi per guardarlo in volto.
Era premuta contro il suo petto muscoloso e sotto le dita minute sentiva il suo cuore pompare sangue per tutto il corpo, dandogli energia e vita, il volto era rilassato e i piercing sulle sopracciglia, sul naso e sul mento riflettevano la tenue luce del focolare. Levy si diede della sciocca da sola, aveva appena detto sia a Lucy che a Erza di confidarsi con lei, perché non potevano trattenere tutto quanto, mentre lei non lo seguiva, preferendo torturarsi stupidamente.
Rimase a fissare il volto del suo uomo ancora qualche istante, trovando calma e sicurezza in quelle linee così familiari, trovando le risposte alle domande che la tormentavano senza bisogno delle parole. Non si fidava di quella sciabola, aveva il terrore che Gajeel potesse stare nuovamente male, ma lui le avrebbe risposto con un ghigno dicendo che sarebbe andato tutto bene, che ci sarebbe stato lui a proteggerla e che non si sarebbe fatto mettere sotto da una stupida arma. Aveva paura per il futuro e per quella guerra sempre più imminente, ma come avrebbe detto Lily, era inutile preoccuparsi per il futuro rovinandosi il presente finendo col non vivere più a causa della paura.
Una ciocca nera era appena scivolata sul volto di Gajeel, andandogli a solleticare il naso e facendogli fare delle facce buffe che la fecero ridere silenziosamente. Gliela spostò incastrandola dietro l'orecchio e lasciandogli una carezza sulla guancia, non riuscendo a resistere e dandogli anche un bacio veloce, che fu però rapidamente contraccambiato dal ragazzo, bloccandola fra le sue braccia e non permettendole di scappare.
Le morse leggermente il labbro inferiore per poi iniziare a succhiarlo con bramosia e facendole scappare un leggero gemito, a quel punto gliele serrò in un bacio passionale ma dolce. Quelle attenzioni per Levy erano come una droga, una volta che iniziavano non riusciva più a smettere. Di sua iniziativa iniziò ad esplorare la bocca del compagno con la propria lingua, incontrando subito l’altra e cominciando una danza umida ed erotica. Strinse più che poté la maglietta scura mentre Gajeel faceva lo stesso con lei, abbracciandola possessivamente e passando una mano fra i suoi capelli azzurri.
Aveva bisogno di sentirlo vicino, di sapere che lui era lì con lei e che lo sarebbe sempre stato. Sentiva l’erezione premere contro il ventre ma lui non fece nulla per approfondire quel contatto, la conosceva e sapeva che anche se fosse stato il momento giusto non avrebbe condiviso un momento così intimo e speciale con dei presenti, ma quello appunto non era il momento. Ormai lui riusciva a leggerle nell’anima come nessuno aveva mai fatto prima di allora, e lo stesso riusciva a fare lei, tra loro due non servivano le parole, lei che le adorava, che le considerava quasi una parte essenziale della sua vita, sapeva che erano superflue in questo caso. Quel bacio riusciva a trasmettere mille e più emozioni che non potevano essere comunicate se non con i gesti, una leggera lacrima le scivolò lungo la guancia, sopraffatta da quelle sensazioni e non riuscendo a controllarle.
«Tu pensi troppo Gamberetto…» Le soffiò quelle parole sulle labbra prima di darle un ultimo bacio fugace e mettendosi finalmente a dormire.
«Non chiamarmi Gamberetto! Stupido Gorilla…» Non riuscì a trattenere un sorriso che comparve anche sul volto di Gajeel anche se fingeva di dormire, a quel punto chiuse anche lei gli occhi, finalmente calma e senza più preoccupazioni.
Sognando un grande giardino pieno di fiori di mille e più colori dove lei era seduta, la brezza fresca le carezzava il viso gentilmente, davanti a se vedeva un grande palazzo che sembrava non avere fine e all’entrata una donna dai lunghi capelli blu notte, che le sorrideva contenta. Una mano comparsa dal nulla iniziò a scompigliarle i capelli con fare gentile, ma quando Levy alzò lo sguardo per vedere chi fosse il sole la abbagliò, riuscendo a vederne solo la figura alta e muscolosa dai corti capelli scompigliati.
«Tua madre ha fatto davvero un lavoro fantastico… Vedi di prendere esempio da lei e di prenderti cura di quello scansafatiche…»
Gerard camminava spedito lungo il corridoio scuro, i capelli turchesi, che solitamente erano lasciati liberi e ribelli di cadergli sul volto, in questa situazione erano perfettamente tirati indietro, lasciando in bella vista il tatuaggio rosso scuro che gli contornava l’occhio destro. Era appena stato a colloquio con il re al posto del suo signore, odiava quando gli ordinava di occuparsi di quelle questioni burocratiche sbrigandosela con un semplice “Io rischierei di spaccare la faccia a quel grassone!”.
