Dura realtà
Dura realtà
Quando Levy fu sicura che Gajeel fosse sotto l'acqua e che la porta fosse chiusa a chiave si spogliò dell'accappatoio e si vestì il più in fretta possibile. Si mise il pigiama improvvisato che si era portata, cioè dei pantaloncini elastici neri e una canotta grigia chiara, si asciugò i capelli come meglio poté, ma quando finì non se li legò in una fascia come suo solito e decise invece di lasciarli sciolti e si mise sotto le coperte cercando di non pensare a quello che era appena successo. Gajeel che continuava a stuzzicarla in ogni modo e ambito possibile, sopratutto quello sessuale.
Sapeva perfettamente che non era certo necessario il suo udito soprannaturale, sentendo il suo cuore battere all'impazzata, perché capisse che le sue provocazioni avevano l'effetto desiderato, facendola arrossire il più delle volte se andava bene, perché se le andava male il cervello le andava in tilt e non capiva più niente.
Si tirò il lenzuolo fin sopra la testa lasciando uscire solo qualche ciocca di capelli, mentre le sue guance si tingevano dello stesso colore dei suoi occhi cercava di non pensare al moro... o al suo petto liscio e muscoloso... quasi scolpito come quello di una statua... sotto la camicia bianca mezza sbottonata... sembrava quasi chiederle di finire lei il lavoro...
"Uffaaaa... Cosa ti prende Levy?... Ti comporti così solo perché è il primo ragazzo a farti delle avance!... Se si possono definire tali..."
Sospirò uscendo dal suo nascondiglio fatto di stoffa, la luce della stanza le arrivò prepotente negli occhi, distraendola momentaneamente dai suoi pensieri, e facendoglieli chiudere di scatto, mugugnò un dissenso e allungò una mano alla ricerca dell'interruttore, quando sentì l'agognato Click la luce si spense e fu sommersa dal buio. Iniziò finalmente ad appisolarsi col volto metà nascosto dalle coperte, il respiro che si faceva sempre più regolare e i pensieri su Gajeel che si acquietavano, lasciando spazio solo al vuoto, anche le visioni che aveva avuto per tutto la camminata di ritorno erano ormai solo un brutto ricordo.
I minuti passarono e Levy era ormai completamente nel mondo dei sogni, non si svegliò quando il silenzio prese il posto dello scrosciare costante e regolare della doccia, nemmeno quando la porta si aprì mostrando un'ombra che entrava nella stanza, ma si svegliò completamente quando sentì le coperte alzarsi e qualcosa muoversi sotto di esse accanto a se.
«Prima che mi pugnali una gamba ti avviso che sono io, gamberetto ghihi»
«E cosa ci fai qui?! Vuoi importunarmi ancora?»
«Ghihi ti paicerebbe... Ma no intendo dormire...»
Levy si girò per avere il moro davanti a se e si ritrovò il suo volto vicino al proprio, i capelli gli ricadevano mossi e leggermente umidi contornandogli i lineamenti duri, gli occhi erano socchiusi e la guardavano assonnati. La turchina fece il possibile per non arrossire grata all'oscurità che la nascondeva.
«C'è un divano comodissimo lì tutto per te! E' anche della tua misura non puoi lamentarti!»
La turchina tirò fuori un braccio da sotto le coperte per indicare l'oggetto di cui stava parlando con l'indice, Gajeel alzò pigramente la testa per guardare in quella direzione ma si lasciò ricadere sul cuscino poco dopo con uno sbuffo.
«Beh se può tenere me può tenere anche te! Non vedo perché non possa andarci tu... E ora buona notte...»
Chiuse gli occhi e si girò dandole la schiena, Levy gonfiò le guancie e, indignata, iniziò a tirargli dei pugni sulla schiena, anche se lui molto probabilmente non sentiva quasi nulla forse solo un leggero solletico.
«L'ultima volta ho dormito io sul divano! Non intendo tornarci, è il tuo turno!»
«Mmmmh... Che bel massaggio, ma spostati un filo più in basso, tutto lo stress mi si è depositato lì»
«Ahhh!»
Levy sospirò e dopo avergli tirato il calcio più forte che potè, si girò dall'altra parte borbottando insulti rivolti al moro, conscia che la stesse sentendo, ma dopo poco decise di ignorarlo e di rilassarsi e cercò di riaddormentarsi.
Gajeel aspettò finché non sentì il respiro della ragazza farsi più regolare ma non abbastanza profondo da saperla addormentata, si girò verso di lei per averla davanti e si avvicinò cercando di non fare rumore.
«Ghihi e tu ti fidi a dormire con me?»
«Cosa?...»
Levy aveva la voce impastata dal sonno e i movimenti più lenti, così non riuscì a impedire al moro di prenderla da dietro in un abbraccio, le vide le orecchie completamente rosse, segno che anche il resto del volto era arrossito, Gajeel ghignò soddisfatto, poi avvicinò la sua bocca a quello stesso orecchio e con voce calda e suadente sussurrò.
«Presa...»
«Cos... Kya!»
Iniziò a farle il solletico sulla pancia e lei cominciò a dimenarsi per far smettere quella tortura, ma lui previdente le aveva intrappolato le gambe con le sue e le sue braccia erano troppo forti per essere tolte da delle semplici manine delicate come quelle della turchina.
«Gajeel... Ba... Basta! Ahah... Non respiro... Ahaha»
«Pensi davvero che dopo quel calcio io abbia già finito di vendicarmi?»
«Ma... Non ahah... l'avrai nemmeno.... sentito!»
«Ghihi vero, ma mi sono offeso nell'anima!»
Levy continuò a dimenarsi finché, in qualche modo, non riuscì a girarsi e avere il volto vicino a quello del moro facendolo fermare per osservare il suo capolavoro, ghignò, i capelli azzurri erano completamente spettinati, soprattutto perché non c'era la fascia a tenerli, gli occhi erano lucidi per le lacrime trattenute, annaspava in cerca di aria per recuperare quella persa durante il solletico, ma quello che scaldò Gajeel interiormente fu vedere il suo sorriso, era tornata quella di prima.
«Inizio a credere che sono di troppo...»
Entrambi si girarono verso l'Exceed che sorrise a vederli arrossire contemporaneamente, anche se il suo compagno lo divenne solo per un istante, Lily scese dalla finestra e andò a sedersi sul divano ancora nella sua forma felina, sapendo che i due lo stavano fissando molto attentamente.
«Insomma... Ogni volta che mi allontano da voi vi trovo insieme, la prima volta stavate litigando... Ma adesso direi che vi stavate divertendo! Siete anche abbracciati...»
«Lily non è come sembra! Questo idio...»
PantherLily vide Gajeel tapparle la bocca con una mano mentre con l'altra l'abbracciava con finto fare possessivo, anche se lui sapeva non essere tanto una finta.
«Ghihi ci hai scoperto! Ormai è inutile fingere gamberetto! Meglio continuare anche se lui ora è qui!»
Sospirò vedendo la turchina arrossire e guardare il ragazzo con gli occhi spalancati, mentre le mani le si erano bloccate su quella di lui che le impediva di parlare.
Si mise comodo e cercò di non ascoltare i rumori dei due, ma quando chiuse gli occhi la sua mente tornò al volto di Levy e al sorriso che aveva visto prima dell'imbarazzo e sorrise anche lui, Gajeel ci era riuscito, l'aveva riportata come prima, anche se lui non aveva trovato nulla per consolarla aveva capito che in fondo loro erano lì per quello.
Levy si svegliò prima degli altri, contenta soprattutto che il suo compagno di letto non stesse facendo sogni strani, si alzò cercando di non fare rumore e si vestì.
Prima di partire per tornare a Magnolia doveva fare ancora un'ultima cosa, guardò la bambola che usciva dal suo zaino e sorrise a se stessa, ce l'aveva fatta, con una crisi ma ce l'aveva fatta, ora doveva solo consegnarla.
La prese e cercò nei fogli, che Gajeel le aveva dato il giorno prima, l'indirizzo, quando lo trovò si accorse che era quasi al limite della zona ovest e una domanda le sorse spontanea, ma non riuscì a prensarci per molto perché Lily si era svegliato e l'aveva chiamata con la voce impastata dal sonno, si girò a guardarlo e lo trovò con gli occhi ancora chiusi.
«Dove stai andando?...»
«Devo consegnare la bambola, ma non svegliare Gajeel... Ho la sensazione che se glielo dicessi non mi farebbe andare da sola...»
«Mmmh...»
Sorrise e gli si avvicinò per fargli una carezza, lentamente per non fare rumore, si era riaddormentato o forse non si era mai svegliato e stava solo sognando.
«Ci vediamo dopo... Non preoccupatevi per me...»
Uscì col sorriso sul volto e iniziò a camminare persa nei suoi pensieri, non osservando le vie e le piazze dove le persone chiacchieravano felici mentre facevano la spesa al mercato, ma più si allontanava dal centro città e si avvicinava alla zona ovest le strade si svuotavano lasciando trasparire la povertà e la desolazione che abitavano quei luoghi, solo all'ora Levy iniziò a guardarsi attorno.
Le sembrava di essere tornata a Tanril, i vicoli bui in cui si intravedevano ombre di uomini pronti a derubarti e a tagliarti la gola se non collaboravi, donne e a volte ragazzine che stavano tutto il giorno sul ciglio della strada, aspettando che qualcuno le scegliesse, le case cadenti e prive di ogni comodità, a volte anche di un letto. Era ormai quasi arrivata e teneva la testa dritta verso la casa che non vedeva ancora, cercando di non guardarsi attorno, sapeva bene che se avesse visto qualcuno essere aggredito non sarebbe riuscita a stare ferma, ma passato un vicolo sentì un odore nauseante facendola voltare di scatto verso la provenienza e trovò una donna, che sembrava stesse dormendo, seduta per terra con la schiena appoggiata contro il muro, gli occhi chiusi, ma sapeva che era morta, lo capiva dal colore della pelle, ormai troppo pallida, e dalle bottiglie e bustine attorno a lei. Morta di overdose probabilmente, oppure uccisa per i debiti.
Levy non si era accorta di essersi fermata fino a quando ricominciò il suo cammino con un unico pensiero in testa, che quel posto era peggio della sua città natale, la morte non era così presente e asfissiante, ma soprattutto non c'era una parte della città più ricca, erano tutti poveri tranne qualche fortunato che aveva qualche bene in più, che era però nulla in confronto alla villa di Polz o a quella della sera prima. I suoi pensieri si fermarono quando si ritrovò davanti a una porta malmessa, ma ancora in piedi, e a un cartello che diceva: Chonal.
Si fece coraggio e bussò.
«Arrivo arrivo!... Chissà chi è...»
Un uomo sulla cinquantina le aprì la porta, spalancando gli occhi piccoli e spenti per la sorpresa, la scrutò velocemente e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, anche solo accertarsi che fosse dalla persona giusta, la fece entrare in fretta e furia quasi spingendola lui stesso, solo quando furono all'ìinterno e con la porta chiusa parlò.
«Siete il signor Chonal?»
«Sì... e tu devi essere di Fairy Tail giusto?... O ma che maleducato! Prego siediti»
Le indicò una delle due sedie, poste accanto a un tavolino, in mezzo alla stanza e quando si fu assicurato che lei fosse comoda sparì nella camera adiacente borbottando fra se.
«Sembra che con l'età ci si dimentichi delle buone maniere... Mi spiace ma posso offrirtri solo dell'acqua, spero non ti offenda!»
«O no si figuri! La ringrazio molto...»
Levy non sapeva più cosa pensare, credeva di consegnare la bambola e andarsene ma quando se lo era trovata davanti non era riuscita a mantenere un distacco professionale, voleva sapere cosa aveva di così importante quella bambola e la storia che aveva, così senza rendersene conto iniziò a studiare l'uomo. I capelli erano quasi completamente bianchi, rimanevano soltanto pochi riflessi di un castano molto chiaro, la barba era stata tagliata male e in alcuni punti dei chiuffi argentei spuntavano sul mento squadrato, gli occhi erano piccoli, contornati da folte sopracciglia, impedendole di capirne il colore.
«Allora... Devo essere sincero... Non pensavo che qualcuno avrebbe accettato la missione...»
Le parole quasi sospirate e rassegnate dell'uomo la riportarono alla realtà, rendendosi conto che era tornato con un bicchiere e lo posò davanti a lei, tirò fuori dallo zaino la famosa bambola.
«Beh... Noi l'abbiamo accettata e questa è... è sua»
Lo vide allungare una mano, rugosa e tremante, verso la bambina di pezza per poi ritrarla di scatto appena prima di toccarle una guancia, lo guardò spaventata credendo di aver preso quella sbagliata ma quando vide una lacrima solitaria scendergli sulla pelle capì e stette in silenzio, per lasciargli quel momento di privacy.
«La mia bambina... E' tornata a casa...»
La prese con una tale delicatezza che avrebbero potuto credere fosse fatta di porcellana invece che semplice stoffa, la baciò sulla fronte mentre altre lacrime scendevano liberando i sentimenti tenuti sepolti per chissà quanto tempo.
«Grazie... Per voi può essere solo una... stupida bambola... ma...»
«No... Non potrei mai considerare stupido un oggetto per cui si piange... Tutti hanno un oggetto a cui sono legati e da cui non riuscirebbero a separarsi...»
La guardò cercando si scrutarle l'anima e solo all'ora la turchina capì che erano simili, nonostante non sapesse cosa gli fosse successo lo vedeva dai suoi occhi, spenti e rassegnati. Si alzò lasciandola con quel pensiero in testa e sparì in un'altra stanza per poi tornare dopo poco con altre due bambole, una raffigurava una donna dai capelli biondi e gli occhi blu come la bambina, mentre l'altra raffigurava un uomo, i capelli castano chiaro avevano lo stesso taglio suo e gli occhi erano verdi chiaro.
«Erano la sua famiglia...»
«Ti va di ascoltare la storia di un povero vecchio e delle sue bambole?»
Non trovando le parole adatte per rispondere, l'unica cosa che Levy potè fare fu annuire e ascoltare la storia in silenzio e con gli occhi che le pizzicavano per le lacrime che cercavano di scendere.
«Vivevo qui con mia moglie e nostra figlia... Entrambi lavoravamo molto e passavamo poco tempo con lei, ma era una bambina intelligente... Sapeva che lo facevamo per il suo bene... ma naturalmente si sentiva sola e entrambi lo sapevamo...»
Un sorriso comparve sul volto di Chonal mentre la sua mente riattraversava e riviveva quei ricordi.
«Un giorno mia moglie tornò a casa raggiante e con una busta in mano, mi disse che avrebbe cucito una bambola per la nostra bambina cosìcche non si sarebbe sentita sola!... Quando ripenso a lei è così che me la immagino... Sorridente e sempre una gran lavoratrice...»
«Quando io ripenso a mia madre me la ricordo sempre sorridente! Che mi abbracciava forte quando avevo gli incubi... E che era anche fin troppo apprensiva a volte»
Si guardarono con un sorriso leggero sul volto, entrambi avevano perso una persona amata ma entrambi ne avevano un buon ricordo, e sapevano che sarebbero rimaste sempre con loro.
«Le donne sono creature davvero forti... E sorprendenti il più delle volte! Decise che la bambola doveva avere le sue sembianze come se fosse una seconda mamma, ci lavorò sopra in ogni minuto libero, quasi aveva smesso di dormire... Ma alla fine le uscì splendida e a nostra figlia piacque così tanto l'idea che decise che l'avrebbe fatto anche lei, obbligando anche me... Ci disse che anche se noi non risucivamo a stare insieme perché lavoravamo almeno loro lo sarebbero stati, sarebbe stato il nostro punto di arrivo... A casa tutti insieme... Come una famiglia dovrebbe essere...»
Le lacrime gli scendevano ormai copiose tanto che dovette smettere di provare a fermarle, appoggiò le bambole sul tavolo in modo tale che non si bagnassero, si stava sforzando di finire la storia e Levy lo vedeva ma non capiva, perché raccontare a una sconosciuta un fatto così privato e doloroso? Perché riaprire delle ferite e soffrire ancora? Ma le domande rimasero senza risposta e il tono dell'uomo si fece più fermo e rabbioso.
«Sausk... Ha sempre vissuto qui e a tutti era noto la sua voglia di belle donne che gli cadevano ai piedi, che volessero i suoi soldi o entrare nelle sue grazie era indifferente... A lui andavano bene... Ma un giorno decise che voleva di più! Venne in questa zona per aumentare il suo ego già gonfio!... Voleva vedere le donne strisciare letteralmente ai suoi piedi per qualche soldo!»
Man mano che andava avanti a raccontare la voce aumentava di volume e la rabbia iniziava a trasparire da tutto il suo corpo, i muscoli rigidi e contratti, le mani chiuse a pugno con le nocche bianche, gli occhi che guardavano il nulla ma trasudavano odio.
«Molte lo fecero, ma non tutte... e mia moglie fu tra queste... Lui non lo accettò... La prese per i capelli e iniziò a trascinarla verso la carrozza! Lei urlava e piangeva, ma non chiedeva pietà... Le guardie mi tenevano fermo e ogni tanto mi piacchiavano quando cercavo di liberarmi... Nessuno si accorse di lei... Così piccola... Che rivoleva la sua mamma...»
Un pugno sul tavolo fece sobbalzare Levy ma non disse nulla, gli occhi le pizzicarono e sapeva che dopo poco avrebbe iniziato a piangere come l'uomo, non era mai stata una ragazza fredda.
«Se solo fossi stato più attento! Se solo fossi riuscito a liberarmi delle guardie! Se solo... La mia... la nostra bambina, così testarda e coraggiosa... non avesse cercato di salvare sua madre... finendo sotto i cavalli... Sausk l'aveva vista, ferma davanti alla carrozza, ma nonostante questo ordinò di passarci sopra...»
Una mano rugosa si allungò verso la bambola che raffigurava sua figlia, e le accarezzò una guancia, sorridendo, ma si ritrasse subito dopo come se la potesse rovinare con quel semplice gesto.
«Morì sul colpo... Dovetti seppellirla solo... Piangerla solo... Dopo qualche giorno bussarono alla porta... Era Sausk, che mi riportava mia moglie... o quello che ne rimaneva... Entrò e una delle sue guardie buttò il cadavere per terra, mi prostrai a terra chiamando il suo nome invano e piangendo, disse che era una visione patetica e scoppiò a ridere, probabilmente ride ancora adesso!... Poi vide le bambole... E non so cosa passò nella sua mente malata ma decise di prenderne una... Lo trovava divertente! Privare un uomo di tutti i suoi beni! Di tutti i suoi affetti!... E così rimasi solo... A seppellire un altro familiare...»
Il silenzio calò nella stanza e sembrava che volesse durare in eterno, a Levy vennero in mente tutte le frasi che le dissero quando era morta sua madre, ma sapeva che erano solo parole al vento.
«Non so se può consolarla... Ma quel bastardo è morto ieri sera...»
Lui alzò il volto di scatto e spostò gli occhi, che prima erano fissi sulle bambole, nei suoi e vide qualcosa che capì perfettamente, vendetta, era stato vendicato.
«Immagino sia stata tu»
La voce gli era tornata normale e quando disse quelle parole gli comparve un leggero sorriso, la turchina arrossì leggermente rendendosi conto di aver appena ammesso di averlo ucciso, o almeno di aver preso parte al suo omicidio.
«Non io... Cioè no! L'ho saputo! Ma non è certo... Però Sicuro! Ehm...»
«Ahaha non preoccuparti ho capito! E terrò la bocca chiusa! Ma ora è meglio che ti paghi, se no hai ascoltato i deliri di un vecchio per nulla!»
«Ma noi siamo già stati pagati... Il mio compito consisteva solo nel portarvi qui la bambola...»
La ignorò completamente e andò in un'altra stanza tornando con un sacchetto grosso come la sua mano, che a ogni passo tintinnava.
«Ecco qui!... Come avevo scritto non è molto... Ma sono contento che sia stata una ragazza come te ad accettare l'incarico!»
«No aspetti! Sono già stata pagata e non intendo ricevere altro come compenso!»
E solo mentre diceva quelle parole Levy stessa capì, la doppia missione di furto e omicidio, due mandati ma una sola ricompensa, il Master doveva aver unito le due richieste in modo tale da far accettare anche la sua, ma l'unico che avrebbe realmente pagato era Deiji.
«Ma è assurdo! E in ogni caso non intendo mandarti via senza averti pagato!»
«Sono contenta così! La mia ricompensa è aver scoperto cosa è successo a quella bambola e che significato avesse... Il mio miglior pagamento è la conoscenza!»
Entrambi ora erano in piedi e lui la fissava negli occhi dubbioso, sembrava stesse per cedere ma non avrebbe mollato così facilmente e la ragazza lo vedeva.
«D'accordo... Allora accetta questo, e senza lamentele...»
Prese le tre bambole e gliele mise in braccio non lasciandole il tempo di allontanarsi o di ribattere alcun che, in quanto lui le fece segno di stare zitta e incominciò a parlare.
«Un uomo a un certo punto della sua vita capisce... Quando sta per andarsene... e voglio che loro, che la famiglia che avremmo voluto essere, stiano con qualcuno che sappia il valore che hanno, e che si prenda cura di loro come devono... Ora va»
Una lacrima le scese lungo la guancia, ma un sorriso a trentadue denti la nascose mettendola in secondo piano, mise tutto quanto in borsa e fece per uscire, ma quando si trovò davanti alla porta si bloccò, una domanda continuava a girarle in testa come una mosca fastidiosa e non riuscì a trattenersi.
«Scusi se sono indiscreta... Ma perché ha raccontato tutto questo a una sconosciuta? Perché ha voluto riaprie quelle ferite?»
La guardò sorridendo e istintivamente allungò il braccio per accarezzarle la guancia, la mano fredda e ruvida di lui contro la pelle calda e liscia di lei.
«Si vede che sei giovane... Proprio perché è una ferita non puoi lasciare che si rimargini da sola... Perché non guarirà mai come deve e ogni volta che la tocchi farà male... Mentre se la aprì, la pulisci come devi e poi le dai il tempo per rimarginarsi... Rimarranno solo i ricordi piacevoli e non più il dolore che c'era prima...»
Le sorrise e la salutò con la mano mentre lei usciva riflettendo su quelle ultime parole, non doveva nascondere i suoi dolori ma affrontarli, si chiuse la porta alle spalle e trovò una chioma nera appoggiata di schiena contro il muro della casa.
«Gajeel?»
«Finalmente ti sei fatta vedere!»
Gajeel si era svegliato quella mattina solo, non che la cosa l'avesse sorpreso, credeva che la turchina si fosse rintanata sul divano per stargli lontano, ma quando controllò sopra ci trovò solo Lily che dormiva beato, non si era agitato, no, era solo un pochino preoccupato ecco.
«Gajeel come sapevi che ero qui? E cosa ci fai qui?»
«Lily parla nel sonno e mi ha detto dove eri andata, e mi ha detto acnhe che non doveva dirmelo!»
«Perché se no mi avresti seguito, e infatti eccoti qui!»
Il moro si spostò per avere la ragazza davanti a se, lei era rimasta ferma sulla soglia della porta che lo guardava con guancie gonfie e occhi indagatori, ghignò a quella visione ma non lo diede a vedere mantenendo lo sguardo arrabbiato, anche perché era ancora preoccupato in fondo.
«Ghihi dillo che sei contenta di vedermi! Comunque chiunque ti avrebbe seguita! Se Lily non stesse ancora dormendo sarebbe il primo ad essere qui, soprattutto dopo il tuo strano comportamento di ieri... Gli hai fatto prendere un colpo...»
Aveva detto giusto giusto la sera prima all'Exceed di non indagare e che sarebbe stata lei a parlarne, e ora lui stesso tira in ballo l'argomento come se le sue parole fossero aria al vento, per fortuna si era salvato in corne e Levy sembrò non dargli troppo peso.
«Quando lo vedo allora dovrò scusarmi, ma questo non ti giustifica nel seguirmi ovunque!»
Detto questo iniziò a camminare lasciandosi alle spalle il ragazzo che la guardava sorridendo, il suo gamberetto combattivo era tornato, fece due grandi passi e la raggiunse.
«Certo che hai le gambe corte ghihi»
Ricevette una linguaccia come risposta e lui, da finto offeso, le scompigliò i capelli, continuarono così, a bisticciare tra di loro per tutto il tragitto fino all'hotel dove Lily li aspettava ormai terrorizzato, Gajeel pensò che la turchina aveva ragione a definirlo una mamma chioccia.
Ma nessuno dei due si era accorto che era dalla zona ovest che un'ombra li seguiva poco distante, senza farsi notare, confondendosi con la folla, e che li avrebbe seguiti per tutto il loro viaggio di ritorno fino a Magnolia.
La locanda di Fairy Tail vista dall'esterno era come sempre, il portone con le rifiniture in oro invitante e accogliente, e anche il piano terra con i tavoli per poter fare uno spuntino e il bancone del bar erano come se li ricordava, ma il primo piano era completamente a soqquadro, la mobilia distrutta, le finestre in frantumi e la presenza di due figure per Levy completamente sconosciute che litigavano.
Il Master era seduto sull'unico tavolo ancora intero col capo chino a ponderare, esattamente in mezzo alle due donne che non la smettevano di urlarsi contro, ma quando sentì i passi suoi e di Gajeel alzò lo sguardo e li salutò con un sorriso smagliante, come se intorno a lui non stesse succedendo nulla.
«Ragazzi! Ho saputo che la missione è stata un successo! Voglio sapere tutto, anche se molto mi ha già detto il mandante»
Levy stava per parlare quando il moro con a fianco un Lily trasformato le si misero davanti entrambi con uno sguardo che la fece tremare di paura.
«Master Makarov cosa cazzo è successo qui?!»
Il vecchietto quardò Gajeel senza perdere la sua espressione tranquilla, e continuando a ignorare le grida rispose con la stessa calma di sempre.
«Oh qui? Niente, ci hanno attaccato ma sono stati sconfitti facilmente, quasi mi fanno pena poverini... Ci hanno provato proprio quando queste due si stavano rilassando dopo la missione...»
La turchina guardò le due ragazze, entrambi con i capelli lunghi ma di colori completamente diversi, una li aveva rossi come il fuoco e indossava una versione femminile di un'armatura, sotto si intravedeva della stoffa blu, l'altra li aveva bianchi come la neve appena caduta e indossava uno sfarzoso vestito rosso con gli orli in pizzo bianco, l'unica nota che stonava era una macchia bianca e rossa al centro della gonna, sembrava quasi il rimasuglio di una torta.
«Mai disturbare due donne nel momento del riposo... Comunque!»
Gajeel sbattè la mano sul tavolo talmente forte che anche le due ragazze lo sentirono e notarono finalmente la loro presenza, Makarov guardò il ragazzo da sotto le sopracciglia folte.
«Come può stare così tranquillo? Hanno attaccato la nostra gilda! La nostra casa! Riducendola a pezzi e lei sta qui tranquillo?! Mentre voi due state qui a litigare invece che a scoprire chi era il mandante?»
Si rivolse alla rossa e all'albina che lo guardarono scioccate, ma lo ignorarono entrambe e andarono a prendersi una sedia a testa al piano di sotto per ascoltare la sfuriata del moro, a Levy parve quasi si stessero divertendo.
«Gajeel... Erza e Mirajane hanno fatto già tutto... Anche di più... Infatti sono state loro a ridurre così il piano...»
«EH?»
Le scappò un urlo di sorpresa, ma ormai era troppo tardi per far finta di niente e adesso aveva cinque paia di occhi addosso che la guardavano aspettando che aggiungesse qualcosa.
«Cioè... Ecco... Come sarebbe successo?... Cioè... Pensavo fossero stati gli intrusi...»
«Uh! Tu devi essere Levy-chan! Ti è piaciuto il vestito? Mi ha aiutato Lucy a sceglierlo perché non ti avevo ancora incontrata e non conoscevo i tuoi gusti! A proposito Gajeel! E' ancora intero vero? Non ha qualche squarcio da qualche parte? E non provare a nascondermelo»
Gajeel si pietrificò sul posto e iniziò a sudare freddo, l'unico movimento che fece fu un leggero cenno con la testa, mentre sul volto di Mirajane, se aveva azzeccato i nomi, compariva un sorriso che per qualche strano motivo fece venire i brividi anche a Levy, ma si fece coraggio e rispose alla sua domanda.
«Ehm si sono io... E il vestito era perfetto... Ma...»
Non fece in tempo a dire altro che la ragazza le si fiondò addosso ad abbracciarla e a studiarla nei minimi dettagli contemporaneamente, mentre borbottava qualcosa sull'essere la predestinata, a salvarla alla fine fu la rossa che alzandosi dalla sua postazione si diresse verso di loro prendendo Mirajane per la collottola, neanche fosse un micio, e alzandola di peso staccandogliela di dosso.
«Lasciala in pace! Povera sarà terrorizzata, sembri una pazza psicopatica se ti comporti così...»
«Ma Erza tu non capisci! Lei potrebbe essere quella giusta!»
Levy si sentì sempre più confusa e intontita, si guardò intorno cercando risposte dagli uomini presenti, ma Makarov era troppo impegnato ad osservare la mobilia, diventata improvvisamente affascinante, Gajeel aveva preso il posto dell'albina e scuoteva la testa rassegnato, l'unico a degnarla di uno sguardo era Lily, ma non vide altro che compassione.
«Potrei essere la giusta per cosa?...»
«Per scalfire il cuore di metallo di Gajeel! Non ce l'ha fatta nessuna fino ad ora, ne le tette di Lucy ne il bel visino di Juvia!... Bwaaaa Erzaaaa!...»
La rossa si era messa a scuoterla come un sacco dell'immondizia senza battere ciglio, sembrava che non avesse in mano un essere umano ma un animale disubbidiente.
Levy era arrossita a sentire quelle parole e le vennero in mente tutte le cose che le erano successe con Gajeel, il succhiotto era appena visibile e ormai sembrava solo un livido e dopo che il moro si era fatto la doccia, sperava vivamente se la fosse fatta fredda, non l'aveva più provocata tranne che per le solite battute, per sua fortuna però nessuno la stava guardando e nessuno si accorse del suo cambio improvviso di colore.
«Devi smetterla con le tue fantasticherie da cupido! Hai già traviato così la povera Juvia... Ora non la smette più di seguire Gray, sembra una stalker!»
«Quello è vero amore!»
Gajeel guardò la scena davanti a se con disinteresse e dopo poco smise perché annoiato, quando Mirajane Strauss incominciava a fantasticare su coppie varie era impossibile fermarla, e in realtà non ne aveva intenzione, doveva guadagnare tempo per controllare i vestiti e assicurarsi che stessero bene. Decise di alzarsi e farlo subito, così aveva un compito in meno però il Master lo chiamò trattenendolo, si girò per chiedergli cosa volesse ma si rese conto che non l'aveva sentito con le orecchie, ma dentro la sua testa.
"Devo parlarti, su quello che è successo mentre non c'eravate e chi erano quelli che ci hanno attaccato..."
Il moro annuì e scese al piano terra per dirigersi nell'ufficio del vecchio, gli aveva parlato, se così poteva definire, con sguardo tranquillo e rilassato, ma se voleva confidargli quelle cose da solo, senza Lily o Levy voleva dire che c'era qualcosa di grave, molto. Una volta entrato si mise comodo sulla poltrona, messa a disposizione per gli ospiti, appoggiò rudamente i piedi, con tanto di scarpe, sul tavolo posto esattemente davanti a lui e aspettò, sapeva che il Djinn non avrebbe tardato ad arrivare e infatti pochi istanti dopo comparve seduto accanto ai suoi piedi, con tanto di boccale in mano.
«Eccoci qui!»
«Sìsì... Saltiamo i convenevoli e racconta...»
«Pff... Impaziente come sempre... Erano un gruppo di cinque persone, mercenari... Come ho detto prima sono arrivati quando Erza e Mira si stavano riposando, ma purtroppo hanno distrutto la torta che stava mangiando Erza... Facendola cadere sul vestito nuovo di Mirajane... Ed è così che il mio adorato primo piano è stato distrutto... Li hanno presi e hanno fatto a pezzi tutto quello che trovavano, tranne il tavolo su cui ero... Entrambe tenevano con una mano la testa di un mercenario... L'ultimo era talmente terrorizzato che cercò di fuggire, ma gli tirarono addosso i suoi quattro compagni»
Gajeel non faticò a immaginarsi le due ragazze in piena modalità furia omicida usare i poveretti, perché sì, chiunque finiva nelle grinfie di quelle due era un poveretto, come armi umane, capì anche come mai quando erano arrivati le avevano trovate a litigare. Sospirò immaginandosi la loro converazione
«La tua stupida torta mi è finita sul mio vestito nuovo!»
«Come sarebbe STUPIDA?! Se mai è il tuo vestito ad essere orrendo!»
E così via...
Vide Makarov bere l'ultimo goccio di birra dal suo boccale e magicamente riempirsi nuovamente fino all'orlo, ghignò a quella visione e pensò che in fondo non era male essere un Djinn, poteva bere quanto voleva.
«Per fortuna non c'era nessun altro... Non oso immaginare i clienti che avrei perso se avessero assistito a quella visione!»
«Capisco... Ma in tutto questo io che centro? E come mai ci hanno attaccato?»
Il Master appoggiò accanto a se il boccale e con aria preoccupata guardò Gajeel negli occhi, occhi di un padre preoccupato per i propri figli nonostante sappiano badare a se stessi, gli occhi di una persona che ha vissuto troppo a lungo ma continua a soffrire, capendo la gravità della situazione il moro si sedette composto e appoggiò i gomiti sulle ginocchia attendendo, le mani strette a pugno gli coprivano la bocca, nascondendo tutta la sua ansia.
«Stavano cercando voi... Il vostro gruppo... Non sappiamo chi di preciso ma tenderei ad escludere PantherLily... Quindi siete o tu o Levy...»
Tutti i muscoli gli si contrassero, continuava a ripetersi che non poteva essere, per colpa sua stava mettendo in pericolo l'intera gilda e Levy, le aveva già fatto del male in passato non poteva farglielo ancora anche se indirettamente, mentalmente fece passare tutte le persone che potevano avercela con lui, e che non aveva già ucciso, ma la lista era talmente lunga che era impossibile avere degli indiziati. Un tonfo risuonò per la stanza silenziosa, il moro sentì la mano pulsargli e spostò lo sguardo in quel punto, la vide appoggiata sul tavolo davanti a se ripiegata a pugno e capì di averla inconsciamente sbattuta per la rabbia.
«Maledizione!...»
«Capisco le tue emozioni e anche i tuoi pensieri, ma mi spiace deluderti... Ritengo che non stiano cercando te...»
Schock e paura, fu tutto ciò che Gajeel riuscì a provare in quel momento, puntò i suoi occhi cremisi in quelli neri pece di lui, ma trovò solo conferma alle sue paure, aveva sentito bene.
«Mi stai dicendo che la persona che stanno cercando... E che probabilmente vogliono uccidere... E' Levy?...»
«Non ne abbiamo la conferma... Ma è possibile...»
Mirajane e Erza avevano finito quel loro strano bisticciare e Levy ora le stava aiutando a raccogliere le macerie e a metterle nei sacchi della spazzatura accumulandole in un angolo, Lily invece finiva il lavoro portando il tutto nel magazzino, a quanto le avevano detto qualcuno si sarebbe poi occupato di buttarli oppure di farci qualche nuovo oggetto.
«Mirajane-san, Erza-san come mai non c'eravate quando mi sono unita alla gilda? Eravate in missione?»
«Esattamente, il Master aveva affidato a me e a Mira una missione il giorno prima!»
«E per mia sfortuna siamo tornati il giorno in cui siete partiti... Così non ho potuto incontrarti e darti tutti i consigli d'amore!»
Levy guardò imbarazzata l'albina anche se ormai si stava abituando a quella strana ragazza, però continuava a non capire come mai credesse che il moro provasse qualcosa per lei, sospirò accantonando quei pensieri e le fece un sorriso, mentre la rossa scuoteva la testa in segno di rassegnazione.
«Mira-san quando sarà il momento prometto di venire da te per chiederti consiglio!»
«Non darle corda... Se no non te ne liberi più...»
Ma l'albina sembrò non sentire Erza, o forse la ignorò appositamente, invece puntò i suoi occhi scintillanti, che per un attimo le parve diventassero a forma di cuore, in quelli castani di Levy.
«Sììììì! Non vedo l'ora! Faremo un pigiama party con anche Lucy e Juvia! Così parleremo di storie d'amore per tutta la sera! Ah... Non preoccuparti Erza ihih, anche tu sei invitata... Voglio proprio sapere chi è il figaccione che ti ha fatto sospirare per tutta la missione!»
La ragazza si bloccò con l'ultimo sacchetto in mano, mentre le guancie iniziarono a imporporarsi, Levy e Mirajane cominciarono a ridere di gusto per la reazione della rossa, la quale si mise a balbettare delle scuse incomprensibili finendo però col farle ridere di più.
«Insomma! Dovrei mettervi ai lavori forzati per una settimana!»
«Insomma Erza! Sarà divertente! Anzi sai che vi dico?! Che lo faremo stasera per cui tenetevi la serata libera! Vado a chiedere a Lucy e a Juvia!»
Detto ciò l'albina fece cadere scopa e paletta e si fiondò giù per le scale, rischiando anche di cadere, e poi fuori dalla porta lasciandola completamente spalancata. La turchina ridacchiava all'idea di fare una serata fra donne mentre Erza urlava, ormai al vento, che non si doveva lasciare a metà un lavoro.
Levy sorrise, era finalmente felice e nonostante all'inizio avesse avuto paura di non essere accettata in quella grande famiglia, ora era certa di farne parte appieno.
«Ah! Che missione vi ha affidato il Master per durare così tanto? Era forse lontana?»
Il volto di Erza, che prima accennava un sorriso contagiato da Mira, ora si incupì di colpo sospirando leggermente, appoggiò le ultime cose e poi si sedette sul tavolo facendo segno a Levy di sedersi accanto a se, azione che eseguì in silenzio.
«No non era lontana, anzi era anche più vicina di Eldrad... Tu quanto sai della situazione attuale? Di chi c'è al governo e di cosa sta succedendo fuori?...»
La turchina abbassò il capo, come se fosse colpevole di qualcosa, la realtà era che lei non sapeva molto, sapeva come era strutturato il regno ma non cosa stesse succedendo, immaginava che ogni città fosse come Tanril, la sua città natale, ma Eldrad le aveva dato una visione completamente diversa, c'era chi era ricco e c'era chi, come Chonal, non aveva niente e moriva in un vicolo come la donna che aveva visto. La rossa prese il suo silenzio come una negazione e un leggero sorriso le comparve sul volto, era dolce e sembrava dirle che non era colpa sua, era semplicemente ancora giovane.
«Immaginavo... Beh! Come sai a capo del regno c'è il re e al suo seguito ci sono i dieci membri sacri... Però a governare realmente sono proprio loro, ma non in maniera equa e giusta come ci si saspetterebbe... Le rivolte sono all'ordine del giorno e in alcune zone si è creato anche un gruppo di rivoluzionari... Il Master ci ha mandato ad aiutare, a cercare di placare un filo la situazione... Ma alla fine è stato tutto inutile e l'unica cosa che siamo riuscite a fare era prenderci cura dei feriti... Fairy tail cerca di non schierarsi da nessuna parte e di rimanere imparziale... Ma si vede che al Master non va giù questa situazione e vorrebbe cambiarla... Purtroppo però non è così facile...»
Erza aveva parlato con lo sguardo basso incapace di fissare negli occhi Levy, ma quando finì la guardò e la vide col volto triste e pensieroso.
«Oddio! Parlando di queste brutte cose ho rivinato l'atmosfera allegra che aveva creato Mira! Forza andiamo a prepararci per la notte da lei!»
Sì alzò dal suo posto e le fece un'occhiolino strappandole un sorriso, ma i suoi pensieri continuarono a girare su quello che le aveva appena detto e le venne in mente Chanol con le sue ultime parole, che bisogna prendersi cura delle proprie ferite, e capì che forse avrebbe dovuto parlarne anche lei con qualcuno, magari con Gajeel e Lily.
Quella sera Levy si divertì come mai prima, passarono il tempo a casa dell'albina, che era quella più spaziosa, a chiacchierare, per loro fortuna non solo di ragazzi e grandi amori, a mangiare i dolci che aveva preparato Lucy e a fare lotte di cuscini, in teoria l'alcol era stato proibito da Erza, ma la turchina aveva il sospetto che Mirajane l'avesse nascosto nei succhi, dubbio che venne confermato quando erano ormai tutte ubriache fradice. Levy si addormentò col sorriso sulle labbra, contenta anche del fatto che il giorno dopo l'avrebbe avuto libero, Lily le aveva detto che essendo la ricompensa abbondante avrebbero aspettato qualche giorno a prendere un'altra missione.
«Hey... Levy-chan?...»
«Mh?...»
La turchina aprì leggermente gli occhi ritrovandosi a pochi centimetri dal volto quello di Lucy, che la fissava con occhi spalancati e ancora luccicanti dall'alcol.
«Cosa succede Lu-chan?... Mmmh... Non riesci a dormire?...»
La voce era impastata dall'alcol residuo ma riusciva a pensare lucidamente, si mise a pancia in giù e si appoggiò sui gomiti stando attenta a non svegliare Juvia che era accanto a se, la bionda le si avvicinò per sussurrarle all'orecchio, lei aveva di fianco Mira che era meglio non svegliare, considerando soprattutto l'argomento che le avrebbe chiesto di lì a poco.
«Senti... Maaa... Cosa è successo fra te e Gajeel?... Sono curiosa! E credo che Mira abbia ragione... Almeno in parte... Cioè su di lui... Ma anche su di te se vuoi! Cioè... Racconta e basta!»
Levy si coprì con una mano la bocca per trattenere una risata, le guancie le si imporporarono ma per colpa dell'alcol non si sentì imbarazzata e rispose alle domande con tranquillità, anche se dopo un paio si riaddormentarono entrambe come si erano svegliate.
Angolo Autrice
Non so come scusarmi per il ritardo... Ma in queste vacanze sono riuscita a scrivere un po' e ho anche iniziato il nuovo capitolo! Che spero di finire il prima possibile >.< Stupida scuola con le sue stupide simulazione...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e finalmente, voi direte, si entra nel centro della storia u.u Fairy Tail attaccata, mercenari che cercano Levy (forse) e un'ombra che li segue!
Ho cercato di rendere questo capitolo un po' più crudo rispetto agli altri anche perché la realtà di quel mondo è così... Se qualcuno di voi ha letto o ha presente Akame ga Kill è tipo quello ^^' ma giuro che l'ho scoperto dopo! Non mi sono ispirata >.<
Voglio farvi un regalo e spoilerarvi la trama del prossimo capitolo... Gajeel's Past! eheh *faccia malefica*
Spero davvero vogliate perdonarmi :( a presto <3
Ps vi ricordo che non potete uccidermi, altrimenti non saprete mai come andrà a finire :*
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