Si passò una mano fra i capelli ordinati iniziando a scompigliarli sbuffando infastidito per la sensazione appiccicaticcia che gli lasciò sulle mani.
Acnologia era uno dei dieci consiglieri del re, come fosse arrivato a quel ruolo per l’uomo era ancora un mistero, ma come ogni persona con un po’ di sale in zucca cercava di evitare di porgli una qualsiasi domanda, in fondo il suo compito era raccogliere più informazioni possibili, e non poteva farlo se il suo obiettivo gli fracassava il cranio contro il muro.
Superò molte porte e persone non prestando loro alcuna attenzione, troppo concentrato ad elaborare le informazioni appena ricevute dal sovrano e indeciso a come riferirle al signore. Dovette fermare la sua marcia però quando una cameriera per poco non gli venne addosso in lacrime, la osservò di sfuggita mentre correva via e notò che sul vestito aveva varie macchie di cibo. Il suo signore doveva essere di buon umore quel giorno, e non era un buon segno.
Sospirò e raggiunse la grande porta nera in cui alloggiava Acnologia, posò la mano sulla maniglia e come un mantra che si ripeteva ormai da anni, prima di abbassarla pensò a Erza, al suo volto sorridente e ai suoi lunghi capelli scarlatti.
«Quell’incontro è durato più del previsto! Il grassone ha perso una coscia di pollo a metà discorso?» L’uomo che aveva appena parlato sogghignò sadico mentre gli dava le spalle, seduto comodamente su una poltrona puntata verso la grande vetrata che mostrava una vista unica.
Alberi con foglie di ogni forma e dimensione si alzavano imponenti ma cheti, lasciando che qualche passero si appoggiasse sui suoi rami e suonasse la canzone della vita; mille sfumature di verde creavano armonia e bellezza, con qualche chiazza sparsa di colore, dato dai fiori che crescevano liberi e indisturbati. Erano anni che Gerard vedeva quella vista, ma ogni volta era come la prima, la potenza della natura che non si era arresa alla propria distruzione, che aveva deciso di resistere, aveva imposto la sua presenza in quel mondo che ormai non la voleva più.
«Sentiamo cosa aveva di così importante da riferirmi il sovrano da non poter attendere che mi venisse voglia di ascoltare le sue chiacchiere?...»
«Il castello di Iwao continua ad essere sotto il controllo dei rivoltosi… I soldati di Brain e di Tetsu non riescono a recuperarlo e a sedare la rivolta. Il re vuole che lei vada a porre fine a tutto questo…»
In uno scatto d’ira Acnologia gettò un piatto vuoto che si trovava accanto a se contro la finestra, mandando in frantumi il primo e lasciando inalterata la seconda. Si alzò in piedi e con un ringhio basso si girò ad osservare il suo secondo, Gerard lo guardò a sua volta, era un uomo alto e imponente almeno quanto il consigliere Tetsu, la pelle era scura, cotta dal sole, mentre sulle braccia splendevano diverse cicatrici bianche. I capelli argentei con qualche sfumatura azzurra erano lasciati sciolti, liberi di ricadere selvaggi come la chioma di un leone, sul volto aveva diversi tatuaggi turchesi, tempo addietro gli aveva raccontato che non erano decorativi, ma erano simboli di battaglia, fatti per spaventare l’avversario e confonderlo, Gerard sapeva che quei segni erano presenti anche lungo tutte le braccia, ma che ora erano nascosti dalla divisa scura.
«Quell’imbecille non ha capito nulla! Quella nullità di Iwao ha fatto una sola cosa giusta nella sua vita! Morire… » Gli diede nuovamente le spalle e si mise a osservare il paesaggio, appoggiandosi con un braccio contro il vetro freddo.
«Vieni Gerard… Guarda quelle piccole vite come sono felici ora che hanno una piccola, minuscola speranza…» Il soldato fece come ordinato e si affiancò al proprio signore, spingendo lo sguardo più in là rispetto a dove si era posato prima, dove la natura incominciava a diminuire e piccole case bianche iniziavano a comparire come funghi. Da quella distanza le persone sembravano piccole formiche che lavoravano per sopravvivere, di sfuggita vide Acnologia sorridere maligno.
«Credono di poter diventare liberi… Iwao con la sua morte ha fatto un dono a tutti noi! Ha portato la guerra e la ribellione, ora il popolo crede di avere una speranza! E io sto solo aspettando che quelle stupide gilde di mercenari arrivino a combattere per poterli uccidere uno a uno!» Il ghigno sadico di poco prima svanì, diventando una smorfia di rabbia e collera.
Acnologia non era una persona paziente, odiava prendere ordini e adorava fare di testa sua, probabilmente era per quello che si erano unito ai consiglieri, per avere potere. Anche a quei livelli però doveva dare obbedienza a qualcuno, il re.
«Prendi tutti gli uomini che ti servono, anche tutti se il grassone pensa non siano abbastanza… Parti con loro poi e riprendetevi quel maledetto castello! Marciate anche di notte se necessario, vi rivoglio qui entro un mese!» Impossibile, per arrivare alla città di Tan’ar ci volevano circa tre settimane all’andata e altrettante al ritorno.
«Voi invece?»
«Io aspetterò qui… Se per caso dovessero arrivare prima i rivoltosi non voglio certo perdermeli… Rimarrò qui pronto a combattere e a uccidere ghihi…»
Gerard annuì, si inchinò ed uscì senza aggiungere altro, iniziando a pensare a come poter adempiere alla propria missione senza intaccare la sua di spia. Master Makarov gli aveva ordinato di continuare a fingersi dalla loro parte, combattendo contro i suoi compagni e che avrebbe scoperto da solo quando quel compito sarebbe finito. Lui era pronto a scontrarsi contro i suoi amici, contro la sua famiglia fingendosi un nemico, sopportando quel peso.
Un leggero sospiro di amarezza gli scappò dalle labbra mentre percorreva quei corridoi bui, quando chiudeva gli occhi vedeva ancora il volto del Master, solcato dalle lacrime, le labbra che tremolavano per la tristezza e il dolore dell’azione che stava per compiere. In quel giorno lontano il Djin aveva cancellato i ricordi di tutti i membri della gilda, tutti i ricordi che lo riguardavano, in questa maniera loro non l’avevano mai incontrato e se l’avessero incrociato sul campo di battaglia o per strada non avrebbero rischiato di far saltare la copertura. Era stata una sua precisa richiesta, preferiva che i suoi amici non si ricordassero e che fosse solo lui a portarne il peso, gli unici che si ricordavano ancora di lui erano Laxus, Mirajane e Erza. Ma sapeva che loro avrebbero combattuto contro di lui come un vero nemico, e lui avrebbe fatto altrettanto.
“Sicuro? Riusciresti davvero a uccidere Erza?”
Ignorò quella vocina e continuò a camminare, non rispondendole preferendo continuare a ingannarsi da solo, perché sperava che forse un giorno, sarebbe riuscito a slegarsi da lei, come sperava aveva fatto lei con lui.
“Bugiardo…”
Angolo Autrice
E come speravo sono riuscita a pubblicare prima del Lucca Comics! Ben 13 giorni prima! *Si fa gli applausi da sola*
Mi scuso per l'enorme ritardo, ma con l'estate sono andata in letargo... Trovavo sempre altro da fare e alla fine non ho quasi mai pubblicato... Detto questo, vorrei sapere da voi lettori come vi sembra la storia fino a questo punto, se vi sta piacendo oppure se vi annoia e volete più combattimenti, amore o altro ancora! Tutte le critiche sono ben accette (cercate di essere clementi QwQ)!
Un'ultima domanda, mi sto rendendo conto che per alcune scene utilizzo molte pagine, quando non succede quasi nulla alla fine (esempio la parte iniziale dal punto di vista di Mirajane), sto diventando prolissa e sono presenti descrizioni non necessarie e dovrei "spicciarmi" di più, oppure vi piacciono? In ogni caso presto si entrerà nel vivo della battaglia, all'inizio nella città di Iwao e poi nella capitale!
Piccolo appunto, la città di Tan'ar si trova a circa una settimana di viaggio da Magnolia, mentre circa 3 da Eldrad (la capitale), e quest'ultima da Magnolia un mese. Tan'ar però non è in linea d'aria tra le altre due città, è leggermente spostata, per questo motivo il gruppo di Laxus non ha fatto il primo tratto di strada con quello di Erza. E' passata una sola settimana, quindi ci vorranno ancora tre settimane, poco meno, prima che si arrivi alla capitale!
Detto questo attendo le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate, oppure potete scrivermi sulla mia pagina Facebook (https://www.facebook.com/Celty23efp/) per avere notizie!
Alla prossima <3
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro